martedì 16 settembre 2014

Dino Campana verso i monti del Casentino

Il diario del viaggio a La Verna (prima parte)
Claudio Mercatali



... Davanti alla fonte hanno
stazionato a lungo i Castagnini ...



Nel settembre 1910 Dino Campana compì il pellegrinaggio a piedi da Marradi a La Verna, attraverso i sentieri dell' appennino. Le varie tappe di questo lunghissimo "trekking" sono descritte nei Canti Orfici.

Approfitteremo dei bei giorni di questa fine estate per ripercorrere tutto l'itinerario del poeta, da Marradi fino al santuario. Con me c'è Giovanni Ravagli. Il nostro mezzo di locomozione è la bicicletta. La prima tappa è da Marradi a Stia, (dai Passi dell'Eremo e del Muraglione e della Calla). Più avanti ne riparleremo. Ora leggiamo che cosa dice il poeta a proposito di Castagno d'Andrea:




Percorso presunto fatto da Dino Campana per salire il Falterona.


Castagno, 17 Settembre
La Falterona è ancora avvolta di nebbie. Vedo solo canali rocciosi che le venano i fianchi e si perdono nel cielo di nebbie che le onde alterne del sole non riescono a diradare. La pioggia à reso cupo il grigio delle montagne. Davanti alla fonte hanno stazionato a lungo i Castagnini attendendo il sole, aduggiati da una notte di pioggia nelle loro stamberghe allagate. Una ragazza in ciabatte passa che dice rimessamente: un giorno la piena ci porterà tutti. Il torrente gonfio nel suo rumore cupo commenta tutta questa miseria. Guardo oppresso le roccie ripide della Falterona: dovrò salire, salire. Nel presbiterio trovo una lapide ad Andrea del Castagno.


Chiesa di Castagno d'Andrea: La lapide nel presbiterio e il crocifisso di Pietro Annigoni (che ai tempi di Campana non c'era).





Mi colpisce il tipo delle ragazze: viso legnoso, occhi cupi incavati, toni bruni su toni giallognoli: contrasta con una così semplice antica grazia toscana del profilo e del collo che riesce a renderle piacevoli! forse. Come differente la sera di Campigno: come mistico il paesaggio, come bella la povertà delle sue casupole! Come incantate erano sorte per me le stelle nel cielo dallo sfondo lontano dei dolci avvallamenti dove sfumava la valle barbarica, donde veniva il torrente inquieto e cupo di profondità! Io sentivo le stelle sorgere e collocarsi luminose su quel mistero. Alzando gli occhi alla roccia a picco altissima che si intagliava in un semicerchio dentato contro il violetto crepuscolare, arco solitario e magnifico teso in forza di catastrofe sotto gli ammucchiamenti inquieti di rocce all'agguato dell'infinito, io non ero non ero rapito di scoprire nel cielo luci ancora luci. E, mentre il tempo fuggiva invano per me, un canto, le lunghe onde di un triplice coro salienti a lanci la roccia, trattenute ai confini dorati della notte dall'eco che nel seno petroso le rifondeva allungate, perdute.

Il canto fu breve: una pausa, un commento improvviso e misterioso e la montagna riprese il suo sogno catastrofico. Il canto breve: le tre fanciulle avevano espresso disperatamente nella cadenza millenaria la loro pena breve ed oscura e si erano taciute nella notte! Tutte le finestre nella valle erano accese. Ero solo.
Le nebbie sono scomparse: esco. Mi rallegra il buon odore casalingo di spigo e di lavanda dei paesetti toscani.

La chiesa
... ha un portico a colonnette quadrate 
di sasso intero ...


La chiesa ha un portico a colonnette quadrate di sasso intero, nudo ed elegante, semplice e austero, veramente toscano. Tra i cipressi scorgo altri portici. Su una costa una croce apre le braccia ai vastissimi fianchi della Falterona, spoglia di macchie, che scopre la sua costruttura sassosa. Con una fiamma pallida e fulva bruciano le erbe del camposanto".





... su una costa una croce ...










Il Falterona dal camposanto
di Castagno d'Andrea





Come si è svolto il trekking in bici?
Si parte da Marradi 7,30. Giovanni è più veloce di me e pieno di energia positiva, però sopporta di buon grado la mia lentezza. E' di buon umore e mi racconta tante cose, ma gli dò poca soddisfazione, perché lungo le salite dell'Eremo il fiato mi serve per sopravvivere. Facciamo una pausa caffé a S.Benedetto, e un'altra al Muraglione. Scendiamo a S.Godenzo in un quarto d'ora, e poi saliamo a Castagno in un'altra ora.

Dal 1910 l'ambiente non è cambiato molto qui a Castagno d'Andrea e i luoghi descritti da Campana sono ancora riconoscibili. Invece il nucleo del paesino è stato riedificato dopo la seconda guerra mondiale, perché questi luoghi erano sede di guerriglia partigiana e i nazisti per rappresaglia minarono quasi tutte le case e la chiesa.

