Uno scienziato
mugellano
da rivalutare
ricerca di Claudio Mercatali
Il fatto è noto a tutti:
iniettando un po' di agente infettivo nel corpo di un paziente si sollecita il
suo sistema immunitario a produrre gli anticorpi che poi serviranno per agire
subito se ci sarà un contagio vero.
Perché il vaccino si chiama così? Che cosa c'entra la vacca?
La storia della biologia ci dice
che il primo vaccino, contro il vaiolo, fu ricavato dal medico inglese Edward Jenner
dal corpo delle mucche infette. Egli infatti si era accorto che i figli dei
contadini, che vivevano a stretto contatto con il bestiame, si ammalavano di
vaiolo vaccino, che non è mortale, e rimanevano poi immuni dal vaiolo umano,
ben più pericoloso. Perciò pensò di iniettare in un bambino un po' di vaiolo di
mucca e, dopo la sua guarigione, un po' di vaiolo umano, per vedere se guariva
...
Se oggi un medico facesse una
cosa del genere finirebbe in carcere subito, ma nel Settecento le cose andavano
diversamente.
Angelo Gatti era un medico di
Ronta, emigrato in Francia dove lavorava al servizio del re. Il suo metodo di
immunizzazione era diverso da quello di Jenner e consisteva nell' iniettare nei
pazienti il vaiolo umano, in soluzione acquosa molto diluita, in modo da
provocare solo l'inizio della malattia.
Ecco qui accanto un articolo su questo argomento pubblicato sul periodico Al Contrario, un foglio originale e alternativo che si stampava a Borgo san Lorenzo nei primi anni Ottanta.
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per avere
una comoda lettura
Questo sistema detto vaiolazione,
era efficace ma pericoloso.
Gatti tornato in Toscana convinse il Granduca a far
"vaiolare" gli abitanti del Mugello, che però non ne volevano sapere
...
Allora il Granduca per dare
l'esempio sottopose alla vaiolazione i suoi figli, che guarirono dopo pochi giorni e rimasero immunizzati. Così i contadini
del Mugello e anche i marradesi si sottoposero alla cura con meno scetticismo.
Perciò qui da noi a fine '700 venne fatta una delle prime campagne di prevenzione di massa nella
storia della medicina.
Lapide nella casa natale di Gatti, al Fondaccio, cioè all' ingresso di Ronta da Borgo S.L.
Dallo storico Emmauele Repetti (1839, leggi qui sopra) apprendiamo che i Marradesi non erano tanto diffidenti nei confronti delle vaccinazioni:
"... Prova della robustezza e della sanità di codesti abitanti sia la decrepita età alla quale giungono; giacché a Marradi e nel distretto si contano molti vecchi di età superiore alla ottuagenaria e nonagenaria. Le malattie dominanti costà sono quelle dei climi freddi e rigidi, del genere cioè infiammatorio.
Sono già decorsi diversi anni senza siasi riaffacciato il vaiolo arabo, stante la facilità con la quale i genitori si prestano a far inoculare il vaccino ai loro figliuoli, e mercé lo zelo dei professori dell'arte salutare che hanno potentemente cooperato a togliere un notevole pregiudizio ...".
Il fatto che il Granduca si fosse fidato delle nuove cure di Angelo Gatti fece scalpore anche fuori dalla Toscana.
Ecco qui accanto alcune corrispondenze da Firenze pubblicate dalla Gazzetta di Ravenna del 1774.
Fonte: periodico Al Contrario, per gentile concessione del dr. Benvenuti, proprietario di Radio libera Mugello e a suo tempo editore della testata.
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