domenica 28 ottobre 2018

1872 La Società Operaia di Mutuo soccorso di Palazzuolo

Lo statuto e la bandiera
di una importante società
di assistenza
Ricerca di Claudio Mercatali

 
 

Il “logo” delle Società di Mutuo
soccorso era questo.

 

Nel 1872 fu fondata la Società di Mutuo Soccorso di Palazzuolo di Romagna, oggi Palazzuolo sul Senio. Era un’associazione uguale identica a quella di Marradi, tanto che in diversi documenti le due Società compaiono assieme.
Le Società Operaie di Mutuo Soccorso (SOMS) sorsero nella seconda metà dell’ Ottocento per sopperire alle carenze dello Stato e aiutare i lavoratori per una prima tutela. Dato il successo di queste Fondazioni ad un certo punto si rese necessaria una legge per regolarle e fu varata la legge n° 3818 del 1886 che è molto chiara:

Legge 15 aprile 1886  n3818 Costituzione legale delle Società di Mutuo Soccorso

Art. 1 Possono conseguire la personalità giuridica, le Società operaie di mutuo soccorso che si propongono tutti od alcuno dei fini seguenti: assicurare ai soci un sussidio, nei casi di malattia, d'impotenza al lavoro o vecchiaia; aiutare le famiglie dei soci defunti.

Art. 2 Le Società di mutuo soccorso potranno cooperare all'educazione dei soci e delle loro famiglie; aiutare i soci per l'acquisto degli attrezzi del loro mestiere, ed esercitare uffici di previdenza economica. Però in questi casi deve specificarsi la spesa e il modo di farvi fronte nell'annuo bilancio. Il denaro sociale non può essere erogato per fini diversi da quelli indicati in questo articolo e nel precedente.
 
Art. 3 Lo statuto deve contenere: la sede della società; i suoi fini; le modalità di ammissione e di eliminazione dei soci; i doveri e i diritti, le norme per l'impiego del patrimonio sociale; le discipline per la validità delle assemblee, delle elezioni e delle deliberazioni; l'obbligo di redigere verbale delle adunanze, degli uffici esecutivi e di quelle del comitato dei sindaci revisori dei bilanci.
E quindi i bravi palazzuolesi si diedero da fare per stilare uno statuto, e in bravi marradesi fecero altrettanto. Lo Statuto della SOMS di Marradi non si trova più ma è del tutto probabile che fosse uguale a questo:



Art 14   Il Socio che si mostra dedito all' ubriachezza, che conduce vita immorale, che simula una malattia per ottenere sussidio ...



Art. 38 Ciascun Socio uomo o donna ha diritto di voto all'Assemblea.
(Questo articolo è notevole, perché a quei tempi le donna non avevano diritto di voto alle elezioni politiche o amministrative).




Art. 47 Quando una malattia si prolunga oltre i 120 giorni il Consiglio Direttivo ordina una visita medica per sapere se è passata allo stato cronico. In tal caso il Socio per detta malattia non ha più diritto a sussidio.


Art. 57 Le delibere sono prese a semplice maggioranza dei voti ma per la validità di quelle di cui all'Art. 55 occorrono almeno i due terzi dei voti (modifiche allo Statuo e fedele esecuzione del medesimo)




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In allegato allo Statuto c'era anche il Regolamento per l'uso della bandiera. E' giusto: il vessillo dell' associazione identificava la Società e non poteva essere sventolato a piacere.
 

Fonte: Lo statuto è un documento della Biblioteca Nazionale di Firenze. La bandiera è conservata al Museo della Civiltà contadina di Palazzuolo sul Senio. Altre notizie vengono da documenti dell' Archivio storico del Comune di Marradi (vedi l'articolo SOMS di Marradi, abbinato a questo nell' archivio tematico del blog).


domenica 21 ottobre 2018

Le prescrizioni della Scuola Salernitana

Un viatico antico per la salute
e il benessere
tradotto da Serafino Razzi
Ricerca di Claudio Mercatali

 

 
 



