Il vento è causato da una massa d’aria in movimento da una zona ad alta pressione ad una a bassa e cessa quando il dislivello barometrico si annulla. Ogni regione ha un proprio regime di venti, che dipende dalla posizione geografica ed è riassunto nella sua Rosa dei Venti.
Questa qui accanto è la nostra, o meglio lo sarebbe per intero se Marradi fosse in mezzo ad una pianura e i venti potessero arrivare liberamente da ogni punto cardinale. Invece alla quota del nostro paese i fianchi dei monti sono abbastanza alti da impedire il libero spirare. Dunque noi cogliamo il vento che risale la valle senza distinguere bene se sia Tramontana, con qualche apporto di Bora o Maestrale e per noi è e vênt ed ciòtta (il vento di sotto) oppure sentiamo e vênt ed ciùra (il vento di sopra) che viene dal Mugello, senza distinguere bene se sia l’ultimo soffio del Libeccio o dello Scirocco. Com’è logico data la loro provenienza, i due moti d’aria producono dei fenomeni climatici opposti, molto caratteristici.
La CorìnaIl vento del malumore
In autunno e in inverno qui da noi arriva l’ultimo soffio dei venti del sud, che oltrepassano di poco il crinale dell’appennino e poi si esauriscono. La valle del Lamone è orientata da sud ovest a nord est ed è esposta soprattutto al Libeccio, che parte secco dalla Libia, attraversa il Tirreno, si carica di umidità e spira fino alla Toscana e poco oltre.
Qui da noi il suo nome è Corìna. Porta una pioggerella uggiosa, mette di malumore i meteopatici, se spira forte spaventa gli animali, spinge le nubi velocemente verso la pianura romagnola, dove di solito non arrivano perché si fermano nella media collina contrastate dai freddi venti del nord, che lasciano il cielo sereno e l’aria secca.
Il classico confine della Corìna nella valle del Lamone è circa al monte delle Pendici, cioè fra San Cassiano e Sant’ Eufemia. Proprio per questo lì c'è il podere Cielserato e la parrocchia di Purocielo.
La Corìna non è un vento locale ma è l’ultimo soffio di un vento africano e dura due o tre giorni. Spesso arrivano delle nubi con una gran quantità di polveri sahariane e se piove una patina rossiccia imbratta le automobili.
A sinistra c'è un articolo del settimanale faentino Il Piccolo, del 24 marzo 1909, che parla di questa pioggia rossastra che qualche volta cade sulla Romagna e un tempo provocava sorpresa.
A sinistra c'è un articolo del settimanale faentino Il Piccolo, del 24 marzo 1909, che parla di questa pioggia rossastra che qualche volta cade sulla Romagna e un tempo provocava sorpresa.
La Corìna alza la temperatura fino a 12 o 13 °C e se c'è neve provoca il repentino scioglimento del manto. Mezzo metro di neve sparisce in due giorni, nei versanti a solame e a bacino, perché il vento si insinua dovunque, notte e giorno. L’effetto è una piena violenta nel Lamone, che diventa da record se piove.
La Tramontana e la Galavèrna
La brina, il gelo e il vento
Nella nostra zona si forma in diverse situazioni meteo, per esempio se l'aria gelida vicino al suolo è sovrastata da aria umida e piove. La goccia che cade dalla nuvola arriva a terra e congela sulle piante formando un manicotto di ghiaccio. Se immaginiamo i fattori meteo come dei personaggi, come ha fatto il pittore Sealing Gallagher qui accanto la spiegazione non è scientifica, però è più bella. Mentre la solita brina ricopre ogni cosa con un velo, il soffio del vento freddo fa avanzare in punta di piedi il gelo e il ghiaccio si inspessisce. Comunque sia il fenomeno dura poco e i delicati cristalli fondono rapidamente ai raggi del sole. La parola galavèrna viene dal greco galax = bianco e verno, perciò significa “bianco inverno”.
La brina, il gelo e il vento
Passiamo alla situazione climatica opposta. A volte l’aria gelida arrivo da nord provoca la formazione di un ghiaccio che sembra vetro satinato, noto come svidrie o galaverna e la temperatura al suolo arriva a -10 o - 15°C. Ha un fascino particolare e trasforma un bosco in una foresta incantata. Gli alberi sembrano di cristallo e i prati diventano bianchi, ma non è neve, è ghiaccio puro.
Nella nostra zona si forma in diverse situazioni meteo, per esempio se l'aria gelida vicino al suolo è sovrastata da aria umida e piove. La goccia che cade dalla nuvola arriva a terra e congela sulle piante formando un manicotto di ghiaccio. Se immaginiamo i fattori meteo come dei personaggi, come ha fatto il pittore Sealing Gallagher qui accanto la spiegazione non è scientifica, però è più bella. Mentre la solita brina ricopre ogni cosa con un velo, il soffio del vento freddo fa avanzare in punta di piedi il gelo e il ghiaccio si inspessisce. Comunque sia il fenomeno dura poco e i delicati cristalli fondono rapidamente ai raggi del sole. La parola galavèrna viene dal greco galax = bianco e verno, perciò significa “bianco inverno”.
Se le previsioni meteo danno in arrivo un fronte d’aria gelida e una possibile galaverna la formazione del ghiaccio viene sfruttata dagli agricoltori per proteggere i frutteti che hanno iniziato a fiorire. Come si fa? Si tratta di attivare gli impianti di irrigazione a pioggia per far ghiacciare di continuo per una notte intera i rami con le gemme. L’acqua mentre ghiaccia è fissa a zero gradi, una temperatura più alta di quella dell’aria in arrivo e quindi le gemme sul ramo gelato per diverse ore sono protette da un congelamento successivo più forte. Però se le condizioni meteo non cambieranno i tre fattori del quadro di Gallagher avranno il sopravvento e le gemme soffriranno.
Questo metodo di protezione dei frutteti si usa anche da noi. Questi qui accanto sono i frutteti della fattoria di Zerbaròla (= acerbina) di Lutirano (Marradi). Le piante a sinistra sono dei kiwi, ghiacciati apposta. Le piante a destra sono dei peschi in fiore che in questo caso non avevano bisogno dello stesso trattamento. La fotografia è stata scattata il 21 marzo 2021, primo giorno di primavera.
Anche al podere di Casa Badia (Lutirano) hanno azionato l'irrigazione a pioggia sui kiwi ma non sui meli a sinistra, che sono in piena fioritura.
Invece alla villa di Cignano c'erano altre necessità.
Grazie per avermi chiarito come si diffonde il vento nelle nostre montagne, io da abitante della pianura, mi chiedevo perchè a Marradi si parlava sempre solo di due venti! Inoltre la foto scattata il 21 marzo dove si vede la differenza di trattamento tra peschi e kiwi la vedrei perfetta per una lezione con ragazzi che vanno ad agraria a Persolino ...i metodi per proteggere le colture dai danni del gelo. Grandi!
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