mercoledì 22 luglio 2015

Al Passo della Colla di Casaglia

Un piacevole tour 
in bici fino al crinale 
dell' appennino
di Claudio Mercatali



Il Passo
 nel primo Novecento


Gira e rigira il Passo della Colla è quello più piacevole da fare in bicicletta, fra quelli raggiungibili da Marradi. La salita è agevole o dura a seconda dei tratti, panoramica, varia. A metà e in cima o quasi ci sono due paesini (Crespino e Casaglia) e ogni quattro chilometri una sorgente (Fantino, Crespino, Casaglia, Passo della Colla). Volendo si può anche scegliere fra l'acqua ferrugginosa della Fonte di Sette, la sulfurea di Casaglia e la sorgiva di roccia al Passo, oppure sua sorella alla Casa dell'Alpe, che è 500 metri oltre, verso il Mugello.

Siete di pianura e 16 km in salita vi fanno dubitare di voi stessi? A Crespino passa un treno ogni due ore, nelle pause un pulmino fa servizio pubblico da Casaglia a Marradi. Che cosa si può volere di più?

Da Marradi un bravo cicloturista impiega un'ora per arrivare in cima e un ragazzo dell'agonistica in tre quarti d'ora ce la fa. A me serve un'ora e venti, perché vado piano e mi distraggo facilmente a guardare la fioritura dei ciliegi selvatici se è aprile, quella dei castagni se è maggio, quella dell' iperico se è giugno o della cicoria in luglio ... ma andiamo con ordine ...

Secondo la segnaletica della Provincia di Firenze il Passo della Colla comincia a Marradi, dal ponte di Villanceto e qui, al km zero, un cartello indica che in inverno servono le catene da neve. 
I chilometraggi di cui dirò in seguito sono riferiti a questo punto.


Ca d'là è un edificio a cavallo del confine fra Marradi e Palazzuolo. Secondo la leggenda uno che abitava qui, andato a Marradi per registrare una nascita si sentì chiedere in che stanza era nato il pupo.


Salta Cavallo è un altro posto con la storia. In questo tratto c'è l'unico chilometro in pianura  e i vetturini alla guida della diligenza incitavano le bestie al traino.


La strada piana a Salta Cavallo
Il ponte di traverso è della ferrovia Faentina.





Valbura è la salita di prova. Dura, diretta, corta, chiarisce il fatto e cioè chi arriva in cima in condizioni penose è meglio che torni indietro dopo aver bevuto una borraccia d'acqua fresca alla fonte del viale della stazione di Crespino.







A Crespino comincia la parlata toscana. Mi ricordo che un giorno arrivammo qui stanchi morti, perché avevamo avuto sempre il vento contro. Eravamo in quattro e una donnina che stendeva i panni ci urlò: "Chi è vecchio e un ci crede in salita se n'avvede ...".





Subito dopo il paese, sulla sinistra oltre il fiume ci sono i Prati della Logre, posti molto antichi.
I padroni erano i frati del monastero e ogni crespinese ne aveva un pezzettino. Pagava l'affitto in natura, non con i prodotti della terra ma con un certo numero di ore di manodopera a seconda del suo mestiere. Perciò il nome esatto del sito nel romagnolo medioevale era "i Pré de gl'ovre" e poi si è deformato.







Questo è il tratto più duro e bisogna patire. Salgo con il 34/27, il rapporto dello stento, fino al Ponte del Pentolino. Dopo un po' un tabernacolo dedicato alla Madonna marca il confine fra Marradi e Borgo S.Lorenzo. I cicloturisti più spiritosi la chiamano la Madonnina degli affanni. E' il punto di massimo sforzo e il cardiofrequenzimetro segna facilmente 140 - 150 battiti.






Il  Pentolino, detto anche il Ponte dei Forconi, nell' Ottocento era uno dei posti preferiti dai briganti, perché la diligenza saliva piano e non poteva prendere la rincorsa. Fu così che il 16 maggio 1872 ...

Nei campi di Casaglia si riprende un po' il fiato. Il sottosuolo argilloso dà una morfologia ondulata, perché i terreni, nei millenni, sono scivolati lentamente verso il fiume Lamone.
In compenso la visuale si apre e il paesaggio assume un aspetto alpestre.





Casaglia è un paesino che oggi conta solo 34 abitati, ma cento anni fa i residenti erano qualche centinaio. L'abitato venne sconvolto il 29 giugno 1919 da un terremoto, lasciando tutti nella disperazione. I soccorsi vennero dallo Stato ma anche da una colletta promossa dalla Società Pronto Soccorso, di Faenza, e qui accanto c'è il ringraziamento che il parroco del luogo volle pubblicare nel settimanale faentino  Il Piccolo.



Alla fonte dell'acqua zolfa caso mai mi fermerò al ritorno, perché ora ho già in bocca il sapore del sudore salato e mi basta. Qui le rocce del monte disegnano un profilo, come una specie di monte Rushmore nostrano.

Ai tempi del Granduca Leopoldo II di Lorena (1820 - 1830) la strada della Colla era nuovissima, quasi un'autostrada, con una progettazione d'avanguardia per attenuare le pendenze. 



Ecco il divagare del percorso nella zona di Camera de' Bovi visto dal monte La Faggeta, un sito rupestre nella corona dei monti circostanti, tanto graditi agli amanti del trekking e agli appassionati di muntain bike più scatenati.








Stiamo arrivando alla Curva di Cencione, che era un commerciante di Ronta. I briganti lo aspettarono dietro la curva, spararono in aria, ma il cavallo si imbizzarrì, Cencione cadde, picchiò la testa in terra e morì. Era il 29 maggio 1874.








Perché il passo si chiama "della Colla"? Che cosa c'è di appiccicoso qui? Niente, colla sta per colle o collina e indica che si arriva in cima senza la tipica rampa finale di tante strade di montagna.


La casa il cima al Passo 
nei primi anni Cinquanta




E così siamo arrivati. Un buon bicchiere d'acqua alla fonte del Passo, dopo essersi sciacquati il viso dal sale del sudore è quello che ci vuole. Non mi piace bere l'acqua di fonte dalla borraccia di plastica e porto sempre con me un bicchiere pieghevole. Gli amici scuotono il capo e mi dicono che è di plastica anche questo, però secondo me la sensazione è diversa. Non sarà una fissazione?


Ora non rimane che il ritorno. La Colla è piacevolissima anche in discesa, perché il serpeggiare delle curve rende il percorso gradevole. Perciò questa strada era amata dai ciclisti anche cento anni fa, come si legge in questo articolo del giornale La Nazione del luglio 1910.






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