I discendenti dei padroni
dell'Appennino
ricerca di Claudio Mercatali
Gli Ubaldini furono una
famiglia di feudatari di probabile origine longobarda che per
quattro o cinque secoli dominarono su ambedue i versanti dell’ appennino soprattutto nella
valle del Senio, nell’ alto Santerno e nel Mugello dove ora ci sono i comuni di
Barberino e Scarperia.
I Fiorentini ebbero
ragione di loro con una guerriglia durata per tutto il Trecento e solo dopo
aver fondato Scarperia e Firenzuola che servivano appunto a sottometterli.
Il loro dominio
si estendeva fino all’ alta valle del Lamone e nella zona che va da Marradi alla Badia di Susinana, una sede del loro feudo. Qui alla fine del
Trecento signoreggiava Maghinardo Pagani degli Ubaldini, che morì nel castello
di Benclaro, sopra a S.Adriano e forse è il fondatore di Brisighella. Però il territorio
dell’ attuale Comune di Marradi non era tutto sotto il loro controllo, e si facevano sentire con forza anche i Conti Guidi di Modigliana,
un’altra famiglia di feudatari come gli Ubaldini.
I Fiorentini presero definitivamente Marradi e Modigliana nel 1428 (Palazzuolo era stato preso
nel 1377) ma gli Ubaldini e i conti Guidi furono spodestati poco dopo la metà del Trecento, con una intricata serie di vicende.
La famiglia degli
Ubaldini, si divise: un ramo si trasferì a Urbino, dai Duchi di
Montefeltro loro parenti, perché Bernardino Ubaldini della Carda era il padre naturale di Guido da Montefeltro.
Infatti a Urbino c’è Piazza degli Ubaldini, in centro vicino al Palazzo Ducale. Fra questi alcune famiglie costituirono la Contea di Apecchio, che sotto l'egida dei duchi del Montefeltro rimase indipendente fino al Settecento. Un altro ramo ancora si trasferì a Firenze dopo aver ceduto i residui possedimenti alla Signoria e in tempi diversi si integrò e ottenne la cittadinanza.
Un quarto ramo si
stabilì a Marradi, dove c’è traccia di loro fino alla fine del Settecento.
La casa di famiglia era in Piazza Scalelle, ma non c’è più
perché nel 1928 fu demolita per costruire la sede del Credito Romagnolo
(ora Unicredit). Lo stemma di famiglia venne messo nell'atrio del Comune, dove si trova tuttora. Però nelle vecchie foto di Marradi la loro casa si vede
ancora.
In questa foto la casa degli Ubaldini è al centro, in fondo alla discesa, con quattro finestre in fila.
Come si fa a sapere che gli Ubaldini sconfitti si dispersero in questo modo?
Ce lo dice soprattutto l'abate Eugenio Gamurrini, nella sua Istoria Genealogica (1679) che si vede qui accanto. Da lui apprendiamo che il capostipite del ramo marradese si chiamava Bartolomeo, detto Il Tronca, perché era rimasto zoppo dopo una rissa ...
Che cosa si sa del ramo marradese degli Ubaldini? Qualcuno di loro si è segnalato per qualcosa nel Cinquecento, quando ormai il loro potere feudale era svanito? Vediamo:
Domenico di Bartolomeo Ubaldini, detto Pulìgo, fu un pittore di buon livello, nel primo ventennio del Cinquecento. La sua famiglia si era trasferita nel Quattrocento da Marradi a Ponte a Rifredi (FI) ma Bartolomeo era rimasto in contatto con i parenti marradesi.
La storia ce la racconta per bene Elena Capretti che nel 2002 svolse un’ importante ricerca su di lui, pubblicata dalla Cassa di Risparmio di Firenze e qui accanto c'è un estratto di questa.
Il Vasari e altri lo
descrivono gioviale, membro della Compagnia del Paiolo, una allegra brigata di
artisti fiorentini che aveva per motto “l’arte si fa a cena”.
Sempre dal Vasari apprendiamo che gli amici e le donne lo distoglievano talvolta dal lavoro, e per questo di lui abbiamo una ricca serie di ritratti e di quadri ma nessuna opera di grande respiro, di quelle che si fanno per i posteri.
Sempre dal Vasari apprendiamo che gli amici e le donne lo distoglievano talvolta dal lavoro, e per questo di lui abbiamo una ricca serie di ritratti e di quadri ma nessuna opera di grande respiro, di quelle che si fanno per i posteri.
Domenico Pulìgo era già noto ai suoi tempi, e Giorgio Vasari gli dedicò una scheda nelle Vite e parlò dei suoi quadri diffusamente .
Quindi lasciamo che sia
lui a dire e leggiamo:
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
Però occorre dire che
forse non ebbe tempo per raggiungere la completa maturità artistica perché morì
poco più che trentenne a Firenze durante la peste del 1527.
Aveva contratto il morbo da una sua amica. I suoi amici scrissero sulla tomba:
Esse animum nobis
coeleste e semine et aura, / hic pingens, passim credita, vera docet.
Ci strugge l’animo per
lui celestiale, fecondo e prezioso / questo pittore insegna qua e là cose
vere e apprezzabili .
………………… C'è memoria di qualche altro Ubaldini di Marradi? …………………………
………………… C'è memoria di qualche altro Ubaldini di Marradi? …………………………
Lorenzo d'Ottaviano di Michele Ubaldini era
un altro della famiglia del ramo marradese.
Nel 1564 chiese alla Signoria di Firenze di essere nominato Capitano di Marradi e ottenne le patente, cioè la nomina. Non era un ritorno del feudatario ma la semplice nomina di un funzionario che amministrava Marradi e Palazzuolo in nome di Firenze.
Forse qualche
suo antenato si sarà rivoltato nella tomba a sentire che un Ubaldini aveva accettato
una nomina per delega dagli odiati Fiorentini per amministrare i territori che
furono tolti alla famiglia con la forza. Ma tant’è …
Il documento è bello e
chiaro e specifica che cosa era autorizzato a fare il Capitano e che cosa non
doveva fare. Leggiamo: