Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 26 agosto 2010

EDMOND SCHMIDT VON SECHERAU


L'ultimo sindaco
di Marradi
(1922)
prima
del fascismo

di Claudio Mercatali


Il miele del colonnello
(da Tarabusi, Marradi com’era)


Il barone Edmond Schmidt von Secherau nacque a Vienna nel 1872 e morì a Marradi il 5 giugno 1944. La prima cosa che dicono gli anziani che si ricordano di lui, è che da giovane era stato uffi­ciale dell’esercito austro ungarico, ma non è vero e dall’Anagrafe risulta che era un ex colonnello dell’esercito italiano che aveva fatto l’Accademia a Modena. Il padre era austriaco e la madre, Anna York, americana. Dal 1912 abitò a Biforco, però oggi nessuno in paese sa dire come vi sia capitato. Non ci sono ricordi particolari di sua moglie, la principessa romana Leopoldina Ruspoli. C’è invece il ricordo di sua figlia Marcella, una ragazza bionda che negli anni Trenta sposò Angelo Gonnelli, un giovane imprenditore del paese che poi fece il sindaco per tanto tempo a S.Godenzo.
Nel primo Novecento a Marradi la gente parlava quasi solo in romagnolo e il suo nome era troppo difficile, perciò Schmidt piano piano divenne Smic e con questa specie di soprannome è ricordato anche oggi. Abitava in una villa all’uscita di Biforco verso Camurano, e dove ora ci sono i giardini pubblici c’era il risedio di casa sua. Infatti il posto è noto come “ort de smic” (orto dello smicco). La villa era dove ora ci sono le case popolari e fu distrutta da una bomba d’aereo nel 1944. Gli anziani di Biforco ricordano che nel parco c’era una bella voliera e anche una gabbia con le scimmie. Que­sto terreno fu donato al Comune dalla figlia dopo la morte del colonnello.



Edmond a caccia
nei monti attorno a Marradi


Lo Smic si inserì benissimo nella vita del paese, come se fosse nativo. Nel 1916 e 1917 ebbe l’incarico di sorvegliare e tenere occupati i prigionieri austriaci, a Urbania, (Urbino). Un gruppo di loro, spedito a Marradi, costruì il muro all’ inizio della strettoia di Camurano. In una pietra era in­cisa la scritta “i prigionieri austriaci anno 1917”.
Era un abile apicoltore e la sua produzione di miele centrifugato riscuoteva un buon successo, però campava da “benestante” cioè di rendita o forse della sua pensione di ufficiale. La passione per le api fu probabilmente il motivo del suo trasferimento da Firenze a Marradi.
Alto, con la barba, d’aspetto severo e di carattere autoritario, era proprio come noi italiani immagi­niamo che siano un po’ tutti i tedeschi. La nipote dr.ssa Leopoldina Gonnelli racconta che coman­dava tutti e aveva abituato i suoi cani da caccia ad andare alle ciotole uno alla volta al momento del pasto. Era quello che si dice una persona seria e infatti fu rispettato e stimato. Lo Smic fu a capo del Comune per un anno e mezzo, dall’ottobre 1921 al marzo 1923. La sua Amministrazione era Social popolare, cioè formata dai Socialisti di Turati e dal Partito Popolare di don Sturzo. Questo aumen­tava di parecchio le sue difficoltà perché i fascisti premevano per le sue dimis­sioni. Il PPI e il PSI assieme avevano una larga maggioranza (vedi qui sotto) ma non erano d’accordo su nulla, a livello nazionale e di riflesso anche nelle amministrazioni locali.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI POLITICHE A MARRADI (da Romagna Toscana)NOTE Le donne non vota­vano. Il PCI nel 1919 non esisteva. Il Blocco Nazionale era una formazione fascista presente per la prima volta nel 1921.

