mercoledì 2 dicembre 2015

Gli ultimi scritti di Dino Campana

Olimpia, il Rio Salto
e il carrettino del prete
ricerca di Claudio Mercatali


Via Fabbrini
all'inizio del '900



Uno degli ultimi scritti di Dino Campana è una prosa poetica dal titolo Arabesco Olimpia.
Abbiamo già visto in una ricerca precedente che con ogni probabilità Olimpia era una ragazzina di Marradi figlia del droghiere Matteuzzi, che a fine Ottocento teneva bottega in Piazza Scalelle.
Allora era tredicenne e non seppe mai di essere stata osservata e apprezzata da Dino Campana, perché il poeta era un ragazzino della stessa età e non si fece avanti.
Quando aveva quattordici anni (1899) la sua famiglia se ne andò da Marradi, ma lei tornò nel 1924, sposata. Dino era al manicomio già da sei anni. Arabesco Olimpia non c'è nei Canti Orfici perché fu pubblicata nel 1915 - 1916 in giornali per letterati non in vendita a Marradi.




La drogheria di Salvatorie Matteuzzi è nel registro 
degli esercenti di Marradi
del 1889

Questa prosa ebbe una gestazione complicata.
Il medico Carlo Pariani, che intervistò Campana al manicomio di Castelpulci riferisce di avergli sentito dire:

“Cercavo di armonizzare dei colori, delle forme. Nel paesaggio italiano collocavo dei ricordi. E’ una delle mie più belle. Mi ricordo la mandai alla Riviera Ligure e mi mandarono 25 lire. Ma a me costava molto di più. Ci avevo messo un mese a farla.”


Clicca sull'immagine
se la vuoi ingrandire



Nel Taccuino di Franco Matacotta (1949) ci sono abbozzi e frammenti di Arabesco Olimpia e anche una prima versione, che è qui accanto. E' molto bella, merita ingrandire l'immagine con un clic e leggerla.
Costui negli anni Trenta fu amante di Sibilla Aleramo; quando si lasciarono le prese una parte delle sue carte personali con gli appunti di Campana e nacque una polemica ...

Dunque il poeta ci dà due versioni di questa prosa poetica e ci lascia scegliere?

No, questa senza titolo è solo una prima scrittura inedita e quella pubblicata è intitolata Arabesco Olimpia. Però ora usiamo l'inedito, che ha dei dettagli più precisi e chiari per capire quello che segue.
Il poeta si prende gioco di noi e si nasconde, ma già nel titolo ci avverte: l'arabesco è un disegno complicato, un ghirigoro o un discorso difficile che si capisce dopo aver analizzato i suoi vari elementi ...



Dall' anagrafe di Marradi sappiamo che in via Fabbrini al n°11 abitava Salvatore Matteuzzi, un droghiere che aveva una figlia di nome Olimpia, coetanea del poeta .


Questa via nello stradario ottocentesco è segnata da Palazzo Fabroni al Ponte degli Archiroli, come oggi.
I numeri civici sono cambiati da allora, ma di poco. La via è lunga solo un centinaio di metri e il n°11 è comunque circa a metà, dalla parte che dà sul fosso. Cerchiamo di definire le circostanze e fantastichiamo un po' frugando fra gli appunti del poeta scritti nel Taccuino:




... in riva il torrione nano ... tramonto di torricelle rosse ... fiori del cardo ... dei fiori bianchi e rossi son fioriti ...  acqua cola per conche verdi ...







L'ambiente sembra proprio quello attorno alle case di via Fabbrini che dànno sul Rio Salto, viste dal Ponte degli Archiroli o dalla Fonte della Vasca, specialmente "il torrione nano", parola che sembra misteriosa e invece dà un indizio chiaro, come si può leggere qui accanto.


 Il poeta si ricorda di quando da ragazzino girellava attorno alle finestre di lei cercando di vederla? Sarà stato veramente così?

Non lo sapremo mai di sicuro, ma se il poeta dice:
"... nel paesaggio italiano collocavo dei ricordi ..."

