Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 1 marzo 2025

Dino Campana e la battaglia di Mukden

Il Poeta guarda un filmato
in una festa d’estate

Ricerca di Claudio Mercatali

La battaglia di Mukden venne combattuta tra il 21 febbraio e l'11 marzo 1905 in Manciuria (oggi è una provincia cinese) durante la guerra Russo Giapponese del 1904 – 1905. Il generale giapponese Oyama Iwao assalì la linea di difesa russa approntata dal generale Aleksej Kuropatkin e obbligò i Russi ad abbandonare tutta la Manciuria meridionale. Fu uno scontro sanguinoso nel quale morirono 90.000 russi e 50.000 giapponesi.

L'eco di questo fatto d'armi in Europa fu vasto: per la prima volta un esercito europeo veniva sconfitto da un esercito asiatico e l'Impero Russo dovette negoziare una resa.

Erano i primi anni della cinematografia e le costose pellicole erano per gli eventi eccezionali come questo, che meravigliavano il pubblico. Fu così che anche Dino Campana vide un filmato muto dell’ evento e lo citò nell’apertura dei Canti Orfici, nella prosa La Notte, alla sezione 12, dove descrive un giorno di fiera passato con una ragazza . Ricordiamoci anche che il primo titolo della prosa La Notte era “Cinematografia sentimentale”. Leggiamo:

Ne la sera dei fuochi de la festa d’estate, ne la luce deliziosa e bianca, quando i nostri orecchi riposavano appena nel silenzio e i nostri occhi erano stanchi de le girandole di fuoco, de le stelle multicolori che avevano lasciato un odore pirico, una vaga gravezza rossa nell’aria, e il camminare accanto ci aveva illanguiditi esaltandoci di una nostra troppo diversa bellezza, lei fine e bruna, pura negli occhi e nel viso, perduto il barbaglio della collana dal collo ignudo, camminava ora a tratti inesperta stringendo il ventaglio. Fu attratta verso la baracca: la sua vestaglia bianca a fini strappi azzurri ondeggiò nella luce diffusa, ed io seguii il suo pallore segnato sulla sua fronte dalla frangia notturna dei suoi capelli. Entrammo. Dei visi bruni di autocrati, rasserenati dalla fanciullezza e dalla festa, si volsero verso di noi, profondamente limpidi nella luce. E guardammo le vedute. Tutto era di un’irrealtà spettrale. 


C’erano dei panorami scheletrici di città. Dei morti bizzarri guardavano il
cielo in pose legnose. Una odalisca di gomma respirava sommessamente e volgeva attorno gli occhi d’idolo. E l’odore acuto della segatura che felpava i passi e il sussurrio delle signorine del paese attonite di quel mistero. «È così Parigi? Ecco Londra. La battaglia di Muckden.» Noi guardavamo intorno: doveva essere tardi. Tutte quelle cose viste per gli occhi magnetici delle lenti in quella luce di sogno! Immobile presso a me io la sentivo divenire lontana e straniera mentre il suo fascino si approfondiva sotto la frangia notturna dei suoi capelli. Si mosse. Ed io sentii con una punta d’amarezza tosto consolata che mai più le sarei stato vicino. La seguii dunque come si segue un sogno che si ama vano: così eravamo divenuti a un tratto lontani e stranieri dopo lo strepito della festa, davanti al panorama scheletrico del mondo.

La data della battaglia ci permette di collocare nel 1905 o nel 1906 alcuni fatti descritti nell' apertura
dei Canti Orfici e di capire che qui il Poeta espresse le sue sensazioni di ventenne. 

Perché non possiamo essere certi dell’ anno avendo un riferimento storico così preciso?

Il fatto è che a quel tempo i filmati e le immagini avevano dei tempi di diffusione molto più lunghi di quelli odierni e saranno passati diversi mesi prima che questo fosse visibile dal pubblico europeo nelle fiere e nelle sale cinematografiche.

Come giunse qui da noi?

La via più spedita sarebbe stata la ferrovia transiberiana, attiva dal 1903, ma era intasata dal traffico militare e partiva da Vladivostok, che dista più di 500 km da Mukden. In più è improbabile che i Russi abbiano consentito di filmare la loro cocente sconfitta e permesso la diffusione di un documento così umiliante per loro.


