La scossa e i primi soccorsi
di Claudio Mercatali
Il terremoto del 29 giugno 1919 colpì una vasta area dell' Appennino Tosco Emiliano e in particolare il Mugello. Le prime scosse, con epicentro a Vicchio, si avvertirono nella mattinata. La maggiore, 6.2 della magnitudo Richter, ebbe origine da un ipocentro a 5 - 10 km di profondità e fu avvertita poco dopo le tre del pomeriggio.
Il bilancio fu drammatico: cento morti, quattrocento feriti e migliaia di senzatetto. Il paese di Vicchio e le sue frazioni fu duramente colpito; nel capoluogo vennero distrutte 700 case su 1500. Rimase lesionata anche la casa natale di Giotto, a Vespignano. Gravi danni si ebbero anche a Borgo S.Lorenzo, dove oltre il 75% delle case fu dichiarato inagibile e crollò il ponte sulla Sieve. A Dicomano, crollò la Torre dell'Orologio. L'ospedale di Luco venne evacuato. Si registrarono danni in quasi tutti i comuni della Romagna Toscana, fino a S.Sofia, che allora era in provincia di Firenze.
Il bilancio fu drammatico: cento morti, quattrocento feriti e migliaia di senzatetto. Il paese di Vicchio e le sue frazioni fu duramente colpito; nel capoluogo vennero distrutte 700 case su 1500. Rimase lesionata anche la casa natale di Giotto, a Vespignano. Gravi danni si ebbero anche a Borgo S.Lorenzo, dove oltre il 75% delle case fu dichiarato inagibile e crollò il ponte sulla Sieve. A Dicomano, crollò la Torre dell'Orologio. L'ospedale di Luco venne evacuato. Si registrarono danni in quasi tutti i comuni della Romagna Toscana, fino a S.Sofia, che allora era in provincia di Firenze.
Come andarono le cose quel giorno a Marradi? Che cosa successe nei mesi
e negli anni successivi? Nell' Archivio storico del comune ci sono tanti
documenti e si possono ricostruire gli eventi con precisione.
Ai primi di luglio il Prefetto di
Firenze scrisse questo telegramma
a Palmerino Mercatali, sindaco di Marradi, e
gli chiese
l'elenco delle vittime.
Così sappiamo che morirono
Giovanni Silvagni, un frate cappuccino di Faenza e il suo chierichetto Aristide
Vespignani, di 10 anni. Antonio Ronconi fu ferito alla testa dalla caduta di
calcinacci e Dino Bambi ad un braccio. Il frate e il chierico erano in chiesa
al momento della scossa e furono colpiti dalle macerie del tetto crollato su di
loro.
Come si può leggere qui a sinistra, in quei giorni arrivarono tanti
telegrammi di solidarietà, anche da molto lontano.
A destra: Il Ministero dell'Interno,
la Banca d'Italia
e il Re personalmente
inviarono dei soldi per i primi aiuti.
Qui sotto: L'Amministrazione Comunale
era in piena attività e il sindaco Palmerino Mercatali
chiese l'invio di trenta
carrozze ferroviarie per alloggiare gli sfollati. Era un' ottima idea
ma dalle
Ferrovie fecero sapere che non c'erano abbastanza carrozze per tutti i comuni
e
in altri luoghi l'emergenza era più grave.
A destra: E allora i senza
tetto si dovettero accontentare di una trentina di tende dell'esercito.
Per leggere questi documenti clicca sopra con il mouse
A sinistra: la sistemazione in tenda qui da noi è una
soluzione
solo per i mesi estivi e quindi il Comune, con questo bando,
chiese
la restituzione delle tende entro il 15 di settembre.
Come sempre in questi casi, con
il trascorrere dei mesi l'attenzione dell'opinione pubblica venne meno e con
essa anche l'impegno sollecito che si era manifestato subito dopo l'evento. Ad
un certo punto il sindaco di Borgo S.Lorenzo, Pietro Caiani, prese l'iniziativa
per una protesta e invitò gli altri comuni ad aderire, perché lo sforzo fosse
unitario.
Parteciparono tutti, anche quelli
oltre l'appennino: Marradi, Palazzuolo, Rocca S.Cassiano, Modigliana, S.Sofia e
anche Brisighella.
A
sinistra:
una lettera di sollecito
del sindaco di Borgo S.Lorenzo,
Pietro Caiani agli altri comuni.
A
destra: L'adesione dei comuni
della Romagna Toscana
comunicata
al comune di Marradi.
Si decise che, per avere maggiore
potere contrattuale e gestire assieme la ricostruzione, era opportuno
costituire un Comitato Permanente, che nacque nel gennaio 1922, come si legge
qui accanto a sinistra.
Il nuovo sindaco di Marradi, il
colonnello Edmond Schmidt von Secherau aveva il suo daffare per gestire la
ricostruzione e non mancò di sollecitare i proprietari perché non lasciassero
trascorrere il tempo invano. Ecco un bel manifesto, chiaro nella forma e nella
sostanza.
I danni a Marradi
I danni in paese erano stati tanti,
come si
può leggere nel documento qui accanto.
A Lutirano il sisma aveva colpito
con particolare violenza e lo Stato concesse i contributi per costruire un
blocco di case popolari, che sono quelle in cui poi venne aperta la scuola
elementare.
Il terreno fu donato
dal sig. Filippo Ronconi Albonetti, un imprenditore
di Modigliana che scrisse al Comune di Marradi questa
lettera.
Nonostante tutto questo, diverse
categorie di persone non riuscivano a rimediare ai danni, per povertà o
difficoltà famigliari. Allora lo Stato promise la ricostruzione gratuita per le
vedove e gli orfani di guerra e per gli invalidi. Non dobbiamo infatti
dimenticare che la Prima Guerra Mondiale era appena finita e qui in paese
c'erano stati trecento morti e altrettanti feriti. Ecco qui accanto la lettera della Regia Prefettura di Firenze al Comune
di Marradi che parla di questo.
In caso di sisma le chiese sono
senz'altro fra gli edifici più a rischio, perché hanno dei grandi spazi
interni. Nel 1919 tutte quelle del comune di Marradi furono danneggiate, come risulta dal documento qui accanto e
nella chiesa arcipretale del capoluogo crollò il campanile.
A destra: il conto definitivo per la ricostruzione del
campanile della chiesa arcipretale.
A sinistra: il campanile prima del 1919 (sopra) e dopo.
L'aspetto attuale si deve ad altri lavori fatti negli anni Settanta.
Furono danneggiate quasi tutte le chiese del comune di Marradi, in maniera tanto più consistente quanto più erano vicine al crinale appenninico, prossimo all'epicentro del terremoto.
Le distruzioni maggiori si ebbero a Casaglia, che praticamente venne rasa al suolo, come si vede in queste fotografie.
Fonti: documenti
dell'Archivio storico del Comune ricercati dall'archivista sig. Mario Catani.