mercoledì 27 marzo 2019

Bino Binazzi e Giovanni Papini

Due pareri discordi
su Dino Campana
ricerca di Claudio Mercatali


Nel 1971 la Comunità Montana dell'Alto Mugello, formata da Marradi, Palazzuolo e Firenzuola, curò la seconda edizione di un interessante libretto su Dino Campana, che è qui accanto. Lo scrisse don Lorenzo Righi, priore di Bombone, frazione di Rignano sull' Arno, studioso di letteratura e poeta lui stesso, che ricostruì con precisione la divergenza di opinioni fra Binazzi e Papini a proposito di Dino Campana.

Chi era Bino Binazzi? Poeta italiano (Figline Valdarno 1878 - Prato 1930) giornalista del Nuovo giornale di Firenze e del Resto del Carlino scrisse il saggio letterario Antichi, moderni e altro, edito postumo da Vallecchi (1941) e diverse poesie, ma diede il meglio di sé come critico letterario.

Ecco cosa dice don Righi:

... Binazzi non solo comprese il valore della poesia di Campana, ma lo difese a spada tratta contro il Papini. Almeno due dovettero essere le lettere del Papini al Binazzi su Campana e due le relative risposte. Dall' epistolario Papini - Binazzi risulta invece che una sola è la lettera del Papini e una quella del Binazzi. Scrisse il Binazzi in una lettera del 1° Gennaio 1915 a mo' di risposta al Papini:



Caro Papini,

Io non sono il padrone del giornale (Il Mattino). Per varar Campana dovetti ricorrere allo stratagemma del titolo "Un poeta romagnolo".
Dunque, rebus sic stantibus (= stando così le cose), credo di aver ragione e ti prego di credere che se anche per combinazione avessi esagerato per entusiasmo, non me ne pento affatto perché rimane ferma la convinzione che questo bel tipo di Campana è destinato a scriver grandi cose.
La stoffa c'è. La sua vita randagia è per me un fatto che incontra tutta la mia simpatia. Poi Campana è povero e se io ho potuto contribuire a fargli vendere qualche volume ciò mi sembra meglio della ... letteratura e della critica, ecc. Bada bene però che io sostengo sempre che i "Canti Orfici" sono un ottimo libro dove si sente l'alito di una creatura viva e anelante fin dalla prima pagina. Se anche vi siano - come tu dici - 30 pagine di buona poesia nel volume ciò è per me più che abbastanza trattandosi più o meno d'un cento pagine in tutto.

... Quanto alla distinzione che fai di poesia di primo e di secondo ordine, io penso che non esiste altro che poesia e non poesia.
 
Il Papini, per tutta risposta, scriveva al Binazzi :

Caro Binazzi,

Tu mi dici che non ci sono poeti di primo e di second' ordine ma si è poeti e non poeti. Ebbene non mi pare che Campana sia di una statura quale vorresti fare apparire. Quando lo incontrai la prima volta al Caffè Chinese alla stazione vecchia ebbi l'impressione parlando con lui, di un malato di spirito preso dal fuoco della poesia ma senza l'equilibrio necessario per essere un buon poeta. Mi dette qualche scritto in cui ho trovato lo stesso senso dei Canti Orfici.
Mi ha scritto che traduce bene in tedesco ed io, per farlo lavorare, gli ho dato qualcosa per La Cultura dell' anima, ma non ha concluso nulla, anzi ti dirò che mi ha abbruciacchiato la cartella obbligandomi a rifarla.

Tu cerchi un poète maudit (L'Italia non ne ha) e forse l'hai trovato molto simile a Hölderlin. 
 
Tuo G.  Papini, Firenze, 15.05.1915



Fonte: Dino Campana poeta della notte, di Lorenzo Righi, 2a edizione, collana Gli Inediti, tipografia Sbolci, Fiesole 1971 a cura della Comunità Montana dell'Alto Mugello (che poi fu inglobata nella Comunità Montana del Mugello, Alto Mugello e Val di Sieve, oggi Unione dei Comuni).


giovedì 21 marzo 2019

Il triangolo di Primavera

Una terna di stelle
di tre diverse costellazioni
ricerca di Claudio Mercatali


Il Triangolo di Primavera è un asterismo, cioè una figura geometrica formata dalle stelle Arturo, Spica e Denèbola. L'area del Triangolo si estende quasi tutta nella costellazione della Vergine. La zona vicino a Spica è  ricca di galassie, osservabili anche con piccoli telescopi. 




