venerdì 7 settembre 2018

1631 La peste a Marradi

L'epidemia descritta
da Manzoni
colpì anche qui da noi
ricerca di Claudio Mercatali


F.Gonin, la Peste a Milano


La peste del 1630 colpì le maggiori città d'Italia e fu chiamata calamitas calamitatum (la calamità delle calamità).
E' l'epidemia descritta da Manzoni nei Promessi Sposi, portata dai Lanzichenecchi, mercenari Tedeschi e Svizzeri che scorazzavano nella Lombardia e nell' Emilia contro i Francesi. Era in corso la guerra per la successione nel Ducato di Mantova, dove l'ultimo dei Gonzaga era morto senza eredi. Il culmine fu nel 1630 ma qui da noi e poi a Firenze certi focolai fecero strage anche l'anno dopo.
 
 

La trasmissione della peste avveniva con la puntura delle pulci, dei pidocchi e dei morsi dei topi ma il batterio Yersinia Pestis passava da uomo a uomo anche con i normali contatti della vita quotidiana e con gli alimenti crudi.
La peste provocava febbre alta e nausea. La proliferazione del batterio avveniva bene nei linfonodi ascellari e inguinali, che si gonfiavano e formavano i cosiddetti bubboni. L'infezione provocava insufficienza cardiocircolatoria e altre complicazioni, spesso mortali. Se l'organismo superava la fase critica la febbre passava dopo circa due settimane e i bubboni espellevano pus sgonfiandosi e formando una cicatrice. L'individuo era guarito e immunizzato: il batterio non lo faceva più ammalare.
 
 
 
 
 
Nella primavera del 1630 l'epidemia aveva già colpito duramente in Lombardia e gli Offiziali di Sanità della città di Firenze fornirono a Taddeo da Castiglione, Gonfaloniere di Marradi, l'elenco dei luoghi banditi o sospetti per causa di peste, perché potesse impedire il transito ai viaggiatori che provenivano di là.





Come si vede in questi documenti, si tratta delle stesse località dove è ambientata la trama dei Promessi Sposi










La primavera del 1630 fu drammatica, con il diffondersi lento ma inesorabile dell'epidemia e i saccheggi dei Lanzichenecchi in giro per la Lombardia e l'Emilia Romagna. Il nove agosto gl' Offiziali di Sanità scrissero questa lettera al Gonfaloniere di Marradi per comunicargli che la peste era arrivata a Modena. Poi sopravvenne l'autunno e l'inverno e il freddo rallentò il diffondersi del morbo. Però nella primavera successiva il contagio riprese.

 
 

La peste nel giugno 1631 minacciò Marradi e il Governo mandò questo bando da affiggere in paese:
 
Il Serenissimo Gran Duca di Toscana e i Signori Offiziali di Sanità della città di Firenze, sentendo che nella città d'Imola e nella Terra di Citerna luoghi dello Stato Ecclesiastico si è scoperto qualche male di Contagio ...
 
 
 
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Venne attivata subito la "cintura sanitaria" attorno a Firenze, vietando l'accesso ai forestieri senza la "bulletta di sanità" che era una specie di certificato di buona salute, come dice il Bando qui accanto.

 


Il Comune di Marradi scrisse a Firenze che la situazione peggiorava e dalla capitale fu inviato un cerusico, cioè un chirurgo, per incidere i bubboni infetti:

... Abbiamo dato ordine al nostro medico Zaninelli che provveda un cerusico da mandare costà dove sentiamo che il male va dilatandosi e oltre alli casi scopertisi e da voi avvisatici si dice esserci ancora ammalato di sospetto un figliolo di uno speziale che perciò bisogna maggiormente .................... aciò il male ........ ne' luoghi dove s' è scoperto provenire sopratutto di far abbruciare subito le robbe sospette e purificare almeno la stanza dove è stato il malato o à avuto il contagio. ... A' becchini non sia dato in luogo alcuno maggiore salario ... ….
... procurando che questo negozio sia invigilato acciò le diligenze sieno fatte, eseguite, rispettate, e state sani. Da Firenze 14 giugno 1631 Gli Offiziali sanitari della città di Firenze.



 
Gli Uffiziali di Sanità raccomandarono di rispettare esattamente la quarantena dei sopravvissuti prima di considerarli guariti:

dal magistraro nostro sarà aiutato .....   il memoriale per le presenze ... ... per servire per becchino in codesto luogo. Alle persone della casa dell'alfiere che si è malato di contagio li facetti fare l'intera quarantena  di giorni quaranta avanti di farli liberare e il medesimo costume feci in quelle case dove sia stato male di contagio ... non moltiplicassero le case ponendosi in questi principi usare ogni esatta diligenza per estinguere il male dove si scuopre. Con questo tentiamo che il male non faccia progresso e se continuerete le buone diligenze siamo sicuri che ne sia per seguire la totale estinzione e che Dio vi guardi.     Da Firenze li 2 luglio 1631




Spesso nelle epidemie capitava qualche guarigione considerata miracolosa e fu così anche questa volta ...


Fonte dei documenti
1) Archivio storico del Comune
di Marradi.

2) Vita di Santa Umiltà, di Roberto Capponi, Biblioteca Nazionale di Roma.

 
  

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