sabato 19 novembre 2016

1874 I disordini in Romagna

Gli anarchici cercano 
di occupare Bologna
 ricerca di Claudio Mercatali





La Lega Internazionale dei Lavoratori fu un'organizzazione di Anarchici, Socialisti e Mazziniani fondata nel 1867 a Londra e attiva fino al 1874.

La sezione italiana nacque nel 1868 in seno a gruppi anarchici, autonomisti e repubblicani, su iniziativa di Michail Bakunin. Dopo l' entusiasmo iniziale Mazzini si fece da parte, ostile agli sviluppi marxisti dell' organizzazione. Marx dopo l'iniziale appoggio definì la Lega:

"un gruppo di spostati, rifiuto della borghesia, buoni a giocare al biliardo al bar, medici e avvocati senza clienti in cerca solo di carriera e di scampo".

Dunque alla fine in questo partito rimasero soprattutto gli anarchici. Tra i fondatori della sezione italiana della Lega c'erano Carlo Cafiero, Errico Malatesta e Andrea Costa.
 Nel 1874 gli anarchici internazionalisti misero a punto un piano per occupare Bologna, nella speranza di estendere la rivolta a tutta l’Italia (in fondo una cosa del genere l'aveva fatta anche Garibaldi vent'anni prima ...).
Il piano prevedeva che mille rivoluzionari, tra cui Errico Malatesta, Carlo Cafiero, Andrea Costa e Napoleone Papini, divisi in due gruppi sarebbero entrati a Bologna, dove li avrebbe attesi Michail Bakunin.


 



La Nazione, 
9 agosto 1874



Il 5 agosto Andrea Costa fu fermato e arrestato. Il giorno seguente circa duecento rivoluzionari, anziché i mille previsti partendo da Imola si diressero verso Bologna, abbattendo la linea telegrafica, rompendo i binari e fermando i treni. Il piano fallì perché la polizia, messa al corrente dei preparativi da alcuni informatori, intervenne e bloccò sul nascere l’iniziativa degli anarchici. Molti si dispersero e altri furono arrestati, tra questi Errico Malatesta, Napoleone Papini e Carlo Cafiero. Bakunin fuggì a Lugano travestito da prete.

Dopo il fallimento dei moti di Bologna (1874) il gruppo si sciolse. Andrea Costa fondò il movimento socialista italiano e diventò deputato. Carlo Cafiero si chiuse su posizioni radicali ed intransigenti.

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Bakunin a Bologna? D'intesa con gli anarchici romagnoli? Il 4 agosto 1874 il questore di Firenze preoccupato e un po' minaccioso scrisse una lettera a Marradi: 

 
Michail Bakunin

 



 
Firenze 4 agosto 1874
Riservata personale  Urgente


Al Signor delegato 
di pubblica sicurezza
di Marradi

Prego la S.V. a voler rimettere al più presto possibile e non più tardi del giorno 9 una Nota nominativa di tutti quelli individui di Marradi nella di Lei giurisdizione che le resultassero come i Caporioni più influenti del Partito Internazionale. Di costoro vorrà pure comunicarmi un qualche cenno biografico con la indicazione precisa della loro dimora e intanto la S.V. procurerà di attivare a loro riguardo una cauta ma indefessa sorveglianza onde Essa possa essere pronta a perquisirli e al bisogno arrestarli non appena riceverà da me gli ordini opportuni.
 Il Questore

  
Il Delegato di pubblica Sicurezza in servizio a Marradi ripose prontamente al Questore:
 

lì 7 agosto 1874
Oggetto: Internazionale
Riservata

All' Illmo Questore di Firenze


Non trascuro tempo alcuno per porgere alla S.V. Illma riscontro alla Nota al margine segnata relativa alla richiesta di notizie fattami sui caporioni che potessero esservi in questa mia giurisdizione del partito Internazionale.
I sentimenti internazionali non regnano certo in alcuno di questi abitanti giacché pochi sono coloro che si occupano di politica e dal più ricco al più proletario non si tralascia in ogni circostanza di far mostra piuttosto di sentimenti clericali all'eccesso senza però avere il coraggio civile di farsi pubblicamente propugnatori di simili idee.





