ricerca di Claudio Mercatali
Archivio storico del Comune di Marradi
1780 - 1798 Filza di Rescritti, suppliche, atti
Nel Settecento le Congregazioni religiose e le Confraternite avevano un patrimonio immobiliare enorme, accumulato in secoli e secoli di donazioni. Questi beni godevano di tanti privilegi e pagavano pochissime tasse.
Per porre rimedio a questo, e per limitare il potere temporale della Chiesa, il Granduca Leopoldo abolì le Congregazioni e quasi tutto il loro patrimonio passò all’ erario granducale.
E i preti?
Il Motu proprio (= la
legge) del 30 ottobre 1784 diceva che:
“Al fine di assicurare la sussistenza dei parroci ed il mantenimento delle Chiese e dei Ministri della religione, il Granduca stabilisce che in ogni Diocesi venga creato un Patrimonio Ecclesiastico. Questi uffici avranno una totale dipendenza dal Governo tramite il Segretario del Regio Diritto. Nelle Diocesi di Firenze, Siena, Pisa, Arezzo e Pistoia i Patrimoni Ecclesiastici avranno un Amministratore, un Computista e un Cassiere”. S.A.R Leopoldo I di Lorena
La decisione di confiscare i beni degli Enti ecclesiastici fu rapida, quasi inaspettata, e l’Editto del 21 marzo 1785 stabilì:
“La soppressione nel Granducato di Toscana di tutte le Compagnie, Congregazioni, Congreghe, Centurie e Confraternite di qualsiasi nome o natura, siano essi di ecclesiastici o secolari, uomini o donne, compresi i Terzi Ordini".
Gli Enti Ecclesiastici
La Confraternita
è una società di persone devote con sede in chiese o oratorii, che celebra
esercizi di religione e di pietà, onora un mistero o un santo e esercita uffici
caritatevoli. La Congregazione (da congregare, "riunire in gregge") è un gruppo di
persone radunato per motivi religiosi. I Terzi Ordini sono associazioni i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla
perfezione cristiana secondo le regole di un istituto religioso.
"Gli amministratori del Patrimonio
Ecclesiastico dovranno prendere possesso di Chiese, Case, Libri, Arredi Sacri,
Effetti e Fondi usufruendo, in campagna, dell’aiuto dei Cancellieri
Comunitativi (= i segretari comunali). Case, Fondi e Beni saranno
immediatamente stimati e venduti; le Chiese che i vescovi non riterranno utili
per le Cure saranno vendute.
Per quanto riguarda invece gli arredi sacri
verranno compilati degli inventari che saranno comunicati ai vescovi che, in
accordo col Segretario del Regio Diritto, stabiliranno una loro ridistribuzione
alle parrocchie della Diocesi più bisognose. Saranno ugualmente ridistribuiti
le ufficiature e i benefici delle chiese soppresse, salvi i diritti dei patroni
privati.
Beni e rendite saranno incorporati nel Patrimonio Ecclesiastico, che
userà tali denari per aumentare la congrua delle parrocchie più bisognose. Il
Granduca stabilisce anche che in ogni Cura del Granducato sarà creata un’unica
Confraternita che avrà il titolo del Santo titolare della cura e non avrà
chiesa, né oratorio separato e non avrà patrimonio da amministrare”.
Sua Altezza Reale Leopoldo I di Lorena, Granduca di Toscana
Anche senza essere esperti in diritto si capisce che questa legge era rivoluzionaria. Come venne applicata a Marradi? Che effetto ebbe?
L’Editto stabiliva in modo perentorio che i Cancellieri Comunitativi (= erano un po’ come i nostri segretari comunali) dovevano censire le Confraternite da chiudere, che qui da noi erano tante.
C’era la Confraternita del Santissimo Sacramento, nella chiesa arcipretale di Marradi, del Santissimo Sacramento e Rosario a S.Martino in Stagnana, San Giovanni Battista a Badia della Valle, San Iacopo a Cardeto, Santa Reparata al Salto, San Mattia a Popolano, San Domenico a Campigno, San Barnaba a Gamogna, San Lorenzo in Bulbana, San Michele a Grisigliano
L’Editto stabiliva in modo perentorio che i Cancellieri Comunitativi (= erano un po’ come i nostri segretari comunali) dovevano censire le Confraternite da chiudere, che qui da noi erano tante.
