alla casa amata
dal poeta
dal poeta
ricerca di Mario
Catani
e Claudio Mercatali
e Claudio Mercatali
Orticaia è una casa in cima a un
monte, nella parrocchia di Gamberaldi, proprio al confine con L'Emilia Romagna. Nel 1910 era di Angelo Costa,
figlio di Caterina Pescetti, discendente da una antica famiglia marradese di
notai e scritturali.
La casa era divisa in due parti, una padronale di tre o
quattro stanze, e una per il colono. Invece la casa di famiglia dei
Pescetti e dei Costa era a Marradi in via Pescetti, che appunto prende il nome
da un loro parente, scrittore del Seicento. Era a pochi metri dalla casa di
Dino Campana ma una bomba d'aereo la rase al suolo nel 1944.
Forse i genitori di Campana confidarono
ai vicini le loro preoccupazioni per il figlio, che nell' autunno 1910 era
tornato stremato e agitato dal pellegrinaggio a La Verna e forse Costa offrì la sua casa di campagna perché Dino
potesse stare un po' tranquillo. Questo fu il primo soggiorno del poeta a
Orticaia e altri ne seguirono negli anni successivi.
Ripercorriamo la strada da
Marradi a Orticaia, ma non quella attuale, costruita quasi tutta dal Consorzio
di Bonifica di Brisighella negli anni Cinquanta. La vecchia via si imbocca dal
podere Il Corno, prendendo una campestre sulla destra che porta verso il podere
Poggio Lungo.
La vecchia strada per Gamberaldi
Giovanna Diletti Campana, la
cugina, ricorda di averlo visto tante volte passare:
"Egli stava molto a Orticaia, noi avevamo allora una modesta
villetta in campagna al Corno, e per andare a Orticaia egli passava davanti
alla nostra. Una volta si fermò e stette a desinare da noi. Fu tanto allegro e
di buon umore che se ne andò via di mala voglia ...".
La vecchia via è ripida, passa
sotto Poggio Lungo che è il posto di cui parla la cugina Giovanna Campana e
dopo una serie di tornanti arriva alla chiesa di Gamberaldi.
E' antica, faticosa, a mezza
costa, sorretta da un muro lunghissimo che deve essere costato una fatica
incredibile a chi nei secoli passati lo costruì.
E' una tipica strada "dei
passi perduti", abbandonata e sostituita dalla viabilità odierna, ma piena
di suggestioni, come sono spesso i percorsi frequentati per tanti secoli.
Il poeta parla di Orticaia descrivendo
il suo pellegrinaggio a La Verna, in una delle prose più belle della
letteratura del Novecento.
La descrizione c'è anche nel
manoscritto perduto e ritrovato Il più
lungo giorno, identica a quella dei Canti
Orfici ma con qualche dettaglio in più e ora useremo questa:
8bre E' la fine del pellegrinaggio
Sono capitato in mezzo a buona gente. La finestra della mia stanza che
affronta i venti e una vedova già serva padrona di un nobile romagnolo, il
figlio povero uccellino dai tratti dolci e dall' anima indecisa, povero
uccellino che trascina una gamba rotta e il vento che batte alla finestra dall'
orizzonte annuvolato, i monti lontani ed alti, il rombo monotono del vento.
Lontano è caduta la neve. La serva padrona zitta mi rifà il letto e l'aiuta la
fanticella. Monotona dolcezza della vita patriarcale.
Siamo sicuri che il poeta parla
proprio di Orticaia?
Si, perché lo disse lui stesso al
medico Carlo Pariani, nel manicomio di Castelpulci e il dottore lo scrisse nel
suo famoso libro. Dino aveva una camera nella parte padronale della casa.
Chi era
... il povero uccellino dai tratti
... il povero uccellino dai tratti
dolci e dall' anima indecisa ... ?
Mettendo assieme quello che dicono il poeta, il dottore e i dati dell' Anagrafe di Marradi, si ricava che Angelo Costa, nato a Riolo Terme, possidente, era il "nobile romagnolo" perché sua madre era della aristocratica famiglia Pescetti.
Sposò Caterina Nati, analfabeta,
di dodici anni più giovane, dopo aver avuto da lei Pietro, nato nel 1902 e
invalido. Il bambino aveva otto anni al tempo del soggiorno di Campana a casa
sua.
E così fra i pochi personaggi maschili dei Canti Orfici, dopo il Russo
e Regolo Orlandelli forse possiamo mettere Pietro Costa, l'uccellino di
Orticaia ...
La casa dei Pescetti (e dei
Costa) era un edificio di pregio architettonico coperto dal vincolo delle Belle
Arti. Fu rasa al suolo da una bomba d'aereo nel 1944, mentre la casa dei
Campana, che è lì accanto, non subì danni.
Il vincolo architettonico del 1928
Che cosa si vede da Orticaia e dai monti intorno, che senz' altro il poeta
avrà girato in lungo e in largo?
Il Lavane e la corona di monti percorsi nel
ritorno dal viaggio a La Verna, visti dal podere Perdolina.
Marradi visto dal Passo di Giugòla,
sottostante a Orticaia.
sottostante a Orticaia.
La scheda dell'anagrafe di
Marradi dice che Pietro Costa si trasferì a Pisa nel 1942 e da qui a Scarperia
fino al 1946. L'anagrafe di quel comune ci dice che era residente alla Casa di
Salute S.Francesco, un ricovero per disabili.
Dal 1946 al 1948 fu residente a Marradi, poi di nuovo a Scarperia ... e infine alla Piccola Casa di Riposo del Cottolengo di Pisa.
Da qui scrisse questa cartolina al sindaco di Marradi, che si era interessato della sua infermità. Senza volerlo Pietro scelse un soggetto che calzava molto bene con il nomignolo che gli aveva dato Dino Campana.
Fonti: Archivio storico e anagrafe del Comune di Marradi. Le ricerche
dei documenti sono state fatte dall' archivista Mario Catani.
La ricerca sul vincolo
architettonico è di Luisa Calderoni. Le notizie su Orticaia vengono da Vittorio
Pratesi, perché suo padre acquistò il podere dai Costa nel 1925.
Nessun commento:
Posta un commento