La rotta di Zagonara
e di Fognano
ricerca di Claudio Mercatali
Negli anni 1422 – 24 Firenze cercò di conquistare la Romagna fino a Ravenna.
I Medici non erano ancora al potere e il governo era ancora repubblicano. Questi furono anni di grande forza espansiva di Firenze, che mirava ad uno sbocco verso l’Adriatico e anche gli anni del massimo splendore dei Visconti, duchi di Milano, che avevano le stesse mire. I due contendenti si affrontarono a viso aperto nella pianura vicino a Lugo in una battaglia dura, diretta, dalla quale doveva uscire un vincitore indiscusso, per stabilire una supremazia che chiudesse la contesa.
I Medici non erano ancora al potere e il governo era ancora repubblicano. Questi furono anni di grande forza espansiva di Firenze, che mirava ad uno sbocco verso l’Adriatico e anche gli anni del massimo splendore dei Visconti, duchi di Milano, che avevano le stesse mire. I due contendenti si affrontarono a viso aperto nella pianura vicino a Lugo in una battaglia dura, diretta, dalla quale doveva uscire un vincitore indiscusso, per stabilire una supremazia che chiudesse la contesa.
Il posto preciso è Zagonara,
una piccola frazione di Lugo (Ravenna) in cui il 28 luglio 1424 avvenne lo scontro fra
le truppe di Firenze e le milizie
milanesi di Filippo Maria Visconti. La battaglia
culminò quando Carlo I Malatesta, signore di Rimini, al
servizio dei Fiorentini, intervenne a sostegno di Alberico II da Barbiano assediato nel
castello di Zagonara da una compagnia di mercenari milanesi forte di 4.000
cavalieri e 4.000 fanti. Carlo Malatesta, con 8.000 cavalieri attaccò, ma fu sconfitto
e catturato, con circa 3.000 uomini d'arme e 2.000 fanti, e il castello venne
distrutto.
L’esercito fiorentino sbandò e
volse in fuga verso l’appennino. Quando la notizia arrivò a Firenze si diffuse
il panico, perché si temeva che i Visconti potessero invadere il Mugello. Per
questo i Fiorentini armarono un altro esercito che arrivò a Marradi nel gennaio 1425. C'era
anche Ludovico Manfredi, l'aggressivo feudatario signore del Castellone, con
una compagnia di circa 50 marradesi. Firenze voleva impedire l'accesso nella valle
alle rapaci truppe dei Visconti.
I Fiorentini avevano fatto le
cose in grande e l'armata era sotto il comando di Niccolò Piccinino, uno dei
migliori condottieri sulla piazza.
La battaglia vera e propria non ci fu, perché
a Fognano Piccinino cadde in un' imboscata, e dopo un violento combattimento
fu fatto prigioniero e portato a Faenza legato e diritto su un carro, perché
tutti vedessero com’era ridotto.
Però le truppe disattesero gli ordini e i popolani occuparono il ponte e lo demolirono, isolando i Fiorentini che erano già passati da tutti gli altri. Così Piccinino fu catturato dopo una furibonda mischia. Ecco qui accanto il racconto di Cavalcanti:
Come andarono le cose a Fognano il primo di febbraio 1425? Come mai un capitano esperto come il Piccinino cadde in una trappola in un posto facile da attraversare, alle soglie della pianura?
Giovanni Cavalcanti, uno storico toscano vivente all' epoca dei fatti dice che l'esercito fiorentino entrò nel paese e il Piccinino si raccomandò di fare attenzione e di non abbandonarsi al saccheggio, perché la popolazione era ostile. Fissò un presidio al ponte, che era ed è anche oggi un punto obbligato e proseguì.
Però le truppe disattesero gli ordini e i popolani occuparono il ponte e lo demolirono, isolando i Fiorentini che erano già passati da tutti gli altri. Così Piccinino fu catturato dopo una furibonda mischia. Ecco qui accanto il racconto di Cavalcanti:
Il Ludovico di cui dice Cavalcanti è Ludovico Manfredi, conte di Marradi, che seguiva Piccinino con 50 lance (= cavalieri).
La battaglia di Fognano è descritta
anche dallo storico faentino
del Seicento Giulio Cesare Tonducci come si può leggere qui sotto.
La battaglia di Fognano è descritta
anche dallo storico faentino
del Seicento Giulio Cesare Tonducci come si può leggere qui sotto.
