Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 26 novembre 2017

Le istanze al Gonfaloniere

Le richieste dei marradesi
dal 1819 al 1822
ricerca di Claudio Mercatali
 

Marradi all’inizio dell’Ottocento

  

Nel linguaggio giuridico un’istanza è:  Un atto di impulso a procedere; cioè il proponente chiede di adottare provvedimenti per realizzare dei propositi inattuati”.
 
Le istanze si fanno anche oggi, per esempio quando si fa una richiesta al Sindaco, però al tempo del Granduca, questa era l’unica via per rivolgersi alle Autorità. Nell’Archivio del Comune ci sono tanti fascicoli pieni di istanze, e per questa ricerca sono stati sfogliati quelli del triennio 1819 -1822. Perché proprio questi anni?
Il motivo è che i documenti sono intatti e poi questi non furono anni di particolari richieste e quindi le istanze rispecchiano la realtà quotidiana. Si chiedeva di tutto e di più. Questa che segue è una serie di richieste particolari o curiose. Il Gonfaloniere del Granduca, che era una specie di Sindaco, doveva avere una gran pazienza per sorbirsele tutte. Leggiamo:

Anche allora, come oggi, ogni tanto l’Amministrazione chiudeva la Piazza e questo provocava le proteste dei barrocciai, dei vetturali e dei commercianti:

“Illustrissimi Gonfalonieri e Priori di Marradi, i sottoscritti possidenti, umilmente servi delle S.ill. vostre, vi rappresentano che avendo preferito con la deliberazione del 22 julio 1819 di chiudere la piazza di Marradi ai carri barrocci e alle vetture a ruota, all’oggetto di salvare il lastrico della mede­sima, i sottoscritti tenendo per il proprio uso un magazzino per ciascuno in detta piazza, onde depo­sitarvi le proprie derrate, godono della servitù attiva di trasportarle ai rispettivi magazzini. Questa servitù viene tolta da detta deliberazione, che non fa eccezioni. Perciò riverentemente imploriamo che venga fatta conveniente eccezione per i possidenti”. 

Questo è quanto, Antonio Bandini  e Francesco Piani   27 luglio 1819

 Il dottor Taddei, medico condotto di campagna, si sente invecchiato e chiede di essere asse­gnato al servizio in paese. Perciò muove istanza:

“Illustrissimo Rappresentante del Comune di Marradi, incomodi di salute obbligano il dottor Fran­cesco Taddei medico attuale di campagna a rinunziare al suddetto impiego. Un indefesso servizio per anni diciassette e grandi fatiche hanno deteriorato non poco la di lui salute. Prega pertanto la Si­gnoria vostra a volergli concedere l’impiego di medico, vacante, del paese, lusingandomi che Ella avendo in considerazione il laborioso e lungo servizio prestato non vorrà allontananrsi da quei prin­cipi di equità non accordandogli giustamente quanto domanda”.
5 novembre 1819  Devoto e ottimo servitore Francesco Taddei

 Però la sua istanza viene considerata poco, e il Gonfaloniere gli dà la condotta contro voglia, perché preferirebbe uno più giovane. E allora Taddei, risentito, scrive così:


“Ill.mi Rappresentanti del Comune, stanco il dott. Francesco Taddei di esercitare l’infame profes­sione di medico e di mangiare il duro e doloroso pane di fave, avendo inteso di essere stata rinviata per ben due volte la domanda da lui fatta per l’impiego come medico del paese e facendo matura ri­flessione sopra al pericolo che ha corso di vedersi postposto ad altro Soggetto nella medica profes­sione ancor bambino, e privo di titolo, … considera che il Magistrato nulla ha apprezzato il diritto che gli dava un lungo servizio d’anni diciassette unito ad anni ventiquattro di professione medica, diritto riconosciuto dalle nazioni le più incolte, meno che dal Consiglio di Marradi. L’esponente ora si ritrova nella dura necessità di rinunziare all’impiego di medico del paese involontariamente con­feritogli, comunicandovi che al primo di dicembre cessano in Lui tutte le funzioni sia di medico del paese che di campagna”.
 
