lunedì 17 settembre 2018

1919 In cura all'Ospedale di Marradi

I ricoveri e le spese
ricerca di Claudio Mercatali

 

In Italia, prima dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, l'assistenza era basata sulle Casse Mutue. Ciascuna Mutua era competente per una certa categoria di lavoratori iscritti d'obbligo e finanziata con i contributi dei lavoratori e dei loro datori di lavoro. I principali inconvenienti di questo sistema erano che i disoccupati non avevano assistenza medica e le Casse Mutue delle categorie di lavoratori più povere davano prestazioni sanitarie peggiori. Per questi e per altri motivi a partire dal 1958, con diverse tappe, si giunse ad istituire i Servizio Sanitario Nazionale, che è quello in vigore oggi. Negli anni Venti chi aveva bisogno di un ricovero doveva pagarlo in qualche modo. C'erano diverse possibilità e queste sono le più comuni, ma non le uniche:

1) I Signori che non avevano un mestiere ma avevano il capitale pagavano in proprio.
2) Per i lavoratori in regola con il contratto di lavoro pagava la Mutua.
3) Per contadini in stato di necessità pagava il padrone.
4) Per i disoccupati e i nullatenenti pagava il Comune.
5) Per le casalinghe doveva garantire qualche famigliare.





Ecco qui accanto l'impegnativa di Mariano Giuseppe Neri, esercente in Marradi, in favore di sua moglie Maria Neri, sprovvista di mutua perché casalinga (anno 1919).

L'Ospedale accetta il ricovero purché il marito si impegni a pagare la retta giornaliera. Nel certificato di ammissione, in alto a destra, c'è il preziario stabilito dal Comune nel 1916, che andava in base al reddito, secondo le aliquote della Tassa di famiglia:
 

Fascia 1: 1,75 lire per chi pagava da 6 a 10 lire di Tassa
Fascia 2: 3,50 lire per chi superava la soglia delle 10 lire

Era tanto o poco? All'epoca di questo ricovero i prezzi dei generi alimentari erano quelli indicati nella tabella qui accanto.

 






Qui a sinistra c'è invece il foglio di ammissione di Ferdinando Ciaranfi, abitante al podere La Tana (di fronte alla colonna delle Scalelle), che essendo nullatenente era iscritto nella lista "dei gratuiti" del Comune di Marradi (anno 1919).

 
 
 
 
 
Anche i palazzuolesi si servivano dell' Ospedale S.Francesco e per i loro ricoveri la Confraternita di Carità accettava come valide le dichiarazioni del loro sindaco, come questa qui accanto, nella quale si chiede la gratuità per Agnese Tramonti, atta a casa, bisognosa, per la quale il marito non era in grado di provvedere.
 


La Confraternita non diceva di si a tutti. Ecco qui accanto una serie di ingiunzioni di pagamento (1929) inviate a persone che potevano pagarsi le cure ma cercavano di non farlo. Il Presidente "va giù" pesante: ... in caso contrario sarò costretto ad adire al altre vie ...

 
 
 
 
 
 
 
 
Una volta accettato il ricovero cominciavano le cure. Nell' archivio dell' ospedale ci sono centinaia di cartelle cliniche vecchie di un secolo e anche più che trattano di malattie di tutti i tipi. Prendiamone una, relativa a un malanno leggero, per non essere indiscreti e per evitare la tristezza. Il documento qui a destra, del 1903, si riferisce al ricovero di Paolo Boni, casante del molino di Rio di Mèsola (Lutirano) ricoverato per un blocco intestinale forse dovuto a indigestione.


La cartella clinica è un grafico molto semplice, che però spiega tante cose: il ricovero fu in giugno, per una settimana. La suora dell'ospedale gli misurava la febbre una volta ogni sei ore, di giorno e di notte, e ogni volta faceva un puntino sul grafico. Sotto segnava che cosa succedeva di giorno in giorno. Il 4 giugno, verso mezzogiorno ...

Questo dimostra che spesso una documentazione semplice e sintetica conta più di tanti discorsi.
Dato il suo malanno la dieta non poteva essere che rigida e forse gli sarà toccata la "mezza dieta lattea" una delle tante che l'ospedale prescriveva ai ricoverati.

Una Tabella dietetica dell'Ospedale
S.Francesco nel primo Novecento.

 
Fonte  Archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi. Si ringrazia l'archivista Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.

 

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