Dunque la pellicola e le vedute arrivarono in Europa via mare, forse su navi mercantili inglesi che circumnavigarono l’Asia. Una rotta così lunga richiedeva almeno due mesi, e poi per commercializzare tante pellicole e vedute c’era bisogno di altro tempo. Non è affatto certo che nell’estate del 1905, Ne la sera dei fuochi de la festa d’estate, il Poeta potesse vedere queste immagini in qualche fiera di Faenza o di Marradi. Dunque è probabile che la carrellata delle vedute di Parigi, Londra e Mukden sia stata vista nelle fiere estive del 1906.

Dove? A Faenza o a Marradi?

C’è un passo rivelatore: … E l’odore acuto della segatura che felpava i passi e il sussurrio delle signorine del paese attonite di quel mistero. La definizione “signorine del paese” è pertinente alle marradesi più che alle faentine.

Come andò l’approccio di Dino con la ragazza che era con lui?

Tutte quelle cose viste per gli occhi magnetici delle lenti in quella luce di sogno! Immobile presso a me io la sentivo divenire lontana e straniera mentre il suo fascino si approfondiva sotto la frangia notturna dei suoi capelli. Si mosse. Ed io sentii con una punta d’amarezza tosto consolata che mai più le sarei stato vicino.



mercoledì 12 febbraio 2025

La stampa del 1912 a Marradi

Le notizie nell’anno 
delle novità

Ricerca di Claudio Mercatali



Il 1912 fu un anno di entusiasmi e speranze. La guerra con L’Impero Ottomano per la conquista della Libia era finita con la nostra vittoria e questo soddisfava il nostro orgoglio patriottico. Il governo Giolitti estese il diritto di voto ai maschi con più di 30 anni (le donne non votavano)  senza alcuna restrizione, mentre i maggiorenni con meno di 30 anni dovevano saper leggere e scrivere, avere un certo censo e aver fatto il servizio militare. Il corpo elettorale passò da tre a otto milioni di elettori di cui due o tre milioni di analfabeti e questa fu una vera e gradita rivoluzione.

C'erano già i primi aerei, dei trabiccoli pericolosi che potevano volare per qualche decina di chilometri. Qualcuno era stato anche usato nella guerra di Libia. Insomma il 1912 per noi fu un anno di notizie liete. Cosa scrissero i giornali letti qui in paese? Leggiamo:


Marradi era un comune di 10.000 abitanti con una forte emigrazione, compensata da un alto tasso di natalità. I servizi e le attività sono elencate qui accanto nell'Annuario Toscano.







Il Girino era un periodico di Borgo San Lorenzo, ironico e polemico. Era letto anche a Marradi. Gli articoli di fondo erano geniali: qui l'articolista sente suonare il telefono, risponde il Sole che gli dice: "desidero sapere che cosa succede nel Mugello ..."




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se vuoi
una comoda lettura












Un aereo sfonda la finestra e l'aviatore dice al giornalista: Monta! il giornalista risponde:
Perché? Chi sei? Cosa vuoi? E l'aviatore incalza: Lo saprai prestissimo. Monta ...

Guardando il panorama con un binocolo speciale il giornalista nota che dalla testa della gente escono delle nuvolette colorate. Sono le idee politiche dei Mugellani ...











Nel giugno 1912 gli Italiani conquistano Misurata, l'ultimo porto libico in mano ai Turchi. Alfredo Guglielmi, Il Gobbo di Marradi (non si sa chi sia, forse è uno pseudonimo) si esalta e fa stampare questo volantino da distribuire anche nelle vie del paese ...


A Casaglia si lamentano:
  ... Vorrei essere un tafano ...







28 maggio   I lavori della ferrovia Castelbolognese - Riolo non partono. I politici promettono ma ...





20 agosto   I lavori per la ferrovia 
di Riolo sono cominciati ...










A Casaglia il comitato Pro erigenda chiesa annuncia che il nuovo edificio sarà inaugurato a breve.






La vecchia chiesa era all'inizio del paese dalla parte di Marradi. L'edificio c'è ancora ma è una casa privata.

il 7 settembre c'è l'inaugurazione e la festa è grande. Da Firenze viene anche il monsignor Mistrangelo ...



sabato 1 febbraio 2025

Alle Terme di Ronta del Mugello

Breve storia della stazione 
climatica idroterapica
ricerca di Claudio Mercatali



E' noto in tutto il Mugello che Ronta e il suo circondario godono di un clima invidiabile. Il paese è alla quota di circa 400 metri, quasi 200m più alto di Borgo San Lorenzo, che è in fondo alla conca. 



