Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 28 dicembre 2019

L'idea di Giovanni Papanti

 Boccaccio in dialetto
ricerca di Claudio Mercatali
 
 

Giovanni Papanti (Livorno 1830 – Castel Gandolfo 1896), studioso di linguaggi dialettali, ebbe un’idea originale: scelse una novella del Decamerone di Boccaccio, la inviò a moltissimi comuni in tutta Italia con la richiesta di restituirgliela tradotta nell’ idioma locale. In questo modo ottenne quasi 700 traduzioni, in ogni dialetto della penisola, dal nord Italia alla Sicilia.

La pubblicazione dei risultati nel 1875 fu presentata a Certaldo in occasione del cinquecentesimo anniversario di Boccaccio. Fra le tante c’è anche la versione in dialetto marradese, fatta da Giannotto Fabroni, e anche la versione palazzuolese, modiglianese, faentina e di Ravenna.

 

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Si noterà facilmente che il dialetto nei tre paesi appenninici cambia poco, invece il romagnolo faentino e ancor più il ravennate tende a cambiare la lettera o con la u quando segue una consonante: sudisfaziò, sufrì, unòr, cunquèsta, cunsolatiòn, supurté …
 
 
 
 
Per approfondire:
 Gli studi di Friedrich Schürr (archivio tematico alla voce Dialetto).
 
 
 
 
 
 

sabato 21 dicembre 2019

Dino Campana nei rotocalchi

Rassegna stampa dai settimanali
degli anni Cinquanta
ricerca di Claudio Mercatali


 

Negli anni Venti e Trenta le poesie di Dino Campana erano andate poco oltre il ristretto ambito dei conoscenti, dei critici letterari fiorentini più qualche altro studioso. Poi negli anni Quaranta ci fu la riscoperta soprattutto in seguito agli studi di Enrico Falqui e negli anni Cinquanta nacque il mito. Giovanni Papini, ormai vecchio, ne diede una spiegazione dura e sarcastica, in un articolo sul periodico L'Ultima (1946) con un titolo che è tutto un programma: "Pazzi in rialzo":

Lo studioso Gino Gerola dice che Papini:

... Allorché, a causa dell'accertata notizia che "in questi ultimi tempi si sono discusse o si stanno preparando per lauree in lettere nelle Università italiane ben quattro tesi sul poeta Dino Campana" nel paragrafo Pazzi in rialzo non si trattenne dallo strapazzare e svalutare "l'infelice poeta di Marradi", e lanciò qualche altra sassata contro il presunto malinteso nazionalismo di taluni critici ermetici, rei di aver gonfiato Campana "con l'aria trionfante di chi dice: anche l'Italia ha il suo poeta maudit, il suo mentecatto di genio".

Ma questa è solo acredine di un critico ormai solo e indispettito. Il mondo letterario e il grande pubblico avevano riconosciuto il valore del poeta. Di certo contò molto anche la vicenda umana, perché in Campana la poesia è tutt' uno con la sua storia di vita. Lasciamo i critici letterari alle loro dispute e vediamo come i  settimanali di cronaca, gossip, attualità e cultura di quegli anni presentarono al grande pubblico il mito di Dino Campana.

L'EUROPEO


L'Europeo cominciò le pubblicazioni il 4 novembre 1945. Nel primo numero c'era un editoriale di Bertrand Russel e questa rivista assunse ben presto un tono culturale alto. Alla Rizzoli c'erano le migliori firme del giornalismo di quegli anni: Manlio Cancogni, Camilla Cederna, Oriana Fallaci e Ugo Stille (corrispondente da New York).
Le vendite negli anni Cinquanta andarono bene e toccarono il massimo alla metà dei Sessanta con 230.000 copie. Alla fine degli anni Ottanta cominciò il declino, fino alla chiusura nel 1995.
In un ambiente editoriale così frizzante non poteva sfuggire la novità letteraria di allora, cioè la riscoperta di Campana e così il settimanale chiese un commento al critico Emilio Cecchi, amico del poeta ai tempi della storia con Sibilla Aleramo. Egli, nel numero del 24 maggio 1953 a proposito di Campana dice che:

 "Genio poetico egli ebbe forse più di ogni altro della sua generazione. se avesse potuto maturarlo e svilupparlo a fondo. Italiano dello stipite di Giotto, Masaccio e Andrea del Castagno. L'atto del poetare proveniva in lui da uno schiettissimo incanto di realtà. C'era un contrassegno direi carnale e fatale, a suggello autentico della sua genialità ...".



 
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EPOCA

Epoca era un periodico Mondadori edito dal 1950 al 1997. Si distingueva da Oggi e L'Europeo per l'elevata qualità di stampa. Questo era però anche il suo limite, a causa dei costi di edizione. Si specializzò nell' informazione più che nella cronaca, con inserti speciali, inchieste e rubriche.  Nel 1952 in Italia non era facile trovare un settimanale con una grafica e una quadricromia come questa. Il critico Giuseppe Ravegnani in Epoca del 2 aprile 1952 disegnò la figura del nostro poeta ridimensionando un po' il carattere leggendario e rocambolesco con il quale i giornalisti di quegli anni presentavano al grande pubblico la vita di Campana e concluse il suo articolo con una frase molto bella ...




