lunedì 11 gennaio 2016

Le Casse rurali e Artigiane

Quando i preti 
prestavano i soldi
ricerca di Claudio Mercatali



Le Casse Rurali erano Cooperative di credito per i contadini. Si diffusero alla fine dell'Ottocento ad opera del liberale tedesco Leo Wollenborg e qui da noi furono sostenute soprattutto dai parroci di campagna, per venire incontro alla popolazione rurale, afflitta da grande povertà.
Si basavano sulla cooperazione tra persone che altrimenti non avrebbero potuto accedere al credito bancario.
In Italia l'animatore di queste iniziative fu il sacerdote don Cerutti. La regola fondamentale era la responsabilità solidale dei soci nei confronti dei terzi e concedevano prestiti a piccoli proprietari terrieri, operai agricoli e contadini.
 
La loro attività rimase per molti anni ridotta ma poi con lo stesso spirito si rivolsero anche agli artigiani e divennero Casse Rurali e Artigiane e poi Banche di Credito Cooperativo. Ce n'erano diverse qui da noi, spesso con sede nelle parrocchie, perché quasi sempre erano state fondate dai parroci, che facevano anche da cassieri e presidenti. Nel comune di Marradi erano attive la Cassa rurale di S.Isidoro, a S.Adriano e la Cassa rurale di Lutirano.

La figura del parroco banchiere è abbastanza strana per la nostra odierna mentalità, ma agli inizi del Novecento le cose andavano così. Ecco che cosa racconta lo scrittore Pino Bartoli a proposito di don birzighèn, gestore della Cassa Rurale di S.Pietro Apostolo di Fognano, da lui fondata nel 1920:

La piazza di Fognano negli anni Trenta


E banchìr
(da Fuochi sulle colline)

" ... La Nerina era diventata una parrocchiana di primo piano nel senso lato della parola, perché aveva cura di prendere sempre posto nella prima fila di panche. Se ne stava tutta compunta, a testa bassa, e non passava domenica senza che si accostasse ai sacramenti. La preparazione spirituale della ragazza era completa quando si recò alla Cassa Rurale ...
- Don Antonio ... -
Il prete sollevò la testa dai suoi "messali" pieni di nomi e di cifre sorpreso di essere chiamato con il suo vero nome. Ormai da tempo era per tutti don Birzighèn.
- Don Antonio sono venuta per un piccolo prestito ... -
La Nerina era sola, senza altra dote che la sua bellezza. Non aveva né un ronco né un pezzo di casa ma per don Antonio erano queste le pecorelle che meritavano di essere aiutate e non pensò per niente al pericolo che poteva rappresentare un prestito senza alcuna garanzia. Si preoccupò invece quando la Nerina, rossa e confusa, sussurrò la cifra di cui aveva bisogno.
- Cinquemila lire? Ma dì, sei matta? Cosa vuoi "spularmi" la Cassa? Ma che cosa ne devi fare di tutti questi soldi? -
Doveva sposarsi, la Nerina, con Cencio, un disperato come lei ...
- E va beh ... ma cinquemila lire sono baiocchi, cara mia ... Non ti bastano che so ... mille ... duemila ... -
- Non ho niente don Antonio ... niente. Sono povera e nuda come Gesù Cristo ... -
E per meglio dimostrare quanto fosse nuda, si aprì con fare innocente la camicetta scoprendo un tesoro di tette da ributtare di colpo gli occhi annebbiati del prete sui registri.
- Dai, dai chiudi lì quella roba, che non ti venga un raffreddore. Chiudi, che adesso vedremo che cosa si può fare ... -
Si accommodarono su un prestito di tremila lire, sebbene Nerina cercasse di rialzare la cifra, lasciando che sul piano dello sportello si accucciasse, con la morbidezza di un gatto soriano, tutto il suo ben di Dio nella studiata cura che usò nel firmare la cambiale.
- Sessanta giorni ... Hai capito? Sessanta giorni. Di più non posso concederti Ci sono altri come te che hanno bisogno di essere aiutati. E sìì puntuale, mi raccomando ... -
E venne la scadenza. E la Nerina fu puntuale.
Birzighèn alla sua vista se ne uscì con un respirone di sollievo che adombrò il vetro dello sportello e gli fece recitare una muta preghiera verso San Tommaso, protettore dei banchieri.
- Eccomi qua, don  Antonio ... -
- Brava, brava ... è un po' che non ti vedo. Come mai non sei più venuta a Messa? -
- E sa come succede don Antonio ... il matrimonio ... debbo prepararmi ... comprare tanta roba ... -
- Con i miei soldi, pensa Birzighèn - fortuna che è tornata ... -
E ad alta voce:
- Ecco qua la cambialina, cara la mia bella Nerina ... -
e ride per la rima improvvisata, fa il galante il prete severo che in tutta la sua vita ha avuto per amore quello verso Dio e quello verso la sua Cassa ...
- Ecco qua ...-
Posa la cambiale sul banco.
- Fate un po' vedere se scade proprio oggi ... -
La Nerina prende la cambiale, la scruta attentamente, poi si slaccia velocemente la camicetta e infila il candido foglio fra le tette come se fosse un fazzoletto di batista.
Don Birzighèn è di sasso. Si riscuote.
- Beh! Ma dico! Cosa fai? Sei diventata matta? Dammi qua ... -
 Si sbraccia don Birzighèn, poi si infila nel buco dello sportello allungandosi come un lombrico ...
- Avanti, su prendetela, avanti dunque ... -
Il parroco protende la mano e infila le dita in quella carne viva palpitante. La ritira di colpo come se avesse toccato il fuoco dell'inferno.
- Su dunque ... di che cosa avete paura? -
Sorride la Nerina. Sa che il prete, quel prete, non avrebbe rischiato la perdizione eterna frugando in quell' oasi peccaminosa.
- Grazie don Antonio, vi rifarete con altri ... con quelli che hanno più di me ... io ho solo queste cose che a voi non piacciono ... almeno prendete questo ... e afferra il prete per le orecchie stampandogli un bacio con lo schiocco sulla guancia ... ".
......................