Questo è sufficiente per sovrastare la coltre di nebbia che staziona nel fondovalle del Mugello per tanti mesi all'anno. Anche oggi qui sono in attività alcune strutture alberghiere e due piscine.




Fidando su queste caratteristiche, sull'ambiente piacevole e sull'ottima qualità dell'acqua il Dr. Alberto Andreani agli inizi del Novecento aprì una casa di soggiorno dove praticava cure idroterapiche ed elettroterapiche. 




L'idroterapia è una pratica di medicina alternativa efficace: la cellulite si riduce, migliorano la circolazione e la reidratazione. Le tecniche sono diverse: bagni in acqua calda, rilassanti e depurativi e in acqua fredda, tonici.
L'elettroterapia è una terapia che allevia il dolore ai muscoli con scariche elettriche a bassa frequenza. Le prime applicazioni si devono a Guillaume Duchenne de Boulogne che scrisse “Dell’elettrizzazione prolungata e della sua applicazione alla fisiologia, alla patologia e alla terapia” (1855) e al suo allievo Plinio Schivardi nel suo “Manuale di Elettroterapia” (1864). Oggi l'elettroterapia è considerata una delle migliori forme di trattamento alternativo.




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Oggi l'edificio delle vecchie Terme è stato ristrutturato come condominio.



domenica 12 gennaio 2025

L’inversione termica

Quando per scaldarsi un po'
bisogna salire sui monti

Ricerca di Claudio Mercatali


Nelle notti invernali il suolo raffredda rapidamente l’aria a diretto contatto, che diventa più densa di quella soprastante. Il fenomeno è favorito dall' assenza di vento e dalla geografia, perché in un fondovalle il suolo raffredda l'aria da tre lati. Dunque in queste condizioni meteo l'aria calda galleggia su quella fredda e si verifica una inversione termica.



Nella pianura della Romagna, in assenza di vento e in condizioni anticicloniche, ossia nelle notti invernali serene lo spessore d’aria più fredda di solito è di 200 - 300 metri e quindi a partire dalla media collina fino alla cima dei monti le temperature sono più alte.




Nella conca del Mugello lo spessore d’aria fredda è di 150 – 200 metri e il fondovalle a Borgo San Lorenzo (212 m di quota) di notte e al primo mattino è freddo e nebbioso mentre a Ronta (400 m di quota) l’aria è tersa. Qui il sole impiega qualche ora a penetrare la coltre nebbiosa, perché il suo candore riflette verso l’alto i suoi raggi. Però quando i primi raggi giungono al suolo il riscaldamento della terra è veloce (così come è stato veloce il suo raffreddamento la sera prima) e la nebbia scompare presto. A Borgo San Lorenzo il cielo diventa sereno verso le 11, quando a Ronta i tetti sono già asciutti.



 Anche nella valle del Lamone il suolo freddo provoca un calo di temperatura nell'aria soprastante, a volte si forma la nebbia ma più spesso no. Se non c'è nebbia come si può notare l'inversione termica?



Se la nebbia non c'è l'inversione termica si nota bene guardando il termometro dell'auto, quando si sale dal fondovalle fino ai valichi circostanti.



L'aria fredda ferma nei bassi strati oltre alla nebbia provoca anche il ristagno degli inquinanti. Le polveri sottili emesse dalle nostre attività per disperdersi devono essere trascinate dalle correnti ascensionali, che si creano solo quando l'aria calda sale.


Ingrandisci le figure e leggi i termometri






giovedì 2 gennaio 2025

Charles Godfrey Leland

L’americano innamorato
della Romagna Toscana


Dal sito tuttatoscana.net
e dal periodico on line Forlì notizie

Le frasi in grassetto sono di C.Mercatali

 

Charles Leland era uno studioso americano che visse per tanto tempo a Firenze e si appassionò al territorio della Romagna Toscana e al Casentino. Scrisse un libro sugli usi e le tradizioni della nostra zona che comincia con questa lapidaria affermazione:

 


C'è nel Nord Italia una zona montagnosa conosciuta come la Romagna Toscana, i cui abitanti parlano una forma grezza di dialetto bolognese.  Questi Romagnoli sono evidentemente una razza molto antica e pare abbiano preservato tradizioni ed usi quasi immutati da un periodo di tempo incredibilmente antico.