Serafino Razzi, poliedrico frate dell’Ordine dei Predicatori, era un ipercinetico interessato a tutto. Abbiamo già detto di lui diverse volte qui nel blog e lo incontreremo ancora prossimamente. Oggi ci interessa la sua traduzione dal latino delle Prescrizioni della Scuola Salernitana, una antica istituzione di medicina medioevale. E’ una miniera di informazioni erboristiche e botaniche, e anche un giacimento di credenze, superstizioni e leggende più o meno fondate. Nella cultura orale tramandata il vero è così, un po’ c’è e un po’ non c’è. Però se una cosa si tramanda per dei secoli, un motivo ci sarà…
 

La pubblicazione fu curata da Giovanni Paci, di Marradi, nipote di Serafino da parte di madre, che la dedicò ad Antonio Salviati, di Pisa, un signore presso il quale lavorava come domestico. Sappiamo tutto questo da lui stesso e da suo zio, che lo incoraggiò nella stampa e scrisse la prefazione di quello che stiamo per leggere.

 


A sinistra e sotto: La dedica di Giovanni Paci ad Antonio Salviati, aristocratico signore di Pisa presso il quale Paci era domestico.
 

 




Di Pisa, a dì XXV luglio
MDLXXXVII (1587)
 
 
 

 
 

 

A sinistra e sotto:
La Prefazione di F.S.R. ORD.PRAED. (Fra Serafino Razzi dell'Ordine dei Predicatori)
ai benigni lettori
 

 
 
 

 
... Sia benedetto Dio ne' doni suoi
Amen
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
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Cur morietur homo, cui Salvia crescit in horto?
 
Perché morirà l’uomo al quale cresce la salvia nell’orto?

 Fonte: Le informazioni sulla Scuola Salernitana,vengono da ABAP, Sovrintendenza di Salerno
e Avellino

 

 

venerdì 12 ottobre 2018

1470 - 1480 Le lettere dell'Archivio mediceo

Le richieste dei marradesi
a Lorenzo il Magnifico.
ricerca di Claudio Mercatali
 

Lorenzo il Magnifico


L’Archivio Mediceo Avanti il Principato è una bella raccolta di lettere spedite ai Medici da tutti i Comuni della Signoria, nel Quattrocento. Questi documenti si leggono a fatica, perché la scrittura di allora è maledettamente difficile ed è un po’ come fare un rebus ad ogni riga.
Sono diverse decine le lettere spedite da marradesi, per i più svariati motivi. Ci sono quelle scritte dai Priori del Comune, quelle del Vexillifer justitiae, che era un giudice locale, e quelle degli Homines communes, cioè della gente. Qualche lettera è interessante e lascia emergere tanti episodi di varia umanità: 
 


 
 
 
Anno 1471
 
Il furto dei marroni è un classico qui da noi. Lolo e Vangelista di Cristoforo da Marradi sono due fratelli, contadini, con tante figlie, che vengono derubati e maltrattati dai ladri. Nasce una colluttazione e un ladro muore. Il Capitano di Marradi li condanna e allora scrivono questa lettera a Lorenzo il Magnifico:

“Magnifico ed eccelso signore con ogni umiltà a voi ci raccomandiamo e la cagione di questa è l’intesa di domandare a voi l’interesse verso delle povere persone in discordia. Perciò pigliamo sicurtà nella magnificienza vostra pregandovi che ascoltiate noi Vostri buoni servitori. Questo perché dal mese di ottobre, standoci noi a casa, vennero certi di Val di Lamone a toglierci i nostri marroni e a disfarci le ricciaie e portavanli via e presso la nostra casa andavano gridando “ballogie ballogie” e così sbeffeggiandoci venimmo fuori di casa e cominciarono a tirarci delle … (?) … e dei verrettoni (= frecce da balestra) onde noi vedendo che ne portavano la roba nostra e davanci delle botte ci rivoltammo in modo che morì uno di loro contro la voglia nostra.

