Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 28 luglio 2021

Le campane delle chiese di Marradi

Al suono delle campane
spalanca le persiane
Ricerca di Gianluca Massari, Claudio Mercatali e altri




Per gli esperti la campana è un idiofono a percussione diretta, perché si suona con un batacchio. Secondo l’uso cristiano può suonare all’Ave Maria, al vespro, alla messa, a gloria, a lutto, a festa, da sola con rintocco, in concerto, a distesa e a stormo.

Le campane nella settimana di passione non si suonavano e le corde venivano legate. Don Anselmo, parroco di S.Adriano, dice che il prete non usava nemmeno il campanello in chiesa. Per chiamare i fedeli alla funzione un chierichetto girava nel paese con un aggeggio fatto di scatolette di latta che davano un rumore più che un suono. Erano le scarabattole, e da questo viene la nostra parola scarabattolìo. La parola campana forse deriva dal latino vasa campana, una tazza di bronzo in uso a Napoli, cioè appunto in Campania e forse lo strumento fu inventato da san Paolino da Nola nel V secolo. Il suo uso non fu immediato e solo nell’ Alto Medioevo le pievi cominciarono ad averle.
Basta così ma volendo si potrebbe continuare, perché su questi strumenti se ne sono dette tante: una persona accorta ascolta tutte le campane e quella attenta sta in campana. C’è chi è suonato o sordo come una campana. Il pessimista si domanda per chi suona la campana e l’ottimista pensa che quando una campana suona un angelo apre le ali.


Le caratteristiche delle campane

Il tono di una campana è dovuto a un complesso equilibrio fra lo spessore del bronzo e la sua forma. Invece la nota dipende dal volume del vaso: una campana grande dà un suono grave e una piccola una nota più acuta. L’arte del fonditore di campane è complicata e antica, difficile da riassumere qui. Per informazione nostra si può ancora dire che lo spessore del bronzo e quindi il peso di una campana permette una vibrazione prolungata. Secondo gli esperti i toni più importanti sono i parziali di "Prima", di "Terza", di "Quinta", di "Ottava Superiore" e di "Ottava Inferiore".

La sistemazione

Le campane fisse non oscillano perché sono bloccate su una trave. Il batacchio le percuote mosso da una corda tirata da un campanaro, o sono elettrobattenti ossia suonate da un dispositivo elettrico.
Le campane a slancio oscillano perché appese a una trave con un perno che permette una rotazione ampia e consente al battacchio di colpire il bronzo del vaso.
Le campane con movimento a bicchiere ruotano di 180° e per un attimo sono a rovescio, a bicchiere appunto. Poi ricadono e il batacchio colpisce di nuovo il vaso. Quasi tutte le chiese parrocchiali della nostra zona avevano le campane a slancio. Però a Badia della Valle c’è una bella serie di campane a bicchiere perfettamente funzionanti.

I campanili

Ecco un altro argomento complicato e interessante che adesso si deve riassumere e approssimare. Nella nostra zona ce ne sono di tre tipi: a torre quadrata, a semplice cella campanaria e a vela. I primi sono quelli che di primo acchito ci vengono in mente quando usiamo questa parola. L’arch. De Angelis, autore di uno studio sulla chiesa di San Lorenzo in Marradi, dice che un campanile ha spesso una storia indipendente rispetto alla chiesa alla quale è abbinato.
A volte è più antico, com’è appunto quello della chiesa di San Lorenzo in Marradi, che è di una chiesa precedente danneggiata nel terremoto del 1661 e demolita nel 1780 per far posto alla attuale. Oppure può essere stato costruito dopo qualche anno ma anche a distanza di secoli. Per esempio la chiesa di Casaglia fu costruita nel 1911 dal parroco don Braschi, che poi fece il campanile con l'orologio quando i suoi parrocchiani riuscirono a raccogliere la somma necessaria (nel 1925). Nel frattempo sistemò le campane come si vede qui accanto.


Il parroco di Crespino don Trioschi, che era in bonaria competizione con lui, nel 1909 costruì il campanile della millenaria Badia di quel paesino, che fino ad allora aveva avuto solo un campanile a vela, come si vede qui accanto. Qui da noi i campanili in torre quadra sono quasi tutti recenti, perché costosi e prima dell’ Ottocento se li potevano permettere solo le chiese più ricche, cioè solo la chiesa di San Lorenzo in Marradi e la Badia vallombrosana del Borgo.