Secondo lui nel territorio della Romagna Toscana ci sarebbe memoria di antichi culti pagani, poi diventati stregoneria. Leland scrive:


Tra questa gente la stregheria o stregoneria o, come ho udito chiamarla, "la vecchia religione" esiste ad un grado tale che molti Italiani ne rimarrebbero stupiti. Questa stregheria, o vecchia religione, è qualcosa di più della magia e qualcosa di meno di una fede. Consiste nelle rimanenze di una mitologia di spiriti, i principali dei quali conservano i nomi e gli attributi degli antichi Dei Etruschi come Tinia o Jupiter, Faflon  o Bacco e Teramo (in Etrusco Turms) – o Mercurio. Accanto ad essi continuano ad esistere, nei ricordi di pochi, le Divinità rurali Romane più antiche come Silvanus, Palus, Pan ed i Fauni. A tutti loro vengono tuttora indirizzate - o almeno conservate - le invocazioni o preghiere in grezze forme metriche ...



Fantasie? Di certo qui a Marradi non ci sono tracce di tutto questo. Per saperne di più leggiamo questo articolo di Giovanni Caselli:

 

Charles Godfrey Leland
l’americano che scoprì l’essenza della Romagna toscana.
Articolo di Giovanni Caselli

Charles Godfrey Leland (1824-1903), esperto in religioni comparate e presidente della Gypsy Lore Society recuperò sul finire dell’800, nella Romagna toscana, uno straordinario retaggio di elementi del paganesimo etrusco - romano, inspiegabilmente sopravvissuti nella tradizione popolare vivente. Il fatto straordinario è che ciò non avvenne in regioni remote e marginali della nostra penisola, bensì nel cuore della campagna italiana più evoluta e ricca. É evidente, come appare attraverso il rigoroso ed ineccepibile lavoro del Leland, che nella Romagna toscana e in aree limitrofe della provincie di Firenze ed Arezzo, la “vecchia religione” era sopravvissuta intatta sino ai giorni nostri, a fianco di quella cristiana, relegata de facto in secondo piano e anche a fianco delle superstizioni notoriamente presenti nella cultura popolare. Il bellissimo ed esteso volume del Leland, Etruscan and Roman Remains in Popular Tradition, pubblicato a New York da C. Scribner’s Sons e a Londra da T. F. Unwin nel 1898, riporta in dettaglio credenze e pratiche segrete, raccolte quando queste erano ancora in piena voga, testimoniando la sopravvivenza, nel centro più civile dell’Italia cristiana, non solo di una forte fede in antiche divinità, spiriti, elfi, streghe, incantesimi, sortilegi, profezie, pratiche mediche ‘alternative’, amuleti, ma anche del paganesimo classico.


Quello miracolosamente tramandatoci dal Leland, è un mondo parallelo, celato o negato da benpensanti, che ben lo conoscevano e dal quale traevano forse motivo d’imbarazzo. Una cosa è, infatti, ammettere l’esistenza di stregonerie e superstizioni, peraltro condannate anche in epoca romana, ben altra cosa è ammettere la sopravvivenza del paganesimo ...

Tutte le notizie che avete letto finora sconfinano in fantasie e memorie remote non verificabili e quindi tenetene nel conto che vi pare. Invece quello che segue qui sotto è un complesso di considerazioni di tutto rilievo sul confine linguistico fra il dialetto Tosco e il Romagnolo. Leggiamo:

