per una processione
senza
permesso
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di Claudio Mercatali
Dopo
l’unità d’Italia, per una quindicina d’anni e anche di più il nuovo Stato stette sulla
difensiva, per prevenire eventuali sussulti nostalgici dei sostenitori dei
vecchi regimi, che ogni tanto si manifestavano creando dei problemi.
Il campanile della chiesa arcipretale di Marradi nell' Ottocento.
Negli
anni immediatamente seguenti al 1870, quando con la breccia di Porta Pia fu conquistata
Roma e cessò il potere temporale della Chiesa, i sussulti contro Casa Savoia e
il nuovo Regno d’Italia si fecero più frequenti, anche se non costituirono mai una
vera minaccia.
Per tutti questi motivi una legge del Regno imponeva di chiedere un permesso al Comune e al Prefetto per ogni manifestazione che radunasse gente. Anche le celebrazioni religiose all' aperto dovevano essere autorizzate, perché si temeva che per mezzo di quelle il clero potesse svolgere un’attività politica a danno del Regno.
Fu
così che don Cavina, arciprete di Marradi, fu denunciato all’autorità per non
aver chiesto l’autorizzazione per la processione. Gli venne comminata una
contravvenzione ma il prete fece ricorso e il 22 ottobre del 1873 il Tribunale
di Firenze si pronunciò così: …
... Le processioni ecclesiastiche, comunque fatte, non costituiscono violazione degli art. 26,27 e 177 della Legge di Pubblica Sicurezza ...
... Le processioni ecclesiastiche, comunque fatte, non costituiscono violazione degli art. 26,27 e 177 della Legge di Pubblica Sicurezza ...
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