mercoledì 1 luglio 2015

Con Dino Campana a Orticaia

Un trekking da Marradi
alla casa  amata 
dal poeta
ricerca di Mario Catani
e Claudio Mercatali





Orticaia è una casa in cima a un monte, nella parrocchia di Gamberaldi, proprio al confine con L'Emilia Romagna. Nel 1910 era di Angelo Costa, figlio di Caterina Pescetti, discendente da una antica famiglia marradese di notai e scritturali. 
La casa era divisa in due parti, una padronale di tre o quattro stanze, e una per il colono. Invece la casa di famiglia dei Pescetti e dei Costa era a Marradi in via Pescetti, che appunto prende il nome da un loro parente, scrittore del Seicento. Era a pochi metri dalla casa di Dino Campana ma una bomba d'aereo la rase al suolo nel 1944. 
Forse i genitori di Campana confidarono ai vicini le loro preoccupazioni per il figlio, che nell' autunno 1910 era tornato stremato e agitato dal pellegrinaggio a La Verna e forse Costa  offrì la sua casa di campagna perché Dino potesse stare un po' tranquillo. Questo fu il primo soggiorno del poeta a Orticaia e altri ne seguirono negli anni successivi.





Ripercorriamo la strada da Marradi a Orticaia, ma non quella attuale, costruita quasi tutta dal Consorzio di Bonifica di Brisighella negli anni Cinquanta. La vecchia via si imbocca dal podere Il Corno, prendendo una campestre sulla destra che porta verso il podere Poggio Lungo.


La vecchia strada per Gamberaldi

Giovanna Diletti Campana, la cugina, ricorda di averlo visto tante volte passare:

"Egli stava molto a Orticaia, noi avevamo allora una modesta villetta in campagna al Corno, e per andare a Orticaia egli passava davanti alla nostra. Una volta si fermò e stette a desinare da noi. Fu tanto allegro e di buon umore che se ne andò via di mala voglia ...".


La vecchia via è ripida, passa sotto Poggio Lungo che è il posto di cui parla la cugina Giovanna Campana e dopo una serie di tornanti arriva alla chiesa di Gamberaldi. 
E' antica, faticosa, a mezza costa, sorretta da un muro lunghissimo che deve essere costato una fatica incredibile a chi nei secoli passati lo costruì.

E' una tipica strada "dei passi perduti", abbandonata e sostituita dalla viabilità odierna, ma piena di suggestioni, come sono spesso i percorsi frequentati per tanti secoli.


Il poeta parla di Orticaia descrivendo il suo pellegrinaggio a La Verna, in una delle prose più belle della letteratura del Novecento.
La descrizione c'è anche nel manoscritto perduto e ritrovato Il più lungo giorno, identica a quella dei Canti Orfici ma con qualche dettaglio in più e ora useremo questa:

8bre E' la fine del pellegrinaggio

Sono capitato in mezzo a buona gente. La finestra della mia stanza che affronta i venti e una vedova già serva padrona di un nobile romagnolo, il figlio povero uccellino dai tratti dolci e dall' anima indecisa, povero uccellino che trascina una gamba rotta e il vento che batte alla finestra dall' orizzonte annuvolato, i monti lontani ed alti, il rombo monotono del vento. Lontano è caduta la neve. La serva padrona zitta mi rifà il letto e l'aiuta la fanticella. Monotona dolcezza della vita patriarcale.


Siamo sicuri che il poeta parla 
proprio di Orticaia?
Si, perché lo disse lui stesso al medico Carlo Pariani, nel manicomio di Castelpulci e il dottore lo scrisse nel suo famoso libro. Dino aveva una camera nella parte padronale della casa.




Chi era
... il povero uccellino dai tratti 
dolci e dall'  anima indecisa  ... ?





Mettendo assieme quello che dicono il poeta, il dottore e i dati dell' Anagrafe di Marradi, si ricava che Angelo Costa, nato a Riolo Terme, possidente, era il "nobile romagnolo" perché sua madre era della aristocratica famiglia Pescetti.


Sposò Caterina Nati, analfabeta, di dodici anni più giovane, dopo aver avuto da lei Pietro, nato nel 1902 e invalido. Il bambino aveva otto anni al tempo del soggiorno di Campana a casa sua.

E così fra i pochi personaggi maschili dei Canti Orfici, dopo il Russo e Regolo Orlandelli forse possiamo mettere Pietro Costa, l'uccellino di Orticaia ...





La casa dei Pescetti (e dei Costa) era un edificio di pregio architettonico coperto dal vincolo delle Belle Arti. Fu rasa al suolo da una bomba d'aereo nel 1944, mentre la casa dei Campana, che è lì accanto, non subì danni.



Il vincolo architettonico del 1928


Che cosa si vede da Orticaia e dai monti intorno, che senz' altro il poeta 
avrà girato in lungo e in largo?


Il Lavane e la corona di monti percorsi nel ritorno dal viaggio a La Verna, visti dal podere Perdolina.








Marradi visto dal Passo di Giugòla,
 sottostante a Orticaia.


La scheda dell'anagrafe di Marradi dice che Pietro Costa si trasferì a Pisa nel 1942 e da qui a Scarperia fino al 1946. L'anagrafe di quel comune ci dice che era residente alla Casa di Salute S.Francesco, un ricovero per disabili.  Dal 1946 al 1948 fu residente a Marradi, poi di nuovo a Scarperia ... e infine alla Piccola Casa di Riposo del Cottolengo di Pisa.


Da qui scrisse questa cartolina al sindaco di Marradi, che si era interessato della sua infermità. Senza volerlo Pietro scelse un soggetto che calzava molto bene con il nomignolo che gli aveva dato Dino Campana.



Fonti: Archivio storico e anagrafe del Comune di Marradi. Le ricerche dei documenti sono state fatte dall' archivista Mario Catani.
La ricerca sul vincolo architettonico è di Luisa Calderoni. Le notizie su Orticaia vengono da Vittorio Pratesi, perché suo padre acquistò il podere dai Costa nel 1925.
 



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