vicino alla costellazione del Toro
In cielo ci sono dei corpi che
non sono stelle e nemmeno pianeti. Gli astronomi li chiamano Oggetti non
stellari, parola un po' misteriosa che comprende varie cose: galassie,
nebulose, ammassi stellari, resti di supernovae e altro ancora.
L'astronomo Charles Messier li
elencò nel Catalogue des Nébuleuses et des Amas d'Étoiles (1774), una lista di
110 oggetti celesti fissi. Messier era un cacciatore di comete, come molti
astronomi dei suoi tempi, e annotò tutta una serie di nebulose, galassie e
ammassi stellari senza sapere di preciso che cosa fossero. Del resto i
telescopi di allora non permettevano delle osservazioni adeguate e in più egli
cercava comete e tutti questi oggetti gli interessavano di meno.
Ora ci interessano gli oggetti
prossimi alla costellazione del Toro, facile da trovare nel cielo invernale.
Basta partire da Orione, tracciare mentalmente un segmento a partire dalla
Cintura fino ad arrivare a una stella rossiccia ed evidente, che è alfa Tauri,
più nota come Aldebaran, la più importante in questa parte del cielo. Lo schema
qui accanto chiarirà più dei discorsi.
Intanto cerchiamo Orione, che
sarà il nostro riferimento. La sua figura, vista da Marradi è così.
Aldebaran del Toro è una stella
rossiccia molto luminosa nel cielo d'inverno, ma la sua costellazione è debole
e serve un binocolo.
E' mostrata qui accanto, e solo sforzandosi molto con la
fantasia vi si può riconoscere un toro con le sue corna.
Assomiglia di più a
una coppa da spumante senza piede, ma non è detto che sia orientata così nel
cielo, perché come tutte le costellazioni ruota nel corso della notte.
La nostra attenzione ora è per gli
Oggetti scritti in rosso qui accanto: le Iadi, le Pleiadi, la nebulosa del
Granchio e l'ammasso NGC 1746.
Le Iadi e le Pleiadi
Secondo la mitologia greca, le Iadi erano le ninfe figlie di Etra e Atlante, il titano condannato a trasportare il globo terrestre sulle sue
spalle. Da un'altra relazione aveva avuto le Pleiadi, e quindi le Iadi e le Pleiadi erano
sorellastre.
Ognuno di questi gruppetti è
fatto di sette stelle visibili più altre piccoline e non sono costellazioni,
perché le stelle sono effettivamente lì dove le vediamo.
Si stima che siano
giovani e addirittura le Pleiadi sono ancora circondate dai gas che si stanno
addensando, residuo della nebulosa che le avvolgeva quando nacquero. Infatti le
nebulose a luce diffusa sono la culla delle stelle.
L'ammasso aperto NGC 1746
L'ammasso NGC 1746 si vede con un binocolo circa a metà strada fra Aldebaran e Capella dell'Auriga, un'altra stella molto luminosa. E' formato da una dozzina di stelle rossicce. E' a 2500 anni luce di distanza da noi.
M42 La nebulosa del Granchio
La Nebulosa Granchio è quanto
rimane di una supernova, cioè di una stella esplosa, all'enorme distanza di
6500 anni luce da noi. Quella che si vede è la massa dei gas scagliati nello
spazio dallo scoppio, che si ritiene avvenuto nel 1054 d.C. Dalle cronache
degli astronomi cinesi e arabi pare che allora fosse visibile a occhio nudo.
La nebulosa del Granchio, M42 nel Catalogo Messier
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