ricerca di Claudio Mercatali
A
Marradi ci sono tanti siti e poderi che hanno il nome di una pianta. E’
normale che in un comune di montagna dove la gente ha vissuto di agricoltura per più di mille anni i posti siano stati chiamati spesso con il nome di qualche vegetale o di
qualche animale selvatico tipico.
E’
quasi impossibile impostare una ricerca su tutti i nomi di questo gruppo,
perché si dovrebbe scrivere un libro e anche di più: tanto per chiarire anche alcune frazioni del Comune prendono nome da una pianta: Abeto, Albero, Popolano
(populus è il pioppo), Crespino.
Dunque restringiamo l’indagine ai nomi di
piante con un frutto, una radice o un fiore commestibile. Un fiore? Eh si,
anche i fiori qualche volta si mangiano, come quelli di zucca, d’acacia e di
sambuco.
Il finocchio selvatico è una piante erbacea, alta anche un metro o due che produce dei semi usati come aromatizzanti delle verdure e della carne.
A Marradi non potevano mancare i castagneti con un nome proprio.
Si ritiene che questo servisse per evitare il più possibile la siccità estiva, che danneggia la fioritura. Nel dialetto locale c'è un detto: "lè l'aqua ed luj clà fa maturé i marò".
Le sùcciole in Toscana sono le nostre ballotte, cioè il marroni lessati. I ruderi di questo poderetto lungo la strada comunale per Grisigliano si vedono a stento fra i rovi. I quattro puntini nella cartina, accanto al nome, indicano che il sito ha interesse archeologico, forse per la scoperta di qualche oggetto.
La noce è il frutto che forse ha dato origine al maggior numero di toponimi: Nociatelle, La Noce, Noceto, Val di Noce …
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