“Ballogie … ballogie” che cosa significa?
Il linguaggio qui ha dei forti influssi dialetali e queste parole assomigliano al romagnolo “balùse, balùse” che è il sesso femminile (i protagonisti del racconto avevano dieci figlie)

 Ora il Capitano di Marradi ci vorrebbe dar bando (condannare). A noi pare che ci faccia torto che la roba ci sia tolta e detto villania e datoci delle botte e pareci (ci sembra) arida cosa che altri si debba aiutare …. però noi abbiamo bando (= la condanna) e siamo due fratelli che abbiamo dieci fanciulle che ven’è tre da marito e possiamo andar con Dio e ogni condanagione del capitano ci fa insoddisfatti del modo, perciò ci raccomandiamo umilmente alla Signoria Vostra che tal grazia ci facciate per esserci stato fatto gran torto e a bocca (= a voce) più in pieno il portatore di questa (lettera) informerà vostra Eccellenza alla quale il mio figliolo spediamo ……. Che Iddio vi conservi con salute e felice stato”.
A.d. 12 febbraio 1471     Vostri servitori Vangelista e Lolo di Cristoforo da Marradi
 


 
Anno 1473
 
Nel Medioevo l’Abate della Badia del Borgo aveva il diritto di imporre tasse ai marradesi. I frati davano la riscossione in appalto soprattutto ai conti Guidi di Modigliana, che erano abbastanza rapaci. Tutto questo finì nel 1428, l’anno della conquista da parte dei Fiorentini. La Signoria riscuoteva le tasse direttamente per mezzo del Capitano di Marradi. Però ogni tanto l’Abate della Badia del Borgo si faceva avanti a pretendere. Siccome era ancora potente il Comune di Marradi si doveva difendere. Questa che segue è appunto una lettera di accredito per due ambasciatori che vanno da Lorenzo il Magnifico per far valere le ragioni del Comune in una lite con i frati:

“O Magnifico uomo e premesse le lodi. Mandiamo alla magnificenza vostra lo egregio uomo chiamato Bartolomeo di Galeotto e il prudente homo Dolfo di Paulino, tutti due del comune di Marradi nostri ambasciatori, ai quali abemo dato pieno mandato e autorità per quanta ne ha tutto il Comune di Marradi. Preghiamo umilmente vostra Eccellenza piaccia prestargli plenaria (udienza) circa certa lite che ha mosso l’abate di S.Benedetto (cioè della Badia del Borgo) verso il nostro Comune come loro esporranno dinanzi alla magnificenza vostra alla quale sempre ci raccomandiamo”.
Dato a Marradi il 25 febbraio 1473 
 


Anno 1474
 
La fama di Lorenzo il Magnifico era così grande che da ogni parte la gente che credeva di aver subito dei torti si rivolgeva a lui. Questa qui accanto è una lettera di presentazione scritta dal Comune di Marradi per uno che chiese udienza:

Magnifico e superiore nostro Lorenzo de' Medici, tutta (la gente)  del comune di Marradi ti augura con gaudio felicità e salute. Il portatore di questa (lettera) si è mosso (?) da sura di Marradi e viene alla vostra magnificienza ed è buono assai e molto per bene e fu sempre così ed è un vostro fedele servitore che spera gli darete aiuto di un certo caso a lui avvenuto del quale sarete pienamente informato da lui. Così siete pregato dal detto Comune e vostro fedelissimo servitore che la vostra honorificienza gli presti quell' aiuto se possibile ... Valète.. (state bene) ...
In dei nomine amen, die 27 aprile 1474

VOLTERRA

Nel 1472 Lorenzo il Magnifico conquistò Volterra. La presa della città provocò un incidente diplo­matico con il papa Sisto IV che scomunicò il Magnifico e finanziò per qualche anno una guerriglia. Così i Fiorentini furono costretti a mantenere una guarnigione reclutata fra i montanari casentinesi e delle nostre zone.


Nella guarnigione c'era un soldato di nome Nicolò Mignone da Marradi, che nel settembre del 1474 fece scrivere al suo comandante questa lettera per il Magnifico. Stanco del servizio voleva essere congedato ...

Anno 1474
 
Nicolò Mignone dopo la sua lettera fu esentato dai servizi più gravosi e messo come guardiano di una porta di Volterra. Però ormai la cinta muraria era stata ultimata e Nicolò rischiava il posto di lavoro. Perciò si rivolse di nuovo al suo comandante Matteo Palmieri, perchè scrivesse al Magnifico e lo riconfermasse nell’incarico. Il capitano Palmieri scrisse così:

“Magnifico uomo, sarebbe superfluo darti delle notizie sulle qualità di Nicolò Mignone da Marradi.
Quello che ti scrivo non è per il suo privato, ma per il pubblico e per ricordarti che la nuova cittadella, che di continuo si mura, è alla fine e si può chiudere fra le due mura doppie che vanno dalla rocca vecchia alla nuova e così ogni sera si serra e detto Nicolò con sue paghe vi è deputato e sta alla guardia e rimuovendo Nicolò bisogna diputare altri. Nicolò ha seco tutti i parenti stretti e persone fidate e secondo quello che ho inteso sono guardie e soldati.