Negli anni 1919 e 1921 gli iscritti nelle liste erano rispettivamente
2980 e 3007 e i votanti furono 1103 e 1715. I vari partiti ottennero
questi voti. I risultati del 1921 sono fra parentesi:

liberali 163 (- ) Part. popolare PPI 493 (597)
Part. socialista PSI 387 (392)
Part. comunista PCI - (265)
Blocco nazionale - (372) Altri 60 (89)

Che cosa si sa dell’ultima amministrazione comunale prima dell’avvento del fasci­smo? Nell’Archivio del Comune ci sono i verbali dei Consigli del 1922 e a leg­gerli si scoprono tante cose. Al Consiglio dell’ 11 ottobre 1921 fu eletto il sindaco. I ventitré consiglieri presenti votarono tutti per lo Schmidt, mostrandosi d’accordo una volta tanto, ed egli li ringraziò: “… ringrazio il Consiglio per la prova unanime di stima che mi è stata data eleggendomi a Sindaco, che mi rincuora ad accettare l’onere dell’Ufficio fatto oggi, specialmente per le difficili condizioni economiche in cui versa il Comune per le sempre crescenti spese e le non corrispondenti entrate …”



Il Foro Boario prima della

costruzione dei
giardini del monumento.

L’Amministrazione gestiva l’ordinario e aveva poca forza per fare di più. Il Sindaco decideva con cautela, e rassicurava chi chiedeva spiegazioni o esprimeva dubbi. Insomma il signor Schmidt “navi­gava a vista” e teneva un profilo politico basso, ma in quei tempi cupi che altro avrebbe potuto fare? Però sui temi amministrativi aveva le idee chiare. Per esempio era contrario alla costruzione dei “giardini del monumento” lì dove sono ora, perché trasformare il Foro Boario in Parco della Memoria avrebbe congestionato il paese nei giorni di mercato.

L’AVVENTO DEL FASCISMO A MARRADI
aprile 1921 Si costituisce il Fascio di Marradi
maggio 1921 Il marchese Dino Perrone Compa­gni, dirigente
fascista, incita all’azione dal balcone di Palazzo Fabroni.

maggio 1922 A Biforco Socialisti e Comunisti in­nalzano
una bandiera rossa sorvegliata da gente armata.

marzo 1923 il Partito Nazionale Fascista (PNF) vince
le elezioni amministrative. Si forma un Con­siglio Comunale
quasi tutto di fascisti. Però questa tornata elettorale
è di validità dubbia, perché si tiene dopo la Marcia su Roma.

Come amministratore sapeva bene che nelle casse del Comune non c’era nemmeno un soldo e non era sem­plice trovare dei finanziamenti per la sua tra­ballante Amministrazione. Nonostante ciò riuscì a ottenere qualche risultato e nel mag­gio 1922 fu completato il primo blocco delle Case Operaie, che erano al ponte di Villan­ceto dove sono quelle odierne. Inoltre il 10 dicembre 1922 prese forma il Consorzio di Comuni per costruire la strada di S.Benedetto. I sindaci di Tredozio e di Portico erano venuti a Marradi e avevano accettato di sottoscrivere un grosso impegno finanziario, assieme al Comune di Marradi, ma i lavori iniziarono nel 1924 – 25 con la successiva amministrazione.
PRESENZE AI CONSIGLI CO­MUNALI DEL 1922
Dati dell’Archivio storico (gli assenti sono in grassetto)
25 febbraio 16 - 13 , 29 aprile 19 - 10 , 15 maggio 20 - 9 ,
5 luglio 17 - 12 , 16 luglio 15 - 14 24 luglio 15 - 14 ,
21 settembre 15 - 14 , 24 settembre 17 - 12 ,
10 dicembre 14
- 14 , 8 gennaio1923 8 - 20