I campanili a semplice cella campanaria erano più economici, perché si trattava di costruire una loggetta un po' più alta del tetto della chiesa e un accesso dall'interno. E’ di questo tipo il campanile di San Matteo in Gamberaldi (1898) e in certo modo anche quello di Santa Maria in Popolano, che ha la cella su una torre medioevale capitozzata. Infine i campanili a vela hanno le campane piazzate sul tetto della chiesa in due o tre archetti di mattoni, raggiungibili camminando sui coppi. Erano i meno costosi, tipici delle chiese di campagna ma anche della chiesa di San Martino in Gattara, finché negli anni Sessanta non fu costruito il campanile attuale con l’orologio, che di solito non c’è.

E ora veniamo a noi. Ci sono ancora le campane nelle chiese dismesse del Comune? Quante parrocchie c’erano? E nelle chiese consacrate ci sono ancora quelle vecchie?

Dal geografo Attilio Zuccagni Orlandini sappiamo che nel 1845 nel Comune c’erano 19 chiese parrocchiali con almeno due campane. Di solito in ognuna c’è l'anno della fusione e il nome del fonditore, spesso il nome del parroco o di chi la donò e la dedica, in genere è a un santo o a un benefattore. E' proprio dalle scritte e dai simboli impressi nel bronzo che si ricavano le notizie più importanti o più curiose.

Nel capoluogo e nel circondario



Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire
Nella chiesa di San Lorenzo in Marradi ci sono quattro campane, tre antiche e una del 1921. Venne fusa con il bronzo di un cannone austriaco e riporta i nomi di 63 marradesi della parrocchia, morti nella Prima Guerra Mondiale. I caduti in questa guerra in tutto il comune furono più di trecento.



Secondo la lapide affissa cento anni fa dall' arciprete Montuschi il campanile sarebbe "quadrisecolare".





Santa Maria delle Grazie, dipendenza della chiesa arcipretale, nota con il nome La Cappellina è una chiesa del Seicento, come dice una incisione su una finestra. Nel piccolo campanile a vela ci sono due campane, però al momento non è possibile fotografarle da vicino perché il tetto è pericolante.



Santa Reparata al Salto, più nota come Badia del Borgo ha un bellissimo campanile di pietra scalpellata. In cima ci sono tre campane: una piccola martinella, e due maggiori, del 1566 e del 1360. 


Per raggiungerle bisogna salire sei rampe di scale di legno, un po' inquietanti, soprattutto le ultime due. Però il panorama e la cella campanaria sono affascinanti.
 












San Jacopo in Cardeto ha un campanile recente. Una lapide affissa spiega che ex solo exurgitur: fu tirato su dal suolo dal parroco don Montuschi nel 1904, che poi divenne arciprete di Marradi per quaranta anni e fece fondere la Campana dei Caduti della quale abbiamo detto prima.







Nella valle di Campigno

A Santa Maria delle Nevi in Albero un tizio sul tetto armeggiava attorno alle campane e Ferruccio Scardovi gli chiese che cosa facesse. Il tizio rispose che era un intervento chiesto dalla Curia ma il paesano gli rispose che se non scendeva subito chiamava i Carabinieri. L’addetto alla manutenzione non si è visto più. Questa chiesina sconsacrata è di un privato originario di qui che la comprò quando venne messa in vendita, dopo la morte dell'ultimo che si sposò lì e dunque la campana è sua.

Nella vela campanaria di san Domenico in Campigno ci sono due campane: una è rozza, forse fusa in uno stampo di terra, forse per le chiesine, un sito remoto oltre Campigno dove c'è il ricordo, ma solo quello, di un luogo di culto. E' possibile, perché oltre ai fonditori con la bottega c'erano i fonditori itineranti che lavoravano sul posto. L'altra suona a lungo, alle cinque della sera con un meccanismo automatico e il rintocco batte sulle rocce della Riva Bianca e si diffonde nitido per tutta l'alta valle.


A valle di Marradi


Santa Maria in Popolano è una chiesa con un alto campanile a torre costruito sulle rovine di un castellare in un secolo remoto prossimo all'anno Mille. Qui c'è la coppia di campane più vecchie del Comune di Marradi.



A San Adriano c'è una coppia di campane che si suonano ancora a corda, con dei lunghi canapi uguali a quelli di una volta.

San Michele in Grisigliano è una chiesina che compare in una cartina del 1597. Fu ampliata agli inizi del Settecento e fra le due parti c'è una vela con due campane.

San Rufillo in Galliana è una chiesina sconsacrata, crollata e coperta di edera. Le sue campane ora sono a Gamogna. 

La chiesa di Valnera risale al 1301, secondo il catalogo CEI (è il catasto delle chiese della Diocesi). Ha tre campane in un campanile a vela di difficile accesso. La mezzana era a terra in corso di manutenzione ed è stato possibile fotografarla.

San Matteo in Gamberaldi è una chiesa antica ma il campanile è dell' Ottocento. Una lapide dice che il 3 luglio 1898 una campana concessa dal priore di Popolano fece sentire il suo suono per la prima volta in questa valle. E' quella del 1354 che ora è stata riportata a Popolano.