Cristo in istato felice ti conservi, a dì 18 dicembre 1474   Matteo Palmieri, Capitano in Volterra

Anno 1479  
 
Siamo sempre a Volterra. Fra i soldati di Lorenzo il Magnifico c’è anche un certo Marchionne, rampollo della allora potente famiglia dei Mariscotti di Marradi. Costui nel 1479 chiede al Magnifico di tornare a casa, perché ormai la guerra è finita. A quel tempo capitava spesso che le famiglie dei signorotti locali aiutassero i Medici nelle loro imprese, perché poi ne erano ricompensate generosamente. Ecco la sua lettera:
 

 “Magnifico Lorenzo io mi raccomando alla vostra magnificenza perché facciate dare spazio (= ascoltiate) il mio compagno (che ha portato la lettera).
Io mi vergogno di darvi tanta noia e questo è perché non ho altro mezzo che la vostra magnificenza. E’ da un pezzo che voi mi avete mandato nella nova (… conquista, cioè Volterra) con otto compagni e sono stato un anno senza famiglia e senza ragazza. Vi avviso Magnifico Lorenzo che il mio compagno Francesco da Marradi, caporale, e il mio compagno che si chiama Tommaso di Ruberto da due anni (sono lontani) dalla famiglia e dalla ragazza. Vi prego che vogliate che io me ne vada al pari di loro. Vi avviso che qui è rimasta poca gente della terra …”.

facta a dì 22 maggio 1479    dal vostro servitore Marchionne da Marradi

Anno 1474
 
Il nonno di Marchionne, aveva scritto a Lorenzo cinque anni prima, preoccupato per una condanna subita dai suoi figli. Si chiama Marchionne anche lui, come il nipote, e si firma de' Mariscottis. Sentiamo che cosa manda in dono e cosa dice:
 
 
 

  
"Magnifico e prestantissimo uomo e mio superiore e benefattore singolarissimo saluto e mando alla Vostra Magnificienza mio nipote Marchionne esibitore della presente (lettera), con alquanti prugnoli, non posso ne so per altra via mostrare la mia fedeltà ed esso porto alla presenza Vostra e restommi la buona intenzione e la volontà di fare cosa di maggiore importanza e di più peso quando io potessi.
Tornerà a casa fatta la preghiera di esortare Vostra Magnificienza di dare aiuto ai miei figlioli che hanno bando (sono stati condannati) ...

... Magnifico Lorenzo mio, per la benedetta  tua eccellentissima memoria del vostro aiuto e di vostro padre vi prego che non mi abbandoniate ...

Prego l'altissimo Dio che in felicissimo stato e per lungo tempo rimaniate. A dì 18 aprile 1474

 
Fonte: Documenti dell’Archivio Mediceo avanti Principato

Vangelista di Cristoforo lettera n° 36 filza 85 vol.3° del 12.01.1471
Uomini del Comune lettera n°513 filza 23 vol.2° del 22.02.1473
La presentazione lettera n° 332 (r,v) filza 30 vol 2° del 27.04.1474
Nicolò Mignone: da Angelo Fabbroni, Laurentii Medicis Magnifici Vita pg 65
Marchionne da Marradi, lettera n°303 della filza 37 vol 2°  del 18.05.1479
Marchionne da Marradi, lettera n° 295 della filza 30 vol 2° del 18.04.1474

domenica 7 ottobre 2018

1936 - 1939 Gli articoli del Nuovo Piccolo

Rassegna stampa della vita
di paese a Marradi
ricerca di Claudio Mercatali



Nel 1924 - 25 la libertà di stampa venne limitata e poi soppressa. I periodici locali di Faenza, come  Il Lamone, furono di continuo censurati con le ordinanze prefettizie e alla fine dovettero chiudere. Dopo questi anni si pubblicarono solo periodici sotto stretto controllo del regime. Uno di questi fu  Il Nuovo Piccolo, settimanale della diocesi di Faenza, che aveva ottenuto il permesso di continuare la stampa purché si occupasse solo di notizie positive o religiose o di parrocchia.



maggio 1936
 
La guerra di Etiopia è vinta. L'Italia ora ha il tanto desiderato Impero.











luglio 1936
 
La Festa della Madonna del Popolo quest'anno è particolarmente solenne.