Dopo la marcia su Roma, il 24 – 28 ottobre 1922, qui in paese la situazione politica per i Social popolari volse rapidamente al peggio e si faceva sempre più fatica a raggiungere il numero legale per fare i Consigli comunali. Stava per finire un’epoca e per iniziarne un’ altra. Siamo ad uno dei punti chiave della storia del Novecento e il signor Schmidt ebbe la ventura di trovarsi proprio in mezzo a questa situazione, perciò ci interessa lui e la sorte del Comune. L’avvento del fascismo a Marradi non fu violento come in altri posti e tuttavia il clima in paese doveva essere pesante. Nella seduta del 10 dicembre 1922 c’erano 14 consiglieri presenti e 14 assenti, e dunque il numero legale fu raggiunto appena appena. Nel Consiglio successivo i presenti erano solo otto e la seduta non ebbe luogo. Siamo giunti alla fine del 1922, alla fine del libro dei verbali e anche alla fine della democrazia. Edmond Schmidt von Secherau rimase in carica ancora due mesi e poi si dimise perché il suo mandato era finito e si tennero le nuove elezioni, che furono vinte dai fascisti.

IL 1922 VISTO DAGLI ALTRI (I FASCISTI)
La locale segreteria del PNF (Partito Nazionale Fascista)
descrisse così i fatti del 1922 a Marradi,
in un discorso pubblico tenuto qualche anno dopo:

“… Rossi e Bianchi spadroneggiavano, contendendosi il favore delle masse, i buoni borghesi assenti e timo­rosi, i più ormai sfiduciati e rassegnati. Era il tempo della bestia trionfante. Il piccolo nucleo fascista tenne audacemente il campo; vi furono polemiche, minacce, contese, imboscate, senza, per puro caso, man non certo per buona volontà dei nostri nemici, che avvenissero fatti tragici… ma come altrove anche a Marradi il Fascio aumentava sempre più la sua efficienza, il suo potere: furono così ben presto disperse le leghe e le cooperative rosse e bianche, finché nell’occasione della Marcia su Roma, fu dato il colpo di grazia all’ultimo residuo di potenza del sovversivismo locale, col rovesciamento dell’Amministrazione Comunale social popolare …”
Marradi, Casa del Fascio, 30 novembre 1930

Bibliografia E.W. Secherau Della fecondazione dei fiori per mezzo delle api Boll.Soc. Ort. Firenze 1910. Archivio storico del Comune. Notizie fornite dalla famiglia. Sito www florin.ms/alloriS.html. Ricordi di persone di Biforco.

domenica 8 agosto 2010


CINQUE AGOSTO 2010 (a cavallo dell’Appennino granducale):
un giorno “poietico” e una notte poetica.

Il giorno: poiesi e flashback.