A Marradi la Cassa Rurale non c'era, perché in paese c'era già una banca locale, privata, la Cassa di Deposito e Sconto, che poi fallì nel 1934 e fu rilevata dalla Cassa di Risparmio di Firenze. Però a S.Adriano don Attilio Tarabusi nel 1916 fondò la Cassa Rurale di S.Isidoro. In parrocchia i libri contabili non si trovano e le notizie scarseggiano.  

Don Attilio Tarabusi



Dai documenti dell'Archivio storico del Comune di Marradi talvolta affiorano timbri e intestazioni di questo Istituto Cooperativo. Tante altre notizie si trovano nell'Archivio della Camera di Commercio di Firenze e prossimamente ne riparleremo.

Invece si conosce tutta la storia della Cassa Rurale di Lutirano, perché nell' archivio parrocchiale sono stati ritrovati i libri contabili.


L'avventura comincia nel 1910 e il 24 marzo del 1912 i Soci si riuniscono per approvare il primo bilancio. In sala c'è un moderato ottimismo, perché non ci sono utili, il giro d'affari è limitato, ma sono state recuperate le spese di impianto (mobili, cancelleria, stampati ... ).






Accanto:
L'elegante timbro 
della Cassa di Lutirano












Passa qualche anno e la banca prende piede. Nella relazione di bilancio del 1915 si coglie un certo entusiasmo, come si legge nella lettera qui accanto:


"Signori! da questo quadro voi toccate con mano sicura che si è ottenuto non solo il primo pareggio, ma anche un avanzo ..."




Clicca sulle immagini 
se vuoi leggere i verbali


Chi erano gli Amministratori?
Nel documento qui accanto si legge
che si chiamavano:

Luigi Lasi, Alessandro Carloni, don Giovanni Piani, Giovanni Brunetti, don Francesco Montaguti, Francesco Verni. Il Presidente era Domenico Piani, tutti residenti nel posto, e tutti firmatari e garanti di un prestito richiesto ad un' altra banca chiamata Piccolo Credito Toscano. Questo è notevole perché dimostra che nelle Casse Rurali  lo spirito cooperativo era completo e si può ben dire che valeva il detto "tutti per uno e uno per tutti". 







La mini banca di Lutirano superò anche la crisi del 1929, pur con qualche difficoltà negli anni successivi, come si legge qui sopra a sinistra.
L'ultimo bilancio è del 1939, poi il quaderno contabile si interrompe e ha solo delle pagine bianche. La banca chiuse nel 1948 e lentamente se ne perse il ricordo.
























Fonte: Archivio parrocchiale
di Lutirano.
 

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