… 19 novembre 1819   Devotissimo servitore dottor F. Taddei


Vincenzo Bombardini aveva una bottega, dove suo figlio faceva il macellaio, e la vendette. Così suo figlio fu sfrattato e si rivolse al Gonfaloniere, con molte pretese:

“Sig. Gonfaloniere di Marradi, Domenico Bombardini, gestore del terzo sito dei macelli (= della macelleria n°3) rispettosamente le fa presente come il di lui padre Vincenzo, per provvedere i propri interessi, il 2 marzo vendè al sig. Antonio Cavina Pratesi la Bottega, che sta sotto la casa di detto Pratesi e nella quale lo Scrivente teneva in vendita le carni macellate.
Il compratore, volendosi servire per proprio uso della stanza, ha già dato disdetta alla bottega perché sia lasciata alla fine di aprile prossimo. Lo scrivente, non avendo fin qui trovato, nonostante le sue diligenze, una bottega per poter proseguire detta Vendita, ricorre alla signoria Vostra implorando che gli sia assegnata una Bottega, pronto a retribuire quella pigione che verrà determinata da periti, nel caso che il proprietario non voglia convenire amichevolmente. Le botteghe che attualmente si trovano appigionate sono quelle degli eredi di Ottavio Ravagli, tenuta in affitto da Jacopo Mali­gnoni(?) nella piazza di Marradi, quella di Alessandro Francini, sulla via del Magazzino, tenuta in affitto da Francesco Mancorti e quella di Giuliano Bini in detta via non appigionata ad alcuno, la quali sembrerebbero all’esponente convenienti …

Che è quanto, 26 febbraio 1820  Domenico Bombardini

 
La bella casa di Loiano
(è il primo podere
del comune di Brisighella)
 
 
La tassa di famiglia era un’importante imposta comunale. Contro l’importo da pagare ogni anno tanti cittadini facevano istanza al Gonfaloniere. Ecco tre motivazioni singolari:
1) Giovanni Bassetti fino al 1818 abitò a Zana (un podere lungo la strada per Lutirano) e nel 1821 si trasferì a Loiano, il primo podere del Comune di Brisighella, dopo Marignano. Quando ricevette la cartella della tassa fece rispettosamente notare al Gonfaloniere di Marradi che in pratica si era trasferito all’estero (Brisighella era nello Stato Pontificio) e quindi il pagamento non era dovuto.

19 giugno 1819 Per lui, illetterato, scrive Luca Fabbri



Questa è la Casetta di Valmarola
(di fronte a Casa Carloni, oltre il fiume).
Nome di bellissima etimologia:
Val = in basso, maré = sito zappato,
ola = diminutivo.
Totale: "Poderetto in basso,
lavorato con la marra, la zappa".


2) “Ill.mo Gonfaloniere e Priori, Bartolomeo Bandini, pigionale miserabile domiciliato alla Casetta di Valbarola, umilissimo servo delle Signorie Vostre rispettosamente vi rappresenta di essere stato gravato della tassa di famiglia per la somma di lire sei. L’esponente, atteso il suo stato di miserabi­lità, domanda che gli venga diminuita la tassa da pagare fino a quell’infima somma che è solito pa­gare un miserabile pigionale.

24 marzo 1820 Per lui, illetterato, M.Bettini


Casa Turpino è poco prima
della Badia del Borgo.

3) Ill.mo Gonfaloniere, Domenico del fu Benvenuto Benerecetti, proprietario, domiciliato a Ca’ di Turpino, alla Badia del Borgo, umilmente fa presente che essendo alla grave età di 104 anni, l’età sua merita lo sgravio totale dalla tassa di famiglia, che gli è stata imposta, avendo quella per tanti anni pagata.
 
                    24 marzo 1820 Scritta per commissione da M.Bettini
 
 
A fianco: ... Domenico del fu
Benvenuto Benericetti... 
 