ARTURO

Come si trova: Si prende a riferimento il Grande Carro e si prolunga il timone mantenendone la curvatura, fino ad arrivare a una stella molto evidente che vi apparirà di un vago colore arancione, se avete dieci decimi di vista.

Arturo (alfa Bootis, in latino Arturus) è la più luminosa della costellazione di Boote e la seconda stella più brillante, dopo Sirio, fra quelle visibili nel nostro emisfero. Lo scrittore latino Igino l’Astronomo narra che il dio Dioniso insegnò a Icario (Boote) a coltivare la vite e a fare il vino. Lo offrì a dei pastori, che si ubriacarono e credendo di essere stati avvelenati lo riempirono di botte.

SPICA

Come si trova: Si continua a prolungare il timone del Grande Carro oltre Arturo e dopo un certo tratto si incontra una stella abbastanza visibile e bassa sull’orizzonte.

Spica (alfa Virginis o Spiga), è la più luminosa della costellazione della Vergine e la quindicesima più brillante del cielo. Dista circa 250 anni luce dal Sole, è in realtà è un sistema binario formato da due stelle azzurre. Il suo nome indica la spiga di grano che la Vergine ha in mano nelle antiche rappresentazioni della costellazione. Per individuare una figura femminile in questo insieme di stelle ci vuole una certa fantasia, ma forse siamo noi moderni che non sappiamo vederla. I Romani la riconoscevano, i Greci la identificavano con Persefone, gli Egizi con Iside, i Sumeri con Istar e gli Indiani con Kanya, la madre del di Krishna.


DENEBOLA
Come si trova: Si prolungano i due fianchi del Grande Carro verso il basso finché i due segmenti si incontrano. In questo modo si punta verso la costellazione del Leone e si incontra la stella Regolo, che è sul petto di questo animale immaginario piuttosto difficile da vedere. Per questo Regolo si chiama anche Cor Leonis. Denèbola è nel punto di attacco della coda ed è la seconda stella di questa costellazione per luminosità.

Denèbola è abbastanza giovane avendo circa 400 milioni di anni (!) e la sua luminosità varia un po’ ogni due ore. Il suo nome deriva dall'arabo Denèb Alased, "la coda del Leone” per la sua posizione nella costellazione. In astrologia era considerata portatrice di sfortuna.

 
  

sabato 16 marzo 2019

1911 Il Primario dr. Augusto Pellegrini

La descrizione delle sue operazioni
all' Ospedale S.Francesco
di Marradi
ricerca di Claudio Mercatali
 

1917 Truppe schierate nel Foro Boario
(oggi Parco dei Caduti), di fianco all'Ospedale,
che si vede sullo sfondo.

 
 

Nel 1907 l'arrivo del primario dottor Augusto Pellegrini segnò l' inizio di un periodo d' oro per l'Ospedale San Francesco di Marradi.
Questo medico energico e sferzante riorganizzò tutto il nosocomio, lo rese moderno e molto attivo. Questa che segue è la sua relazione per l'attività chirurgica svolta nel 1911 e 1912 che fu a dir poco frenetica: 619 operazioni di ogni tipo, dal capo agli arti inferiori, condotte da lui e dai suoi assistenti. Lasciamo che sia lo stesso dottore a raccontarci come andarono le cose, e leggiamo un estratto della sua relazione ...

 
 
Note di tecnica chirurgica

 

L'organizzazione del servizio chirurgico è rimasta tal quale l'ho descritta nella relazione precedente, (il resoconto clinico statistico di chirurgia operativa, Faenza 1911). I resultati sono stati costantemente buoni e perciò non ho avuta ragione di introdurre notevoli modificazioni. I locali non permettono che un isolamento relativo dalle infezioni settiche ed operati asettici si trovano non di rado vicini ad ammalati purulenti; pur tuttavia non si è verificato nessun caso di infezione post operatoria, il decorso è stato sempre regolare e la guarigione avvenuta per prima intenzione. Ciò sta a dimostrare la bontà dell'organizzazione del servizio.
 

 
 

Il quadro riassuntivo
delle operazioni eseguite

 
 

Nella preparazione del materiale di medicazione e di sutura non ho introdotte modificazioni apprezzabili: solo la seta dopo la preparazione ordinaria, descritta nella precedente relazione, viene sterilizzata nell'autoclave e dopo conservata il alcool in vasi piombati.
Gli strumenti dopo essere stati bolliti per mezz'ora - un'ora in una soluzione di carbonato di soda all' uno per cento, vengono, durante l'operazione, distesi sopra un tavolo coperti da un telo sterilizzato e adoprati asciutti.


