ricerca di Claudio
Mercatali
Il marrone, l'edera,
il fungo, il muschio
Giovanni Antonio Caciotti, il 14
agosto 1822 forse con un certo sollievo terminò i rilievi topografici della remota
vallata di Albero e consegnò al geometra di prima classe Giuseppe Faldi la
pergamena con il suo lavoro. Chi erano costoro?
Erano due geometri incaricati dal
Granduca Leopoldo I di Lorena di cartografare il Comune di Marradi, per fare un
moderno catasto dei terreni. Il Granduca non faceva questo per amore del sapere
ma per avere un estimo esatto dei poderi e della loro estensione in modo da
applicare delle tasse eque, che è uno scopo nobile e giusto.
Detto questo il gioco è chiaro:
Facciamo finta che oggi sia il 27
dicembre 1822 e usiamo le nuovissime carte del geometra Caciotti per andare dal
Passo dell' Eremo al podere Montemaggiore, nell' alta valle del torrente di
Scheta di Voltalto e poi da qui a Trebbo, lungo la strada di Val della Meda.
La via è segnata bene nel catasto Leopoldino:
La via è segnata bene nel catasto Leopoldino:
Si parte dal podere Case Nuove
dell' Eremo e si scende verso il podere Val del Marchese. Dopo la casa poderale la via non
è difficile e serpeggia per le macchie fino al fosso. Si potrebbe abbreviare
scendendo a capofitto, ma che motivo c'è?
Val del marchese
Se gli abitanti di questi siti 200
anni orsono e anche molto prima giravano attorno, come indica la mappa, un
motivo ci sarà e quindi conviene fare così.
Andando avanti il motivo di tanto
girovagare diventa chiaro: il percorso più diretto costringe a scendere nella
ripida valletta dell' Ermetto e conviene ai cacciatori di cinghiale e a pochi
altri.
Ora che sono in fondo seguo il
torrente di Scheta di Voltalto, come del resto dice anche la mappa e dopo un
chilometro imbocco la strada per Fontaneta.
Questo è uno degli ecosistemi più
integri del comune di Marradi. La valletta per molti chilometri è disabitata e non
c'è nessuna attività, nemmeno agricola.
Il silenzio è completo, mi
accompagna solo il rumore dell' acqua. Il torrente si ingrossa rapidamente,
alimentato da tante sorgenti.
I suoi muri sbilenchi vennero
sistemati alla meglio nel 1939, l'anno della grande pioggia, perché le sorgenti
sopra alla casa si attivarono più del solito e il terreno rammollito cedette.
Qualche anno fa era dimora di
Tagliabue, un personaggio fuori da tutte le misure ma ben accetto dai
marradesi. Nerino di Campigno, proprietario del podere accanto, un giorno trovò
i recinti dei pascoli tagliati e lui gli spiegò che il filo spinato gli
toglieva il respiro.
Fontaneta
Di qui si può andare alla Grotta
del Romito, dove si dice che nel medioevo vivesse un monaco solitario. Secondo
la leggenda la grotta sarebbe una meteorite incastrata nel terreno, ma in
realtà è una concrezione calcarea formata dal deposito dell' acqua di sorgente
che sgorga abbondante. Non è difficile incontrare qualcuno che è venuto fin qui
per prendere una bottiglietta di quest' acqua curativa, per chi ci crede, di
tanti mali.
La Serra
Il punto giusto è proprio sopra
al podere di Guiàtola, dove si vede questo bel panorama.
Ecco Guiàttola, laggiù in basso.
Gli anziani raccontano che don Mengone, parroco di Albero, passava da questo
podere per andare a Val della Meda a dire messa. Un giorno, cullato dal mulo
che saliva lento si abbioccò, il sigaro gli cadde dalla bocca e si incastrò fra
la sella e il dorso dell'animale. Il mulo scottato passò di corsa dall'aia, con
il prete a gambe all'aria che urlava ... e
giévle ... e giévle (il Diavolo ... il
Diavolo).
Ebbene si, il disprezzato e
inquinante manto d'asfalto in questi casi è di conforto e si accetta volentieri
al posto delle malagevoli mulattiere del catasto leopoldino.
Trebbo visto dalla strada di Guiatola
L'anello del trekking visto con Google maps. Se siete a piedi vi toccano 2 km di strada asfaltata per tornare in cima al Passo, dove avete lasciato l'auto. Però all'andata potreste lasciare una bici a Trebbo e fare un po' di biathlon …
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