sabato 10 novembre 2018

1847 La Guardia Civica


Viene concesso il presidio popolare armato.
Gli animi si scaldano in modo esagerato.
ricerca di Claudio Mercatali
 

 

Negli anni 1840 – 1850 l’esigenza di una Guardia Civica armata e della Costituzione era molto sentita. La Guardia Cittadina, di memoria napoleonica, rassicurava la gente più della gendarmeria, che era considerata uno strumento a servizio dei Governanti. La Guardia armata era però difficile da gestire, perché quegli anni erano pieni di fervore patriottico e poteva nascere la tentazione di usarla per qualche rivolta o per sfidare il potere dell’imperatore d’Austria in Italia. Per questo non bastava di certo qualche pattuglia di cittadini armati alla meglio, come poi fu chiaro negli anni seguenti. Nel 1847 il popolo premeva e allora il Papa e il Granduca furono costretti a concedere il presidio popolare armato, e fu festa grande in ogni comune dello Stato Pontificio e del Granducato. Che cosa successe nella Valle del Lamone?

 
Leggiamo la cronaca dello storico Antonio Metelli, di Brisighella, che partecipò a questi avvenimenti:

 

“… Il Granduca, vedendo andare sottosopra la Toscana, per gratificarsi il popolo e dar segno di animo inchinevole alle riforme, cominciò a rallentare i vincoli della stampa, la qual cosa gli fruttò tante lodi che lo allettarono a creare eziandio la Consulta di Stato… e poi essendo il Granduca entrato nello sdrucciolo del concedere, abbandonava in balìa del popolo le redini e di buona o male voglia concedeva la Guardia Cittadina, ottima istituzione per sé stessa in governo forte e ordinato, ma allora poco confacente al popolo, che per intensi desideri nazionali già si sbrigliava”.

 
 
 
 
Metelli quando parla della Toscana intende in realtà la Romagna Toscana, e in particolare Modigliana e Marradi:

“… Al primo annuncio si giubilò per tutta la Toscana. Modigliana fu la prima a rallegrarsi del fausto evento, e lo festeggiò con una solenne messa, dopo la quale vennero benedette le bandiere in presenza del popolo adunato e di quattrocento Faentini. Molti erano accorsi da Brisighella nel primo mattino e ancor più nel far della sera e raccoltisi in centocinquanta entrarono in Modigliana a bandiere spiegate, ricevuti con evviva e strepiti di mano. La giornata si chiuse con generale luminaria, con fuochi artificiali e con una danza popolare in piazza …”.

 
 
 
E a Marradi?

“I Marradesi, soliti ad imitare in tutto gli esempi di Firenze, vollero fare la cosa ancora più solenne e invitarono i popoli vicini a convenire a Marradi per istringersi mutuamente le destre e permutare le bandiere in segno di perpetua alleanza. Da Borgo S.Lorenzo, da Palazzuolo, da Modigliana e da Tredozio mossero i vari rappresentanti e vi arrivarono anche i deputati di Brisighella Pier Paolo Liverani e Annibale Metelli, in un cocchio tirato da quattro cavalli bianchi, facendosi portare da un paggio una bandiera di seta che recava da una parte il motto “Viva Pio IX” e dell’altra “Brisighella e Marradi”. I deputati marradesi erano Evaristo Piani, Giacomo Fabroni e Orlando Pescetti e tutti assieme andarono alla maggior chiesa a rendere grazia a Dio per l’insperato avvenimento.

Arriva gente dalla campagna:

 “Poco appresso vedevansi scendere dalle loro montagne le frotte de’ villani d’ogni parrocchia, e raccolte separatamente sotto le loro bandiere si schierarono in piazza. Due bandiere erano degne di essere osservate: una aveva il drappo attaccato ad una antica lancia che dicevano conquistata nella rotta di Oddo da Montone e Nicolò Piccinino nella vallata, l’altra che portava impresso il nome delle Scalelle e veniva portata dai discendenti di coloro che avevano in quel luogo tortuoso sconfitta la terribile compagnia del Conte Lando l’Alemanno, e ambedue venivano segnate a dito ammirate dal popolo”.
 

UN PO’ DI STORIA

1358 Il Conte Lando, capo di una compagnia di ventura, in transito verso la Toscana, compie ruberie e saccheggi. Viene duramente sconfitto e catturato alle Scalelle, vicino a Campigno.
1424 Un esercito dei Visconti di Milano, risale la vallata per invadere la Toscana. Firenze invia a contrastarlo Nicolò Piccinino, che però è sconfitto a Fognano e portato a Faenza prigioniero.
 
Giacomo Fabroni fa un comizio aggressivo dal balcone di casa sua, cioè dal palazzo di fronte al Comune di Marradi. Metelli è presente e dice che:

“ … Giacomo Fabroni cominciò a orare ad alta voce dicendo che l’Italia unita si eleverebbe a sublime grado fra le nazioni, e Firenze e Roma tornerebbero grandi come un tempo. Ma per scuotere il giogo servono le armi, perché solo quelle danno sicurezza agli Stati e per questo c’è la Guardia Civica. Questo esempio a tutti i popoli vicini ha voluto porgere Marradi, dove coloro che abitano la famosa valle di Amone sono convenuti come all’altare di Pontida, a stringersi le destre e a giurare di mantenersi uniti e concordi ... ché queste montagne sono pur state un tempo albergo di forti, e queste stretture, questi borri, questi torcimenti hanno veduta ammaccata e prostrata dalle mani loro una feroce e barbara genìa, che aveva messe a ruba e a taglia tutte le Italiane contrade…".

“Queste e simili cose andava discorrendo il Fabroni per spingere gli animi de’ valligiani a imitare le imprese degli avi, e terminato ch’ebbe di dire, scoppiarono dappertutto replicati applausi di viva l’Italia, finché sopravvenuta la sera si aprì il teatro ad una pubblica danza che venne protratta fino allo schiarire del dì, comparso il quale se ne partirono i deputati, e così le feste e i tripudi ebbero fine”.


Con questi umori popolari e con questo fervore spontaneo e confusionario non si poteva certo sperare di sconfiggere l’Impero Austro Ungarico e infatti la Prima Guerra di Indipendenza, che scoppiò dopo pochi mesi, fu persa rapidamente e gli Austriaci abolirono la Guardia Civica, le Carte Costituzionali e tutte le concessioni date dai Sovrani al popolo.

  

Fonti   A.Metelli Storia di Brisighella e della Val d'Amone

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