 
  
Il Gonfaloniere presiedeva il Consiglio dei Priori, una specie di “consiglio comunale” i cui membri erano sorteggiati anno per anno fra i possidenti. I Priori assenti alle adunanze dovevano fare un’istanza di giustificazione, altrimenti pagavano una multa. Leggiamo:
 
“Francesco Montaguti di Cignano, Priore, per la stravaganza del tempo non intervenne all’adunanza del 4 marzo 1820, come consta dall’allegato del proprio parroco. Implora pertanto la soluzione della multa incorsa per tale involontaria mancanza”.
19 marzo 1820,  di mano propria Francesco Montaguti

“Ill.mo Gonfaloniere, Vincenzo Visani, Priore, stante il tempo piovoso e la lontananza di Marradi da Valdimora, luogo della sua abitazione, non potè intervenire all’adunanza del 29 aprile 1820 e fa istanza per essere assolto dalla penale di lire 10, comminata in base alla legge del 16.09.1816.” 
Che è quanto, Marradi, 20 dicembre 1820

Anche allora un impiego fisso in Comune era una buona sistemazione:

“Ill.mo Gonfaloniere, Marco Fabbri, possidente domiciliato a Popolano, informa che resta tuttora vacante l’impiego di perito di strada (= cantoniere) della loro Comunità… e fa presente come egli abbia ogni capacità per detto impiego”.          Che è quanto,  19 aprile 1820

 Il cappellano del carcere chiede un aumento di paga:

“Spett. Gonfaloniere, si presenta a Voi Giovan Battista Nannini, cappellano dei carcerati del Vicariato di Marradi, al quale viene corrisposta un’elemosina di lire 2 per ogni messa, ogni dì festivo tutte le volte che vi sono dei carcerati. Il medesimo comunica alla Signoria Vostra che si trova necessitato a rinunciare al suddetto incarico se non gli viene determinata una fissa annuale provvisione, perché l’esponente deve sempre stare a disposizione del Tribunale …”

24 maggio 1820 in fede Giovan Battista Nannini

Un editto di Napoleone del 1808 aveva imposto la chiusura e l’esproprio dei monasteri. Il Co­mune era diventato proprietario del convento dell’Annunziata e nel 1820 lo mise in vendita. Gli immancabili Fabroni offrirono 765 scudi e credendo di aver vinto l’asta fecero questa istanza al Comune:

“Il Sig- Giovanni Carlo Fabroni venendogli supposto che l’offerta da lui fatta di 765 scudi per l’acquisto del convento dell’Annunziata non sia stata superata da alcuno, fa istanza che dal Magistrato loro venga opportunamente approvata la liberazione dello stabile a favore di sé e dei suoi germani fratelli” … … 5 agosto 1821,   Giovanni Carlo Fabroni

Non sapeva che il sig. Francesco Piani aveva fatto un’istanza con una offerta di 500 francesconi, cioè più alta della sua. Così cominciò una lunga disputa. Che moneta era il “francescone”? Per saperlo occorre leggere il riquadro qui accanto.

 L’impresario:

“Pietro Bombardini di Forlì, impresario del Regio Teatro degli Animosi, prega il Gonfaloniere che sia a degnarsi di esentarlo dalla solita tassa di lire 40 dovuta per la gestione di detto teatro”.

10 febbraio 1821, Vostro Pietro Bombardini, impresario

Il Comune aveva mandato Maria a imparare l’ostetricia, però succede che:

“Gonfaloniere e Priori del Comune, Maria Cavina, levatrice, umilmente vi rappresenta che essendo stata mantenuta a spese della nostra Comunità per mesi diciotto nell’ospizio maternità della città di Firenze, onde apprendere l’arte di ostetricia, ed essendo stata in quella matricolata, il 7 settembre 1821, si trasferì in Marradi per esercitare la sua detta professione. E siccome non dando questa Co­munità sufficienti mezzi per vivere onestamente, è costretta a trasferirsi altrove” ...
28 marzo 1821,   Maria Cavina

