mercoledì 26 luglio 2017

Il papa Giulio II passa da Marradi

Un complicato percorso per andare
da Forlì a  Bologna
ricerca di Claudio Mercatali

 Giulio II

Il papa Giulio II fece costruire S.Pietro e affrescare la Cappella Sistina. Passò da Marradi nei primi anni del Cinquecento, unico papa passato qui da noi, ma la sua non era una visita pastorale.
Per capire di che cosa stiamo parlando serve una breve premessa storica:

Nel 1503 Bologna e parte della Romagna erano occupate dai Veneziani che avevano profittato della debolezza dello Stato Pontificio.
Il nuovo papa Giulio II voleva ripristinare il governo della Santa Sede e con una brillante operazione le forze armate pontificie riuscirono ad entrare a Bologna.
Giulio II preparò anche un piano per cacciare i Veneziani da Faenza e dalla Romagna, occupata nel 1503 alla morte del suo predecessore papa Alessandro VI.
Siccome il Doge si rifiutava di ritirare le truppe, il papa si mise d' accordo con i Francesi e l' Imperatore.
Si era formata la famosa Lega di Cambrai contro la Repubblica di Venezia. Nel 1509 con la battaglia di Agnadello i Veneziani persero tutto.


Ora siamo nel luglio 1506 e Giulio II è a Forlì e vorrebbe riprendersi Bologna. Però a Faenza ci sono gli insorti e dalla via Emilia non si passa.
 Allora i suoi ambasciatori ottengono dalla Repubblica di Firenze il passo dalle terre della Romagna Toscana, da Castrocaro a Modigliana e poi a Marradi, Palazzuolo, Borgo Tossignano e Imola.
L’ospite è importante e così il comune di Firenze manda a Marradi Niccolò Machiavelli, commissario del governo perché organizzi il transito ed eviti ogni inconveniente.





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Il percorso del Papa in dettaglio
evidenziato in giallo nella cartografia delle nostre valli rilevata dal cartografo Luigi Giachi nel '700.

mercoledì 19 luglio 2017

Angelo Maria Fabroni

Un raro scritto del periodo
parigino
ricerca di Claudio Mercatali



Angelo Fabroni

Angelo Maria Fabroni  nacque a Marradi nel 1732. Da giovane studiò a Faenza e divenne sacerdote. Poi andò a Roma dove frequentò gli ambienti dei Giansenisti e fu parroco di Santa Maria in Trastevere. Era un ottimo oratore fu scelto come predicatore nella cappella pontificia dal papa Benedetto XIV. Era inoltre amico del Granduca Pietro Leopoldo di Toscana e anche per questo per 34 anni fu Provveditore dell’ Università di Pisa nonostante l’opposizione dei Gesuiti.
Nel 1772 andò a Parigi, dove conobbe Condorcet, Diderot, D'Alembert,  e frequentò gli ambienti più salottieri e frizzanti della capitale. Morì nel 1803 e fu sepolto nella Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, a Pisa.

Ora ci interessa uno scritto del suo periodo parigino, un libretto di massime scritto un secolo prima dalla nobildonna Madeleine de Souvré, da lui tradotto in italiano con l'aggiunta di tante note. Useremo una delle poche copie rimaste, gentilmente concessa dalla Biblioteca Comunale di Toulon (Francia).

Le note aggiunte sono importanti per capire come ragionava e che cultura aveva questo erudito antenato nostro. E la marchesa de Souvré chi era?

Madeleine de Souvré, marchesa de Sablé (Courtenvaux, 1599 – Parigi, 1678) è stata una scrittrice francese.
Figlia di Gilles de Souvré, marchese di Courtanvaux, maresciallo di Francia e precettore di Luigi XIII, sposò nel 1614 Philippe Emmanuel de Laval, marchese de Sablé che morì nel 1640 lasciandola in difficoltà finanziaria. Con l'amica, contessa de Saint Maur, si stabilì a Place Royale, a Parigi, aprendo un salotto letterario frequentato anche da François de La Rochefoucauld, anche lui autore di un libretto di Maximes.
Nel 1655 si ritirò, sempre con la contessa de Saint-Maur, nel convento di Port Royal des Champs, presso Marly e poi, alla sua chiusura nel 1661 a Auteuil. Nel 1669 si stabilì nel convento di Port Royal di Parigi fino alla morte. Le sue Maximes, uscite postume, furono composte prima di quelle ben più note di La Rochefoucauld.



