del Lamone e in quelle vicine
ricerca di Claudio Mercatali
Quando
si cercano notizie sulle vicende di guerra avvenute qui da noi nel 1944 si trovano
spesso la 1a Divisione Inglese, la 8a Divisione Indiana e i Gurka
nepalesi, ma si trova poco o niente sui Tedeschi. Eppure ne morirono tanti, spesso
giovani di venti o venticinque anni, come si legge nelle lapidi del Cimitero del
Passo della Futa. Questa è una ricerca su di loro e su chi li comandava.
Nei
monti attorno a Marradi il fronte era tenuto dalle Divisioni di fanteria Wehrmacht
305 e 715. Nel 1944 queste unità, che di norma avevano dieci o dodicimila
uomini ciascuna, erano già provate e largamente incomplete. Dunque non si
sbaglia di molto se si dice che la Linea Gotica nell’ appennino faentino era
tenuta da 17 – 18.000 Tedeschi o poco più. L’amministrazione del Cimitero della
Futa, con sede a Kassel, su nostra richiesta ha comunicato che nel loro
cimitero ci sono 6000 tombe di Tedeschi morti nel settembre 1944 su tutta la
Linea (200 al giorno). Le
due divisioni erano scese in Italia nell’autunno del 1943 per contrastare
l’avanzata degli Alleati nel Meridione e percorsero in ritirata lo stivale fino
all’Appennino tosco romagnolo. Ecco
che cosa si sa di loro, in base ai documenti della Wehrmacht e alla
testimonianza di alcuni sopravvissuti.
La Divisione 305
Nell’inverno 1943 la Infanterie Division
305 era sulla Linea Gustav, in Molise, al comando del generale Hauck. Quando
gli Alleati arrivarono a Roma si ritirò fino alla Linea Gotica, e si schierò
soprattutto da Marradi a Rocca san Cassiano e anche oltre. Nell’ottobre 1944 alcuni
reparti sostennero duri combattimenti a Lutirano e ritirandosi lentamente,
opponendo una resistenza accanita, nei due mesi seguenti discesero le valli dell’Acerreta
e del Tramazzo fino a Faenza. Poi cominciò l’arretramento verso Bologna lungo
la via Emilia. Ai primi di maggio 1945 sul Po i superstiti si arresero agli
Alleati.
Friedrich Wilhelm Hauck (Breslau, 1897 - 1979 Stuttgard) era generale
d'artiglieria. Studente modello all’ Elisabeth Gymnasium (Wroclaw) volontario
nella prima guerra mondiale, fu ferito e decorato con la Croce di ferro. Intraprese la carriera militare e nel giugno
1943 fu promosso generale, comandante della 305. Nel giugno 1944 fu decorato
con la Croce di ferro. Catturato nel
1945 fu internato in vari campi di
prigionia a Rimini, Taranto e Bridgend (Galles). Non era accusato di nessun crimine,
ma gli Alleati volevano da lui informazioni di strategia militare, data la sua
lunga carriera e la promozione a Comandante del 51° Corpo di fanteria da
montagna (LI Gebirgs Korps) avuta negli ultimi mesi di
guerra.
Ritornò dalla prigionia all'inizio del 1948 e negli anni seguenti lavorò
come capo dell' ufficio di Eugen Gerstenmaier (teologo protestante, anti
nazista, presidente del partito CDU, Unione Cristiano Democratica). Scrisse per
conto dell'esercito degli Stati Uniti e con altri ex generali "Le
operazioni dell' esercito tedesco sul fronte orientale 1941-1945". Questo
lavoro in 16 volumi è all’ Archivio federale di Friburgo. Hauck morì nel 1979 e
lasciò la moglie e quattro figli.
Le testimonianze
Ma c’è dell’altro: diversi anni orsono alcuni reduci della Divisione 305 tornarono nella nostra zona, per rivedere soprattutto la zona di Casola Valsenio, dove tanti loro camerati erano morti nel tentativo di riconquistare Monte Battaglia, il sito dove ora sorge un monumento a ricordo. Infatti un reparto della Divisione 305 era stato trasferito là per partecipare all’assalto.
Le testimonianze
Nell’archivio
tematico del blog alla voce “Storia 1940 – 1945” e alle date 27.11 e 11.12.2013
ci sono due articoli con le memorie di Giancarlo Ballerini, un ragazzo di
Marradi che si trovò in mezzo ai duri combattimenti della 305 nella valle di
Lutirano e a Vonibbio.
