domenica 16 ottobre 2016

I laboratori per fare il miele

Una interessante attività 
per Marradi
ricerca di Claudio Mercatali



In questi giorni Marco Maretti ha aperto in via Pescetti il laboratorio per la fabbricazione del miele. Poco tempo fa in via Fabbri aveva aperto il laboratorio di Mirco Camurani e questo è un buon segno.

In effetti per questo prodotto sull’ appennino siamo competitivi. Il nostro vantaggio sta nel fatto che qui non ci sono colture trattate con prodotti chimici e le api operaie lavorano in un ambiente naturale. Le loro colleghe della pianura romagnola producono di più, perché le colture floreali sono fitte, però raccolgono anche i residui dei trattamenti agrari.



IL LABORATORIO DI
MARCO MARETTI


Il laboratorio - rivendita è  lungo la strada principale del paese in un posto facile da trovare.






Nella rivendita fa bella mostra
di sé tutta la produzione:
miele di tiglio, di acacia
e naturalmente di castagno.





















Nel laboratorio ci sono i classici strumenti per questo lavoro.

Però solo una parte dell'attività dell' apicultore avviene in laboratorio, perché in primavera si deve svolgere un attento lavoro di posizionamento delle arnie, nei posti di migliore fioritura. Per questo serve sensibilità, attenzione al decorso delle stagioni e una perfetta conoscenza del territorio.


Fra i tanti c'è anche un miele scuro con il nome "melata". Le api lo ricavano dalle mele? Chiediamo e Marco sorridendo ci spiega:

Le api approfittano degli afidi che rosicchiano le foglie per nutrirsi della linfa e delle essenze della pianta. In pratica raccolgono la cacchina degli afidi, che è molto zuccherina e la rielaborano ottenendo un miele scuro, meno dolce di quello classico e con un vago sapore di mela cotta  ... così vanno le cose in natura.


IL LABORATORIO DI
MIRCO CAMURANI


Andiamo a curiosare anche in questo laboratorio, dove il titolare ci spiega delle cose importanti, ovvie per lui ma del tutto insolite per noi ...



Come si prepara un' arnia?
Oggi non conviene aspettare che le api facciano da sole i favi dove depositare il miele, perché questo è tempo perso, nel senso che l'ape che lavora la sua cera per fare il favo  non gira a cercare il nettare dei fiori.

Ci sono dunque ditte specializzate che vendono i favi di cera già pronti, da sistemare dentro dei telaietti di legno, come ci mostra Mirco Camurani in questa foto.



Se l'ape trova il favo pronto lo riempie di miele senza indugio. Un favo pieno versa il miele che contiene anche se si striscia con un dito.








Però il miele non si estrae facendolo colare ma  per centrifugazione. Cioè i telaietti si mettono in una centrifuga che ruota veloce e fa uscire il miele dai favi.

Il lavoro poi prosegue con le operazioni di raffinazione e di arricchimento, secondo l'arte dei vari apicultori.





Nel laboratorio di Mirco Camurani il miele è stato usato anche per preparare una birra particolare. Il fatto non deve sorprendere più di tanto, perché le sostanze zuccherine fermentate si trasformano in alcool.
Non è come dirlo e infatti è stata necessaria l'esperienza della birrificio Cajun, di Marradi, che da anni produce birra di castagne secondo i procedimenti di Gianfranco Amadori e Walter Scarpi.









Anche i frutti secchi come le nocciole possono essere un ingrediente per il miele. I frutti secchi sono oleosi e dunque insolubili negli sciroppi zuccherini, però danno un gusto particolare, che mitiga il forte sapore dolce tipico del miele.

Dagli zuccheri per fermentazione si può ricavare anche l'aceto e qui accanto se ne vede qualche esempio, sempre secondo la ricetta di Mirco Camurani.






Pensavate che il miele fosse un alimento un po' stucchevole per eccesso di dolcezza?
A questo punto dovrebbe essere chiaro che non sempre è così.

Si potrebbe ancora dire che i liquori forti sono soluzioni alcoliche al 30 - 40% con una buona dose di zucchero aggiunto, e si può preparare una grappa o un' acquavite e addolcire con il miele, proprio come facevano i Romani, che non conoscevano lo zucchero da cucina.



Infatti questo alimento è arrivato in Europa dopo la scoperta dell' America, dove appunto prospera la canna da zucchero. Quello di barbabietola è ancora più recente ed è stato messo in commercio solo ai primi dell' Ottocento.

L'APIARIO DEL COLONNELLO

A Marradi c’è una buona tradizione apistica, perché le api favoriscono in modo evidente la fecondazione dei fiori di castagno dai quali si ricava un miele scuro, tipico qui da noi e con un sapore particolare. All’ inizio del Novecento a Marradi c'era l’apiario di Edmund Schmidt von Secherau.   
Chi era costui?

Il colonnello Edmond Schmidt Von Secherau a caccia nei monti sopra
Marradi



Nato a Vienna, per molti anni fu ufficiale dell’ esercito italiano e si congedò da colonnello.
Dopo dedicò molto tempo all’ apicultura, la sua grande passione. Forse per questo si trasferì da Firenze a Marradi e abitò per trent’ anni a Biforco, in una villa all’ inizio del paese, distrutta durante un bombardamento aereo nel 1944 nel quale lui stesso morì.





Il colonnello scriveva proprio bene, asciutto e conciso. Ecco qui due articoli suoi pubblicati dalla Società Toscana di Orticultura di Firenze, che parlano delle api e del miele.









Il colonnello si inserì benissimo nella vita del paese, venne accettato come se fosse nativo e nel 1921 fece anche il sindaco.
Il nome Schmidt pian piano venne deformato e in romagnolo divenne Smic. La sua famiglia negli anni Cinquanta donò al Comune il terreno sul quale sorgeva la casa bombardata, nel quale ora c’è un parco pubblico, che la gente di Biforco chiama appunto “l’ort de Smic”.



Altre notizie su di lui sono nell’ archivio di questo blog in una ricerca facile da trovare.









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