L’arciprete spesso chiede al Comune i soldi per pagare il predicatore per la Quaresima e il più delle volte il Comune si rifiuta. Allora il parroco fa questa “offerta”:

Ill.mo Gonfaloniere, io Lorenzo de’Pazzi, arciprete di S.Lorenzo in Marradi, trovo somma difficoltà e imbarazzo a trovare il predicatore per la Quaresima e faccio perciò reverente istanza perché il Comune ogni anno provveda. Prometto di non intrigarmi in tale elezione e di cedere Loro qualunque diritto di scelta, se il Comune si obbligherà a somministrare la solita quota per il mantenimento del predicatore” ….2 marzo 1822, Lorenzo de’Pazzi, suddito Vostro

 Il Pretorio (cioè il palazzo comunale) ha le fogne rotte:

Ill.mo Gonfaloniere, Giuseppe Lasi, fabbro in Marradi, rappresenta alla Signoria Vostra che trovandosi la sua casa a contatto coi condotti del Pretorio destinati a raccoglie le immondezze, si ingorgano in quelli le acque dei tetti, si infiltrano nei muri e vengono a far capo nel corridoio di casa mia. Marradi, 23 aprile 1822

 
Anche il becchino ha qualcosa da chiedere. Nel cimitero ci sono degli alberi di gelso, e le foglie si possono vendere agli allevatori dei bachi da seta. Le ha sempre prese lui, ma ad un certo punto il Comune glielo vieta e allora:

“Angelo del fu Francesco Gargani, becchino, umilmente espone a Voi esistere nel Campo Santo quattro gelsi assai vecchi che producono annualmente circa 150 libbre di foglia della quale ha sempre goduto il Richiedente e prima di lui suo padre ora defunto, con il patto verbale di dover provvedere in proprio alla spesa della calcina per stuccare le lapidi. Avendo inteso che la Comunità intende ora godere in proprio della vendita di detta foglia, io Angiolo Gargani chiedo di poter continuare a fruire del beneficio finché i quattro gelsi avranno vita” …

E’ tutto, 21 maggio 1822 Angiolo Gargani

 Il cavallo del dottore:

Ill.mo Gonfaloniere, i sottoscritti rappresentano alla Signoria Vostra la necessità di provvedere al chirurgo la necessaria cavalcatura, in un paese dove questa difficilmente si trova in caso di bisogno urgente. Essi chiedono, con proporzionato aumento di stipendio, che sia ingiunto al predetto chirurgo l’obbligo di tenere a disposizione un cavallo.

16 ottobre 1822 Marco Fabbri, Domenico e Giuseppe Albonetti, Pietro Bandini

lunedì 20 novembre 2017

Felicino da Campolungo


Una lite finita male
all'osteria
di Madonna dei Tre Fiumi
ricerca di Claudio Mercatali



Madonna dei Tre Fiumi
nell'Ottocento

Il 27 dicembre1824 Felice Giannelli, per gli amici Felicino da Campolungo, di ritorno a Marradi, si fermò all' osteria di Madonna dei Tre Fiumi e incontrò altri marradesi con i quali si mise a giocare alla morra.

In questo gioco antico due giocatori calavano la mano a dita distese e  gridavano un numero compreso fra 2 e 10. Vinceva chi indovinava il numero che risultava dalla somma delle dita aperte.




La calata si ripeteva per un numero di volte prestabilito e alla fine si faceva il conto delle vincite.





Il gioco si prestava a diversi imbrogli, specialmente se i due giocatori non calavano il braccio assieme o chiudevano le dita dopo aver visto la calata dell'avversario. Per questo era vietato ...





Anche quella volta scoppiò la lite e successe che ...






Dov'è Campolungo? E' un podere vicino a Biforco al quale si arriva salendo al Castellaccio e percorrendo la strada a fianco dell'attuale campo sportivo di Marradi.




