Claudio Mercatali
... Davanti alla fonte hanno
stazionato a lungo i Castagnini ...
Nel settembre 1910 Dino Campana compì il pellegrinaggio a piedi da Marradi a La Verna, attraverso i sentieri dell' appennino. Le varie tappe di questo lunghissimo "trekking" sono descritte nei Canti Orfici.
Approfitteremo dei bei giorni di
questa fine estate per ripercorrere tutto l'itinerario del poeta, da Marradi
fino al santuario. Con me c'è Giovanni Ravagli. Il nostro mezzo di locomozione
è la bicicletta. La prima tappa è da Marradi a Stia, (dai Passi dell'Eremo e
del Muraglione e della Calla). Più avanti ne riparleremo. Ora leggiamo che cosa
dice il poeta a proposito di Castagno d'Andrea:
Castagno, 17 Settembre
La Falterona è ancora avvolta di
nebbie. Vedo solo canali rocciosi che le venano i fianchi e si perdono nel
cielo di nebbie che le onde alterne del sole non riescono a diradare. La
pioggia à reso cupo il grigio delle montagne. Davanti alla fonte hanno
stazionato a lungo i Castagnini attendendo il sole, aduggiati da una notte di
pioggia nelle loro stamberghe allagate. Una ragazza in ciabatte passa che dice
rimessamente: un giorno la piena ci porterà tutti. Il torrente gonfio nel suo
rumore cupo commenta tutta questa miseria. Guardo oppresso le roccie ripide
della Falterona: dovrò salire, salire. Nel presbiterio trovo una lapide ad
Andrea del Castagno.
Chiesa di Castagno d'Andrea: La lapide nel
presbiterio e il crocifisso di Pietro Annigoni (che ai tempi di Campana non
c'era).
Mi colpisce il tipo delle ragazze: viso legnoso, occhi cupi incavati, toni bruni su toni giallognoli: contrasta con una così semplice antica grazia toscana del profilo e del collo che riesce a renderle piacevoli! forse. Come differente la sera di Campigno: come mistico il paesaggio, come bella la povertà delle sue casupole! Come incantate erano sorte per me le stelle nel cielo dallo sfondo lontano dei dolci avvallamenti dove sfumava la valle barbarica, donde veniva il torrente inquieto e cupo di profondità! Io sentivo le stelle sorgere e collocarsi luminose su quel mistero. Alzando gli occhi alla roccia a picco altissima che si intagliava in un semicerchio dentato contro il violetto crepuscolare, arco solitario e magnifico teso in forza di catastrofe sotto gli ammucchiamenti inquieti di rocce all'agguato dell'infinito, io non ero non ero rapito di scoprire nel cielo luci ancora luci. E, mentre il tempo fuggiva invano per me, un canto, le lunghe onde di un triplice coro salienti a lanci la roccia, trattenute ai confini dorati della notte dall'eco che nel seno petroso le rifondeva allungate, perdute.
Il canto fu breve: una pausa, un
commento improvviso e misterioso e la montagna riprese il suo sogno
catastrofico. Il canto breve: le tre fanciulle avevano espresso disperatamente
nella cadenza millenaria la loro pena breve ed oscura e si erano taciute nella
notte! Tutte le finestre nella valle erano accese. Ero solo.
Le nebbie sono scomparse: esco.
Mi rallegra il buon odore casalingo di spigo e di lavanda dei paesetti toscani.
La chiesa
... ha un portico a colonnette quadrate
di sasso intero ...
di sasso intero ...
La chiesa ha un portico a
colonnette quadrate di sasso intero, nudo ed elegante, semplice e austero,
veramente toscano. Tra i cipressi scorgo altri portici. Su una costa una croce
apre le braccia ai vastissimi fianchi della Falterona, spoglia di macchie, che
scopre la sua costruttura sassosa. Con una fiamma pallida e fulva bruciano le
erbe del camposanto".
... su una costa una croce ...
Il Falterona dal camposanto
di Castagno d'Andrea
Come si è svolto il trekking in bici?
Si parte da Marradi 7,30. Giovanni è più
veloce di me e pieno di energia positiva, però sopporta di buon grado la mia
lentezza. E' di buon umore e mi racconta tante cose, ma gli dò poca
soddisfazione, perché lungo le salite dell'Eremo il fiato mi serve per
sopravvivere. Facciamo una pausa caffé a S.Benedetto, e un'altra al Muraglione.
Scendiamo a S.Godenzo in un quarto d'ora, e poi saliamo a Castagno in un'altra
ora.
Dal 1910 l'ambiente non è cambiato molto qui a
Castagno d'Andrea e i luoghi descritti da Campana sono ancora riconoscibili.
Invece il nucleo del paesino è stato riedificato dopo la seconda guerra
mondiale, perché questi luoghi erano sede di guerriglia partigiana e i nazisti
per rappresaglia minarono quasi tutte le case e la chiesa.