É interessante notare come il confine naturale fra Romagna e Toscana, ossia il crinale appenninico, che è stato confine politico soltanto fra il VI e l’VIII secolo d. C., costituisca uno dei più forti confini linguistici d’Europa. La catena appenninica che divide le due regioni non costituisce un baluardo naturale tale da giustificare la barriera linguistica che invece vi si osserva. Né le Alpi, né i Pirenei e nemmeno il Caucaso, o il Pamir, hanno segnato confini linguistici coi loro spartiacque; solo in epoca moderna i confini politici sono venuti sempre più ad identificarsi con gli spartiacque, che solo in quanto confini politici sono divenuti col tempo confini linguistici. Come spiegare il fenomeno tosco-romagnolo? Il dialetto romagnolo appartiene all’area linguistica franco - provenzale ed ha il suo confine meridionale sull’Adriatico con il fiume Cesano, in provincia di Pesaro. Questa area linguistica, come tutte le altre dell’Italia attuale, riflette indubbiamente una distribuzione precedente l’unificazione romana della penisola. Il dialetto romagnolo e i vernacoli dell’area limitrofa della Toscana, sono reciprocamente incomprensibili. I vernacoli del versante toscano hanno un preciso e netto confine solo lungo il crinale appenninico fra Pistoia e Cagli, essi sfumano, infatti, gradualmente nel ligure-parmense, nell’umbro o nel laziale altrove.


Questo marcato confine linguistico fu un confine politico militare fra l’Italia Longobarda e quella Bizantina, vale a dire fra la Tuscia, l’Esarcato e la Pentapoli, solo fra il VI e l’VIII secolo; né prima, né dopo fu questa linea geografica un confine politico rilevante. Sia in epoca etrusco - romana che in epoca medievale, la gente poteva traversare, senza remore di sorta, questo crinale in tutta l’area sopra indicata. Resta da spiegare perché un simile divario linguistico non si riscontri neanche su altri confini politici presidiati per secoli da eserciti contrapposti. Un altro rompicapo è causato dal fatto che tradizioni pagane, etrusche e romane e non semplici superstizioni e stregonerie, siano sopravvissute in maniera così evidente, non tanto in Etruria propria, ossia sul versante toscano, ma su quello romagnolo, che oltre ad essere area di cultura “gallica”, ha subito traumatici sovvertimenti genetici e culturali anche a seguito delle invasioni barbariche.

Sul versante toscano e in particolar modo attorno al Monte Falterona e in Casentino, la toponomastica dimostra una continuità culturale ininterrotta sin dal 1000-1200 a.C. Si badi bene, continuità culturale, non genetica. La sostituzione genetica avvenuta in questa area a seguito delle invasioni barbariche non ebbe luogo, evidentemente, in modo traumatico, ma graduale e fu distribuita nel tempo, in modo da consentire la trasmissione dei toponimi e di altri tratti culturali dagli autoctoni agli immigrati. Una così densa concentrazione di toponimi preistorici come si riscontra nell’area del Falterona e del Casentino non ha eguale in altre parti d’Europa.

E allora?

Rimane quindi un mistero come tracce di paganesimo etrusco - romano si siano potute conservare proprio in Romagna, dove già nel VI secolo la popolazione latina era ridotta al 50%, col 40% di Levantini (Siriaci, Armeni, Ebrei, ecc.) e il 10% di Goti, piuttosto che nel Casentino e in Mugello, dove la trasformazione genetica si realizzò in modo lento e culturalmente non traumatico. Potremmo postulare che dal Casentino e dal Mugello, questa tradizione possa essersi diffusa in Romagna, in secoli successivi alle invasioni barbariche, dove sarebbe sopravvissuta, mentre scompariva gradualmente dal versante toscano, più soggetto ad influenze ‘urbane’, almeno in secoli più vicini a noi. Questa è solo una delle possibili spiegazioni di questo fenomeno antropologico di straordinaria singolarità che caratterizza l’area della ricerca del Leland …


Le leggi della superstizione


Superstizione, in latino ‘superstitio’ deriva da ‘superstare’ o “star sopra”; potrebbe interpretarsi come una cosa che è “al di sopra della realtà terrena”, piuttosto che un’ aberrazione della religione. La superstizione è al di sopra ed è quindi inaccessibile; l’etimologia stessa del termine ne spiega quindi il concetto. La pratica della magia, invece, si perde nella notte del Paleolitico ed è basata su due principi senza i quali essa non può sussistere. Il primo principio consiste nel credere che una cosa ne produce un’eguale, ossia, che l’effetto assomiglia alla sua causa; il secondo nel credere che cose che sono state legate continuano ad avere effetto l’una sull’altra anche dopo essere state separate.
Il primo principio è definito “Legge della Similarità”, mentre il secondo “Legge del Contatto o Contagio”. Secondo la Legge della Similarità, il ‘mago’ assume di poter produrre qualsiasi effetto desiderato, imitandolo, mentre secondo la Legge del Contatto egli ritiene che una cosa fatta ad un oggetto avrà ripercussioni sulla persona alla quale l’oggetto apparteneva o che con tale oggetto ha avuto contatto.