C'erano diversi marradesi quella sera all' osteria di Madonna dei Tre Fiumi perché forse in quella fredda sera di dicembre non era agevole salire alla Colla di Casaglia. E così i testimoni del fattaccio furono tanti …


L'avvocato Lorenzo Collini era un ottimo professionista. Membro dell' Accademia dei Georgofili, per tanti anni segretario dell' Accademia della Crusca …


Riuscì a far assolvere Felicino con questa arringa? Non lo sappiamo.


martedì 14 novembre 2017

1785 La confisca dei beni della Chiesa

Il Granduca Leopoldo abolisce
le Congregazioni religiose
ricerca di Claudio Mercatali

 Archivio storico del Comune di Marradi
1780 - 1798 Filza di Rescritti, suppliche, atti


Nel Settecento le Congregazioni religiose e le Confraternite avevano un patrimonio immobiliare enorme, accumulato in secoli e secoli di donazioni. Questi beni godevano di tanti privilegi e pagavano pochissime tasse.
Per porre rimedio a questo, e per limitare il potere temporale della Chiesa, il Granduca Leopoldo abolì le Congregazioni e quasi tutto il loro patrimonio passò all’ erario granducale.

E i preti? 
Il Motu proprio (= la legge) del 30 ottobre 1784 diceva che:

“Al fine di assicurare la sussistenza dei parroci ed il mantenimento delle Chiese e dei Ministri della religione, il Granduca stabilisce che in ogni Diocesi venga creato un Patrimonio Ecclesiastico. Questi uffici avranno una totale dipendenza dal Governo tramite il Segretario del Regio Diritto. Nelle Diocesi di Firenze, Siena, Pisa, Arezzo e Pistoia i Patrimoni Ecclesiastici avranno un Amministratore, un Computista e un Cassiere”.          S.A.R    Leopoldo I   di Lorena

La decisione di confiscare i beni degli Enti ecclesiastici fu rapida, quasi inaspettata, e l’Editto del 21 marzo 1785 stabilì:

“La soppressione nel Granducato di Toscana di tutte le Compagnie, Congregazioni, Congreghe, Centurie e Confraternite di qualsiasi nome o natura, siano essi di ecclesiastici o secolari, uomini o donne, compresi i Terzi Ordini".

Gli Enti Ecclesiastici

La Confraternita è una società di persone devote con sede in chiese o oratorii, che celebra esercizi di religione e di pietà, onora un mistero o un santo e esercita uffici caritatevoli. La Congregazione (da congregare,  "riunire in gregge") è un gruppo di persone radunato per motivi religiosi. I Terzi Ordini sono associazioni i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana secondo le regole di un istituto religioso.

"Gli amministratori del Patrimonio Ecclesiastico dovranno prendere possesso di Chiese, Case, Libri, Arredi Sacri, Effetti e Fondi usufruendo, in campagna, dell’aiuto dei Cancellieri Comunitativi (= i segretari comunali). Case, Fondi e Beni saranno immediatamente stimati e venduti; le Chiese che i vescovi non riterranno utili per le Cure saranno vendute. 
Per quanto riguarda invece gli arredi sacri verranno compilati degli inventari che saranno comunicati ai vescovi che, in accordo col Segretario del Regio Diritto, stabiliranno una loro ridistribuzione alle parrocchie della Diocesi più bisognose. Saranno ugualmente ridistribuiti le ufficiature e i benefici delle chiese soppresse, salvi i diritti dei patroni privati. 
Beni e rendite saranno incorporati nel Patrimonio Ecclesiastico, che userà tali denari per aumentare la congrua delle parrocchie più bisognose. Il Granduca stabilisce anche che in ogni Cura del Granducato sarà creata un’unica Confraternita che avrà il titolo del Santo titolare della cura e non avrà chiesa, né oratorio separato e non avrà patrimonio da amministrare”.
 
Sua Altezza Reale Leopoldo I di Lorena, Granduca di Toscana

Anche senza essere esperti in diritto si capisce che questa legge era rivoluzionaria. Come venne applicata a Marradi? Che effetto ebbe?
L’Editto stabiliva in modo perentorio che i Cancellieri Comunitativi (= erano un po’ come i nostri segretari comunali) dovevano censire le Confraternite da chiudere, che qui da noi erano tante.

