domenica 22 marzo 2015

La Società TEAT di Crespino

Una vecchia  fabbrica  di tannino
 ricerca di Claudio Mercatali



Il tannino oggi in commercio
è un additivo del vino.


Il tannino è una sostanza estratta dai castagni, che favorisce la trasformazione della pelle in cuoio. Il fatto venne notato già alla fine del Settecento quando i conciatori si accorsero che le pelli degli animali lasciate a bagno nelle sorgenti montane vicine ai castagneti si trasformavano in cuoio più facilmente. Non si ha notizia di nessun vecchio opificio che lavorasse il tannino qui da noi e finché le campagne sono state abitate non c'era nemmeno la convenienza a farlo, perché il castagno era l'albero del pane e abbatterlo era quasi un sacrilegio.




Inoltre durante il Ventennio il Ministro dell' agricoltura e delle foreste, Acerbo, il ministro delle finanze, Mosconi e il ministro delle corporazioni, Bottai, prepararono una legge per limitare l'abbattimento delle piante di castagno:

"Conversione in legge del r.d.l. 18 giugno 1931, n. 973, recante provvedimenti per la tutela dei castagneti e per il controllo delle fabbriche per la produzione del tannino dal legno di castagno"


 La legge nel dopoguerra non venne più applicata, un po' perché era una "legge fascista" e un po' perché era cambiata la Società e i marroni non li voleva più nessuno. I marradesi ne avevano mangiati troppi e preferivano altri cibi. Negli anni Cinquanta al molino di Valbura aprì una fabbrica di tannino. La materia prima non mancava di certo perché c'erano in vendita centinaia di ettari di castagneti abbandonati. L'imprenditore era Ugo Dhò, un tedesco pieno di iniziative che trasferì a Crespino la fabbrica che aveva aperto vicino all'attuale ospedale di Borgo S.Lorenzo.
La ditta si chiamava TEAT (Tosco Emiliana Acido Tannico) e aveva sede legale a Firenze. L'edificio già esistente a Valbura era una ex fabbrica di coppi e mattoni, costruito nel 1880, e ben presto si rese necessaria una ricostruzione radicale che diede a tutto il complesso l'aspetto odierno.


 La preparazione dei tannini      

Ci sono diversi tipi di tannini, macromolecole derivate dal fenolo e quindi solubili in acqua.  L’estrazione avviene in cinque fasi e ancora oggi si fa come un tempo. Le illustrazioni seguenti vengono dalla fabbrica di San Michele di Mondovì, una delle ultime in attività 

1) la triturazione   2) l'estrazione   3) la concentrazione   4) la filtrazione   5) l'essiccazione


La triturazione è necessaria perché il tannino è solubile e si estrae dal legno per immersione in acqua.
L'estrazione avviene in un recipiente nel quale entra acqua dal basso e esce dall' alto, come si vede qui accanto. Questo recipiente si chiama estrattore e si usa in batteria assieme a diversi altri, in modo che l'acqua passi successivamente da uno all' altro.

La triturazione dei tronchi nella fabbrica
di S.Michele di Mondovì (Piemonte)







La concentrazione e la filtrazione si eseguono lasciando raffreddare la soluzione acquosa che si è formata negli estrattori. A freddo si depositano le sostanze insolubili e quindi si deve filtrare. Poi si concentra la soluzione residua facendo evaporare la maggior parte dell'acqua.






L'essiccazione si esegue in torri dove l'acqua ricca di tannino viene spruzzata sopra un soffio d'aria calda. La sostanza solida così ottenuta è il cosiddetto tannino commerciale, quello usato nella concia delle pelli. 

LA FABBRICA DI VALBURA

Valbura aveva le caratteristiche giuste per una fabbrica di questo tipo: i castagni non mancavano, c'era l'acqua della cascata per fare l'elettricità e azionare i motori delle trituratrici, tanta legna per scaldare l'acqua da usare negli estrattori e per seccare il tannino.





 A quanto si dice Ugo Dhò passando in treno aveva notato il posto e gli era venuta l'idea. Acquistò Valbura, demolì mezzo edificio e lo ricostruì in modo da ottenere gli spazi necessari per la nuova attività.







La domanda per la ristrutturazione 
della ex fornace e una sezione tipo.



Così cominciò questa avventura industriale, che durò diversi anni, producendo molto tannino e moltissimo inquinamento, perché la fabbrica scaricava l'acqua di scarto nel Lamone, che si tingeva spesso di un colore scuro fino a Marradi. Nelle macine di Valbura finirono tanti castagneti che molti oggi rimpiangono, però in compenso qui lavorarono tanti crespinesi.

Alla fine degli anni Cinquanta la fabbrica entrò in crisi per uno o più di questi motivi: 1) i chimici avevano messo a punto il procedimento per fare il tannino sintetico, 2) nuove sostanze avevano cambiato i metodi di concia 3) era più conveniente il tannino ricavato dal quebracio, una pianta argentina.

Il quebracio, pianta ricca
di tannino.


Così Ugo Dhò chiuse la fabbrica e tornò a Borgo S.Lorenzo. Il pallino per gli affari gli era rimasto, nel Mugello aprì un laboratorio di adesivi, ma a Crespino non si fece vedere più.
Il ricordo rimase a lungo nei crespinesi, perché era stata un' esperienza di lavoro diversa dal lavoro nei campi o nel bosco. A qualcuno rimase anche il ricordo di un certo numero di stipendi non riscossi, quando la fabbrica chiuse.   
 
Che cosa rimane a Valbura 
della fabbrica del tannino?

 Per trovare i pochi resti giunti ai nostri giorni occorre scendere fino al piano inferiore dalla scala vicino alla madonnina della fabbrica, uscire da questo corridoio a volta, imboccare un'altra scala ripida per arrivare nello strettissimo corridoio delle vasche dell'acido tannico, che ci sono ancora.

 







A sinistra: il corridoio del piano inferiore 
della fabbrica.









 A destra: il soffitto a volta 
della vasca dell'acido tannico.




























A sinistra: i forni per scaldare l'acqua degli estrattori del tannino
A destra: l'imbocco murato della galleria dell' acqua.


Lì vicino ci sono ancora i forni per riscaldare gli estrattori del tannino che erano nel piano superiore.
  




Tutto questo finì circa nel 1960 ma la fabbrica di Valbura non chiuse e venne acquistata da un imprenditore faentino che la trasformò in una industria elettromeccanica che costruiva termo convettori per impianti di riscaldamento. Però questa è un'altra storia.




Fonte: foto degli interni per gentile concessione di Franco Perfetti, attuale proprietario.
Planimetrie: per concessione dell'Ufficio Tecnico del Comune di Marradi, geometra Alessandro Ravaioli. Informazioni dalla Maestra Giovanna Pieri.
Nell'archivio del blog: La fabbrica Kalter di Crespino del Lamone 04.07.2014



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