di enfiteusi
ricerca di Claudio Mercatali
Campora di Sotto
L'enfiteusi era un
contratto trentennale di affitto di terreni.
Siccome trent' anni sono
tanti e la memoria umana è labile, specialmente per le cose da
restituire, i contratti di enfiteusi erano stilati e conservati con
cura, perché il figlio dell' enfiteuta non vantasse pretese di
proprietà alla scadenza. La Chiesa nel Medioevo riceveva tanti
poderi in donazione, anche distanti fra loro e aveva difficoltà ad
amministrarli direttamente con dei contratti agrari. Per questo i documenti più
antichi che ci sono giunti parlano spesso di enfiteusi fra l'autorità
ecclesiastica, vescovile o di qualche monastero e chi ne faceva
richiesta offrendo opportune garanzie.
E' il caso di Vitale e di
sua moglie Elena, che assieme a Domenico e Ada, ottennero in
enfiteusi Campora di Sotto e altre terre a Modigliana e alla
Pieve di Tho.
L' arcivescovo di Ravenna
fra le altre cose, chiese a loro un certo numero di ore di manodopera in
alcune sue proprietà a S.Adriano.
Sono passati 1108 anni e
questo è il più antico documento che parli di un sito del Comune di
Marradi. Leggiamo:
Chiesa di S.Stefano, a Modigliana.
12 febbraio 909
Ravenna
Giovanni arcivescovo
di Ravenna concede in enfiteusi all' affittuario di nome Vitale e
marito di Elena, e a Domenico di Adriano e a Ada sua moglie, una
terra a Campora di Sotto e nel luogo detto Popolano, nel territorio
faentino e nella comunità di S.Stefano giuviniano (Modigliana) e
nella comunità di San Giovanni in Ottavo (Pieve del Thò): e i
richiedenti sono obbligati a dare opera di manodopera nella corte
dell' arcivescovo a Sant' Adriano.
L'antica Pieve del Tho
(Brisighella)
(Brisighella)
Che cos'era questa corte dell'arcivescovo a sant' Adriano?
Forse in questo caso la definizione migliore è quella data dall' enciclopedia Treccani:
"Nell’economia agraria dell’alto medioevo la corte (in latino curtis) era il complesso del fondo dominante e dei fondi annessi, coltivati da servi o da liberi o da semiliberi, che costituivano nel loro insieme quell’unità economica e giuridica detta sistema curtense, in cui si distinguevano la pars dominica , cioè la parte che il proprietario coltivava direttamente, e la pars massaricia, cioè la parte concessa ai coloni per la coltivazione, in cambio di canoni e prestazioni".
Fonte: Archivio
dell' Arcivescovato di Ravenna (L 5001). Regesto dalle Carte Rossini
della Biblioteca di Faenza.
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