del giardino del convento
delle Domenicane di Marradi
ricerca di Luisa Calderoni
Nel 1866 il Governo dell' Italia appena unificata, presieduto da Bettino Ricasoli, approvò la legge di confisca dei beni ecclesiastici.
Un' enorme quantità di beni della Chiesa, conventi, monasteri, poderi, edifici, mobili e arredi accumulati in secoli di donazioni passarono seduta stante al nuovo Stato italiano senza alcun indennizzo. Anche il convento delle Domenicane di Marradi fu espropriato e passò prima al Demanio e poi al Comune.
Verbale del passaggio del Convento
dal Demanio al Comune, nel 1888
Dal 1888 al 1898 l'edificio del convento fu di proprietà comunale e le suore ne abitavano una parte solo come usufruttuarie. L'Amministrazione comunale, nel 1894, mise all'asta il giardino del convento e successe che ...
I marradesi, guidati dal signor Cesare Torriani, nel 1894 fecero una raccolta di firme per salvaguardare il giardino del convento delle Domenicane che rischiava di essere venduto dal Comune di Marradi a beneficio della comunità. Quella che segue è la trascrizione della petizione seguita da un lungo elenco di firme.
A destra: la delibera del Consiglio comunale del 7 luglio 1894 per la vendita del giardino. Fu questo atto che provocò la lettera qui sotto.
“ Ill.mi Signori Consiglieri del Comune di Marradi
E’ a notizia di noi sottoscritti, o Onorevoli Consiglieri, che nella deliberazione del giorno 7 del corrente mese, vi siete al tutto determinati di togliere alle benemerite Religiose Domenicane il campo o resedio annesso al loro convento, ( lasciandone alle medesime soli 5 metri) coll’intendimento di costruire in quel lembo di terra un mercato.
Questa vostra deliberazione è al sommo disapprovata non solo da noi sottoscritti del paese, ma ancora da tutto il Comune. Imperciocchè essa tende a distruggere un Corpo morale, che, ( e Voi non lo potete negare) è benemerito di tutto il Comune e massime del nodtro paese. Ed in vero quel campo è, per così dire, la vita di quelle religiose e in ispecie delle insegnanti e delle
giovani studenti, poiché in quello nelle ore di sollievo respirano un po’ d’aria pura e si prendono un onesto sollazzo per ristorare le forze del corpo. Ma quando Voi, o Onorevoli Consiglieri, avete inalzato un muro alla distanza di 5 metri dalle loro celle non solo avete loro tolto un luogo di onesto diporto, ma altresì ( cosa incredibile a dirsi) avete tolta la luce e l’aria alle celle delle medesime. Questi elementi necessari alla vita si negano forse ad alcuna delle nostre famiglie? No certamente. Eppure Voi, onorevoli Consiglieri, volete colla vostra Deliberazione negare questi elementi necessarisssimi alla più numerosa delle famiglie, degna per tutti i conti di ogni rispetto. Da ciò non è egli chiaro che Voi distruggerete a poco a poco una gloria di questo paese, un luogo di sana educazione, che gli intelligenti nostri avi si edificarono con tanta cura?
Inoltre colla vostra Deliberazione ci togliete ogni speranza di collocare un giorno dentro quel recinto qualcheduna delle nostre figliuole per esservi educate. Imperciocchè tolti che siano a questo Istituto gli elementi più necessari alla vita, come verremmo a capo dei nostri desideri, se per vostra colpa esso addiviene meno salubre?
Ma supposto anche che fosse egualmente salubre, sarebbe nulladimeno turbata del tutto la pace di questo Convento e tornerebbe infruttuosa l’educazione, se Voi costruiste fin sotto quell’abitazione un mercato, da cui del continuo le bestemmie, il turpiloquio, le liti ed altre parole immorali andrebbero a ferire le pudiche orecchie delle giovani. Dal che Voi ben dovete comprendere nella vostra saviezza di quanto danno tornino quelle immoralità alle Religiose, e specialmente alle giovani, che con esse convivono per apprendere quella civile e religiosa educazione necessaria alle giovani che un giornodovranno reggere e governare la famiglia.
Voi ci direte che il resedio per le religiose e il giardino, in cui possono respirare aria pura e andare a diporto lungi dalle occasioni di udire parole immorali. Ma vi rispondiamo che questo pure difetta assai d’aria, poiché, come voi ben sapete, è circondato d’ogni intorno dalle abitazioni.
