ricerca di Claudio Mercatali
Umberto I
All’improvviso l’anarchico Giovanni Passannante lo aggredì con un coltello gridando: «Viva Orsini, viva la repubblica universale». Lo colpì di striscio a un braccio e un ufficiale dei Corazzieri della scorta ferì l’attentatore con la sciabola.
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Il secondo attentato
Che cosa deve fare un padre se si accorge che il figlio sta per accoltellare qualcuno? Questo era il dilemma del sig. Acciarito, che nell' aprile del 1897 si accorse che suo figlio preparava un attentato contro il Re Umberto I di Savoia. Alla fine decise di andare alla polizia e le cronache dell'epoca raccontano che:
"... Consapevole delle idee del figlio, e del fatto che il 22 aprile Umberto I avrebbe presenziato alle corse ippiche sull' Appia, organizzate in occasione del ventinovesimo anniversario del suo matrimonio con la regina Margherita, il padre si recò presso la Polizia e avvisò di stare pronti a fronteggiare un attentato al re in quella occasione.
Ciò nonostante Pietro Acciarito era in mezzo alla folla che salutava l'arrivo del sovrano all'ippodromo, e riuscì ad avvicinarsi armato di coltello alla carrozza reale. Il Re, notata l'arma, schivò il colpo e rimase quasi illeso. Acciarito si allontanò con calma e nella confusione seguita al suo gesto, fu fermato solo dopo circa 50 metri. Umberto, non volendo apparire scosso dall'evento, assistette alle corse come da programma".
Il fatto destò viva impressione nell' opinione pubblica e fu riportato con risalto anche nella stampa locale. Ecco qui accanto le reazioni dei marradesi all'episodio.
In ogni paese ci fu sdegno per il fatto e iniziative di solidarietà per la Casa Reale: convocazioni straordinarie dei Consigli Comunali, messe di ringraziamento per lo scampato pericolo, telegrammi agli Aiutanti di campo del Re.
Il terzo attentato
Il 29 luglio 1900 Umberto I era a Monza per un concorso ginnico e attraversava la folla festante. Di solito portava una maglia di ferro protettiva sotto la camicia, ma quel giorno era caldo e non la indossò. Il sovrano si intrattenne per circa un'ora, era di ottimo umore. Mentre la folla applaudiva e la banda intonava la Marcia Reale l'attentatore, Gaetano Bresci, sparò tre colpi di pistola.
I carabinieri si scagliarono su Bresci, che non oppose resistenza e lo arrestarono, sottraendolo al linciaggio della folla. La carrozza giunse alla reggia di Monza, ma il re era morto. Fu sepolto nel Pantheon accanto al padre e il 13 agosto diventò giorno di lutto nazionale.
Bresci fu processato il 29 agosto e condannato all'ergastolo. Il nuovo re Vittorio Emanuele III, gli concesse la grazia (per il regicidio c'era la pena di morte). Bresci morì il 22 maggio 1901 in condizioni dubbie: fu trovato impiccato nella sua cella.
L'impressione fu enorme in tutta Italia e Vittorio Emanuele III diede la notizia ufficiale della morte di suo padre e della sua ascesa al trono con questo manifesto, da affiggere in tutti i comuni. Questa è la copia conservata nell'Archivio storico di Marradi.
... Italiani! Il secondo re d'Italia è morto ...
L'Amministrazione di Marradi fece stampare la carta intestata listata a lutto e nell'archivio storico del Comune gli atti di questi mesi sono tutti bordati di nero.
Il quell'anno erano state completate le nuove scuole elementari del capoluogo, intitolate a Giovanni Pascoli ma note anche come "scuole umbertine" perché il re aveva concesso un finanziamento per costruirle. La via di fronte all' edificio venne chiamata via Umberto I e solo di recente ha cambiato nome in Via Castelnaudary, il paese della Francia gemellato con Marradi.
Il sindaco di Marradi mandò le sue condoglianze al Prefetto, che rispose con questa lettera ..
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