Ma c’è dell’altro: diversi anni orsono alcuni reduci della Divisione 305 tornarono nella nostra zona, per rivedere soprattutto la zona di Casola Valsenio, dove tanti loro camerati erano morti nel tentativo di riconquistare Monte Battaglia, il sito dove ora sorge un monumento a ricordo. Infatti un reparto della Divisione 305 era stato trasferito là per partecipare all’assalto.
Ecco come racconta l’incontro con loro
un vecchio partigiano di Casola Valsenio, nel sito www.montebattaglia.it:
“Mentre salivo incrociai il pullman che
scendeva e ad un cenno si fermò. Ne scese il capo delegazione, Otto Zissner al
quale mi presentai come custode dell'area monumentale e come partigiano della
36^Brigata Garibaldi. La prima cosa che disse Zissner fu che non erano nazisti
ma veterani della 305^ Infanterie division della Wehrmacht che avevano
combattuto a Monte Battaglia, dove il loro reggimento, il 577° aveva perso ben
250 uomini tra morti e dispersi nel tentativo di conquistare il monte sul quale
solo ora erano riusciti salire.
Superato l'imbarazzo iniziale spiegai che ora
quel monte e il monumento rappresentavano un simbolo di pace e di fratellanza
nel ricordo di tutti i caduti. L'incontro si conclude con grande cordialità, a
tal punto che in seguito nascerà una solida amicizia tra Ricciardelli e il capo
delegazione tedesca, Otto Zissner. Il quale rassicurato della mancanza di
animosità o rancori nei loro confronti, nel novembre dello stesso anno chiede
al Comune di Casola Valsenio di poter apporre a Monte Battaglia una lapide con
la scritta: "305 INF. DIV/ 577 RGT/ AI NOSTRI CAMERATI CADUTI E AGLI
AVVERSARI DI ALLORA/ IN RICORDO" (la lapide attuale ha una iscrizione
differente, tripla, ed è qui accanto). Il Comune di Casola Valsenio asseconda
la richiesta ed il sindaco Marino Fiorentini, che guida una giunta di sinistra,
chiede il consenso ufficiale all'ambasciata britannica e ai reduci della 88^
Divisione USA che aderiscono prontamente. Anche i parenti delle vittime civili
non sollevano questioni. Per quanto riguarda l'ANPI c'è l'adesione totale da
parte della sezione di Casola Valsenio come pure quella di Imola, se pur con
qualche perplessità, mentre da Ravenna fanno sapere di essere nettamente
contrari.
Volantino di propaganda degli Alleati,
in tedesco, lanciato dagli aerei
L'incontro,
che si sviluppa seguendo il filo della cordialità e dei ricordi cancella anche
la zona d'ombra entro la quale per mezzo secolo erano finiti i soldati
germanici, genericamente definiti "i tedeschi".
Ora hanno un viso,
hanno nome e cognome, hanno ricordi capaci di ricostruire la storia
"dall'altra parte", fino ad ora pressoché sconosciuta. Ricordano come
nell'autunno del 1944 molti non combattessero più per il Führer, né per il
nazionalsocialismo; lo facevano per non finire impiccati come disertori o
spinti dalla minaccia alleata oramai incombente sulla Germania e sulle loro
famiglie. Erano esausti dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza, dalla
preoccupazione per i loro cari e dalla naturale paura per loro vita. Una
sfiducia accentuata dai volantini lanciati dagli Alleati tra le file dei
tedeschi per indurli alla resa.
La torre di Monte Battaglia e il panorama della Romagna sullo sfondo.
All’ inizio del 1945 era ancora abbastanza integra e per questo in febbraio fu trasferita sul fronte Est dove venne travolta e il 2 maggio i pochi sopravvissuti si arresero ai Russi.
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se le vuoi ingrandire
Konrad Siegwart (al centro) nella panetteria Knöpfle a Blumberg.
I movimenti dei Tedeschi erano disturbati in vario modo dai partigiani.
Konrad Siegwart con il suo reparto fu schierato nella zona del monte Lavane, a contrasto degli Inglesi che salivano dal Mugello. E lì successe che …
Lo documenta un volantino lanciato nel settore
di Casola Valsenio nell'autunno del 1944 e conservato presso il Centro di
Documentazione sulla Guerra di Liberazione, che ammonisce: "Morire per
Hitler o vivere per la Patria?" ed elenca i vantaggi della prigionia a
fronte dei disagi e dei rischi che li aspettavano nelle zone di operazioni,
compresa "una modesta tomba sui monti italiani". I reduci tedeschi
ora sono uomini e non ciechi strumenti di guerra, come apparivano nel ricordo
comune, fermo all'autunno del 1944. Come svela un reduce tedesco, appena
diciottenne nel 1944, il quale, affacciandosi da un'apertura della torre che
permette la visione del paesaggio collinare, esclama: "Come é bello questo
posto senza la guerra!".