... Anche le donne hanno
pronunziati molti
savi detti ...
Euripide






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E dunque ora non ci rimane che leggere le Massime e
soprattutto le note di Angelo Fabroni
a margine


Ogni Massima è accompagnata dalle citazione di Fabroni sui filosofi e i poeti antichi che dissero qualcosa di simile.



E' una rassegna di personaggi, soprattutto dell'Antica Grecia, che ancora oggi si citano per questo genere letterario.






Angelo Fabroni presso i suoi contemporanei era stimato proprio per questo  enorme sapere sulla cultura classica.



Invece per noi oggi tutto questo
è abbastanza pesante.







Tuttavia qualche spunto gustoso si può cogliere:
il greco Epitteto, schiavo a Roma nel 55 d.C. ci dice che "Chi desidera di comparire filosofo, sappia, che non lo è ..."



Da lui viene la parola italiana epiteto, con una T sola, che indica una parola che si aggiunge ad un' altra per caratterizzarla e ricordarla meglio, come Lorenzo Il Magnifico, il Re Sole, il Piè veloce Achille ...






Il raffinato e arguto Antifone ci dice che tutto si può nascondere meno che l'ubriachezza e l'amore ...







Fonte: Biblioteca comunale
di Toulon (Fr).
Bibliothèque municipale113, boulevard Maréchal Leclerc83000 - Toulon      France


domenica 16 luglio 2017

Campora di Sotto

 Un antico contratto
di enfiteusi
ricerca di Claudio Mercatali


Campora di  Sotto


L'enfiteusi era un contratto trentennale di affitto di terreni. 
Siccome trent' anni sono tanti e la memoria umana è labile, specialmente per le cose da restituire, i contratti di enfiteusi erano stilati e conservati con cura, perché il figlio dell' enfiteuta non vantasse pretese di proprietà alla scadenza. La Chiesa nel Medioevo riceveva tanti poderi in donazione, anche distanti fra loro e aveva difficoltà ad amministrarli direttamente con dei contratti agrari. Per questo i documenti più antichi che ci sono giunti parlano spesso di enfiteusi fra l'autorità ecclesiastica, vescovile o di qualche monastero e chi ne faceva richiesta offrendo opportune garanzie.



E' il caso di Vitale e di sua moglie Elena, che assieme a Domenico e Ada, ottennero in enfiteusi Campora di Sotto e altre terre a Modigliana e alla Pieve di Tho. 



L' arcivescovo di Ravenna fra le altre cose, chiese a loro un certo numero di ore di manodopera in alcune sue proprietà a S.Adriano.

Sono passati 1108 anni e questo è il più antico documento che parli di un sito del Comune di Marradi. Leggiamo:


Chiesa di S.Stefano, a Modigliana.

12 febbraio 909 Ravenna

Giovanni arcivescovo di Ravenna concede in enfiteusi all' affittuario di nome Vitale e marito di Elena, e a Domenico di Adriano e a Ada sua moglie, una terra a Campora di Sotto e nel luogo detto Popolano, nel territorio faentino e nella comunità di S.Stefano giuviniano (Modigliana) e nella comunità di San Giovanni in Ottavo (Pieve del Thò): e i richiedenti sono obbligati a dare opera di manodopera nella corte dell' arcivescovo a Sant' Adriano.