 
 
Nella preparazione dell'operatore e degli assistenti ho cercato di portare qualche modificazione collo scopo di rendere la preparazione più rapida, più semplice e più sicura. Così per la disinfezione delle mani invece di usare il metodo Fürbringer, che è troppo lungo, mi disinfetto le mani e gli avambracci mediante sfregamento accurato per 7 - 8 minuti con una compressa di garza sterilizzata imbevuta di alcool a 90°; complessivamente la disinfezione dura 10 minuti: tale durata può venire alquanto abbreviata in operazioni di urgenza assoluta.

Con questo metodo, che offre il vantaggio della semplicità e della rapidità, ho ottenuto costantemente buoni resultati e le guarigioni sono sempre avvenute per prima intenzione. Tuttavia per maggiore sicurezza soglio usare il guanti di Chaput, tanto più che, dopo una certa pratica, sono riescito a operare con i guanti tanto spedito come senza guanti. Per il passato riserbavo l'uso dei guanti per le operazioni, medicature ed esplorazioni in campo settico; da qualche tempo li uso costantemente anche per le operazioni asettiche, avendo cura di non usare in queste ultime guanti già usati per operazioni settiche.

Per ragioni di economia nella disinfezione delle mani faccio uso di alcool denaturato. Da qualche tempo ho pensato di trattare l'alcool denaturato con vapori di cloro, con lo scopo di attenuarne l'odore penetrante e disgustoso, sia di aumentarne l'azione disinfettante  ...
  
Il frontespizio e l'inizio della relazione di Pellegrini

 





Nella preparazione dell'operando nessun modificazione ho sentito il dovere di introdurre. Seguito a valermi con vantaggio del metodo Grossich, per la disinfezione del campo operatorio. Ho cura di non abusare nell'uso della tintura di iodio per non produrre irritazioni della pelle. Appena il malato viene portato in sala operatoria, faccio polverizzare estesamente il campo operatorio con alcool contenente solo un quarto di tintura di iodio; solo poco prima di cominciare l'atto operativo sfrego una sola volta con una spugna sterile imbevuta di tintura di iodio e montata sopra una pinza di Pean.

 
 
 
Anestesia Nel praticare l'anestesia ricorro, a seconda dei casi, ora all' anestesia per inalazione, ora all'anestesia spinale, ora a quella locale. Per produrre l'anestesia locale uso la novocaina recentemente preparata secondo la formula di Braun e ne inietto di solito 5 centimetri cubi al 5%

... Fino a tre anni fa nell'anestesia per inalazione davo la preferenza la cloroformio e ricorrevo all'etere solo nelle narcosi dei bambini, dei vecchi e delle narcosi di durata eccessivamente lunga; dopo cominciai a praticare l'eteronarcosi come metodo ordinario e di scelta.

I risultato sono sempre stati ottimi e non mi sentirei affatto disposto a tornare al cloroformio. Adopro la maschera di Schimmelbusch e somministro l'etere a gocce versandolo con un comune contagocce, evitando così di far inalare la paziente vapori di etere molto concentrati, come suole avvenire usando maschere di tipo Juilliard, che è la più comunemente usata per la somministrazione dell'etere.

Prima di cominciare la narcosi faccio praticare un'antisepsi più efficace che sia possibile della bocca e della faringe e sono solito di far somministrare un'iniezione di 1cg di morfina alquanto prima di cominciare l'eterizzazione.

 
 
 
... Per l'anestesia locale uso una soluzione di novocaina al mezzo per cento. Di solito ricorro all'anestesia locale nelle ernie strozzate e per praticare stome di individui in condizioni generali cattive, ed in operazioni di minore importanza.

 
 
 


Durante l'atto operatorio sono solito calzare i guanti di Chaput, uso medicatura seta e strumenti asciutti: la testa dell'operatore e degli assistenti viene coperta con un berretto sterilizzato di seta , provvisto di una specie di visiera, che ricopre il volto lasciando scoperti solo gli occhi. e le suture dò la preferenza alla seta.


 
 
 
 
Il decorso post operatorio viene rigorosamente sorvegliato. E' mia abitudine tenere gli operati ben caldi nei primi giorni dopo l'operazione. Tutti i malati vestono calze e camiciole di lana durante l'atto operatorio e dopo l'operazione i malati vengono tenuti caldi con bottiglie di acqua calda. In quinta giornata si tolgono le agraffes e in nona giornata di solito gli operati si alzano. Con tale organizzazione, con tale tecnica operatoria e con una sorveglianza diretta, continua e rigorosa, i resultati sono stati costantemente buoni.
 
