ricerca di Claudio Mercatali
Nel Medioevo e anche dopo le classiche case a torre servivano per rendere più sicura la dimora. Quelle della nostra zona erano a pianta quasi quadrata, almeno su tre livelli, con scale ripide e anche a chiocciola o a pioli per salire al piano di sopra. Una soluzione scomoda, però un malandrino era indifeso mentre saliva. Spesso non c’erano aperture al piano terreno, perché una porta che non c’è non si può sfondare.
Un edificio così era ottimo anche per i signorotti locali, che si dovevano difendere dai ladri, dai rivali e dai servi della gleba, che ogni tanto si ribellavano alle angherìe. A Marradi l’esempio tipico è Casa Cappello, a Sant’ Adriano, dove nel 1302 morì Maghinardo Pagani, il temibile signore delle valli del Senio e del Lamone citato da Dante nella Divina Commedia.
Qui da noi può darsi che una casa a torre sia del Quattrocento, quando ormai il Medioevo era finito, e anche del Cinquecento o del Seicento. Questo perché in questi secoli la valle del Lamone fu percorsa da diversi eserciti: Niccolò Piccinino condottiero al servizio dei Visconti (1439) i Veneziani (1498), le truppe del Comune di Firenze organizzate da Niccolò Machiavelli che contrastavano il rientro dei Medici (1512) le truppe della Lega di Cognac contro i Lanzichenecchi (1526) e poi da gente di passaggio: commercianti di grano con i muli carichi, contrabbandieri di sale, trafficanti vari, pellegrini diretti a Roma, brava gente ma affamati, sporchi e spesso malati. Insomma c'erano molti motivi per avere una casa difendibile e di difficile accesso.
1) con fondazioni proprie, non impostati in sopra elevazione delle costruzioni accanto.
2) a base quadrangolare di circa 7- 8 metri di lato, mura spesse, altezza di almeno 15m e una sola stanza per piano.
3) in bozze d’arenaria, spesso consunte alla base per l’ umidità del suolo e del salnitro se al piano terra c’era una stalla.
A Marradi ci sono diversi edifici con queste caratteristiche che forse in origine furono case a torre, non tutte medioevali e più basse di quelle dette prima. Perché non all’ interno del paese? Nel centro abitato l’esigenza difensiva era soddisfatta meglio e a minor costo con due file di case ai lati di un vicolo, magari con una o due stanze per piano, così come nel vicolo Tintoria, a Casa Vigoli o a Popolano nella Faentina vecchia.
La ricerca ha dato i risultati che state per vedere. Ognuno degli edifici seguenti è nel Catasto del Granduca Leopoldo (1822) e in molti è stato individuato almeno uno dei motivi della costruzione. Questo non basta di certo per dire che in origine furono case a torre, però rende plausibile che lo fossero, magari non nel Medioevo. Vediamo:
Casa Fossino è un gruppetto di edifici proprio sotto la chiesa di Cardeto. Fino al 1859 si passava di qui per andare da Biforco alla chiesa, lungo una stradina a ridosso del Lamone. Il Fossino di Valconte (oggi della Poderina) è un piccolo corso d'acqua che scende dal Castellone e forse il Conte era qualcuno della famiglia Manfredi, signori del castello nel Trecento. L'edificio a torre è nel Catasto Leopoldino (1822) ma non si hanno notizie più antiche.
La torretta Malfanti è accanto al ponte di Villanceto. E' bella, ristrutturata, e un po' misteriosa perché non si sa perché fu costruita. Compare nel Catasto Leopoldino con la casa accanto.
Vallérta è un gruppo di case alla Badia del Borgo. La prima è a torre e la strada vecchia passava fra l'edificio e il monte, ripidissima. Di recente è stato costruito un muro a fianco per creare un po' di risedio e il rinterro ha reso l'edificio meno "turrito" di quanto non fosse prima. La strettoia fra la casa e il monte era veramente ostica e già nel Catasto Leopoldino c'è un tracciato un po' più agevole. La strettoia forse era una difesa anche per il grande edificio di Bassili (oggi Bacile) che è una costruzione importante e il nome basiléo significa "nobile". E' così anche sul versante opposto, proprio di fronte, in corrispondenza della Casetta, descritta qui di seguito. Dunque i due edifici rendevano difficile il passaggio soprattutto per chi voleva rubare la legna o i marroni.
La Casetta è un edificio lungo la strada per San Benedetto in Alpe, proprio di fronte a Vallérta. Nel Catasto Leopoldino si chiama Cicalini e la via vecchia passava dietro a casa, come a Vallérta. A pochi metri c'è Serravalle, nome che indica una strettoia. Non era possibile passare da queste due case con un mulo carico o un barroccio senza un permesso.
Casa Pacini è un casale vicino a Popolano. Nel Catasto Leopoldino è disegnato identico a oggi e la forma delle finestre ci permette di datare le case almeno al Cinquecento. E' un complesso edilizio di pregio, di certo aveva qualche funzione importante, che però non conosciamo.