Il suo ricordo da ragazzino è a Marradi, perché il grande girovagare non era ancora cominciato. Dunque in Arabesco Olimpia e negli inediti preparatòri c'è la descrizione di uno scorcio caratteristico del centro di Marradi, che è ancora come allora. Dino descrive le persone e gli ambienti con molta logica e per questo forse era meno matto di quello che si pensa. Infatti il dr. Carlo Pariani, che lo intervistò al manicomio di Castelpulci, scrisse:

"... Forse qualche lettore meraviglierà ... ma logica e critica non sono il forte e nemmeno il debole dei matti, perché ne rimasero privi; invece per i sani vengono e vanno".
...........................

Nel Taccuino c'è un' altra poesia di Campana, nota come "Sdraiata nel carrettino" in cui pare che la descrizione di Olimpia riprenda. Il fatto fu notato dal critico Silvio Ramat, che nell' edizione degli Inediti del 1973 scrisse quello che si può leggere qui accanto ....


























Era un' osservazione intelligente, e anche un teorema che rimase senza dimostrazione. Però ora, avendo individuato con una certa sicurezza Olimpia Matteuzzi, sorge di nuovo la domanda: si parla di lei?

Una traccia precisa da seguire ce la forniscono le nipoti, Irene, Lucia, Marcella, Mirella e il nipote Giorgio che nello scritto del poeta riconoscono la nonna Olimpia soprattutto per gli occhi, il colorito pallido e la fronte alta, che probabilmente da giovane era coperta da una fratina, come dice il poeta:

La fronte scritta sotto la fratina
Che hai gli occhi pallidi come una bambina
Il viso è muscoloso seta pallida
Nel riso della prima gioventù ...

Un'altra traccia, debole, è nei primi versi:

Sdraiata sul carrettino
con lo zio prete vicino
bellezza ecclesiastica
eletto giardino...

Olimpia aveva un zio prete?

No, il droghiere Matteuzzi di Pontassieve non aveva parenti qui da noi e sua moglie Angela Nati, mamma di Olimpia, non aveva fratelli preti a Marradi. Però come dice Ramat il termine "zio prete"  può avere un significato più ampio. I legami della famiglia Matteuzzi con Casaglia erano forti, e per i discendenti lo sono anche ora ...

Olimpia era nata a Casaglia nel 1885, e fece la postina di quel paesino per tanti anni. Il postino era un mestiere ereditario e lei a un certo punto sostituì sua sorella Maria, che aveva otto anni di più. La casa di famiglia era al numero 48, proprio a ridosso della chiesa vecchia, che ora è una casa privata all' inizio del paese dalla parte della strada per Marradi, che non c'era.

Anche se non ci sono prove su quello che state per leggere, si può fare qualche ipotesi su chi fosse questo parroco:
 
Don Enrico Braschi è una figura notevole, di cui diremo di più un' altra volta.
Fu parroco a Casaglia dal 1900 al 1947 e condivise tutto con la gente di qui: i lutti nella Prima Guerra Mondiale, il terremoto del 1919 e lo sfollamento del 1944 a S.Giovanni in Persiceto (BO) perché Casaglia era sulla Linea Gotica.


La figura dello "zio prete" gli calza abbastanza. E' possibile che Olimpia e sua sorella Maria siano andate al mercato di Marradi e siano tornate a Casaglia con lui. Don Enrico era un iperattivo: nel 1912 costruì di sana pianta la chiesa attuale. 
Poi comprò le campane prima di aver costruito il campanile e le sistemò in un traliccio di legno come si vede qui sopra. E' proprio il caso di dire che metteva il carro davanti ai buoi ... ... e forse anche il cavallo davanti al carrettino ...

Fonti:
Dino Campana ricorda la sua prima gioventù, archivio del blog 26 novembre 2015.
I nomi delle vie del paese. 'archivio del blog 19 ottobre 2013.
Il Taccuino di Franco Mattacotta
Gli Inediti di Enrico Falqui



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