La “lussureggiante estate marradese” ha delle cadute autunnali.
Oggi sono stato a Firenze in scooter e ho indossato pantaloni lunghi e giacca a vento e l’aria fresca mi ha accompagnato fino a via Tornabuoni. Solo verso mezzogiorno ho provato un po’ di tepore addosso.
Dopo varie commissioni ed incontri, sono ripartito nel primo pomeriggio sotto un temporale che ha rabbuiato tutta la città e le pozzanghere tagliate dal traffico mi hanno spesso inondato le gambe tra la Fortezza e piazza della Libertà.
A Ronta ho visto il passo della Colla sovrastato e parzialmente coperto da nuvole nere; il fresco mattutino è diventato quasi temperatura novembrina: ho sentito freddo nelle gambe e sulle braccia, così ho indossato una seconda giacca a vento.
Mi sono fermato alla fonte dell’Alpe e l’acqua che ho bevuta a garganella mi è sembrata meno fresca del solito. Dopo il passo il cielo sopra la valle del Lamone è apparso macchiato di nuvole bianche nell’azzurro dominante.
Alla curva di Cencione il termometro del mio scooter segna 13°: normalmente in questo periodo e a quest’ora (17 circa) fa molto caldo anche qui, almeno 30°; le mani fanno male per il freddo e avrebbero bisogno di un paio di guanti.
Dopo la curva di Cencione scatta il flashback e vado con la memoria al 1979: ero in addestramento professionale a Vicenza e stavo seguendo l’area Fidi (quella che in banca concede crediti alle aziende ed è la massima aspirazione dei giovani bancari); la mia destinazione di futuro funzionario era già stata decisa dalla Direzione generale come specialista del settore estero. Un brutto (o bel) giorno mi venne data una pratica di fido da impostare e completare per sottoporla alla firma del direttore che allora, in una filiale importante come Vicenza, ci metteva paura come un padreterno, soprattutto “quel direttore”!
La pratica di fido fu respinta tramite commesso per due volte dal direttore (rettificando Oscar Wilde: inesperienza, il nome che diamo ai nostri errori!). Al terzo invio, venni chiamato dal direttore e non solo sbiancai io, ma anche i miei vicini; qualcuno mormorò: - rischia di essere cacciato dall’addestramento -.
Entrai in quella stanza da incubi fantozziani e il direttore mi fece sedere e mi dette la mano: - sono Benvenuti e lei è di Marradi - - sì sig. Direttore, mi scuso per tutti questi errori di analisi, di commento e proposta, ma non ho mai elaborato una pratica di fido prima di questa -, - gli errori sono meno gravi di quanto pensa, perché lei ha colto gli aspetti fondamentali di quest’azienda, la forma si acquisisce con l’esperienza. Se fosse disposto a cambiare specializzazione, propongo alla Direzione generale di inserirla nell’area Fidi -.
Di fronte al mio silenzio stupefatto, il dr. Benvenuti mi fece un’altra domanda: - lei conosce la curva di Cencione? - - sig. Direttore, benissimo perché ci sarò passato centinaia di volte -
- Ebbene Cencione era mio nonno perché io sono di Borgo -. **


La notte: poesia di lampi e… nuvolette.

Sono un po’ provato dal viaggio a Firenze, ma ceno volentieri in famiglia.
Dopo il caffè e il grappino, carico la pipa Viprati e mi siedo sul terrazzo. Il buio è precoce stasera, perché mi sono trascinato dietro le nuvole fiorentine: sono immerso nella piena oscurità.
Mentre riaccendo la pipa per la terza volta (“un vrai fumer ne rallume jamais sa pipe”: vuol dire che non sono un vero fumatore di pipa, anche se la uso da 30 anni), una saetta ramificata illumina il cielo e le nuvolette che salgono dal fornello della mia Viprati. Segue un tuono brontolone e un’onda di vento fa vibrare la betulla e i noci di casa.
Il vento insiste e le folgori di Zeus si ripetono più vicini allo zenith; i tuoni ora sono prepotenti e assordanti, poi torna un po’ di calma che mi permette di sentire il rumore delle labbra, intente a regolare il tiraggio della pipa. La tregua è breve: lampi e tuoni, si rincorrono da est a ovest, il vento persiste, gli alberi ondeggiano in tutte le direzioni e arriva la pioggia del temporale. La luce delle saette e i 4 rumori (tuono, vento, pioggia e labbra) diventano il tempo “molto agitato” di una sinfonia senza autore, ma Vivaldi, Rossini e Beethoven verrebbero in mente anche a chi non è interessato alla musica “classica”. La pioggia non cade, ma sbatte contro i muri, sulla strada, fra le chiome e sui tronchi. Il piazzale è già allagato, la strada sta diventando un torrente, i lampi affievoliscono, i tuoni ora si sentono oltre i crinali. Riprende più forte il vento, la pioggia cessa repentina com’è arrivata; sto terminando la carica di tabacco dopo un’oretta di tiri e nuvolette. Mi appoggio alla ringhiera per scaricare la cenere della pipa e noto sull’orizzonte uno squarcio di cielo sereno blu plumbeo: lo spazio libero da nubi è dominato dalla costellazione dello Scorpione e al centro brilla la stella di prima grandezza Antares: la notte di San Lorenzo è vicina.

VAAP (Antonio)


** Ringraziai il dr. Benvenuti per la sua generosa proposta, ma continuai il corso di addestramento, specializzandomi nel settore estero.