Il tannino oggi in commercio
è un additivo del vino.
Il tannino è una sostanza
estratta dai castagni, che favorisce la trasformazione della pelle in cuoio. Il
fatto venne notato già alla fine del Settecento quando i conciatori si
accorsero che le pelli degli animali lasciate a bagno nelle sorgenti montane
vicine ai castagneti si trasformavano in cuoio più facilmente. Non si ha
notizia di nessun vecchio opificio che lavorasse il tannino qui da noi e finché
le campagne sono state abitate non c'era nemmeno la convenienza a farlo, perché
il castagno era l'albero del pane e abbatterlo era quasi un sacrilegio.
Inoltre durante il Ventennio il Ministro
dell' agricoltura e delle foreste, Acerbo, il ministro delle finanze, Mosconi e
il ministro delle corporazioni, Bottai, prepararono una legge per limitare
l'abbattimento delle piante di castagno:
"Conversione in legge del r.d.l. 18 giugno 1931, n. 973, recante provvedimenti per la tutela dei castagneti e per il controllo delle fabbriche per la produzione del tannino dal legno di castagno"
La ditta si chiamava TEAT
(Tosco Emiliana Acido Tannico) e aveva sede legale a Firenze. L'edificio
già esistente a Valbura era una ex fabbrica di coppi e mattoni, costruito nel
1880, e ben presto si rese necessaria una ricostruzione radicale che diede a
tutto il complesso l'aspetto odierno.
Ci sono diversi tipi di tannini, macromolecole
derivate dal fenolo e quindi solubili in acqua.
L’estrazione avviene in cinque fasi e ancora oggi si fa come un tempo.
Le illustrazioni seguenti vengono dalla fabbrica di San Michele di Mondovì, una
delle ultime in attività
La triturazione è necessaria perché il tannino è solubile e si
estrae dal legno per immersione in acqua.
L'estrazione avviene in un recipiente nel quale entra acqua dal basso
e esce dall' alto, come si vede qui accanto. Questo recipiente si chiama
estrattore e si usa in batteria assieme a diversi altri, in modo che l'acqua
passi successivamente da uno all' altro.
La triturazione dei tronchi nella fabbrica
di S.Michele di Mondovì (Piemonte)
La concentrazione e la filtrazione
si eseguono lasciando raffreddare la soluzione acquosa che si è formata negli
estrattori. A freddo si depositano le sostanze insolubili e quindi si deve
filtrare. Poi si concentra la soluzione residua facendo evaporare la maggior
parte dell'acqua.
L'essiccazione si esegue in torri dove l'acqua ricca di tannino
viene spruzzata sopra un soffio d'aria calda. La sostanza solida così ottenuta
è il cosiddetto tannino commerciale, quello usato nella concia delle pelli.
LA FABBRICA DI VALBURA
Valbura aveva le caratteristiche
giuste per una fabbrica di questo tipo: i castagni non mancavano, c'era l'acqua
della cascata per fare l'elettricità e azionare i motori delle trituratrici,
tanta legna per scaldare l'acqua da usare negli estrattori e per seccare il
tannino.
La domanda per la ristrutturazione
della ex fornace e una sezione tipo.
Così cominciò questa avventura
industriale, che durò diversi anni, producendo molto tannino e moltissimo
inquinamento, perché la fabbrica scaricava l'acqua di scarto nel Lamone, che si
tingeva spesso di un colore scuro fino a Marradi. Nelle macine di Valbura
finirono tanti castagneti che molti oggi rimpiangono, però in compenso qui
lavorarono tanti crespinesi.
Alla fine degli anni Cinquanta la
fabbrica entrò in crisi per uno o più di questi motivi: 1) i chimici avevano messo
a punto il procedimento per fare il tannino sintetico, 2) nuove sostanze
avevano cambiato i metodi di concia 3) era più conveniente il tannino ricavato
dal quebracio, una pianta argentina.
Il quebracio, pianta ricca
di tannino.
Così Ugo Dhò chiuse la fabbrica e
tornò a Borgo S.Lorenzo. Il pallino per gli affari gli era rimasto, nel Mugello
aprì un laboratorio di adesivi, ma a Crespino non si fece vedere più.
Il ricordo rimase a lungo nei
crespinesi, perché era stata un' esperienza di lavoro diversa dal lavoro nei
campi o nel bosco. A qualcuno rimase anche il ricordo di un certo numero di
stipendi non riscossi, quando la fabbrica chiuse.
Che
cosa rimane a Valbura
della fabbrica del tannino?
A sinistra: il corridoio del piano inferiore
della fabbrica.
A destra: il soffitto a volta
della vasca dell'acido tannico.
A sinistra: i forni per scaldare l'acqua degli estrattori del tannino
A destra: l'imbocco murato della galleria dell' acqua.
Lì vicino ci sono ancora i forni per riscaldare gli
estrattori del tannino che erano nel piano superiore.
Tutto questo finì circa nel 1960 ma la fabbrica di Valbura
non chiuse e venne acquistata da un imprenditore faentino che la trasformò in
una industria elettromeccanica che costruiva termo convettori per impianti di
riscaldamento. Però questa è un'altra storia.
Fonte: foto degli interni per
gentile concessione di Franco Perfetti, attuale proprietario.
Planimetrie: per concessione dell'Ufficio Tecnico del
Comune di Marradi, geometra Alessandro Ravaioli. Informazioni dalla Maestra
Giovanna Pieri.
Nell'archivio del blog: La fabbrica Kalter di Crespino del Lamone 04.07.2014
Sempre interessanti le vostre ricerche. Grazie!
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