Quando i preti
prestavano i soldi
ricerca di Claudio Mercatali
Le Casse Rurali erano Cooperative di credito per i contadini. Si diffusero alla fine dell'Ottocento ad opera del
liberale tedesco Leo Wollenborg e qui da noi furono sostenute
soprattutto dai parroci di campagna, per venire incontro alla popolazione
rurale, afflitta da grande povertà.
Si basavano sulla cooperazione tra persone
che altrimenti non avrebbero potuto accedere al credito bancario.
In Italia
l'animatore di queste iniziative fu il sacerdote don Cerutti. La regola
fondamentale era la responsabilità solidale dei soci nei confronti dei terzi e concedevano prestiti a piccoli proprietari terrieri, operai agricoli e
contadini.
La loro attività rimase per molti
anni ridotta ma poi con lo stesso spirito si rivolsero anche agli artigiani e
divennero Casse Rurali e Artigiane e poi Banche di Credito Cooperativo. Ce n'erano
diverse qui da noi, spesso con sede nelle parrocchie, perché quasi sempre erano
state fondate dai parroci, che facevano anche da cassieri e presidenti. Nel
comune di Marradi erano attive la Cassa rurale di S.Isidoro, a S.Adriano e la
Cassa rurale di Lutirano.
La figura del parroco banchiere è
abbastanza strana per la nostra odierna mentalità, ma agli inizi del Novecento
le cose andavano così. Ecco che cosa racconta lo scrittore Pino Bartoli a
proposito di don birzighèn, gestore
della Cassa Rurale di S.Pietro Apostolo di Fognano, da lui fondata nel 1920:
La piazza di Fognano negli anni Trenta
E
banchìr
(da Fuochi sulle colline)
" ... La Nerina era
diventata una parrocchiana di primo piano nel senso lato della parola, perché
aveva cura di prendere sempre posto nella prima fila di panche. Se ne stava
tutta compunta, a testa bassa, e non passava domenica senza che si accostasse
ai sacramenti. La preparazione spirituale della ragazza era completa quando si
recò alla Cassa Rurale ...
- Don Antonio ... -
Il prete sollevò la testa dai
suoi "messali" pieni di nomi e di cifre sorpreso di essere chiamato
con il suo vero nome. Ormai da tempo era per tutti don Birzighèn.
- Don Antonio sono venuta per un
piccolo prestito ... -
La Nerina era sola, senza altra
dote che la sua bellezza. Non aveva né un ronco né un pezzo di casa ma per don
Antonio erano queste le pecorelle che meritavano di essere aiutate e non pensò
per niente al pericolo che poteva rappresentare un prestito senza alcuna
garanzia. Si preoccupò invece quando la Nerina, rossa e confusa, sussurrò la
cifra di cui aveva bisogno.
- Cinquemila lire? Ma dì, sei
matta? Cosa vuoi "spularmi" la Cassa? Ma che cosa ne devi fare di
tutti questi soldi? -
Doveva sposarsi, la Nerina, con
Cencio, un disperato come lei ...
- E va beh ... ma cinquemila lire
sono baiocchi, cara mia ... Non ti bastano che so ... mille ... duemila ... -
- Non ho niente don Antonio ...
niente. Sono povera e nuda come Gesù Cristo ... -
E per meglio dimostrare quanto
fosse nuda, si aprì con fare innocente la camicetta scoprendo un tesoro di
tette da ributtare di colpo gli occhi annebbiati del prete sui registri.
- Dai, dai chiudi lì quella roba,
che non ti venga un raffreddore. Chiudi, che adesso vedremo che cosa si può
fare ... -
Si accommodarono su un prestito
di tremila lire, sebbene Nerina cercasse di rialzare la cifra, lasciando che
sul piano dello sportello si accucciasse, con la morbidezza di un gatto
soriano, tutto il suo ben di Dio nella studiata cura che usò nel firmare la
cambiale.
- Sessanta giorni ... Hai capito?
Sessanta giorni. Di più non posso concederti Ci sono altri come te che hanno
bisogno di essere aiutati. E sìì puntuale, mi raccomando ... -
E venne la scadenza. E la Nerina
fu puntuale.
Birzighèn alla sua vista se ne
uscì con un respirone di sollievo che adombrò il vetro dello sportello e gli
fece recitare una muta preghiera verso San Tommaso, protettore dei banchieri.
