sabato 16 marzo 2019

1911 Il Primario dr. Augusto Pellegrini

La descrizione delle sue operazioni
all' Ospedale S.Francesco
di Marradi
ricerca di Claudio Mercatali
 

1917 Truppe schierate nel Foro Boario
(oggi Parco dei Caduti), di fianco all'Ospedale,
che si vede sullo sfondo.

 
 

Nel 1907 l'arrivo del primario dottor Augusto Pellegrini segnò l' inizio di un periodo d' oro per l'Ospedale San Francesco di Marradi.
Questo medico energico e sferzante riorganizzò tutto il nosocomio, lo rese moderno e molto attivo. Questa che segue è la sua relazione per l'attività chirurgica svolta nel 1911 e 1912 che fu a dir poco frenetica: 619 operazioni di ogni tipo, dal capo agli arti inferiori, condotte da lui e dai suoi assistenti. Lasciamo che sia lo stesso dottore a raccontarci come andarono le cose, e leggiamo un estratto della sua relazione ...

 
 
Note di tecnica chirurgica

 

L'organizzazione del servizio chirurgico è rimasta tal quale l'ho descritta nella relazione precedente, (il resoconto clinico statistico di chirurgia operativa, Faenza 1911). I resultati sono stati costantemente buoni e perciò non ho avuta ragione di introdurre notevoli modificazioni. I locali non permettono che un isolamento relativo dalle infezioni settiche ed operati asettici si trovano non di rado vicini ad ammalati purulenti; pur tuttavia non si è verificato nessun caso di infezione post operatoria, il decorso è stato sempre regolare e la guarigione avvenuta per prima intenzione. Ciò sta a dimostrare la bontà dell'organizzazione del servizio.
 

 
 

Il quadro riassuntivo
delle operazioni eseguite

 
 

Nella preparazione del materiale di medicazione e di sutura non ho introdotte modificazioni apprezzabili: solo la seta dopo la preparazione ordinaria, descritta nella precedente relazione, viene sterilizzata nell'autoclave e dopo conservata il alcool in vasi piombati.
Gli strumenti dopo essere stati bolliti per mezz'ora - un'ora in una soluzione di carbonato di soda all' uno per cento, vengono, durante l'operazione, distesi sopra un tavolo coperti da un telo sterilizzato e adoprati asciutti.


 
 
Nella preparazione dell'operatore e degli assistenti ho cercato di portare qualche modificazione collo scopo di rendere la preparazione più rapida, più semplice e più sicura. Così per la disinfezione delle mani invece di usare il metodo Fürbringer, che è troppo lungo, mi disinfetto le mani e gli avambracci mediante sfregamento accurato per 7 - 8 minuti con una compressa di garza sterilizzata imbevuta di alcool a 90°; complessivamente la disinfezione dura 10 minuti: tale durata può venire alquanto abbreviata in operazioni di urgenza assoluta.

Con questo metodo, che offre il vantaggio della semplicità e della rapidità, ho ottenuto costantemente buoni resultati e le guarigioni sono sempre avvenute per prima intenzione. Tuttavia per maggiore sicurezza soglio usare il guanti di Chaput, tanto più che, dopo una certa pratica, sono riescito a operare con i guanti tanto spedito come senza guanti. Per il passato riserbavo l'uso dei guanti per le operazioni, medicature ed esplorazioni in campo settico; da qualche tempo li uso costantemente anche per le operazioni asettiche, avendo cura di non usare in queste ultime guanti già usati per operazioni settiche.

Per ragioni di economia nella disinfezione delle mani faccio uso di alcool denaturato. Da qualche tempo ho pensato di trattare l'alcool denaturato con vapori di cloro, con lo scopo di attenuarne l'odore penetrante e disgustoso, sia di aumentarne l'azione disinfettante  ...
  
Il frontespizio e l'inizio della relazione di Pellegrini

 





Nella preparazione dell'operando nessun modificazione ho sentito il dovere di introdurre. Seguito a valermi con vantaggio del metodo Grossich, per la disinfezione del campo operatorio. Ho cura di non abusare nell'uso della tintura di iodio per non produrre irritazioni della pelle. Appena il malato viene portato in sala operatoria, faccio polverizzare estesamente il campo operatorio con alcool contenente solo un quarto di tintura di iodio; solo poco prima di cominciare l'atto operativo sfrego una sola volta con una spugna sterile imbevuta di tintura di iodio e montata sopra una pinza di Pean.

 
 
 
Anestesia Nel praticare l'anestesia ricorro, a seconda dei casi, ora all' anestesia per inalazione, ora all'anestesia spinale, ora a quella locale. Per produrre l'anestesia locale uso la novocaina recentemente preparata secondo la formula di Braun e ne inietto di solito 5 centimetri cubi al 5%

... Fino a tre anni fa nell'anestesia per inalazione davo la preferenza la cloroformio e ricorrevo all'etere solo nelle narcosi dei bambini, dei vecchi e delle narcosi di durata eccessivamente lunga; dopo cominciai a praticare l'eteronarcosi come metodo ordinario e di scelta.

I risultato sono sempre stati ottimi e non mi sentirei affatto disposto a tornare al cloroformio. Adopro la maschera di Schimmelbusch e somministro l'etere a gocce versandolo con un comune contagocce, evitando così di far inalare la paziente vapori di etere molto concentrati, come suole avvenire usando maschere di tipo Juilliard, che è la più comunemente usata per la somministrazione dell'etere.

Prima di cominciare la narcosi faccio praticare un'antisepsi più efficace che sia possibile della bocca e della faringe e sono solito di far somministrare un'iniezione di 1cg di morfina alquanto prima di cominciare l'eterizzazione.

 
 
 
... Per l'anestesia locale uso una soluzione di novocaina al mezzo per cento. Di solito ricorro all'anestesia locale nelle ernie strozzate e per praticare stome di individui in condizioni generali cattive, ed in operazioni di minore importanza.

 
 
 


Durante l'atto operatorio sono solito calzare i guanti di Chaput, uso medicatura seta e strumenti asciutti: la testa dell'operatore e degli assistenti viene coperta con un berretto sterilizzato di seta , provvisto di una specie di visiera, che ricopre il volto lasciando scoperti solo gli occhi. e le suture dò la preferenza alla seta.


 
 
 
 
Il decorso post operatorio viene rigorosamente sorvegliato. E' mia abitudine tenere gli operati ben caldi nei primi giorni dopo l'operazione. Tutti i malati vestono calze e camiciole di lana durante l'atto operatorio e dopo l'operazione i malati vengono tenuti caldi con bottiglie di acqua calda. In quinta giornata si tolgono le agraffes e in nona giornata di solito gli operati si alzano. Con tale organizzazione, con tale tecnica operatoria e con una sorveglianza diretta, continua e rigorosa, i resultati sono stati costantemente buoni.
 
Quattro operazioni d'esempio

Quattro operazioni eseguite da Augusto Pellegrini a Marradi, accompagnate dalla descrizione originale delle medesime,
fatta dal dottore.
 
 

 










 
 
 
 
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se le vuoi ingrandire

 

Fonte  Archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi. Si ringrazia l'archivista Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.
 
 


 

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