E poi diteci a che pro volete voi fare un nuovo mercato mentre ora il commercio non ha più quell’abbondanza e quella floridezza dei tempi andati? Per la qual cosa sì pel vivo desiderio che noi abbiamo che resti in piedi questo Monastero fondato dalla pietà dei nostri avi, sì per dare attestato di gratitudine alle nostre ottime maestre, vi presentiamo questa riverente istanza pregandovi col maggior calore che tutti promettiate a queste Religiose il libero possesso del campo annesso al loro convento: Vi ricorda finalmente, Onorevoli Consiglieri, che voi non siete i rappresentanti di un partito, ma sibbene della maggioranza di un intero Comune: che siete gli interpreti dei nostri voti: questo fu il mandato che vi affidammo. Dunque a seconda dei nostri voti diportatevi in questo affare."
Come si legge nei fogli qui sopra questa petizione venne firmata da moltissimi marradesi e allora l'Amministrazione sospese la vendita.
Questa vostra deliberazione è al sommo disapprovata non solo da noi sottoscritti del paese, ma ancora da tutto il Comune. Imperciocchè essa tende a distruggere un Corpo morale, che, ( e Voi non lo potete negare) è benemerito di tutto il Comune e massime del nodtro paese. Ed in vero quel campo è, per così dire, la vita di quelle religiose e in ispecie delle insegnanti e delle
giovani studenti, poiché in quello nelle ore di sollievo respirano un po’ d’aria pura e si prendono un onesto sollazzo per ristorare le forze del corpo. Ma quando Voi, o Onorevoli Consiglieri, avete inalzato un muro alla distanza di 5 metri dalle loro celle non solo avete loro tolto un luogo di onesto diporto, ma altresì ( cosa incredibile a dirsi) avete tolta la luce e l’aria alle celle delle medesime. Questi elementi necessari alla vita si negano forse ad alcuna delle nostre famiglie? No certamente. Eppure Voi, onorevoli Consiglieri, volete colla vostra Deliberazione negare questi elementi necessarisssimi alla più numerosa delle famiglie, degna per tutti i conti di ogni rispetto. Da ciò non è egli chiaro che Voi distruggerete a poco a poco una gloria di questo paese, un luogo di sana educazione, che gli intelligenti nostri avi si edificarono con tanta cura?
Inoltre colla vostra Deliberazione ci togliete ogni speranza di collocare un giorno dentro quel recinto qualcheduna delle nostre figliuole per esservi educate. Imperciocchè tolti che siano a questo Istituto gli elementi più necessari alla vita, come verremmo a capo dei nostri desideri, se per vostra colpa esso addiviene meno salubre?
Ma supposto anche che fosse egualmente salubre, sarebbe nulladimeno turbata del tutto la pace di questo Convento e tornerebbe infruttuosa l’educazione, se Voi costruiste fin sotto quell’abitazione un mercato, da cui del continuo le bestemmie, il turpiloquio, le liti ed altre parole immorali andrebbero a ferire le pudiche orecchie delle giovani. Dal che Voi ben dovete comprendere nella vostra saviezza di quanto danno tornino quelle immoralità alle Religiose, e specialmente alle giovani, che con esse convivono per apprendere quella civile e religiosa educazione necessaria alle giovani che un giornodovranno reggere e governare la famiglia.
Voi ci direte che il resedio per le religiose e il giardino, in cui possono respirare aria pura e andare a diporto lungi dalle occasioni di udire parole immorali. Ma vi rispondiamo che questo pure difetta assai d’aria, poiché, come voi ben sapete, è circondato d’ogni intorno dalle abitazioni.
E poi diteci a che pro volete voi fare un nuovo mercato mentre ora il commercio non ha più quell’abbondanza e quella floridezza dei tempi andati? Per la qual cosa sì pel vivo desiderio che noi abbiamo che resti in piedi questo Monastero fondato dalla pietà dei nostri avi, sì per dare attestato di gratitudine alle nostre ottime maestre, vi presentiamo questa riverente istanza pregandovi col maggior calore che tutti promettiate a queste Religiose il libero possesso del campo annesso al loro convento: Vi ricorda finalmente, Onorevoli Consiglieri, che voi non siete i rappresentanti di un partito, ma sibbene della maggioranza di un intero Comune: che siete gli interpreti dei nostri voti: questo fu il mandato che vi affidammo. Dunque a seconda dei nostri voti diportatevi in questo affare."
Marradi il dì Luglio 1894
Cesare Torriani
Come si legge nei fogli qui sopra questa petizione venne firmata da moltissimi marradesi e allora l'Amministrazione sospese la vendita.