- Eccomi qua, don Antonio ... -
- Brava, brava ... è un po' che
non ti vedo. Come mai non sei più venuta a Messa? -
- E sa come succede don Antonio
... il matrimonio ... debbo prepararmi ... comprare tanta roba ... -
- Con i miei soldi, pensa
Birzighèn - fortuna che è tornata ... -
E ad alta voce:
- Ecco qua la cambialina, cara la
mia bella Nerina ... -
e ride per la rima improvvisata,
fa il galante il prete severo che in tutta la sua vita ha avuto per amore
quello verso Dio e quello verso la sua Cassa ...
- Ecco qua ...-
Posa la cambiale sul banco.
- Fate un po' vedere se scade
proprio oggi ... -
La Nerina prende la cambiale, la
scruta attentamente, poi si slaccia velocemente la camicetta e infila il
candido foglio fra le tette come se fosse un fazzoletto di batista.
Don Birzighèn è di sasso. Si
riscuote.
- Beh! Ma dico! Cosa fai? Sei
diventata matta? Dammi qua ... -
Si sbraccia don Birzighèn, poi si infila nel
buco dello sportello allungandosi come un lombrico ...
- Avanti, su prendetela, avanti
dunque ... -
Il parroco protende la mano e
infila le dita in quella carne viva palpitante. La ritira di colpo come se
avesse toccato il fuoco dell'inferno.
- Su dunque ... di che cosa avete
paura? -
Sorride la Nerina. Sa che il
prete, quel prete, non avrebbe rischiato la perdizione eterna frugando in
quell' oasi peccaminosa.
- Grazie don Antonio, vi rifarete
con altri ... con quelli che hanno più di me ... io ho solo queste cose che a
voi non piacciono ... almeno prendete questo ... e afferra il prete per le
orecchie stampandogli un bacio con lo schiocco sulla guancia ... ".
A Marradi la Cassa Rurale non
c'era, perché in paese c'era già una banca locale, privata, la Cassa di
Deposito e Sconto, che poi fallì nel 1934 e fu rilevata dalla Cassa di
Risparmio di Firenze. Però a S.Adriano don Attilio Tarabusi nel 1916 fondò la
Cassa Rurale di S.Isidoro. In parrocchia i libri contabili non si trovano e le notizie scarseggiano.
Don Attilio Tarabusi
Dai documenti dell'Archivio storico del Comune di Marradi talvolta affiorano timbri e
intestazioni di questo Istituto Cooperativo. Tante altre notizie si trovano nell'Archivio della Camera di Commercio di Firenze e prossimamente ne riparleremo.
Invece si conosce tutta la storia
della Cassa Rurale di Lutirano, perché nell' archivio parrocchiale sono stati
ritrovati i libri contabili.
L'avventura comincia nel 1910 e il
24 marzo del 1912 i Soci si riuniscono per approvare il primo bilancio. In sala c'è un moderato ottimismo, perché non ci sono utili,
il giro d'affari è limitato, ma sono state recuperate le spese di impianto
(mobili, cancelleria, stampati ... ).
Accanto:
L'elegante timbro
della Cassa di Lutirano
Passa qualche anno e la banca
prende piede. Nella relazione di bilancio del 1915 si coglie un certo
entusiasmo, come si legge nella lettera qui accanto:
"Signori! da questo quadro voi toccate con mano sicura che si è
ottenuto non solo il primo pareggio, ma anche un avanzo ..."
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Chi erano gli Amministratori?
Nel documento qui accanto si legge
che si chiamavano:
Luigi Lasi, Alessandro Carloni,
don Giovanni Piani, Giovanni Brunetti, don Francesco Montaguti, Francesco Verni.
Il Presidente era Domenico Piani, tutti residenti nel posto, e tutti firmatari
e garanti di un prestito richiesto ad un' altra banca chiamata Piccolo Credito
Toscano. Questo è notevole perché dimostra che nelle Casse Rurali lo spirito cooperativo era completo e si può
ben dire che valeva il detto "tutti per uno e uno per tutti".
La mini banca di Lutirano superò
anche la crisi del 1929, pur con qualche difficoltà negli anni successivi, come
si legge qui sopra a sinistra.
L'ultimo bilancio è del 1939, poi
il quaderno contabile si interrompe e ha solo delle pagine bianche. La banca chiuse nel 1948 e lentamente se ne perse il ricordo.
Fonte: Archivio parrocchiale
di Lutirano.