La Divisione 715
La Divisione 715 nel gennaio 1944 fu trasferita in Italia, per contrastare gli
Americani ad Anzio e a Nettuno. A causa delle forti perdite subite dovette
essere ricostituita e dopo qualche mese fu schierata sulla Linea Gotica, da Casola
Valsenio a Marradi. Sostenne i combattimenti a Monte Battaglia e a Monte Cece (Casola
Valsenio) oltre a tutti quelli nella valle del Lamone.
Come si vede nelle cartine qui accanto, il
fronte della Linea Gotica da ottobre a dicembre si spostò molto da Rimini verso
Ravenna, ma nella nostra zona gli Alleati avanzarono lentamente e arrivarono a Faenza a metà dicembre 1944.
Dunque la Infanterie 715 rimase per tutto l’autunno nella
valle del Lamone, pressata dalla 8a Divisione Indiana. Siccome era incompleta
ad essa fu aggregato il battaglione 1028, semidistrutto nel mese di luglio durante
la ritirata.
All’ inizio del 1945 era ancora abbastanza integra e per questo in febbraio fu trasferita sul fronte Est dove venne travolta e il 2 maggio i pochi sopravvissuti si arresero ai Russi.
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Il generale Hanns Bernd Christian von Rohr (1985
– 1988)
era
di una famiglia bavarese nobile e antica. Sposato con Annelies von Korn aveva
due figlie e un figlio. Dal 1° luglio 1944 fu a capo della 715, che nel marzo 1945 fu trasferita in Slesia e in Boemia
(Tábor, Písek).
Nel marzo del 1945 il
generale in capo Ferdinand Schörner lo condannò a morte perché si era rifiutato
di sparare ai soldati fuggiti davanti ai carri armati sovietici. Fu graziato,
degradato e messo in libertà vigilata. Dal 1950 a Düsseldorf fu Presidente
della Associazione Hellmut von Gerlach (un politico di estrema sinistra,
fuggito in Francia all’ avvento di Hitler).
Per il suo impegno politico nel 1950 Rohr fu contestato violentemente in Germania soprattutto perché la Società Hellmut von Gerlach accettò finanziamenti dalla DDR. Partecipò come presidente a numerosi, spesso segreti incontri con rappresentanti del governo polacco e della DDR (come Karl Wloch, Czyrek, Urbaniak). Nel 1958 per motivi di salute si dimise dalla carica e si ritirò a vita privata.
Per il suo impegno politico nel 1950 Rohr fu contestato violentemente in Germania soprattutto perché la Società Hellmut von Gerlach accettò finanziamenti dalla DDR. Partecipò come presidente a numerosi, spesso segreti incontri con rappresentanti del governo polacco e della DDR (come Karl Wloch, Czyrek, Urbaniak). Nel 1958 per motivi di salute si dimise dalla carica e si ritirò a vita privata.
Konrad Siegwart (al centro) nella panetteria Knöpfle a Blumberg.
La testimonianza
Konrad
Siegwart prima della guerra faceva il
fornaio a Blumberg, un paese del Baden Württenberg vicino alla Svizzera. Caporale
nella Divisione 715, preciso nelle sue cose, teneva un diario accurato degli
avvenimenti, pubblicato di recente dal nipote. Sapeva e vedeva tante cose,
perché forse era il portaordini del battaglione Granatieri II / 1028, aggregato
alla Div. 715.
Come si vede nella cartina qui accanto, nel settembre 1944 la 5a Armata Americana e la 8a Armata Inglese si mossero in contemporanea mettendo in crisi lo schieramento tedesco. La linea Gotica resse a stento, perché i Tedeschi avevano approntato un estremo limite di difesa che si chiamava Grun Stellung (Posizione verde).
Il racconto di Konrad Siegwart si riferisce appunto ai movimenti delle truppe tedesche per attestarsi sulla Grun Stellung.
I movimenti dei Tedeschi erano disturbati in vario modo dai partigiani.
Konrad Siegwart con il suo reparto fu schierato nella zona del monte Lavane, a contrasto degli Inglesi che salivano dal Mugello. E lì successe che …
Fonti
Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge Kassel
Infanterie
Division 305 e 715 – Lexicon der
Wehrmacht
Centro Doc. Guerra di Liberazione, Casola val Senio
Konrad
Siegwart Und die "futzener Linie".