A Castagno le mie possibilità ciclistiche sono esaurite, Giovanni ha altri percorsi da fare e mi lascia. Non mi rimane che cambiare le scarpe e proseguire a piedi, con la bicicletta a mano. Così comincia un trekking podistico di circa tre ore. Da Castagno d'Andrea (quota 700m circa) al Passo di Piancancelli (quota 1490m) ci sono 12 km di strada quasi tutta sterrata o malmessa, sette per arrivare alla Fonte del Borbotto e cinque dentro una interminabile faggeta.

Dino non percorse la strada che sto facendo, perché non c'era. Il sentiero antico è più in basso, in questa stessa pendice e dal Passo di Piancancelli, dove anch'io sono diretto, scende a Campigna e poi risale al Passo della Calla. Lasciamo la parola al poeta:





Sulla Falterona (Giogo)
La Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un enorme cavallone pietrificato, che lascia dietro a sé una cavalleria di screpolature screpolature e screpolature nella roccia fino ai ribollimenti arenosi di colline laggiù sul piano di Toscana: Castagno, casette di macigno disperse a mezza costa, finestre che ho visto accese: così a le creature del paesaggio cubistico, in luce appena dorata di occhi interni tra i fini capelli vegetali il rettangolo della testa in linea occultamente fine dai fini tratti traspare il sorriso di Cerere bionda: limpidi sotto la linea del sopra ciglio nero i chiari occhi grigi: la dolcezza della linea delle labbra, la serenità del sopra ciglio memoria della poesia toscana che fu. (Tu già avevi compreso o Leonardo, o divino primitivo!)


Il mondo visto da Monte Falco (una delle punte del Falterona)




Campigna, "la casa quadrangolare in pietra" oggi è l'albergo Granduca.



Nella foto sotto si vede il cosiddetto viale dei tigli, che in realtà è un percorso di querce con un leggìo a ricordo del poeta.




Campigna, foresta della Falterona
(Le case quadrangolari in pietra viva costruite dai Lorena restano vuote e il viale dei tigli dà un tono romantico alla solitudine dove i potenti della terra si sono fabbricate le loro dimore. La sera scende dalla cresta alpina e si accoglie nel seno verde degli abeti.)
Dal viale dei tigli io guardavo accendersi una stella solitaria sullo sprone alpino e la selva antichissima addensare l'ombra e i profondi fruscìi del silenzio. Dalla cresta acuta nel cielo, sopra il mistero assopito della selva io scorsi andando pel viale dei tigli la vecchia amica luna che sorgeva in nuova veste rossa di fumi di rame: e risalutai l'amica senza stupore come se le profondità selvaggie dello sprone l'attendessero levarsi dal paesaggio ignoto. Io per il viale dei tigli andavo intanto difeso dagli incanti mentre tu sorgevi e sparivi dolce amica luna, solitario e fumigante vapore sui barbari recessi. E non guardai più la tua strana faccia ma volli andare ancora a lungo pel viale se udissi la tua rossa aurora nel sospiro della vita notturna delle selve.

Ora che sono in cima al Passo della Calla ritorno ciclista, per venti chilometri in discesa,  fino a Stia, nel fondovalle del Casentino. Alla stazione ferroviaria di Pratovecchio il giorno prima avevo portato l'auto e così questo particolare trekking, a metà fra il ciclismo e il podismo finisce. Sono le 16,30 e ho percorso 83 km. Invece Dino Campana si fermò qui una notte e nei Canti Orfici dice che:



Stia, 20 Settembre
Nell'albergo un vecchio milanese cavaliere parla dei suoi amori lontani a una signora dai capelli bianchi e dal viso di bambina. Lei calma gli spiega le stranezze del cuore: lui ancora stupisce e si affanna: qua nell'antico paese chiuso dai boschi. Ho lasciato Castagno: ho salito la Falterona lentamente seguendo il corso del torrente rubesto: ho riposato nella limpidezza angelica dell'alta montagna addolcita di toni cupi per la pioggia recente, ingemmata nel cielo coi contorni nitidi e luminosi che mi facevano sognare davanti alle colline dei quadri antichi. 
Ho sostato nelle case di Campigna. Son sceso per interminabili valli selvose e deserte con improvvisi sfondi di un paesaggio promesso, un castello isolato e lontano: e al fine Stia, bianca elegante tra il verde, melodiosa di castelli sereni: il primo saluto della vita felice del paese nuovo: la poesia toscana ancor viva nella piazza sonante di voci tranquille, vegliata dal castello antico: le signore ai balconi poggiate il puro profilo languidamente nella sera: l'ora di grazia della giornata, di riposo e di oblio. Al di fuori si è fatta la quiete: il colloquio fraterno del cavaliere continua:

Comme deux ennemis rompus
Que leur haine ne soutient plus
Et qui laissent tomber leurs armes!



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