La propaganda del PCI
contro la legge maggioritaria
del 1953
Dalle diapositive della Biblioteca
Nel 1953 il
governo cercò di introdurre una nuova legge elettorale, la prima di una lunga
serie che abbiamo visto applicare senza grandi risultati anche in questi ultimi anni. La nuova legge elettorale prevedeva di introdurre anche in Italia un
sistema elettorale maggioritario, di per sé democratico e in vigore in tanti
paesi europei, ma inviso alla Sinistra che preferiva e preferisce anche oggi un
sistema proporzionale, altrettanto democratico. Il partito PCI
iniziò una accanita campagna contro questa legge e preparò una serie di
“slides” per illustrare, di paese in paese, le sue posizioni. Un propagandista
del PCI venne a Marradi a proiettarle e forse dimenticò il rullino qui da noi,
che è stato ritrovato e ora è alla Biblioteca Comunale di Marradi, assieme a
molti altri, di cui abbiamo detto nei precedenti post della rubrica Archivio
del PCI. Prima di guardare le gustose diapositive facciamo un riassunto di
come andarono le cose allora.
La legge
elettorale del 1953, detta legge truffa dagli oppositori,
modificò la legge proporzionale pura vigente dal 1946 con un premio di
maggioranza che assegnava il 65% dei seggi della Camera al gruppo di
liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi. La legge,
promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) era in vigore alle elezioni del
3 giugno 1953 ma nessuno raggiunse i voti necessari a far scattare il
premio. Fu abrogata con la legge n. 615 del 31 luglio 1954.
Storia
Voluta dal
governo di Alcide De Gasperi, fu approvata dal Parlamento solo con i soli della maggioranza, dopo forti dissensi delle opposizioni. Alla Camera la
maratona oratoria dell’ ostruzionismo delle opposizioni finì il 21 gennaio
1953 con un voto di fiducia. Al Senato l'iter fu più celere: l'8
marzo 1953 De Gasperi pose la questione di fiducia ed il 23 marzo il
presidente Paratore si dimise. Il nuovo Presidente del Senato, Meuccio Ruini riuscì a far approvare l'articolo unico della legge e ne scaturì un
tumulto in aula. Il PCI contestò la regolarità della seduta ma il giorno
dopo il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi sciolse le Camere.
Le reazioni
alla legge
Per ottenere il premio di
maggioranza la Democrazia Cristiana, il Partito Social Democratico, il Partito
Liberale, il Partito Repubblicano, la Südtiroler Volkspartei il Partito Sardo
d'Azione formarono un apparentamento. Ferruccio Parri, repubblicano, Piero
Calamandrei e Tristano Codignola, del Partito Socialdemocratico, fondarono
Unità Popolare, un movimento che avversava la nuova legge. Da una scissione nel
partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale. Le forze
apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa 54.000 voti il meccanismo
previsto dalla legge non scattò. Unità Popolare e Alleanza Democratica
Nazionale raggiunsero l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale
proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 la DC perse l'8,4%; i
repubblicani arretrarono dello 0,86%i il Partito Sardo d'Azione dimezzò il suo
consenso, anche liberali e socialdemocratici arretrarono. Il Partito Comunista
Italiano e il Partito Socialista Italiano ottennero 35 seggi in più; il
Partito Nazionale Monarchico passò da 14 a 40 deputati e il Movimento
Sociale Italiano da 6 a 29 deputati.
Le opinioni
Secondo gli
oppositori le leggi che prevedono un premio di maggioranza distorcono il
responso delle urne. I fautori invece sottolineano la possibilità di assicurare
al Paese dei governi stabili. In Italia molti considerano corretta la
rappresentatività politica se il sistema elettorale è proporzionale, con pochi
correttivi, però molti altri preferiscono un maggioritario più o meno schietto.
Chi ha ragione?
Fonte: Rullino di pellicola di celluloide (anni Cinquanta) con immagini proiettate a Marradi dai propagandisti del PCI durante la campagna elettorale del 1953. Ritrovato per caso, è conservato alla Biblioteca Comunale.
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