Quattro operazioni d'esempio

Quattro operazioni eseguite da Augusto Pellegrini a Marradi, accompagnate dalla descrizione originale delle medesime,
fatta dal dottore.
 
 

 










 
 
 
 
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire

 

Fonte  Archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi. Si ringrazia l'archivista Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.
 
 


 

martedì 12 marzo 2019

Augusto Pellegrini

Primario dell'Ospedale
a Marradi dal 1906 al 1913
Il dottore parla di sé
ricerca di Claudio Mercatali
 

Durante gli anni in cui fu Direttore sanitario, l'Ospedale S.Francesco di Marradi toccò uno dei massimi di efficienza.
Rinnovato nelle tecniche e nelle attrezzature, il nostro nosocomio divenne un modello per tutti gli altri del circondario e la gente veniva qui in paese apposta per farsi operare. Questa che segue è l'autobiografia di Pellegrini, pubblicata in un opuscoletto che il dottore dava in visione alle commissioni d'esame quando andava a sostenere dei concorsi.

Sentiamo che cosa dice di se stesso:

Sono nato a Fucecchio il 26 giugno 1877 da Giovanni Pellegrini ed Enrichetta Mariotti, persone modeste, ma intelligenti e operose. Seguii l'intero corso di Medicina e Chirurgia nell'Istituto di Studi Superiori e di Perfezionamento di Firenze.

Durante l'anno scolastico 1900 - 1901 fui accettato come allievo interno nel Laboratorio di Patologia Chirurgica, dove mi esercitai nella tecnica istologica. Frequentai contemporaneamente la Clinica Pediatrica Chirurgica (Prof. D.Baiardi). La breve pratica chirurgica fatta in questa clinica servì a farmi meglio comprendere l'importanza di uno studio più profondo dell' anatomia; onde nell' anno successivo (1901 - 1902) fui ammesso, come allievo interno, nell' Istituto di Anatomia umana normale, diretto dal prof. G.Chiarugi: quivi mi occupai di preferenza di dissezioni anatomiche, riuscendo vincitore nel concorso indetto dal prof. Chiarugi fra gli studenti del V Corso di Medicina per una dissezione di Anatomia Topografica; e feci inoltre ricerche anatomiche sulle arteria succlavia e ascellare.

Nell' anno 1902 - 1903 frequentai il medesimo Istituto, dedicandomi in special modo allo studio dell' Anatomia Chirurgica, e continuando la serie delle ricerche sull' arteria succlavia e ascellare: queste ricerche furono oggetto della tesi di laurea, che discussi l' 8 luglio 1903, ottenendo 110 su 110.
Oltre agli esami prescritti dal Regolamento, superai l'esame di Pediatrica Medica nella Clinica del prof. G. Mya, riportando pieni voti legali.  

Quando Pellegrini arrivò a Marradi era giovanissimo, aveva 29 anni e aveva già i titoli per concorrere come Primario.

Il primo concorso cui mi presentai fu quello per Medico e chirurgo primario e direttore sanitario dell' Ospedale di Marradi nel giugno 1906. I concorrenti furono 46 e certo non inferiori per merito all' importanza di quell'ospedale. La commissione esaminatrice dei titoli mi classificò unico secondo su 45 concorrenti. La commissione così si esprimeva nei miei riguardi:

"Il dottor Augusto Pellegrini, di anni 29, laureato a Firenze con pieni voti assoluti, ha i perfezionamenti in Igiene, Clinica Medica, Clinica Ostetrica, Anatomia Patologica. E' da tre anni assistente presso la Clinica Chirurgica fiorentina prestando pure servizio all' Ambulatorio chirurgico d'Oltrarno. Nella Clinica ha avuto modo di assistere a moltissime operazioni e di eseguirne non poche, mettendo a pratico contributo le speciali e vaste cognizioni di anatomia patologica e di chirurgia, che risultano evidenti da 12 pubblicazioni di indiscutibile valore".

Dal Consiglio comunale di Marradi risultai il primo eletto. Partecipai nel 1908 al concorso per chirurgo primario dell'Ospedale di Urbino, ove fui dalla commissione giudicatrice classificato nel secondo gruppo e mi furono assegnati 29 punti su 30. La relazione a mio riguardo fu benevola " ... presenta 16 pubblicazioni, alcune di indole scientifica, altre d'indole pratica: tutte della più alta importanza".
 