L'antica Pieve del Tho 
(Brisighella)


Che cos'era questa corte dell'arcivescovo a sant' Adriano?
Forse in questo caso la definizione migliore è quella data dall' enciclopedia Treccani:

"Nell’economia agraria dell’alto medioevo la corte (in latino curtis) era il complesso del fondo dominante e dei fondi annessi, coltivati da servi o da liberi o da semiliberi,  che costituivano nel loro insieme quell’unità economica e giuridica detta sistema curtense, in cui si distinguevano la pars dominica, cioè la parte che il proprietario coltivava direttamente, e la pars massaricia, cioè la parte concessa ai coloni per la coltivazione, in cambio di canoni e prestazioni".

Fonte: Archivio dell' Arcivescovato di Ravenna (L 5001). Regesto dalle Carte Rossini della Biblioteca di Faenza.

lunedì 10 luglio 2017

Celestino Bianchi

Una lettera struggente
ad un amico
ricerca di Claudio Mercatali



I periodici fondati
da Celestino

Celestino Bianchi nacque a Marradi il 10 luglio 1817 ma dall'età di sedici anni visse a Firenze. Studiò agli Scolopi e fu professore di Storia e geografia all' Istituto della SS. Annunziata.
La sua attività di giornalista fu intensa, prima al periodico La Patria, poi a Il Nazionale e all' L'imparziale fiorentino. Nel 1850 aprì la tipografia Barbèra, Bianchi e comp. Scrisse su molti giornali letterari dell' epoca, come Il Genio (1852-54) e la Polimazia di famiglia (1853-55). Fondò un altro giornale, Lo Spettatore, di cui fu direttore fino al 1858.

Patriottico e filo piemontese, dopo l'Unità d'Italia venne eletto alla Camera per sette legislature consecutive (dal 1860 al 1880). Nel 1871 divenne direttore de La Nazione. Morì a Firenze il 29 giugno 1885.

 Silvio Pellico e Piero Maroncelli, studio storico di  Celestino Bianchi

  
Da questi pochi cenni già si capisce che Celestino Bianchi era uno spirito eclettico, sempre in movimento, con il cervello in perenne fermentazione.

Sarebbe difficile riassumere qui tutte le sue iniziative, e anche inutile, perché essendo stato in Parlamento, ha una scheda ufficiale all' archivio della Camera. Quindi chi vuole sapere altro può consultare il sito con le biografie dei deputati del Regno.
  

Pietro Fortunato Calvi
"La spedizione nel Cadore".
Racconto storico


Ora ci interessa la sua vita privata, quella che non compare nelle biografie, non per ficcare il naso nelle sue faccende, ma perché molti dei fatti raccontati avvennero qui a Marradi e i marradesi di allora li conoscevano bene. Useremo la sua corrispondenza personale, per non fare del gossip inutilmente.

In una lettera bella e struggente all'amico Emilio Frullani che gli aveva dedicato una poesia, Celestino Bianchi parla di sé e quindi lasciamo dire a lui:

Caro Emilio,


Grato del gentile pensiero di onorare con dei versi la memoria di quelli che mi furono tanto cari e mi abbandonarono tutto a un tratto ...

 

... Raccolse con cura gelosa le reliquie di tutto ciò che glielo ricordava ...

 
... Emilio mio, questo è quello che mi riesce di scrivere di questa storia di dolori, che mi peserà nell' anima per tutta la vita.

 

 La poesia di Frullani dedicata a Bianchi finisce così:


 
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per avere una comoda
lettura.

Il periodico L'Illustrazione Popolare pubblicò questo articolo quando Celestino Bianchi morì (1885).





 Nel 1885 in estate morì un marradese illustre e ne nacque un altro, 
Dino Campana.


 
Fonte: Periodico L'Imparziale, biblioteca manfrediana di Faenza.


domenica 9 luglio 2017

Un trekking di notte fino al Passo della Cavallara

 
La stralunata
dell' otto luglio
 
 
Il percorso
 



Siamo 120 questa sera al campo sportivo di S.Adriano, punto di partenza per il trekking notturno di oggi.


E' una sera caldissima, senza un filo di vento e la temperatura è ancora vicina ai 25 - 30 °C anche se sono le otto di sera. In compenso l'aria è secca e non c'è nemmeno un insetto.


