martedì 6 ottobre 2020

L' Ospedale di Marradi negli anni dell'Unità d'Italia

L'amministrazione nel triennio
1859 - 1863
ricerca di Claudio Mercatali



A metà Ottocento gli ospedali di Marradi, Modigliana e Brisighella erano amministrati in modo diverso da oggi. La gestione coinvolgeva i negozi e gli artigiani dei paesi e c’erano pochi fornitori esterni. 



A Marradi l' Economo comprava le vettovaglie dalle botteghe: Pellegrino Bombardini nel 1861 fornì pane vino e sale e suo cugino Rinaldo 43 kg di carne. 




L'ospedale non aveva la lavanderia e i panni sporchi venivano dati alle lavandaie del paese, che li facevano bollire nelle tinozze assieme alla soda (imbiancatura) e poi li lavavano, quasi sempre nel fiume. La "bucataja" Angiola Benini lavorò parecchio nel 1860: 150 lenzuoli, 61 camicie, 84 asciugamani (sic) e chiese 6,93 ducati romani (moneta pontificia). Era ormai l'anno dell' Unità e il Camarlingo saldò il conto con la nuova moneta, 36 lire Italiane e 36 centesimi. La bucataja forse rimase un po' perplessa ma accettò, firmando la quietanza con una croce perché era analfabeta.







Le medicine furono comprate alle farmacie Ghezzi e Baldesi. La prima fu poi rilevata da Giovan Battista Ciottoli ed era dov'è oggi, invece la Farmacia Baldesi chiuse nel 1922 per la morte del farmacista Ubaldo, che non aveva eredi in grado di portare avanti il mestiere. Era in piazza Scalelle, come si vede nella foto qui accanto.






Che cosa vendette la farmacia Ghezzi? 










Nel ricettario che presentò al Camarlingo c'è una lunga lista di decotti e poi olio di fegato di merluzzo e di ricino.



C'è anche il conto per 130 mignatte (sanguisughe) che servivano per riassorbire gli edemi e il lividi. Non c'è traccia di nessun farmaco così come lo intendiamo noi oggi.

L'Ospedale dava il servizio di ricovero a domicilio, per chi non era infermo e poteva essere assistito a casa.  Il medico condotto visitava il malato e gli prescriveva le medicine. I poveri le avevano gratis se il Gonfaloniere (fino al 1960) e poi il Sindaco, gli rilasciavano un attestato di miserabilità come questo qui accanto.




Il farmacista registrava la vendita gratuita e rimetteva il conto al Camarlingo della Comunità, cioè all' Ufficio di ragioneria del Comune.

Matteo Fabbri, il barbiere, rimise un conto di 10 lire, "barbe e tosature" fatte nel 1860 ma il Camarlingo tirò sul prezzo e lo saldò con 8 lire e 14 centesimi.

La spesa più grossa fu per il tetto, perché si ruppero due travi portanti e una squadra di persone dovette provvedere alla loro sostituzione. L'ospedale era stato costruito solo da una cinquantina di anni, ma evidentemente il tetto era stato fatto male.


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