C’era la Confraternita del Santissimo Sacramento, nella chiesa arcipretale di Marradi, del Santissimo Sacramento e Rosario a S.Martino in Stagnana, San Giovanni Battista a Badia della Valle, San Iacopo a Cardeto, Santa Reparata al Salto, San Mattia a Popolano, San Domenico a Campigno, San Barnaba a Gamogna, San Lorenzo in Bulbana, San Michele a Grisigliano
“La Centuria non possiede cosa alcuna e
supplisce con le tasse dei fratelli e sorelle, essendo composta di cento uomini
e cento donne, venticinque sacerdoti e venticinque monache, che pagano due
crazie (= erano delle piccole monete
d’argento) ogni anno, la prima domenica di ottobre, e la somma viene spesa
nell’organizzazione della festa del Santissimo Rosario e nella celebrazione di
una messa nella prima domenica di ogni mese per i fratelli vivi o
defunti.. Marradi, 30 ottobre 1784
Poi c’era la Congrega di S.Lorenzo martire, presso la chiesa arcipretale “… formata da cento sacerdoti che pagano due baiocchi ogni due anni …” e la Congrega di S.Antonio Abate, composta di 40 soci che pagano un testone (= era una moneta d’argento di un certo valore) ogni anno, da spendere nella festa di S.Antonio.
Congregazione di S.Antonio abate: questa Congregazione non possiede cosa alcuna ...
Dunque si trattava di un intreccio di organizzazioni parrocchiali e di oratorio, ognuna con il suo bilancio, le sue regole, i suoi affiliati e i suoi privilegi. Naturalmente oltre agli scopi dichiarati c’erano gli interessi economici, che si concretizzavano nella raccolta delle elemosine e delle donazioni. Il granduca Pietro Leopoldo era un Asburgo e ragionava da tedesco, sicché tutto questo non poteva durare.
“All’oggetto di prendere in
considerazione tutte le Società del Granducato sotto il nome di Compagnie,
Congregazioni, Congreghe, Centurie e Terzi Ordini, che nello stato in cui al
presente sono non portano alcun utile alla Religione, abbiamo voluto che …”
Si fece un inventario dei beni e degli arredi da vendere o da distribuire alle chiese più povere. La Confraternita di Marradi era ricca e fu privata di tutto.
L’arciprete protestò e il Cancelliere Domenico Lelli, per non esagerare, gli lasciò questi oggetti:
“Un ostensorio d’argento del peso di
libbre sei, un turribulo d’argento con la sua navicella, del peso di 3 libbre,
tre tavolette d’altare, d’argento, un baldacchino telato e frangiato d’oro
falso, un paliotto di seta bianca guarnito d’oro, una lampada d’argento di
sette libbre, un ombrellino di damasco perlato e ornato d’oro, una pianeta di
raso rosso a fiori”. Marradi, 16 maggio 1785
Il turribulo (a sinistra) serve per incensare,
la navicella è un contenitore
per incensi e aromi
Maddalena di
Biforco aveva un debito con la Compagnia di S.Iacopo a Cardeto. Pensò e sperò
che, siccome questa era stata soppressa, si potesse sopprimere anche il suo
debito e scrisse al Cancelliere questa lettera:
“Compiego a Vostra Signoria Eccellentissima l’annessa supplica di Maddalena de’ Pazzi debitrice della soppressa Compagnia di S.Iacopo a Cardeto, pregandola di prendere in considerazione le di Lei circostanze domestiche e propormi se meriti la richiesta condanagione di sorte e frutti o dei frutti solamente o una composizione dei frutti dei quali va debitrice. Intanto con il più perfetto ossequio passo a segnarmi.
Gli Enti soppressi non furono più riattivati, salvo
qualche piccola eccezione, come questa qui di seguito.
Fu così che Michele di Pistoglia (un podere vicino a Lutirano) dovette ricominciare a dare ogni anno un po’ di vino al Curato di Abeto, che gli rilasciò questa specie di ricevuta:
Fu così che Michele di Pistoglia (un podere vicino a Lutirano) dovette ricominciare a dare ogni anno un po’ di vino al Curato di Abeto, che gli rilasciò questa specie di ricevuta:
La chiesa di Abeto
“Attesto io iscritto Curato di S.Michele ad Abeto che il signor Michele Bandini da Pistoglia ha somministrato 18 fiaschi di vino per la festa del Santissimo Sacramento e questo in forma di un Legato fatto da uno dei suoi antenati a tal fine. Siccome nell’anno scaduto non si fece detta festa essendo la chiesa atterrata (= abolita), dal medesimo Bandini non fu consegnato il vino perché, mancando il fine per cui fu lasciato, pare che non fosse dovuto l’adempimento”.