A Castagno le mie possibilità ciclistiche sono
esaurite, Giovanni ha altri percorsi da fare e mi lascia. Non mi rimane che
cambiare le scarpe e proseguire a piedi, con la bicicletta a mano. Così
comincia un trekking podistico di circa tre ore. Da Castagno d'Andrea (quota
700m circa) al Passo di Piancancelli (quota 1490m) ci sono 12 km di strada
quasi tutta sterrata o malmessa, sette per arrivare alla Fonte del Borbotto e
cinque dentro una interminabile faggeta.
Dino non percorse la strada che sto
facendo, perché non c'era. Il sentiero antico è più in basso, in questa stessa
pendice e dal Passo di Piancancelli, dove anch'io sono diretto, scende a
Campigna e poi risale al Passo della Calla. Lasciamo la parola al poeta:
Sulla Falterona (Giogo)
La Falterona verde nero e
argento: la tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un enorme cavallone
pietrificato, che lascia dietro a sé una cavalleria di screpolature
screpolature e screpolature nella roccia fino ai ribollimenti arenosi di
colline laggiù sul piano di Toscana: Castagno, casette di macigno disperse a
mezza costa, finestre che ho visto accese: così a le creature del paesaggio
cubistico, in luce appena dorata di occhi interni tra i fini capelli vegetali
il rettangolo della testa in linea occultamente fine dai fini tratti traspare
il sorriso di Cerere bionda: limpidi sotto la linea del sopra ciglio nero i
chiari occhi grigi: la dolcezza della linea delle labbra, la serenità del sopra
ciglio memoria della poesia toscana che fu. (Tu già avevi compreso o
Leonardo, o divino primitivo!)
Nella foto sotto si vede il cosiddetto viale dei tigli, che in realtà è un percorso di querce con un leggìo a ricordo del poeta.
(Le case quadrangolari in pietra
viva costruite dai Lorena restano vuote e il viale dei tigli dà un tono
romantico alla solitudine dove i potenti della terra si sono fabbricate le loro
dimore. La sera scende dalla cresta alpina e si accoglie nel seno verde degli
abeti.)
Dal viale dei tigli io guardavo
accendersi una stella solitaria sullo sprone alpino e la selva antichissima
addensare l'ombra e i profondi fruscìi del silenzio. Dalla cresta acuta nel
cielo, sopra il mistero assopito della selva io scorsi andando pel viale dei
tigli la vecchia amica luna che sorgeva in nuova veste rossa di fumi di rame: e
risalutai l'amica senza stupore come se le profondità selvaggie dello sprone
l'attendessero levarsi dal paesaggio ignoto. Io per il viale dei tigli andavo
intanto difeso dagli incanti mentre tu sorgevi e sparivi dolce amica luna,
solitario e fumigante vapore sui barbari recessi. E non guardai più la tua
strana faccia ma volli andare ancora a lungo pel viale se udissi la tua rossa
aurora nel sospiro della vita notturna delle selve.
Ora che sono in cima al Passo della Calla
ritorno ciclista, per venti chilometri in discesa, fino a Stia, nel fondovalle del Casentino.
Alla stazione ferroviaria di Pratovecchio il giorno prima avevo portato l'auto
e così questo particolare trekking, a metà fra il ciclismo e il podismo
finisce. Sono le 16,30 e ho percorso 83 km. Invece Dino Campana si fermò qui
una notte e nei Canti Orfici dice che:
Stia, 20 Settembre
Nell'albergo un vecchio milanese
cavaliere parla dei suoi amori lontani a una signora dai capelli bianchi e dal
viso di bambina. Lei calma gli spiega le stranezze del cuore: lui ancora
stupisce e si affanna: qua nell'antico paese chiuso dai boschi. Ho lasciato
Castagno: ho salito la Falterona lentamente seguendo il corso del torrente
rubesto: ho riposato nella limpidezza angelica dell'alta montagna addolcita di
toni cupi per la pioggia recente, ingemmata nel cielo coi contorni nitidi e
luminosi che mi facevano sognare davanti alle colline dei quadri antichi.
Ho
sostato nelle case di Campigna. Son sceso per interminabili valli selvose e
deserte con improvvisi sfondi di un paesaggio promesso, un castello isolato e
lontano: e al fine Stia, bianca elegante tra il verde, melodiosa di castelli
sereni: il primo saluto della vita felice del paese nuovo: la poesia toscana
ancor viva nella piazza sonante di voci tranquille, vegliata dal castello
antico: le signore ai balconi poggiate il puro profilo languidamente nella
sera: l'ora di grazia della giornata, di riposo e di oblio. Al di fuori si è fatta la quiete:
il colloquio fraterno del cavaliere continua:
Comme deux ennemis rompus
Que leur haine ne soutient plus
Et qui laissent tomber leurs armes!
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