 



ottobre 1936
 
Accoglienze trionfali al marradese
cardinal Cattani.
 
 
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ottobre 1937
 
Arriva a Marradi il mons. Giulio Facibeni, priore di Rifredi, maestro di carità cristiana.








 gennaio 1938
 
Con il nuovo anno va in vigore l'orario ferroviario, che prevede nuovi treni.







 
 
maggio 1938
 
Festeggiamenti per le nozze d'oro sacerdotali dell'arciprete don Montuschi (50 anni di sacerdozio).







giugno 1939
 
Una eccezionale ondata di maltempo produce allagamenti, frane e crolli in tutta la Romagna, anche nella valle del Lamone.
 













giugno 1939
 
Per effetto delle piogge dirotte la ferrovia rimane interrotta a San Cassiano di Brisighella.
Il paese di Marradi è quasi isolato.







settembre 1939
 
Il matrimonio collettivo di sedici coppie in piazza a Marradi fu evidenziato anche da alcuni quotidiani a diffusione nazionale.




Fonte: Emeroteca della biblioteca comunale di Faenza
 

lunedì 1 ottobre 2018

La ferrovia FVS

In treno da Castel Bolognese
a Riolo Terme
ricerca di Claudio Mercatali

Agosto 1914 il primo treno
arriva a Riolo


La costruzione della Ferrovia Faentina, inaugurata nel 1893, fece svanire il sogno di una strada ferrata che portasse a Firenze passando dalla valle del Senio. Però negli anni seguenti fu elaborato il progetto per collegare Castelbolognese con Riolo, che era già un noto centro termale. Si riteneva infatti che il collegamento ferroviario con la linea Bologna - Ancona  avrebbe incentivato il turismo. Il progetto fu approvato il 23 luglio 1912 e i lavori, condotti dall' impresa Laviosa & Callegari durarono due anni. L'inaugurazione avvenne il 23 agosto 1914.

 
 
 
La ferrovia, lunga circa 10 km, era gestita dalla  Società Anonima Ferrovia Valle Senio (FVS) con sede legale a Parma. Le locomotive erano solo due e andavano avanti e indietro con l'orario qui sotto.
Erano state costruite dalle Officine Reggiane e sviluppavano una potenza di circa 80 - 90 CV. La locomotiva FVS 505 n° 2 con il nome dei ferrovieri che per tanti anni la guidarono è questa qui sopra. Durante la Prima guerra mondiale la linea ebbe un traffico forte perché gli alberghi delle terme vennero adibiti ad ospedali militari. Poi il traffico si ridusse ai minimi termini e la linea fu chiusa il 31 dicembre 1933.
 
La stazione di Castel Bolognese era bella, accanto alla odierna stazione FS, proprio all' inizio del viale che porta al centro cittadino. Danneggiata durante la Seconda guerra mondiale, fu demolita. La stazione di Riolo era nell'attuale piazza Guglielmo Marconi ed è stata demolita nel 1972.
 
 
 
Nel 1912 l'amministrazione liberale di Riolo ottenne dal Governo il benestare per la costruzione, anche per l'interessamento del deputato di zona, generale Tullo Masi, che era di Lugo di Romagna. Il settimanale repubblicano faentino Il Lamone commentò in modo aspro questo successo dei Liberali:
 
 
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Però la notizia era vera e nonostante le insinuazioni dei Repubblicani il successo dei Liberali era evidente.
 
 
 
 
 
 
La costruzione fu completata rapidamente e il 23 agosto 1914 ci fu l'inaugurazione.
Ecco qui accanto la cronaca dell' evento secondo il corrispondente del settimanale Il Piccolo.
 
Per approfondire:
www. La ferrovia del Senio. La storia di Castel Bolognese.
Paolo Grandi, La ferrovia di Casola Valsenio, un progetto irrealizzato. Bacchilega editore.