 
“… Amico di Campana, che conobbi nel 1915 e che rividi nel 1917, e con il quale fui in attiva corrispondenza, posso dire che il lievito della sua follia terrestre fu la celeste sua umanità”.























OGGI
 
Il settimanale Oggi, della Rizzoli,  fu fondato nel 1939 da Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti ma venne chiuso da fascisti nel 1942 e tornò in edicola solo dopo la guerra.
Ebbe un successo incredibile, per la sua facilità di lettura, e una vera e propria cultura dello scoop. Negli anni Cinquanta si mantenne su una media di 500.000 copie a settimana.
Tempestivo sulle notizie, prese a modello i rotocalchi americani tipo Life e nel 1962 aveva una bella veste a colori e una tiratura di un milione di copie. E’ tuttora in edicola.
Nel 1955 gli scoop di Oggi riguardavano i personaggi più noti al grande pubblico, soprattutto quelli imparentati con i protagonisti del Ventennio, come le principesse Annamaria e Beatrice di Savoia, figlie del re Umberto II e Myriam Petacci, sorella di Claretta Petacci, l'amante del Duce fucilata forse per errore assieme a lui nel 1945.
In questo stesso numero fu pubblicato un lungo articolo di Oreste del Buono su Dino Campana.
 
 
Il linguaggio di questo abile giornalista era semplice ed efficace quanto basta per rivolgersi a un’ampia platea di non addetti ai lavori. Il testo è qui di seguito e conviene leggerlo in originale.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Oreste del Buono dà grande rilievo alla figura umana di Campana ma non ne riconosce quasi per niente il suo valore poetico:
" ... Soprattutto dopo la sua morte i letterati si impossessarono di lui, della sua figura dolorosa. Ne fecero un poeta maledetto, alla francese. Altri poeti, sani di mente, gli rifecero il verso, svilupparono certi temi da lui appena accennati nel vaneggiare della sua febbre, ne rielaborarono oscure esercitazioni letterarie.
 
Per questo Campana è considerato il precursore delle poesia italiana moderna. In verità Campana non fu un precursore e, forse, neppure un poeta: anche se ci ha lasciato versi belli, liriche folgorazioni, Dino Campana fu soprattutto la vittima patetica d'una terribile, spietata malattia".







Chi era Oreste del Buono? La sua foto è qui accanto. Fu anche un noto opinionista spesso in televisione. Cultore di fumetti di qualità diresse la rivista Linus, una pietra miliare in questo genere di editoria.



 


TEMPO

 
Tempo era un periodico della Mondadori, «Settimanale di politica, informazione, letteratura e arte».
Iniziò le pubblicazioni il 1 giugno 1939 e cessò nel  1976. Come Epoca si ispirava al settimanale statunitense Life ed era un concorrente di Oggi. Trattava in modo semplice vari temi descrivendo bene i protagonisti e i personaggi che potevano interessare al grande pubblico.

 
  
 
 
 
 

Per questo la copertina del N° 17 del 22 aprile 1957 che si vede qui accanto è dedicata a Lilli Cerasoli, un' attrice divenuta famosa quell' anno e della quale poi non si sentì più parlare.
 
 






In questo numero della rivista c'è un lungo editoriale di Giancarlo Vigorelli, che parla del nostro poeta in modo non sempre lusinghiero.

… Papini lesse in quadernetto, e avvertì i lampi della poesia: lo passò a Soffici, che ne fu ancora più folgorato …

"Cosa strana" riferisce Soffici, ma sembra piuttosto una scusa o una pia bugia "cosa strana, durante tutto il tempo di cui parlo (le settimana cioè della Giubbe Rosse) non fece mai parola né con Papini né con me del taccuino affidatoci né del suo desiderio di vedersi stampato nella nostra rivista": veramente il povero Campana avrà atteso che fossero Papini e Soffici a parlargliene!


"ma si" egli mi disse "è stato il dottore, il farmacista, il prete, l'ufficiale della posta, tutti quegli idioti di Marradi, che ogni sera al caffè facevano quei discorsi da ignoranti e da scemi".

… Anche Emilio Cecchi, nel recente libro Di giorno in giorno, si è lasciato andare a questo ricordo, a questo ritratto folgorante: "Ho conosciuto alcuni poeti, nostrani e forestieri, non pretenderò che fossero dei poeti immensi …".



Gli episodi della vita di Campana descritti qui di seguito non sono del tutto esatti.