Con tali mie convinzioni confermate anche dagli atti ufficiali dei miei antecessori non posso che dispensarmi dal rimettere qualsiasi elenco dei caporioni i più influenti del Partito Internazionale che non esiste.
Havvi però una classe di gente temibile la quale non attenderebbe che di compiere chiaramente un tentativo insurrezionario o nella limitrofa città di Faenza o in Firenze per sfogare i propri intendimenti che sono quelli della rapina spiegati con sentimenti repubblicani e questa classe di gente appartiene per fortuna a persone pregiudicate e ammonite che non cessano mai di essere regolarmente sorvegliate da me e dall' arma dei Carabinieri al punto direi quasi da non azzardarsi a tentare qualsiasi fatto perché certi di non andare impuniti.
Per costoro mi riservo di fare alla S.V. Illma alcune proposte per domicilio obbligatorio non appena avverrà che essi contravvengano alle ammonizioni inflittegli o si rendano responsabili di qualche atto che possa turbare l'ordine e la tranquillità pubblica.

Il Delegato     G. Astolfi



Nella filza della Pubblica Sicurezza del  1874 c'è un fascicolo per ognuno degli ammoniti e dei pregiudicati di cui dice il Delegato Astolfi, ma sono tutti schedati per reati comuni: furto, truffa, grassazione, rissa, e non pare proprio che siano dei rivoluzionari.
  Il piano per occupare Bologna fallì, perché l'esercito accerchiò gli anarchici prima che entrassero in città e quando uno di loro sparò, i soldati risposero e ci fu un fuggi fuggi generale. Chi non fu arrestato si rifugiò sulle colline dell' Imolese e poi si disperse nell' appennino.

Il Questore di Firenze, messo al corrente di questo fatto, scrisse un'altra lettera al Delegato Astolfi, perché pattugliasse i monti alla ricerca dei fuggiaschi e il bravo funzionario si diede daffare e gli rispose così:



14 agosto 1874
OGGETTO: Bande armate
Disposizioni di servizio

Trovo del mio dovere di notificare alla S.V. Illma che nessun indizio si è potuto avere a tutt'oggi della presenza su queste montagne degli individui fuggitivi della Banda Armata dal territorio bolognese. 
Io non ostante non ho trascurato che anche nelle decorse notti 12 e 13 corrente mese pattuglie composte da 6 Carabinieri e comandate dal maresciallo Noè percorressero i monti Poggio di S.Lucia - Casetta di Sotto - Cignato - Vonibbio - Badia - della Valle - Lutirano - Cignano - Trebbana - Grisigliano e S.Adriano, partendo da qui alle ore 3 pomeridiane e tornando in residenza alle undici, come fecero anche oggi senza avere notizie alcune. Non mancherò in caso favorevole d'informare la S.V. Illma     



Però l'impressione suscitata dai fatti di Bologna era stata forte, per il Questore ma anche per la gente. Così quando un brigante cercò di entrare in casa di Giacomo Benericetti  ...



... un marradese inviò questa corrispondenza al quotidiano La Nazione, che la pubblicò nella cronaca locale e in paese la gente si allarmò.
Secondo il quotidiano gli anarchici si aggiravano per le campagne e la notizia pareva confermata anche dal Questore.




Allora il buon delegato Astolfi scrisse di nuovo al Questore:




23 agosto 1874

OGGETTO: Articolo 
comparso nel giornale
La Nazione N° 235


Questa mattina al giungere della posta giunsero anche i giornali consueti per questo paese fra i quali quello della Nazione in data d'oggi stesso sul quale vi si legge un articolo riguardante l'aggressione a domicilio in danno di Benericetti Giacomo di Poggio lungo, di cui tratta il mio rapporto alla S.V. Illma in data 20 c.m.
A parte che l'articolo stesso sia poco veritiero nel raccontare il fatto in generale, viene chiuso con le seguenti parole: "Si dubita che i compagni dell'arrestato siano due sbandati della comitiva internazionalista che invase giorni orsono gli appennini".
Ciò fece cattivissima impressione nel pubblico e vi furono financo persone che attribuirono una tale inserzione a codesto onorevole Ufficio.
Mentre per parte mia ho trovato conveniente di escludere che simili indicazioni possano essere state attinte in codesta Regia Questura. Riferisco quanto sopra alla S.V. Illma pregandola di volersi compiacere , quando lo creda opportuno, all'oggetto di cancellare le cattive impressioni provate da questa popolazione di invitare la direzione del giornale stesso a descrivere i fatti tenendosi alla pura verità
 Il Delegato G. Astolfi      


Il delegato Astolfi aveva ragione perché il "rapinatore" di Poggiolungo era solo un ladro campagnolo. I tanto temuti anarchici in paese non si videro, perché si dispersero nei monti. Poi l'Organizzazione Internazionalista si sciolse, la gente non parlò più degli anarchici e in paese tornò la tranquillità.


Fonte: Archivio storico del Comune di Marradi
 

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