Chi era Maddalena Taleni (o Talenti)?

Nel 1888 Leland giunse a Firenze dove avrebbe trascorso il resto della vita. Fu a Firenze che egli incontrò Maddalena Taleni o Zaleni, una cartomante che lavorava nelle retrovie delle città. Questa Maddalena sposò più tardi un certo Lorenzo Bucciatelli, col quale si trasferì negli Stati Uniti. Leland scoprì assai presto che Maddalena era una “strega” e la impiegò quindi come collaboratrice per intraprendere la sua ricerca sulla stregoneria in Italia. Dalle stesse parole del Leland veniamo a sapere che Maddalena era “…una giovane che in Inghilterra sarebbe passata per una zingara, ma nelle cui sembianze, essendo in Italia, si ravvisavano fattezze etrusche…” Maddalena proveniva dalla Romagna toscana, e che apparteneva a una famiglia in cui da generazioni e generazioni nascevano streghe. In una tale famiglia, si sarebbero tramandati, da tempo immemorabile antichi riti, leggende, incantamenti, ricette per filtri magici ecc.

Sin da piccola Maddalena era stata convinta dalla madre, dalla zia e dalla matrigna, di essere una strega. Le erano stati insegnati, nella foresta e lontano da orecchie indiscrete, intonazioni di canti prescritti dalla tradizione. Questi consistevano di incantamenti ed evocazioni degli antichi dei pagani, con nomi di poco mutati, noti allora come folletti, spiriti, fate o lari. Erano questi ultimi i Lares o spiriti domestici degli Etruschi. Maddalena presentò a Leland una certa Marietta, che la assisté poi nella raccolta del materiale etnografico discusso nel suo volume. Nel gennaio 1891, il Leland scrive: “Risulta che Maddalena è stata istruita come strega. Mi disse l’altro giorno che questa “stregheria” è incommensurabile. La sua memoria è inesauribile, ma quando ha bisogno di un particolare, ella consulta qualche altra strega e sempre lo ottiene. Come parte dell’istruzione di una strega vi è l’apprendere infiniti incantamenti, questi, ne sono certo, sono di origine etrusca. Non sono in grado di provarlo, ma credo di possedere più poesia etrusca di quanta ve ne sia nei testi sopravvissuti. Maddalena mi ha scritto circa 200 pagine di questo folclore, incantamenti e altre storie”.

Ancora, in un’altra lettera dell’8 aprile 1891, scritta a un certo Mac Ritchie, Leland fa riferimento alle streghe che lo assistono nella ricerca in questi termini: “…ma ancor più straordinario è il mio manoscritto sulla “Tradizione Toscana e Folclore Fiorentino”. Non solo ho trovato che tutti i nomi degli antichi Dèi etruschi sono ancora noti ai contadini della Romagna toscana, ma c’è di più, sono riuscito a provar ciò in maniera inconfutabile. Un giovane e intelligente contadino e suo padre (di famiglia di streghe) si sono recati, in giorni di mercato, presso tutti i vecchi di parti diverse del paese, non solo raccogliendo le loro testimonianze, ma facendo loro firmare certificati attestanti che il Giove etrusco, il Bacco, ecc. erano a loro noti, assieme a un certo numero di nomi di divinità minori romane ecc.”

 

NOTA    Aradia, o il Vangelo delle Streghe è un libro scritto nel 1899 da Charles Leland. E’ un tentativo di descrivere le credenze e i rituali di una oscura e remota tradizione religiosa stregonesca toscana che secondo Leland era sopravvissuta per secoli. Leland dice di aver ricevuto questo “Vangelo” da una donna di nome Maddalena. La figura centrale di questa religione è la Dea Adalia venuta sulla Terra per insegnare la stregoneria ai contadini perché si opponessero ai signori feudali e alla Chiesa Cattolica Romana.





 

Senza dubbio Leland  rimase affascinato dai paesi della Romagna Toscana, dal territorio e dalla sua gente. Però di certo le suggestioni e le sue fantasie presero il sopravvento sulla realtà. Ecco che cosa ne pensa Eraldo Baldini, scrittore e articolista del periodico on line Forlì Notizie:






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