C’era la Confraternita del Santissimo Sacramento, nella chiesa arcipretale di Marradi, del Santissimo Sacramento e Rosario a S.Martino in Stagnana, San Giovanni Battista a Badia della Valle, San Iacopo a Cardeto, Santa Reparata al Salto, San Mattia a Popolano, San Domenico a Campigno, San Barnaba a Gamogna, San Lorenzo in Bulbana, San Michele a Grisigliano

C’era anche la Centuria del Santissimo Rosario, presso la chiesa di Marradi, che viene così descritta nel censimento:

“La Centuria non possiede cosa alcuna e supplisce con le tasse dei fratelli e sorelle, essendo composta di cento uomini e cento donne, venticinque sacerdoti e venticinque monache, che pagano due crazie (= erano delle piccole monete d’argento) ogni anno, la prima domenica di ottobre, e la somma viene spesa nell’organizzazione della festa del Santissimo Rosario e nella celebrazione di una messa nella prima domenica di ogni mese per i fratelli vivi o defunti.. Marradi, 30 ottobre 1784

Poi c’era la Congrega di S.Lorenzo martire, presso la chiesa arcipretale “… formata da cento sacerdoti che pagano due baiocchi ogni due anni …” e la Congrega di S.Antonio Abate, composta di 40 soci che pagano un testone (= era una moneta d’argento di un certo valore) ogni anno, da spendere nella festa di S.Antonio.




Congregazione di S.Antonio abate: questa Congregazione non possiede cosa alcuna ...



Dunque si trattava di un intreccio di organizzazioni parrocchiali e di oratorio, ognuna con il suo bilancio, le sue regole, i suoi affiliati e i suoi privilegi. Naturalmente oltre agli scopi dichiarati c’erano gli interessi economici, che si concretizzavano nella raccolta delle elemosine e delle donazioni. Il granduca Pietro Leopoldo era un Asburgo e ragionava da tedesco, sicché tutto questo non poteva durare. 
 
Ecco qui accanto uno dei tanti editti che spiegano chiaramente il suo pensiero:
“All’oggetto di prendere in considerazione tutte le Società del Granducato sotto il nome di Compagnie, Congregazioni, Congreghe, Centurie e Terzi Ordini, che nello stato in cui al presente sono non portano alcun utile alla Religione, abbiamo voluto che …”

Si fece un inventario dei beni e degli arredi da vendere o da distribuire alle chiese più povere. La Confraternita di Marradi era ricca e fu privata di tutto.
L’arciprete protestò e il Cancelliere Domenico Lelli, per non esagerare, gli lasciò questi oggetti:
 
“Un ostensorio d’argento del peso di libbre sei, un turribulo d’argento con la sua navicella, del peso di 3 libbre, tre tavolette d’altare, d’argento, un baldacchino telato e frangiato d’oro falso, un paliotto di seta bianca guarnito d’oro, una lampada d’argento di sette libbre, un ombrellino di damasco perlato e ornato d’oro, una pianeta di raso rosso a fiori”.         Marradi, 16 maggio 1785



Il turribulo (a sinistra) serve per incensare,
la navicella è un contenitore
per incensi e aromi

Maddalena di Biforco aveva un debito con la Compagnia di S.Iacopo a Cardeto. Pensò e sperò che, siccome questa era stata soppressa, si potesse sopprimere anche il suo debito e scrisse al Cancelliere questa lettera:

“Compiego a Vostra Signoria Eccellentissima l’annessa supplica di Maddalena de’ Pazzi debitrice della soppressa Compagnia di S.Iacopo a Cardeto, pregandola di prendere in considerazione le di Lei circostanze domestiche e propormi se meriti la richiesta condanagione di sorte e frutti o dei frutti solamente o una composizione dei frutti dei quali va debitrice. Intanto con il più perfetto ossequio passo a segnarmi.
 

