venerdì 11 febbraio 2022

L'orlo di Valladoccia

Un trekking 
nella valle Acerreta
resoconto di Claudio Mercatali


Il crinale di Valladoccia visto da Badia della valle. Il cocuzzolo è il Monte del tesoro.


Quando si percorre la strada comunale da Lutirano a Badia della valle viene d'istinto l'idea che il crinale sulla sinistra sia lo spartiacque fra l'Acerreta e il Tramazzo. Però non è così perché prima del confine fra Marradi e Tredozio c'è il Fosso di Valladoccia che in alto si chiama Rio del Villio. Comincia dal Monte di Bufalo e dopo qualche chilometro riversa le sue acque nell'Acerreta, a Lutirano.




Il trekking di oggi prevede di percorrere tutto l'orlo di Valladoccia, salendo da Lutirano (340 slm) lungo il sentiero CAI 587 fino al Monte di Bufalo (864 slm) e di tornare dal crinale opposto, che porta al Passo della Collina. E' un percorso a U di una decina di chilometri, duro nella prima metà, dove c'è un dislivello di circa 500m e più agevole dopo. Chi ha poco allenamento potrebbe fare il cammino inverso e partire dal podere Il Campaccio, che si raggiunge in auto dal Valico della Collina, però rimane sempre un percorso accidentato e impegnativo.


Il Monte del Tesoro visto da una prospettiva opposta a quella della foto all'inizio.

Il sito è remoto e se ci fosse una classifica per i posti selvaggi sarebbe di certo ai primi posti. Si incontrano solo il ruderi di Cà del monti, quasi a metà del cammino, l'unico podere. Perché fare tanta fatica? Il fatto è che si vedono dei panorami esagerati, sull' Acerreta e sul Tramazzo. Per la doppia visuale e la favorevole difesa questi crinali furono un caposaldo della Linea Gotica e vennero conquistati dagli Inglesi dopo duri combattimenti alla fine di ottobre 1944 cioè quasi un mese dopo la liberazione di Marradi.



Ora lasciamo queste memorie drammatiche e tristi  e saliamo dall' Area Verde di Lutirano verso Il Violino, un bel podere dal nome ingannevole, che viene dalla traduzione errata del romagnolo Viotlĕn, viottolino, stradina. Il nostro scopo è raggiungere il crinale e al Violino dobbiamo abbandonare la strada campestre che ci porterebbe a Valladoccia lungo il fosso. Il sentiero è facile da individuare, anche se la segnaletica CAI qui è poco evidente. Dopo qualche centinaio di metri si arriva ai campi di Coltriciano, ma non si deve andare alla casa. Conviene tenersi sulla sinistra per chi sale e imboccare una mulattiera che si inerpica senza mezze misure.


Il coltro era un tipo di aratro per i terreni duri e sassosi, che incideva poco il suolo per non rimuovere altro pietrame e dunque il nome del podere deriva da questo attrezzo. Il crinale permette subito una ampia visuale, che allevia la fatica, soprattutto se si viene qui d'inverno quando gli alberi non hanno la foglia e il sole riscalda il giusto.


Un coltro con il manubrio spezzato





La fattoria di Vossemole è la residenza storica della famiglia del veterinario Francesco Catani. Venne comprata alla fine del Settecento dai suoi antenati.






Rio Faggeto è la villa che segue Vossemole, nel fondovalle dell' Acerreta. I faggi vivono a partire da 700 - 800 m di quota, quella in cui siamo noi adesso e laggiù non ci possono essere. Il nome viene dal longobardo Cafaggio, sito recintato, circoscritto, come Cafaggiolo, noto castello mediceo del Mugello. Il motivo del nome del sito visto da qui è evidente: il Rio è nel fondo di una valletta chiusa da ogni lato, che fa capo alla villa.





... e camminando si arriva con la camicia sudata a Cà dei monti, un podere a circa 800m di quota dove si mangiava l'ultimo pane, quello più salato di tutti.

I campi furono ricavati in chissà quale secolo con un disboscamento, come di regola in tutta questa zona e oggi formano un ampio pascolo noto come La Pianellona, toponimo d'uso locale che non si trova in nessuna carta geografica.
Siamo al punto di svolta del nostro percorso, perché dopo qualche centinaio di metri finisce la valletta del Viglio. Un cartello stradale di divieto di circolazione, curiosamente avvitato su un pino avverte quelli delle jeep che non è consentito andare oltre. Siamo al confine con Tredozio. Un'altra indicazione ci offre una alternativa: a destra si va a Terbana e a sinistra verso il Valico della Collina, la nostra meta.

Così si imbocca l'altro crinale, che dà la forma a U al nostro trekking. Anche qui i panorami sono ampi, con una prospettiva diversa dalla precedente.




Il minuscolo edificio al centro della foto qui accanto è la chiesa di Abeto, nel fondovalle dell' Acerreta.






La novità ora è che la vista spazia anche  nella valle del Tramazzo. Il paese là in fondo nella foto a sinistra è Tredozio.





Ormai siamo arrivati. Gli edifici qui sono ristrutturati e dotati di piscina. Fanno parte dell' agriturismo della villa La Collina. Hanno tutti un colore rosso mattone, a ricordo di Jacopino Vespignani, vecchio proprietariodella Collina, che aveva l'abitudine di tinteggiare così tutti i suoi poderi.





Dalla strada  campestre al centro di questa foto si arriva nella strada provinciale. Volendo tornare a Lutirano non rimane che scendere verso Marradi per circa tre chilometri. I puristi del trekking disdegnano i percorsi sull'asfalto, ma in questo caso la via offre ancora degli scorci di visuale interessanti e forse si può fare una eccezione. 
 



Nessun commento:

Posta un commento