Io, Niccolò … Viarani Curato come sopra 20 giugno 1786
All’atto di soppressione le Confraternite depositarono i libri contabili a Firenze. La Compagnia di Marradi non lo fece nel modo dovuto e successe che:
“Pende indecisa davanti al Magistrato Supremo una causa contro il Patrimonio Ecclesiastico introdotta dai signori Andrea e Giovanni Albertoli e Biagio Pedretti che domandano il pagamento di 475 lire per alcuni stucchi della cappella della Vergine del Popolo ordinati dai Fratelli della soppressa Confraternita del Santissimo Sacramento di Marradi.
Rilevo che nell’aprile 1782 don Giuseppe Sangiorgi, Antonio Torriani, Gregorio Pescetti e Carlo Franco Fabbroni si adunarono nella canonica e loro stessi si impegnarono nella spesa e non la Confraternita. Non trovo in archivio alcuni libri appartenuti a detta Compagnia, e vorrei sapere dove sono perché ho motivo di sospettare che vi sia qualche intrigo a danno del Patrimonio Ecclesiastico”.
Firenze, dalla Règia amministrazione dei Patrimoni Ecclesiastici,
14 ottobre 1789 Carlo Setticelli
Il cav. Bandini, doveva dei soldi alla Compagnia di Badia
della Valle, della quale era amministratore. Nella confusione dovuta alla
soppressione fece finta di niente, ma il Cancelliere si arrabbiò e gli scrisse
così:
“Non è questa la prima volta che Vostra Eccellenza viene
ricercata sulla nota pendenza del credito proveniente dalla soppressa Compagnia
della Madonna del Carmine nella chiesa della Badia di valle Acereta. Per
rinfrescargliene la memoria le trasmetto in appunto lo stato attivo di detta
Compagnia da lei compilato (= il bilancio) e siccome questo affare, sebbene già
discusso è rimasto sempre sospeso, la prego di volersi prestare con l’ordinaria
sua intelligenza e impegno onde ottenerne in un modo o nell’altro la debita
terminazione. Già lei cav. Bandini insiste nella sua negativa di pagare, e
siccome domanda le autentiche prove del credito e queste non vi sono, è forza
almeno che in Foro Juri (= in tribunale)
io convenga della sua buona ragione”.
Il Signor Cancelliere
Comunitativo
di Marradi dì 25
ottobre 1789
A fianco ... non è questa la prima
volta
che Vostra Eccellenza ...
Poi negli anni successivi cominciarono le aste. Una gran quantità di terreni, poderi e case furono venduti ai migliori offerenti, che quasi sempre erano i signori del paese. Però da queste compravendite emergono anche altre famiglie, come i Piani e i Mercatali.
Vincenzo Mercatali,
abitante alla Badia del Borgo, con i suoi dieci fratelli comprò quasi tutta la
proprietà dei monaci e lui stesso descrive così il suo acquisto:
“Da altro pubblico
istrumento rogato dal notaio Clemente Sangiorgi datato 25 aprile 1791 apparisce
che i Comparenti (= gli undici fratelli Mercatali) acquistarono dai
Reverendi Monaci Vallombrosani vari beni al prezzo di 10.582 scudi fiorentini
con l’obbligo di pagare scudi 100 ogni anno in diminuzione della sorte, e sul
rimanente il frutto recompensativo nella ragione del 3% e sopra questi beni vi
rimane ancora un debito 9.200 scudi”.
GLI SCUDI
Quanto valeva uno scudo? Fare paragoni con la nostra moneta è
impossibile, però si può tener conto che la costruzione del Palazzo del Comune
nel 1774 costò 3351 scudi e la costruzione della chiesa arcipretale 3570 scudi
nel 1783.
Bibliografia Documenti
dell’Archivio storico del Comune di Marradi, filza rescritti e suppliche degli
anni dal 1780 al 1798. L'archivista Francesco Cappelli diede un indispensabile aiuto per questa ricerca.
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