Viene concesso il presidio popolare armato.
Gli animi si scaldano in modo
esagerato.
ricerca di Claudio Mercatali
Negli anni 1840 – 1850 l’esigenza
di una Guardia Civica armata e della Costituzione era molto sentita. La Guardia
Cittadina, di memoria napoleonica, rassicurava la gente più della gendarmeria,
che era considerata uno strumento a servizio dei Governanti. La Guardia armata
era però difficile da gestire, perché quegli anni erano pieni di fervore
patriottico e poteva nascere la tentazione di usarla per qualche rivolta o per
sfidare il potere dell’imperatore d’Austria in Italia. Per questo non bastava
di certo qualche pattuglia di cittadini armati alla meglio, come poi fu chiaro
negli anni seguenti. Nel 1847 il popolo premeva e allora il Papa e il Granduca
furono costretti a concedere il presidio popolare armato, e fu festa grande in
ogni comune dello Stato Pontificio e del Granducato. Che cosa successe nella
Valle del Lamone?
Leggiamo la cronaca dello
storico Antonio Metelli, di Brisighella, che partecipò a questi avvenimenti:
“… Il Granduca, vedendo andare sottosopra la Toscana, per gratificarsi
il popolo e dar segno di animo inchinevole alle riforme, cominciò a rallentare
i vincoli della stampa, la qual cosa gli fruttò tante lodi che lo allettarono a
creare eziandio la Consulta di Stato… e poi essendo il Granduca entrato nello
sdrucciolo del concedere, abbandonava in balìa del popolo le redini e di buona
o male voglia concedeva la Guardia Cittadina, ottima istituzione per sé stessa
in governo forte e ordinato, ma allora poco confacente al popolo, che per
intensi desideri nazionali già si sbrigliava”.
Metelli quando parla della
Toscana intende in realtà la Romagna Toscana, e in particolare Modigliana e
Marradi:
“… Al primo annuncio si giubilò per tutta la Toscana. Modigliana fu la
prima a rallegrarsi del fausto evento, e lo festeggiò con una solenne messa,
dopo la quale vennero benedette le bandiere in presenza del popolo adunato e di
quattrocento Faentini. Molti erano accorsi da Brisighella nel primo mattino e
ancor più nel far della sera e raccoltisi in centocinquanta entrarono in
Modigliana a bandiere spiegate, ricevuti con evviva e strepiti di mano. La
giornata si chiuse con generale luminaria, con fuochi artificiali e con una
danza popolare in piazza …”.
E a Marradi?
“I Marradesi, soliti ad imitare in tutto gli esempi di Firenze, vollero
fare la cosa ancora più solenne e invitarono i popoli vicini a convenire a
Marradi per istringersi mutuamente le destre e permutare le bandiere in segno
di perpetua alleanza. Da Borgo S.Lorenzo, da Palazzuolo, da Modigliana e da
Tredozio mossero i vari rappresentanti e vi arrivarono anche i deputati di
Brisighella Pier Paolo Liverani e Annibale Metelli, in un cocchio tirato da
quattro cavalli bianchi, facendosi portare da un paggio una bandiera di seta
che recava da una parte il motto “Viva Pio IX” e dell’altra “Brisighella e
Marradi”. I deputati marradesi erano Evaristo Piani, Giacomo Fabroni e Orlando
Pescetti e tutti assieme andarono alla maggior chiesa a rendere grazia a Dio
per l’insperato avvenimento.
Arriva gente dalla campagna:
“Poco appresso vedevansi scendere dalle loro
montagne le frotte de’ villani d’ogni parrocchia, e raccolte separatamente
sotto le loro bandiere si schierarono in piazza. Due bandiere erano degne di
essere osservate: una aveva il drappo attaccato ad una antica lancia che
dicevano conquistata nella rotta di Oddo da Montone e Nicolò Piccinino nella
vallata, l’altra che portava impresso il nome delle Scalelle e veniva portata
dai discendenti di coloro che avevano in quel luogo tortuoso sconfitta la
terribile compagnia del Conte Lando l’Alemanno, e ambedue venivano segnate a
dito ammirate dal popolo”.
UN PO’ DI STORIA
1358 Il Conte Lando, capo di una compagnia di ventura, in
transito verso la Toscana, compie ruberie e saccheggi. Viene duramente
sconfitto e catturato alle Scalelle, vicino a Campigno.
1424 Un esercito dei Visconti di Milano, risale la vallata per
invadere la Toscana. Firenze invia a contrastarlo Nicolò Piccinino, che però è
sconfitto a Fognano e portato a Faenza prigioniero.
Giacomo Fabroni fa un comizio
aggressivo dal balcone di casa sua, cioè dal palazzo di fronte al Comune di
Marradi. Metelli è presente e dice che:
“ … Giacomo Fabroni
cominciò a orare ad alta voce dicendo che l’Italia unita si eleverebbe a
sublime grado fra le nazioni, e Firenze e Roma tornerebbero grandi come un
tempo. Ma per scuotere il giogo servono le armi, perché solo quelle danno
sicurezza agli Stati e per questo c’è la Guardia Civica. Questo esempio a tutti
i popoli vicini ha voluto porgere Marradi, dove coloro che abitano la famosa
valle di Amone sono convenuti come all’altare di Pontida, a stringersi le
destre e a giurare di mantenersi uniti e concordi ... ché queste montagne sono
pur state un tempo albergo di forti, e queste stretture, questi borri, questi
torcimenti hanno veduta ammaccata e prostrata dalle mani loro una feroce e
barbara genìa, che aveva messe a ruba e a taglia tutte le Italiane contrade…".
“Queste e simili
cose andava discorrendo il Fabroni per spingere gli animi de’ valligiani a
imitare le imprese degli avi, e terminato ch’ebbe di dire, scoppiarono
dappertutto replicati applausi di viva l’Italia, finché sopravvenuta la sera si
aprì il teatro ad una pubblica danza che venne protratta fino allo schiarire
del dì, comparso il quale se ne partirono i deputati, e così le feste e i
tripudi ebbero fine”.
Con questi umori popolari e con questo fervore spontaneo
e confusionario non si poteva certo sperare di sconfiggere l’Impero Austro Ungarico
e infatti la Prima Guerra di Indipendenza, che scoppiò dopo pochi mesi, fu
persa rapidamente e gli Austriaci abolirono la Guardia Civica, le Carte
Costituzionali e tutte le concessioni date dai Sovrani al popolo.
Fonti A.Metelli Storia di Brisighella e della Val
d'Amone