il capitano Niccolò Piccinino
al servizio dei Fiorentini
Ricerca di Claudio Mercatali
Niccolò Piccinino
Nel 1424 il Comune di
Firenze cercò di conquistare la Romagna. Ogni cosa era stata predisposta con
cura: c’era una fitta rete di alleanze con i signori locali e un forte esercito
schierato a Zagonara, un sito appena fuori a Lugo di Romagna. Si doveva
affrontare in una battaglia campale Filippo Maria Visconti, che aveva le stesse
mire. Era un confronto diretto fra Firenze e Milano, per decidere una volta per
tutte chi doveva prevalere. Le cose andarono male per i Fiorentini, tanto che
la loro storiografia glissa parecchio su questo episodio e pur non potendo
ignorarlo, è abbastanza avara di particolari. Perciò conviene fare riferimento
allo storico Flavio Biondo, che ci narra i fatti visti dalla parte dei Milanesi
vincitori. Ecco qui una sintesi da uno studio dello storico Marco Cavalazzi:
La battaglia di Zagonara
28 luglio1424
I Forlivesi assediati da Carlo Malatesta
chiesero aiuto a Filippo Maria Visconti, che mandò in Romagna 4000 cavalieri e
1000 fanti, comandati da Angelo Della
Pergola. Alberico da Barbiano, al servizio dei Fiorentini,, decise di chiudersi
con pochi in Zagonara e Angelo Della Pergola l’assediò e diede l’attacco al
castello da due fronti, notte e giorno. Accortosi che Alberico contava soprattutto
sulla difesa fornita dall’acqua nei fossati del Castello, la fece defluire.
Messo così alle strette Alberico patteggiò con Angelo Della Pergola una tregua
di quattro giorni e avvertì Carlo Malatesta e i Fiorentini che se non fosse
stato soccorso con urgenza avrebbe dovuto arrendersi.
Al tramonto del terzo giorno di tregua Carlo Malatesta diede l’ordine di partire con i soccorsi ma all’improvviso si scatenò un nubifragio che durò tutta la notte, impacciando nel buio e nel fango i cavalieri e rendendo penosa la marcia della fanteria. All’alba Carlo ricompose le fila, molti erano rimasti indietro per il maltempo, ma ordinò comunque l’avanzata. Della Pergola fece allora rompere gli argini del canale derivato dal Senio nei pressi di Maiano.
Carlo Malatesta, quando giunse non trovò un
posto asciutto in cui schierare l’esercito, ma ordinò l’attacco, che non riuscì.
I Fiorentini si ritrassero, alcuni fuggirono e
Angelo della Pergola, con un contrattacco li travolse.
Carlo Malatesta cadde da cavallo e venne
fatto prigioniero. Filippo Maria Visconti avrebbe potuto fare prigionieri tutti
i Fiorentini se si fosse spinto avanti, ma non capì quale grande occasione gli
si era offerta.
L’esercito fiorentino, travolto, fuggì in disordine verso la valle del Lamone e quando la notizia giunse a Firenze in città si diffuse il panico. Si temeva che i Visconti potessero invadere il Mugello e in fretta si allestì un nuovo esercito, con i resti di quello vecchio e tante milizie fornite da tutti i comuni toscani legati a Firenze. C’era anche una milizia di cinquanta cavalieri e altrettanti fanti provenienti da Marradi, condotti da Ludovico Manfredi, signore del Castellone. Il comando di tutte queste genti venne dato al capitano di ventura Niccolò Piccinino, che lentamente scese da Marradi verso Brisighella per contrastare Angelo della Pergola, che stava devastando le colline. Il Piccinino non aveva la forza per ingaggiare una battaglia campale di rivincita e si limitava a fare terra bruciata davanti ai Milanesi che risalivano la valle del Lamone.
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