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In che condizioni era l'Ospedale prima del suo arrivo?

Trovai l'Ospedale di Marradi in pessime condizioni, come rilevasi dalle Relazioni, che pubblicai. Con attività e costanza mi dedicai al suo rinnovamento. Incontrai un forte ostacolo nella scarsezza di mezzi, di cui disponeva la Congregazione di Carità; ma con l'aiuto della pubblica beneficienza riuscì a trasformare e migliorare notevolmente l'Ospedale.
Dei miglioramenti fatti, dei risultati operatori ottenuti e della stima acquistata in questo Comune e nei paesi vicini fanno fede la deliberazione di encomio presa dalla Congregazione di Carità e gli attestati dei sindaci di Marradi e Palazzuolo di Romagna.
 
30 dicembre 1906 Il lavoro del dottore trovò un riconoscimento anche nella stampa locale.



I medici dell' Ospedale erano dipendenti della Congregazione di Carità, l'Ente che gestiva il nosocomio, che a sua volta dipendeva dal Comune di Marradi. Perciò gli stipendi dei dottori erano decisi dal Consiglio Comunale.

 



Delibera del 1 gennaio 1908: il Comune accorda un aumento di stipendio di 80 lire al Primario.

Per lo sviluppo preso dall'Ospedale, il Consiglio Comunale deliberò di accordarmi uno stipendio straordinario. Con deliberazioni del Consiglio comunale e della Congregazione di Carità di Marradi mi veniva poi tolto il servizio di condotta, onde potei dedicare tutta l'opera mia all' Ospedale, vista l'importanza acquistata da questo. La Congregazione di Carità (3 maggio 1911) deliberava ad personam un Assegno visto "l'ottimo servizio prestato dall'attuale Direttore a favore dell'Ospedale e dell'incremento dato dal suddetto a questo istituto"; e più tardi (1913) mi nominava chirurgo benemerito dell'Ospedale.



Un certificato del dottore

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Le pubblicazioni scientifiche
che riguardano Marradi sono queste:

1) Relazione statistica e sanitaria dell' Ospedale di Marradi, 1908. Tip.Cappelli Rocca S.Cassiano.
2) Relazione statistica e sanitaria dell'Ospedale di Marradi, 1909. Tipografia Brisighellese 1910.
3) Relazione sull'epidemia colerica del 1911 in Marradi. Tipografia di Brisighella 1912.

Nel 1913 il dottore vinse il concorso da primario all' Ospedale di Chiari (Bergamo) e si trasferì.
Però non si dimenticò di Marradi e il 2 luglio 1919, avendo saputo che il terremoto qui in paese aveva prodotto danni notevoli scrisse questo telegramma al sindaco di Marradi.




Fonti Archivio storico del Comune di Marradi, Archivio dell'Ospedale S.Francesco di Marradi, Documenti della biblioteca comunale di Chiari (BG).

 

mercoledì 6 marzo 2019

La data della Pasqua e il calendario lunare

La Luna nella cultura
e nei bioritmi
Ricerca di Claudio Mercatali



  La luna sorge
sopra Pian dei preti, a Marradi


Nella nostra cultura indoeuropea il riferimento positivo è quasi sempre il Sole e non la Luna. Così si dice che una persona imprevedibile è lunatica e una chiara nei suoi intenti è solare. In altre culture, come quella araba, le cose stanno diversamente. Però il sorgere della luna e le sue fasi hanno qualche importanza anche per noi.



Il calendario lunare

Nel nostro calendario c’è una festa fissata in base alle fasi lunari ed è la Pasqua. La storia dice che nel Concilio di Nicea (anno 325) fu deciso di festeggiarla nella domenica che segue il plenilunio dopo l’equinozio di Primavera. Dunque facendo un po’ di conti la Pasqua varia di anno in anno e può cadere fra  il 22 marzo e il 25 aprile perché:
 

  • Se il 21 marzo è un sabato di luna piena sarà Pasqua il giorno dopo.
  • Se il plenilunio cade il 20 marzo si aspetta il successivo, il 18 aprile.
  • Se questo giorno è una domenica occorre aspettare la domenica dopo, il 25 aprile.
 
Si dice che la Pasqua è "bassa" se cade prima del 2 aprile e "alta" dal 14 al 25 aprile.
 
