mercoledì 21 marzo 2018

I tabernacoli lungo le strade

Tracce di ricordi
e devozione
ricerca di Claudio Mercatali


Un tempo si usava costruire tabernacoli lungo le strade e i sentieri. Ci sono quelli “per grazia ricevuta” quelli per chiedere protezione, i beneauguranti e altri ancora. Ognuno ha una storia, che a volte si conosce ma a volte no. Oppure si possono raggruppare i “votivi” cioè dedicati a un santo o alla Madonna, e quelli “per memoria” che ricordano un fatto accaduto lì e dunque senza uno specifico riferimento religioso. Però ora raggruppiamoli in un modo un po’ insolito:

I TABERNACOLI  “CON LA STORIA”


San Rocco è un santo raffigurato spesso nei tabernacoli, perché è il protettore dei viandanti e degli appestati. Il suo tabernacolo di viale Baccarini era d’augurio per chi usciva dal paese e forse fu costruito alla fine dell’ epidemia detta “della Spagnola” del 1919 o quella di colera del 1855 (è qui sotto a sinistra).



A Casa Parigi, nascosto lungo il fosso che scende dalla Cavallara, c’è un tabernacolo (al centro qui accanto) con una dedica struggente, che dice: “ Qui Giovanni Fabbri fu rapito da una piena d’acqua. Fu ritrovato a Popolano. Io suo figlio Carlo faccio questa memoria il 19 novembre 1870”.

Il Fango è un podere oltre Campigno. Si raggiunge con una mulattiera che va al crinale dell’ appennino, ed era uno dei percorsi dei boscaioli e dei pastori transumanti. Nel fosso di Campigno (sopra, a destra) c’è il ringraziamento di un mulattiere salvo dopo essere stato travolto nel guado lì accanto da una piena. 

I  PIU’ RECENTI


Al confine tra il comune di Marradi e di Borgo S.Lorenzo, alla Balza dei frati, c’è la Madonnina di Romagna. E’ recente, del 1936, e la dedica è qui accanto...

La Faentina vecchia, più nota come Strada della Dogana, da Popolano verso Campora, da tanto tempo ha perso la sua funzione viaria perché il Ponte di Vasculla non è più praticabile.
Ora è una Via Crucis e in fondo c’è una quantità di immagini più o meno sacre o votive, murate nella pietra del monte.




Sono tutte recenti e dimostrano che qui da noi l’abitudine a questo tipo di evocazione non si è persa. Le iscrizioni sono varie e una delle più curiose è un ringraziamento al Signore per essere guarito dopo la caduta da un albero: “ L.B. per grazia ricevuta  10 agosto 1984”.






La chiesina della Madonna di Casa Gallo (1936) sorge dove c’era un vecchio tabernacolo. Un tempo si riteneva che facesse la grazia della pioggia e in caso di necessità si facevano anche delle processioni per invocare il suo intervento.


LUNGO LA STRADA PER GAMBERALDI





Forse il tabernacolo più bello è quello vicino a Casa Carloni, lungo la strada di Gamberaldi, che di recente è stato ristrutturato. Da qui passava la vecchia via di ingresso a Marradi, prima che il Granduca Leopoldo facesse costruire la strada attuale per Faenza (1830). Al tabernacolo di Pianello faceva capo una processione che partiva dal tabernacolo di Gamberaldi.

IL TABERNACOLO DI CASAGLIA




All’ingresso di Casaglia, dalla parte di Firenze, c’è il tabernacolo di Cristo Redentore, che si vede qui sotto. Fu costruito per ricordare il Giubileo del 1933 - 34.
La foto in bianco e nero è stata scattata all’inizio del Novecento e perciò il tabernacolo non c’è. Che cos’è il Giubileo? E’ l’atto di piena remissione dei peccati concesso dal Papa.

LUNGO LA STRADA PER SAN BENEDETTO




Questi tabernacoli sono quasi tutti moderni, perché la strada per San Benedetto è recente.
Quello all’imbocco della strada per Piansieve fu costruito dai molisani che si stabilirono nella valle della Badia del Borgo negli anni Cinquanta e per ferragosto era officiato come una chiesina. Il tabernacolo al Passo dell’ Eremo fu costruito al posto di quello vecchio, demolito quando la Provincia costruì la strada attuale.

 VICINO AI PONTI





All’imbocco dei vecchi ponti o lì vicino ci sono spesso dei tabernacoli. Ce n’era uno anche al ponte di Biforco, fatto come una chiesina, al ponte del Castellaccio, che venne distrutto da una bomba d’aereo e poi quello più famoso, al centro del ponte di Marradi, che fu demolito nel 1835 quando il Granduca costruì la strada faentina. Al suo posto si costruì il tabernacolo con la madonnina di cui parla Dino Campana nella poesia L’invetriata. Non c’è più nemmeno questo, distrutto durante l’ultima guerra mondiale.

 
 NELLA VALLE ACERETA

Forse i tabernacoli di Lutirano sono quelli più originali.



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