Loiano è una casa poderale con una torre tonda, nel comune di Brisighella, proprio al confine con Marradi. Il nome deriva da Giano, il dio bifronte che poteva guardare di qua e di là. Infatti dalla casa si vede un ampio tratto della valle e questo spiega la presenza di una torre di avvistamento. L'etimologia è certa perché si ripete in tanti siti della nostra zona con una bella vista: Beccugiano, Grisigliano, Piangiano, Monte Gianni, Luiano ... In questo caso si può andare più indietro del solito Catasto Leopoldino, perché nell'Archivio di Stato di Firenze c'è una planimetria della zona del 1661, fatta per concordare una rettifica confinaria fra il Granducato e lo Stato Pontificio.
Sessana di sotto è un sito antico, citato in un contratto del 1291 del notaio Giovanni Manetti chiesto da don Ugolino per affittare il molino di Abeto a Peppo di Susciana (vedi in bibliografia). Dunque la fattoria c'era già a quel tempo e la sede non era nella villa attuale, che è abbastanza recente. Dalla sovrapposizione della carta topografica attuale sulla mappa del Catasto Leopoldino del 1822 si vede che il perimetro degli edifici non è cambiato negli ultimi duecento anni.
Campolasso è un insieme di edifici costruiti in tempi diversi. Dalla sovrapposizione della Carta Regionale odierna con la planimetria del Catasto leopoldino (1822) si rileva che una parte dell' edificio è antica e ha le caratteristiche della casa a torre. In ognuno dei tre piani c'è una stanza ampia, ma i solai sono pericolanti e non è bene entrare. All'ultimo piano si poteva accedere solo con una scala appoggiata al muro, così come a Barberina.
Barberina di sotto è una casa poderale di Lutirano, vicino al ponte per Tredozio. Oggi sembra un normale edificio rurale con la piccionaia al centro ma nel Catasto Leopoldino c'è solo la parte di mezzo.
Dunque le due porzioni laterali sono state aggiunte a fine Ottocento e prima l'edificio era a torre. Come si vede nelle cartine qui sopra, l'unica strada per Tredozio passava fra la torre e il fiume, davanti alla facciata che si vede qui sopra a sinistra, forse per sorvegliare il ponte e riscuotere il pedaggio da chi lo percorreva.
Vallamento Grande è vicino a Badia della Valle. Forse il nome viene dal dialetto germanico longobardo: lamm nel tedesco attuale è l'agnello e dunque Vallamento è come dire Val dell'agnello (che è un podere di Palazzuolo dove c'era un castellare degli Ubaldini).
Qui c'è anche Pizzafrù (spitze = vetta) Rè ed Corniòla (korn = grano) Rio Faggeto (il cafaggio era una zona bandita, come a Cafaggiolo, nel Mugello). La sovrapposizione della mappa attuale con il catasto del 1822 mostra che la pianta di Vallamento Grande è la stessa di allora.
La villa di Gamberaldi ha una grande torre, nella parte che per diversi secoli è stata della famiglia Fabbroni. E' di grandi dimensioni, ha un orologio e non sembra la solita colombaia. Forse serviva a dare prestigio alla famiglia. La villa è stata la residenza amata dalla pittrice Bianca Minucci Fabbroni, che è sepolta qui, nel cimitero accanto alla chiesa.
Se consideriamo anche gli edifici con il nome "torretta" ricaviamo altre notizie, più vaghe perché il nome può riferirsi anche solo all'aspetto di una casa un po' alta.
C'è anche la La torretta di Casa Carloni che oggi è una villetta ristrutturata, ma il nucleo antico compare nel Catasto del 1822. La stessa cosa si può dire per La Torretta di Cignano, vicino a Lutirano.
Se ci allarghiamo ancora di più fino a considerare il toponimo "torre" riemerge il ricordo, ma solo quello, di edifici di cui non rimane nulla.
Il luogo La Torre è un cocuzzolo sopra al podere La Strada, dove passava la vecchia via Faentina in salita dal podere Marcianella. Nel Catasto del Granduca non compare, segno che già 200 anni fa la torre non esisteva più. Però il nome del sito è in un avviso di vendita all'asta del podere La Strada (1845) dove si cita un "casotto" alla sommità del campo.
Il vicolo della Torre, a Marradi, ha una storia simile perché il toponimo c'era già nel 1822 ma della torre non c'è traccia. Un piccolo disegno che si può vedere in una mappa del 1594 dà qualche vaga indicazione. C'è anche un'altra possibilità: la seconda dizione del cognome "Torriani" è "Della Torre" e quindi il toponimo Vicolo della Torre potrebbe significare semplicemente Vicolo dei Torriani.
In conclusione a Marradi le case a torre di tre piani più un seminterrato erano una vera e propria tipologia edilizia e non un fatto occasionale. Le famiglie che nel Medioevo effettuarono l’incastellamento della nostra zona erano gli Ubaldini nel Senio, e i conti Guidi nell’Acerreta e nel Tramazzo. Marradi era sotto il controllo di questi o quelli secondo un confine variabile a seconda delle loro fortune. Cercasi uno storico di Palazzuolo e uno di Modigliana per ampliare questa indagine.
Per ampliare sul blog
1) Apri la cartella "I Castelli della valle" nell'archivio tematico.2) 25.06.2020 Il Codice di Lottieri della Tosa
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