Nella valle Acerreta

Nell’eremo di San Barnaba in Gamogna c'erano due campane antiche, una ora è nel campanile del duomo di Modigliana, e può essere suonata con la corda, mentre le altre sono elettro battenti. Quelle in uso oggi nel monastero sono recenti e senza valore, per non invogliare i ladri. Erano nella chiesina di San Rufillo in Galliana e furono tolte quando fu sconsacrata perché le campane delle chiese non presenziate a volte sono state rubate.




Nella campana grande di Badia della Valle una scritta nel bronzo spiega che il donatore sig. Catani di Vossemole si riservò di riprenderla se la chiesa fosse stata chiusa. Si racconta che ogni tanto per scherzo qualche parrocchiano lo ricordava a don Corradossi, ultimo parroco. Il campanile è della fine dell' Ottocento e ha quattro campane a bicchiere che sono in sintonia e possono suonare in concerto. Clicca su You Tube "le campane di Badia della Valle" se vuoi sentire il concerto del 2015 fatto da esperti campanari della Diocesi di Faenza.


S.Michele in Trebbana ha un campanile a vela con una sola campana. Il sito è antico e ha una storia particolare, descritta in un articolo del blog.










Nel campanile di San Pietro in Lutirano ci sono tre campane, la più vecchia è del Seicento.







Nella campana grande di Bulbana, che ora è nella chiesa di Lutirano dietro all'altare, c'è anche il nome dell' amministratore dei beni diocesani che evidentemente aveva contribuito. La campana piccola è stata rubata qualche anno fa. E' abbastanza vecchia: AD MDCXV (1615) e dalla scritta impressa sappiamo che il priore di san Lorenzo in Bulbana si chiamava don Ventura.


Le campane della ex chiesa San Michele arcangelo, in Abeto, sono ancora nel campanile anche se la chiesa non è più officiata. Però sono custodite e sistemate.
San Cesareo in Cesata è una chiesa sconsacrata, proprietà privata. Al momento della vendita le due campane furono lasciate sul tetto e oggi sono dell' acquirente. Però ora sono custodite e sistemate.

Il sito è antichissimo, dell'Alto medioevo. Forse Cesata prende il nome da San Cesareo, diacono e martire, o viene da "cesata" nel senso di "tagliata". Tagliata dal confine fra Marradi e Tredozio, che passa proprio di fronte alla porta della chiesa, da sinistra a destra rispetto alla visuale qui sopra. Oppure viene da romagnolo medioevale Geséda = dotata di chiesa. Scegliete voi perché queste tre ipotesi sono pure, non hanno riscontri.  



Ai confini della diocesi di Faenza


Santa Maria nascente, in Crespino, è una chiesa che fu di un monastero vallombrosano chiuso alla fine del Seicento. Il campanile è del 1909 e ha una serie di quattro campane.


S.Maria in Crespino è l'ultima parrocchia della diocesi di Faenza. Dopo comincia l'Arcidiocesi di Firenze, che comprende anche tutto il Comune di Palazzuolo e tre parrocchie nella valle del Lamone:

La campana di Lozzole è nella chiesa di Casaglia, e fa bella mostra di sé accanto all' altare. Impressa nel bronzo una scritta dice “i padroni fratelli Pescetti concedono in puro uso” e dunque si ripete quanto già detto per la campana di Badia della Valle: chi donava la campana spesso la concedeva al parroco in comodato d'uso ma manteneva la proprietà.



San Pietro in vincoli, a Casaglia, è una chiesa recente, costruita a partire dal suolo nei primi anni del Novecento. Il parroco don Enrico Braschi nel 1925 costruì anche il campanile, come spiega l'articolo qui sotto.
La campana maggiore ha un martelletto laterale, che serve per dare i rintocchi dell'orologio civico che c'è nella torre. Ha impressi i nomi dei casagliesi morti nella Prima Guerra Mondiale, come nel Campanone di San Lorenzo in Marradi.







Sant'Antonio abate, in Fantino, è una chiesa distrutta e per ora non c'è stato modo di sapere dove siano le campane.

Non erano troppe una sessantina di campane da uno o due quintali più 12 nelle chiese al confine con la diocesi accanto? No, se pensiamo che nei secoli passati solo i signori avevano l'orologio a pendolo e per tutti gli altri i tempi del rito o del lavoro erano scanditi dal sole e dalle campane ...  ... Altri mondi.

Questa ricerca è frutto del contributo di: Andrea Venturi responsabile diocesano, don Stefano Rava parroco a Modigliana, Roberta dell'Ufficio turistico di Modigliana, don Pino arciprete di Marradi, don Anselmo parroco di S.Adriano, don Bruno parroco di Crespino. E anche di: Domenico Benericetti, Caterina Billi, Feriano Ferrini e Mario Montuschi.

