mercoledì 19 aprile 2017

Camillo Sbarbaro descrive Dino Campana

in Trucioli
ricerca di Claudio Mercatali

  
Piazza Sarzano



Lo scrittore genovese Camillo Sbàrbaro aveva conosciuto Dino Campana negli anni precedenti e nel 1915 lo cercò in giro per Genova avendo saputo che era in città:

"... Lo cercai dov'era certamente. Per l'antica piazza dei tornei (Piazza Sarzano) scorsi la sua figura rossa e rozza. Sedemmo a un tavolo d' osteria come tanti anni prima. Egli era ancora il grassatore di strada che nell'inverno del Quattordici avevo visto al Paszkowski stampare orme terrose.
Sghignazzava, moveva le membra disordinatamente. Un disagio nasceva intorno a lui come potesse di punto in bianco, sventatamente, cavar di tasca qualcosa di insanguinato.




Il Bar degli specchi, luogo dell'incontro,
... sedemmo a un tavolo d'osteria ...


Quella volta si era tolto di seno per me i Canti Orfici, che si portava addosso come un certificato di nascita.
Più tardi m'era venuto incontro a Genova; senza darmi la mano; con una reticenza nel volto soffuso di rossore ...
I miei lo sopportavano appena, per via dei pidocchi. La sera, un virgineo pudore lo pigliava dei suoi indumenti ...
L'ospitalità gli fu subito di peso. Al terzo giorno non volle più saperne. Testardo, lo guardai allontanarsi col suo passo di giramondo verso i carrugi di Sottoripa.

 
I Carrugi


Per tutto viatico aveva in tasca Le foglie d'erba. Se lo riprese il malo vento che lo cacciava pel mondo.
Sedemmo a un tavolo d'osteria come tanti anni prima. Io non gli chiedevo parole. mi bastava, a conforto, stare con lui. Ma Dino era sempre stato eccessivo.

“Tu eri Sbarbaro…" m'osservò ironico. Alle suppliche che i miei occhi gli mossero, sghignazzò.  "E ora chi sei?”.
"So ... Taci ...". volevo dirgli.
"Allora balli ancora sulla corda! Rossetto, lapis in nero ...".
"Non ho altro" volevo dirgli.
Dino cacciò il pollice in bocca e si mise a fischiare: guardandomi.
"Oste!" concluse. Oste. E il mio vino era poco e non ubbriacava.
Ma io non gli avevo chiesto parole; mi sarebbe bastato, a conforto, stare con lui ...


... Per tutto viatico aveva in tasca "Le foglie d'erba" ...
 Leaves of grass (foglie d'erba)
è un romanzo dello scrittore americano
Walt Whitman, citato da Campana
nei Canti Orfici.



Per non scorgere la beffa del suo viso, mandai gli occhi per piazza Sarzano. Allora alla bocca, naturalmente, a me? a lui? vennero le sue parole:

"A l'antica piazza dei tornei salgono strade e strade e nell' aria pura si prevede sotto il cielo il mare ..."

 Dino spallucciò: "Girandole! Delle girandole, fummo".

"L'aria pura è appena segnata di nubi leggere. L'aria è rosa. Un antico crepuscolo ha tinto la piazza e le sue mura. E' dura sotto il cielo che dura, estate rosea di più rosea estate ...".

Nella musica i suoi occhi si ammaliavano.

E, com'acqua che trabocca: "io vidi dal ponte della nave - i colli di Spagna - svanire, nel verde - dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando - come una melodia ...".

Io non volevo sopravvivermi. "Partiamo" dissi insensatamente. Le spalle di Dino ballarono nell' urto del riso:
"Tu non sei Regolo, sghignazzò, e io sono giunto".

C'è ancora il Caffè degli Specchi? 
Si, è come allora
e un' insegna nella facciata ricorda
l'incontro di cui abbiamo detto.




 













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