Si imbocca il sentiero che passa dal molino di S.Adriano, dietro la chiesa.
Sul retro di questo edificio nel corso dei secoli si sono aggiunte e stratificate una quantità di costruzioni fino a formare il complesso edilizio che si vede qui accanto.





Il sito a prima vista non ha niente di particolare, ma osservando meglio si nota che le case sono antichissime.
 
L'edificio di Casa Cappello è una casa torre medioevale, che per motivi di difesa non aveva nemmeno la porta a pian terreno e quindi per entrare si doveva salire con una scala di legno al primo piano.


Non era un gran che comoda, però era più sicura, perché i nemici non potevano sfondare una porta che non c'è. La storiografia più attendibile dice che nel 1302 qui morì Maghinardo Pagani, un temibile feudatario signore di gran parte delle alte valli del Lamone e del Senio, fondatore di Brisighella e citato anche da Dante per la spregiudicata disinvoltura con la quale passava dai Guelfi ai Ghibellini e viceversa:

« Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco
che muta parte da la state al verno »
(Dante Alighieri, InfernoCanto XXVII, 49-51)

 Nel crinale dove siamo diretti c'era la sua dimora, il castellare di Benclaro, di cui rimangono pochi resti, perché le pietre furono usate chissà quando per costruire la casa di Montebello.

Tutte queste sono notizie sicure e l'assetto urbanistico del sito è stato ricostruito dall' arch. Marco Cappelli, nativo di qui, con uno studio dal quale vengono queste illustrazioni.


Questo posto ha lasciato una memoria storica anche per vicende più vecchie di questa detta ora.
 
Nel 1176 i Liberi Comuni della Lega Lombarda, della quale faceva parte anche Faenza, sconfissero l'imperatore Barbarossa nella battaglia di Legnano. La vittoria fu chiara però i Comuni della Lega arrivarono a un accordo con l'imperatore per chiudere la questione.
 
Nella Pace di Costanza i Liberi Comuni riconobbero l'autorità teorica dell' imperatore e accettarono di pagargli un contributo annuo abbastanza salato. Una quota di questo toccò a  Faenza, che la spartì fra tutti gli abitanti del suo territorio. Però "i montanari" non accettarono la tassa e a Montebello successe che ... (ingrandisci e leggi il documento qui accanto).




Dopo mezz'ora siamo arrivati su un punto panoramico del crinale, dal quale la vista spazia sulla valle del Lamone e le sue laterali.



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Il sito è ottimo come visuale e per questo i Tedeschi, nella Seconda Guerra Mondiale stabilirono qui uno dei capisaldi della Linea Gotica per la valle del Lamone.





... e così il fronte di guerra, dopo l'arrivo degli Alleati a Marradi, avvenuta il 29 settembre 1944, si fermò in questa zona per due o tre settimane.





I combattimenti furono feroci e gli Inglesi dovettero conquistare questi rilievi uno alla volta.









Il 6 ottobre 2014 venne trovato qui un intero deposito di bombe da mortaio, e intervennero gli artificieri da Firenze per farle esplodere e mettere tutto in sicurezza.



 
 
 
Passiamo a cose più liete.
Con un certo sforzo siamo saliti fino alla Cavallara, rimanendo sempre sul crinale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccola, compare la protagonista
della serata ...
 
 
 
 
 
 
 


E' ora di scendere. Imbocchiamo un lungo sentiero nel fosso che va a S.Adriano, dove finalmente si sente un po' di frescura.
Deve aver pensato così anche questa mucca, che è scesa quaggiù dopo aver pascolato tutto il giorno nei campi più alti, e ora ci guarda passare un po' perplessa ...





E siamo così tornati al campo sportivo di S.Adriano, che si vede illuminato laggiù, dopo il ponte. Ci aspetta una bella tavolata, con vino e pasta, per recuperare le forze e tutte le calorie consumate, così ... tanto per non dimagrire ...