 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 









 
 

sabato 14 dicembre 2019

Vecchia cara Porrettana

La linea "sorella" 
della Faentina
nel ricordo di Claudio Mercatali


Nel 1981 e negli anni seguenti abitavo a Casalecchio di Reno, un comune vicino a Bologna, dalla parte di Modena.
Per me professore supplente era quindi comodo accettare le nomine delle Scuole Medie di quella zona, specialmente nella valle del Reno fino a Porretta Terme. Così conobbi la Porrettana, la linea ferroviaria che passa appunto da Casalecchio e dopo molte peripezìe arriva a Pistoia e a Firenze.
In ottobre da insegnante precario quale ero allora aspettavo con impazienza che qualche scuola mi chiamasse o che il Provveditorato di Bologna mi desse un incarico annuale da quelle parti. Questo appunto successe nel 1983 e così cominciò per un anno la mia vita da pendolare sulla Porrettana.


La scuola era a Camugnano, a 40 Km circa da casa e dunque dovevo prendere il treno a Casalecchio, risalire la valle fino a Riòla di Vergato, dove avevo lasciato un’ auto per salire a Camugnano, che è a sei o sette chilometri, nel fianco di una montagna.






Il pittore Giorgio Morandi pensa,
guardando i modelli per le sue nature morte.

Posti scomodi, remoti, ma anche molto belli, specialmente al mattino presto. Chi ha avuto la ventura di frequentarli può forse capire meglio i colori tenui e fugaci dei quadri di Giorgio Morandi, nativo di Grizzana, un paese lì vicino. A Campòlo, una borgata che se non ci fosse bisognerebbe inventarla, si svolgeva un tradizionale carnevale, allegro e malinconico nello stesso tempo, che si può vedere in un filmato you tube del 1976 (vedi in fondo) …


La partenza era alle 5.40 dalla stazione di Casalecchio di Reno.
Prima arrivava il treno da Porretta, pieno di pendolari diretti a Bologna e dopo il nostro, che partiva dalla Stazione Centrale, girava dalla parte della pianura fino a Borgo Panigale e poi arrivava sferragliando.



 
 
Al contrario della Faentina, che conoscevo bene, la Porrettana è una linea elettrica e le Littorine avevano il pantografo sul tetto, cioè l’attrezzo che striscia sui cavi della linea. D’inverno al buio del primo mattino dal finestrino si vedeva lo scintillìo delle scariche elettriche, quando i fili della linea erano ghiacciati.


Sasso Marconi, Vergato, Carbona, Riola di Vergato … eccomi arrivato.

Poi per 34 anni ho fatto il professore alle scuole superiori di Borgo S.Lorenzo, accanito pendolare della Faentina.

Però d’inverno da Panicaglia, quando vedevo innevata la vetta del Corno alle Scale, vicino a Porretta, riconoscevo le Balze dell’Ora (del vento del nord) che parevano vicine, viste dalla finestra della scuola di Camugnano.




La ferrovia Porrettana collega Bologna e Firenze passando da Pistoia ed è lunga 99 Km. E’ la più vecchia ferrovia di valico dell’ appennino, inaugurata il 2 novembre 1864 da Vittorio Emanuele II, trent’ anni prima della Faentina.




E' opera dell’ ing. Jean Louis Protche, con 47 gallerie e 35 ponti e viadotti. Il tratto più difficile fu da Pracchia a Pistoia, dove in 26km ci sono 550m di dislivello.

Pracchia ha una stazione grande, per le manovre, proprio come Marradi.

 
Riola di Vergato,
la mia stazione d'arrivo

Ecco, basta così. La storia della Porrettana ora non interessa, perché è anche su internet, in tanti siti. Ora interessa un capitolo del libro di Panconesi Colliva Franchini con il titolo Cara Porrettana, che descrive un viaggio da Pistoia a Bologna su questa linea.



Leggendo il libro di Panconesi Colliva, Franchini, dal quale sono state prese queste illustrazioni si capisce che dal punto di vista tecnico non è esatto dire che la Porrettana è la linea "sorella" della Faentina.

Questa ferrovia fu inaugurata nel 1864, trent'anni prima della Faentina e in questo lasso di tempo i progressi nelle costruzioni ferroviarie furono tanti.

 


Per esempio nella Faentina non ci sono i binari di salvamento. Che cosa sono? Si tratta di tronchi morti, in salita nel fianco della montagna, dove un ferroviere in attesa del treno faceva deviare il convoglio nel caso che i freni avessero ceduto, nel tratto da Pracchia a Pistoia.




Lo stesso binario percorso al
contrario serviva da rincorsa, nel caso che il convoglio non ce l'avesse fatta ad arrivare in cima al Passo di Porretta e fosse stato costretto a retrocedere. Due situazioni un po' inquietanti per noi oggi, ma allora le cose andavano così …


 
Per approfondire: 

Filmato you tube del carnevale di Campolo 1976 recuperato da una vecchia pellicola.
Panconesi, Colliva, Franchini, Cara Porrettana, pgg 192, Editrice Ponte Nuovo, Bologna, dal quale le schede dell’ articolo sono state estratte.