Per ampliare sul blog

1) Tanti modi di modificare una chiesa 01.05.2021
2) I campanili del Comune di Marradi 01.11.2019
3) L’orientamento delle chiese antiche 10.10.2019

sabato 24 luglio 2021

A scuola a Marradi nel 1933

La vita scolastica alle Elementari
nelle tante scuole di campagna

ricerca di Claudio Mercatali


La Nuova Scuola Italiana era un settimanale per insegnanti, scritto da insegnanti e quindi spesso un po' noiosino da leggere. Nei vari articoli ogni maestro descriveva le sue esperienze, il comportamento della sua classe e le sue difficoltà. Da questo viene il nostro interesse: qui si trovano tanti quadretti di vita quotidiana, un intreccio di rapporti fra bambini della scuola elementare del Comune di Marradi, senza episodi grandi.

Siamo negli anni Trenta, nel pieno del Ventennio e la stampa non è libera. Tanto meno lo è la scuola, perché in tutti i regimi lo Stato cerca di indottrinare i nuovi cittadini in modo da avere un futuro consenso. Leggiamo:





Clicca sulle immagini
per avere
una comoda lettura










Ernesto Codignola (Genova 1885 Firenze 1965) direttore di questo settimanale, era pedagogista e filosofo. Fu collaboratore di Giovanni Gentile nella stesura della sua riforma e uno dei fondatori della casa editrice La Nuova Italia. 



Il redattore per gli articoli che riguardavano Marradi era il maestro Antonio Cassigoli (che poi divenne direttore e sindaco).














domenica 18 luglio 2021

La battaglia delle Scalelle

Resoconto dalla Nuova Cronica 
di Giovanni Villani
ricerca di Claudio Mercatali



Perché parlare ancora di questo episodio avvenuto qui da noi e descritto tante volte? Il fatto è che gli storici lavorano sulle fonti dei secoli passati, le analizzano, le sintetizzano e quindi aggiungono o tolgono qualcosa. Non è una azione in malafede ma una inevitabile conseguenza di molte ricerche secondarie, ossia quando lo storico riferisce quello che ha letto da altri, i quali a loro volta hanno derivato le notizie da altri ancora. Così è successo per la battaglia delle Scalelle (luglio 1358), descritta dallo storico dell'Ottocento Antonio Metelli, che usò soprattutto il Dizionario di Emanuele Repetti, il quale aveva riproposto la descrizione di Scipione Ammirato, uno storico fiorentino del Cinquecento.




Però nel nostro caso la fortuna ci assiste, perché disponiamo anche della descrizione fatta da Giovanni Villani, uno studioso vivente al momento del fatto. Per giunta lui, suo fratello Matteo e suo nipote Filippo erano dei cronisti più che degli storici e nella Nuova Cronica descrissero le vicende del Trecento fiorentino in base ai racconti dei protagonisti dei vari fatti avvenuti.

Clicca sulle immagini
per avere
una comoda lettura

Per la battaglia delle Scalelle le notizie che state per leggere vengono soprattutto da quattro ambasciatori, che il Comune di Firenze aveva aggregato alle masnade del Conte Lando per cercare di mitigare i danni prodotti dalla sua Compagnia di Ventura in transito nella nostra valle.

 
I quattro rientrarono in città incolumi ma se l'erano vista brutta, perché erano stati presi in ostaggio dai mercenari del Conte, usati come merce di scambio, minacciati in vario modo e liberati solo dopo il pagamento di un riscatto e il rilascio di un salvacondotto per la fuga delle soldatesche sconfitte.

 

Dunque non ci rimane che leggere questa cronaca, ricca di particolari autentici e anche piacevole da scorrere, perché i Villani erano degli ottimi narratori. 

martedì 13 luglio 2021

Partigiani a Gamogna

Un episodio della Resistenza
nella nostra zona


Ricerca di Claudio Mercatali



L'eremo di Gamogna






Il 12 luglio 1944 una formazione di Tedeschi di pattuglia nei monti attorno a Gamogna incontrò due partigiani in avanguardia di un gruppo numeroso che seguiva. Ne venne uno scontro a fuoco e i due partigiani furono catturati e fucilati al cimitero di Gamogna. L'episodio ebbe una eco in tutta la zona e ancora oggi c'è il ricordo chiaro. Questo che segue è il resoconto del fatto scritto da un partigiano presente quel giorno.




Il Socialista, settimanale di Faenza, pubblicò questo articolo il 27 dicembre 1945.





Clicca sulle immagini
per avere
una comoda lettura