lunedì 7 dicembre 2015

I frati di Crespino

L'ospitalità data
ai potenti paga sempre
ricerca di Claudio Mercatali



Ci seppero fare i frati dell'abbazia di S.Maria in Crespino quando nel 1154 offrirono ospitalità a Enrico il Leone. 

Chi era costui?
Era un feudatario tedesco al seguito di Federico Barbarossa, sceso in Italia a guerreggiare contro i Liberi Comuni ribelli. Siamo al tempo del Carroccio e della battaglia di Legnano.

Heinrich von Loewe 
(Enrico il Leone)

Enrico, Duca di Baviera, cugino dell'imperatore, quell' inverno era in difficoltà al Passo della Colla, per la neve e per il timore di essere aggredito da qualcuno dei suoi tanti nemici. I frati lo aiutarono e lui se ne ricordò nel 1160 quando convinse l'imperatore a concedere all' Abbazia il privilegio di cui stiamo per leggere.
La storia ce la racconta Ferdinando Ughello nel suo libro Italia Sacra, edito nel Seicento e la cosa migliore è seguire il suo racconto, che bisogna tradurre dal latino, perché allora quella era la lingua degli atti ufficiali.

 Con il privilegio i frati potevano riscuotere il pedaggio dai viandanti e non dipendevano da nessuno. Il territorio concesso andava dal Fosso di Viliano (Fantino) al luogo detto Fonte di Pietrasanta (è il nome antico di Casaglia).

 





Italia Sacra sive 
De Episcopis Italiae
Edito in 2a edizione a Venezia presso Sebastiano Coleti anno 1717

Ferdinando Ughello, abate fiorentino, scrive:






Ho presso di me un esemplare del diploma dell'imperatore Federico, nel quale nell'anno 1160, vivente Giovanni vescovo di Faenza, il monastero di S.Maria di Crespino, situato sull'Alpe, nella sua diocesi, fu messo sotto la protezione imperiale, esentato da tutto sia da Firenze che da Faenza. Per questo il documento, con questa bella azione del suo tempo, perché si vedano e siano illustrate le cose concesse, non mi dispiacque trascriverlo alla lettera:

In nome della Santissima indivisibile Trinità, Federico, per divina sapiente clemenza Imperatore dei Romani sempre Augusto



Poiché arriveremo davanti al tribunale di Cristo, Dio, a rendere ragione alla sua santa maestà nel giorno del giudizio, se per l'imprevidenza delle nostre decisioni degli uomini in cammino dovessero morire, nessuna cosa è più importante al mondo della spesa fatta per costruire fonti e ricoveri nei luoghi di passaggio, soprattutto nei monti dove devono passare gli uomini di dio.  E' per i nostri fedeli sudditi, presenti e futuri in Italia, che noi per amore di Gesù Cristo e per nostra volontà e per la salute di tutti poniamo il monastero della gloriosa Maria di Crespino, dell'Ordine di S.Benedetto Abate, monaco, e tutti quegli appartenenti a questo Ordine e tutte le cose buone di detto monastero, mobili e immobili sotto la nostra protezione e prendiamo sotto tutela benignamente tutti gli altri uomini abitanti nella vostra terra ...

Tutto bene dunque? Non del tutto, perché secondo gli studiosi B.Cattani, mons. F.Lanzoni e R Volpini la concessione imperiale del 1160 in realtà sarebbe in parte falsa, rielaborata e ampliata ad arte dai monaci di Crespino nel 1300, quando si fece più insistente la pressione del Comune di Firenze.


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