La data della Pasqua per gli anni a venire è stabilita dalla Chiesa Cattolica con un calcolo ideato da un astronomo dell' Antica Grecia. Il problema da risolvere è che l’ anno solare ha 365 giorni (366 nei bisestili) e un anno lunare ha 12 mesi lunari di 29,5 giorni per un totale di 354 giorni (355 nei bisestili triennali). Dunque l’anno solare è più lungo del lunare di 11 giorni.

 
 
 
Se il primo gennaio c’è la luna nuova i due tipi di anno partono “alla pari” e al 31 dicembre seguente saranno passate 12 lune più 11 giorni. Sicché dopo due anni la differenza sarà di ventidue giorni e così via. I giorni di sfasamento dell' anno lunare rispetto al solare formano l’ epatta. Se l'epatta arriva o supera 30, si aggiunge un mese (detto embolismico) nel calendario lunare e si sottrae 30 dall' epatta. Ad esempio all' inizio del quarto anno l'epatta è 33, perciò il terzo anno diventa embolismico e l'epatta del quarto anno vale solo tre.

L’astronomo greco Metone nel 432 a.C elaborò questo  conteggio e si accorse che l’epatta si ripete con la stessa successione ogni 19 anni con un piccolo errore che si corregge aggiungendo un giorno all’epatta del diciannovesimo anno (il saltus lunae).

 Nel 2006 cominciò un ciclo di Metone e le epatte fino al 2025 sono queste:
11, 22, 3, 14, 25, 6, 17, 28, 9, 20, 1, 12, 23, 4, 15, 26, 7, 18, 29, 10 (+1 per il saltus lunae)
e si ricomincia.

 ESEMPI    In che giorno cadrà la Pasqua nel 2019 e nel 2020?
A) L’epatta del 2019 è di 23 giorni. Il novilunio è al 30 – 23 = 7 marzo, e quindi il plenilunio  è il 7 + 14 = 21 marzo, che è proprio l'equinozio. Però conta il plenilunio dopo l'equinozio e si deve aspettare quello di aprile. La domenica seguente (21 aprile) sarà Pasqua.
B)  L’epatta del 2020 è di 4 giorni. 30 – 4 = 26 marzo è  il novilunio e 14 giorni dopo (8 aprile) comincia il plenilunio. La prima domenica a seguire (12 aprile) sarà Pasqua.




L’influsso della luna

Secondo alcuni la luna ha un influsso sull' orto: quando è crescente stimola lo sviluppo di foglie e frutti, mentre in fase calante dà energia alle parti sotterranee delle piante. Per queste persone prima del plenilunio conviene seminare gli ortaggi con frutto, fiore e seme come pomodori, zucche, fagioli, fave, piselli e cavoli e quelli da foglia, come gli spinaci.

Con la luna calante conviene piantare gli ortaggi che si sviluppano sottoterra, come patata, barbabietola, rapa, aglio, cipolla, scalogno, porro, carciofo, asparago, sedano.
Qualche “esperto” forse vi dirà che questo elenco è incompleto e non va bene per l’insalata, che si semina con la luna calante e la carota, da seminare in luna crescente. Può darsi che abbia ragione perché le varianti sono tante.


Il 27 luglio scorso, con la luna piena e l'eclissi, seminai dell' insalata gentilina e altrettanta lì accanto l’ 11 agosto, al novilunio e poi annaffiai allo stesso modo. Dopo due mesi esatti raccolsi l’insalata seminata con la luna piena (inizio della fase calante) e dopo quindici giorni l’altra seminata con la luna nuova (inizio della fase crescente). Non c’era nessuna differenza d’aspetto o di sapore fra le due colture, però quella seminata con la luna calante la dovetti sarchiare tre volte mentre per l’altra, che era lì a venti centimetri di distanza bastò solo una sarchiatura. Sarà un caso? Pensai che la luna calante avesse favorito anche la crescita della cosiddetta “erba grassa”, che è uno dei principali infestanti per gli orti qui da noi, però gli orticultori più esperti ai quali chiesi un parere scartarono questa ipotesi. Dunque non arrivai a nessuna risposta certa e non so dire se l'influsso della luna nella crescita degli ortaggi c'è oppure no.
 


Come si fa a sapere se la luna è crescente o calante?
Il proverbio dice: La luna è mentitrice: quando dice che decresce (disegna una D) è crescente.


La cultura popolare è così, un po’ ingenua e un po' leggendaria, però se dura da secoli è possibile che ci sia un motivo. Se avete l’orto potete tenere conto di queste "regole", che non costano niente ma forse vi faranno diventare un po’ più lunatici di quanto non siate già.


Per approfondire:
 sito vitaesalute.org/calendario lunare_italiano_php