L'armata fiorentina andò di nuovo
allo sbando risalendo la nostra vallata e Firenze chiese l'armistizio. I
Visconti furono quasi costretti a concederlo perché Venezia, profittando della situazione, minacciava il Ducato di Milano per avere Brescia. Qui in zona i Faentini, convinti da
Piccinino, passarono dalla parte di Firenze e così cambiarono le forze in
gioco. Per questo contò molto anche il fatto che la vittoria dei Milanesi era
stata schiacciante e a Faenza si era diffuso il timore di essere assoggettati
dai Visconti. Nel Quattrocento questi "giri di valzer" nelle alleanze
erano frequenti.
Oriolo dei fichi
Guidantonio Manfredi signore di
Faenza aveva ricevuto dai Fiorentini la promessa di avere il castellare di
Oriolo dei fichi, un ricco colle al confine con Forlì.
Fu un mezzo imbroglio,
perché il sito era del papa e le cose poi si complicarono abbastanza. Però
questa è un'altra storia e ne parleremo fra un po'. La rotta di Zagonara e la
successiva rivincita mancata a Fognano sono due episodi storici rilevanti, descritti in tanti libri antichi. Le conseguenze furono importanti per la nostra zona perché fu chiaro che Firenze non
aveva la forza per conquistare la Romagna e così la sua
espansione si arrestò e non riprese mai più.
Guido Antonio Manfredi, detto
Guidaccio, riuscì ad ottenere il castello
che i Fiorentini gli avevano
promesso?
Da questo documento dell'Archivio delle
Riformagioni di Firenze apprendiamo
che il 7 marzo 1431 poco dopo la morte del papa, Guidantonio pensò che fosse
giunto il momento di agire e scrisse ai governanti di Firenze,
che la tiravano per le lunghe ...
"Nobili ed egregi uomini ... la grandissima confidenza e la
speranza indubitata che sempre ho avuto e ho in voi mi muove a notificarvi questo
messaggio.
Voi sapete la singolare e filiale devozione che in passato ho avuto in
quella magnifica ed eccelsa corte (Firenze) e quanto sempre per quella ho
operato e fatto per la sua esaltazione e grandezza, mettendo per conservazione
di essa non solo l'avere ma la propria persona e sottomettendomi a grandissimi
pericoli. E inoltre vi è noto come mi fosse promesso, a chiare lettere, finita
la guerra, di assegnarmi il castello di Oriolo, e seguita la pace non è
successo.
Sia tramite il magnifico Signore e padre mio Conte di Urbino sia eziandio (anche) tramite i miei ambasciatori e cancellieri ho fatto domandare a quella Vostra Signoria e da loro sempre mi fu data risposta di ben fare senza alcun effetto, per la ragione che sua Santità non era contenta e nonostante che non ci fosse bisogno che quella parte fosse d'accordo con me, sono stato paziente com'era nella volontà delle Signorie loro.
Ora che il papa è morto e non c'è più ostacolo né scusa, di nuovo ho fatto domandare alla Vostra Signoria di avere il detto castello di Oriolo e la risposta loro è stata che essi erano impediti e che senza nessun dubbio l'intenzione era di darmi quello come promesso e che le cose erano andate per le lunghe non per volere ma per darmelo con l'assenso del papa e della chiesa, e perché il papa è morto ma non sono morti i cardinali che fanno tutto, e così non era morta la chiesa. Volevano attendere e vedere chi fosse papa perché avevano piacere che fosse d'accordo e allora con licenza di chi sarà mi darebbero questo castello. Della qual risposta mi meraviglio molto che, trattenendo così il mio avere, vogliano darmi a intendere di volermi più bene di quanto me ne voglia io stesso.
La qual cosa ho deliberato di notificarvi pregandovi sopra di ciò e che facciate dove bisogna quello che vi pare e comprendiate che sia un onere e un debito di quella corte (Firenze) e anche se non mi è stato detto ho inteso che è stato creato nuovo pastore (papa) il vescovo di Siena (Eugenio IV) nel quale posso comprendere che lor signori hanno o avranno grande confidenza, per la qual cosa ora mi pare il caso di dover di nuovo supplicare per la detta materia e anche considerata la risposta che ho avuto dalla Signoria loro, sperando di avere un buon effetto ... ".
da Faenza, die VII marzo 1431
Da buon romagnolo Guidantonio era
stato duro e diretto nel dire, ma Oriolo dei fichi gli venne dato solo in via
provvisoria. Il castello passerà sotto Faenza solo nel 1478 dopo che il suo
successore avrà pagato 2.500 fiorini all' arcivescovo di Ravenna.
Fonti: Archivio mediceo avanti Principato filza 11 doc.7.
G.C. Tonduzzi, Historie della città di Faenza, parte III.
G.Cavalcanti, Historie Fiorentine.
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