l'obbligo di fedeltà agli abitanti
della Val Lamone
ricerca di Claudio Mercatali
Stemma di Faenza
Nel
1302 morì Maghinardo Pagani da Susinana, potente signore delle valli del Lamone
e del Senio, e tutto l’assetto politico cambiò. I Conti Guidi di Modigliana,
che erano stati sconfitti da Maghinardo, si fecero avanti per riprendere il controllo
sulle loro terre. Però il Comune di Faenza cominciò una politica di espansione e
contese ai conti Guidi il dominio delle valli. Nacque un contenzioso e le milizie faentine cavalcarono fino a
Marradi e chiesero agli abitanti un giuramento di fedeltà al loro comune. Ecco
come lo storico Bernardino Azzurrini (1540 – 1620) raccontò il fatto nel suo Chronicon:
La
reazione dei Conti Guidi e degli altri signori che vantavano diritti sulle
terre della Val Lamone non si fece attendere. Essi, assieme a Roberto re di
Napoli esposero querela al Giudice Generale di Romagna, che diede loro ragione
e dichiarò nullo il giuramento di fedeltà perché ottenuto con la forza.
Così ci
dice Giovanni Mini di Castrocaro, uno storico dell’ Ottocento molto preciso,
che soggiornava spesso alla chiesa di Valnera e quindi conosceva bene la nostra
zona e la sua storia.
Cosa
diceva il giuramento che i marradesi dovettero pronunciare senza entusiasmo?
Gian Marcello Valgimigli, che nell'Ottocento per 29 anni fu Direttore della Biblioteca di Faenza, nelle sue Memorie Storiche lo riporta per intero. Ecco il testo:
Dunque li 22 ottobre 1312 le suddette Terre, e luoghi giurarono fedeltà e obbedienza al Comune di Faenza ...
... lo stesso Comune di Faenza con tutti i suoi uomini (si impegna) a difendere, mantenere, accrescere nella giurisdizione degli stessi, la libertà, l'onore ...
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