domenica 16 luglio 2017

Campora di Sotto

 Un antico contratto
di enfiteusi
ricerca di Claudio Mercatali


Campora di  Sotto


L'enfiteusi era un contratto trentennale di affitto di terreni. 
Siccome trent' anni sono tanti e la memoria umana è labile, specialmente per le cose da restituire, i contratti di enfiteusi erano stilati e conservati con cura, perché il figlio dell' enfiteuta non vantasse pretese di proprietà alla scadenza. La Chiesa nel Medioevo riceveva tanti poderi in donazione, anche distanti fra loro e aveva difficoltà ad amministrarli direttamente con dei contratti agrari. Per questo i documenti più antichi che ci sono giunti parlano spesso di enfiteusi fra l'autorità ecclesiastica, vescovile o di qualche monastero e chi ne faceva richiesta offrendo opportune garanzie.



E' il caso di Vitale e di sua moglie Elena, che assieme a Domenico e Ada, ottennero in enfiteusi Campora di Sotto e altre terre a Modigliana e alla Pieve di Tho. 



L' arcivescovo di Ravenna fra le altre cose, chiese a loro un certo numero di ore di manodopera in alcune sue proprietà a S.Adriano.

Sono passati 1108 anni e questo è il più antico documento che parli di un sito del Comune di Marradi. Leggiamo:


Chiesa di S.Stefano, a Modigliana.

12 febbraio 909 Ravenna

Giovanni arcivescovo di Ravenna concede in enfiteusi all' affittuario di nome Vitale e marito di Elena, e a Domenico di Adriano e a Ada sua moglie, una terra a Campora di Sotto e nel luogo detto Popolano, nel territorio faentino e nella comunità di S.Stefano giuviniano (Modigliana) e nella comunità di San Giovanni in Ottavo (Pieve del Thò): e i richiedenti sono obbligati a dare opera di manodopera nella corte dell' arcivescovo a Sant' Adriano.


L'antica Pieve del Tho 
(Brisighella)


Che cos'era questa corte dell'arcivescovo a sant' Adriano?
Forse in questo caso la definizione migliore è quella data dall' enciclopedia Treccani:

"Nell’economia agraria dell’alto medioevo la corte (in latino curtis) era il complesso del fondo dominante e dei fondi annessi, coltivati da servi o da liberi o da semiliberi,  che costituivano nel loro insieme quell’unità economica e giuridica detta sistema curtense, in cui si distinguevano la pars dominica, cioè la parte che il proprietario coltivava direttamente, e la pars massaricia, cioè la parte concessa ai coloni per la coltivazione, in cambio di canoni e prestazioni".

Fonte: Archivio dell' Arcivescovato di Ravenna (L 5001). Regesto dalle Carte Rossini della Biblioteca di Faenza.

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