Maddalena de’ Pazzi, Marradi 18 ottobre 1786

Gli Enti soppressi non furono più riattivati, salvo qualche piccola eccezione, come questa qui di seguito.
Fu così che Michele di Pistoglia (un podere vicino a Lutirano) dovette ricominciare a dare ogni anno un po’ di vino al Curato di Abeto, che gli rilasciò questa specie di ricevuta:



La chiesa di Abeto



“Attesto io iscritto Curato di S.Michele ad Abeto che il signor Michele Bandini da Pistoglia ha somministrato 18 fiaschi di vino per la festa del Santissimo Sacramento e questo in forma di un Legato fatto da uno dei suoi antenati a tal fine. Siccome nell’anno scaduto non si fece detta festa essendo la chiesa atterrata (= abolita), dal medesimo Bandini non fu consegnato il vino perché, mancando il fine per cui fu lasciato, pare che non fosse dovuto l’adempimento”. 
Io, Niccolò … Viarani      Curato come sopra 20 giugno 1786

All’atto di soppressione le Confraternite depositarono i libri contabili a Firenze. La Compagnia di Marradi non lo fece nel modo dovuto e successe che:
 
“Pende indecisa davanti al Magistrato Supremo una causa contro il Patrimonio Ecclesiastico introdotta dai signori Andrea e Giovanni Albertoli e Biagio Pedretti che domandano il pagamento di 475 lire per alcuni stucchi della cappella della Vergine del Popolo ordinati dai Fratelli della soppressa Confraternita del Santissimo Sacramento di Marradi. 
Rilevo che nell’aprile 1782 don Giuseppe Sangiorgi, Antonio Torriani, Gregorio Pescetti e Carlo Franco Fabbroni si adunarono nella canonica e loro stessi si impegnarono nella spesa e non la Confraternita. Non trovo in archivio alcuni libri appartenuti a detta Compagnia, e vorrei sapere dove sono perché ho motivo di sospettare che vi sia qualche intrigo a danno del Patrimonio Ecclesiastico”.
Firenze, dalla Règia amministrazione dei Patrimoni Ecclesiastici,
14 ottobre 1789 Carlo Setticelli

Il cav. Bandini, doveva dei soldi alla Compagnia di Badia della Valle, della quale era amministratore. Nella confusione dovuta alla soppressione fece finta di niente, ma il Cancelliere si arrabbiò e gli scrisse così:

“Non è questa la prima volta che Vostra Eccellenza viene ricercata sulla nota pendenza del credito proveniente dalla soppressa Compagnia della Madonna del Carmine nella chiesa della Badia di valle Acereta. Per rinfrescargliene la memoria le trasmetto in appunto lo stato attivo di detta Compagnia da lei compilato (= il bilancio) e siccome questo affare, sebbene già discusso è rimasto sempre sospeso, la prego di volersi prestare con l’ordinaria sua intelligenza e impegno onde ottenerne in un modo o nell’altro la debita terminazione. Già lei cav. Bandini insiste nella sua negativa di pagare, e siccome domanda le autentiche prove del credito e queste non vi sono, è forza almeno che in Foro Juri (= in tribunale) io convenga della sua buona ragione”.

Il Signor Cancelliere Comunitativo 
di Marradi       dì 25 ottobre 1789


A fianco ... non è questa la prima
volta che Vostra Eccellenza ...




Poi negli anni successivi cominciarono le aste. Una gran quantità di terreni, poderi e case furono venduti ai migliori offerenti, che quasi sempre erano i signori del paese. Però da queste compravendite emergono anche altre famiglie, come i Piani e i Mercatali.

Vincenzo Mercatali, abitante alla Badia del Borgo, con i suoi dieci fratelli comprò quasi tutta la proprietà dei monaci e lui stesso descrive così il suo acquisto:
“Da altro pubblico istrumento rogato dal notaio Clemente Sangiorgi datato 25 aprile 1791 apparisce che i Comparenti (= gli undici fratelli Mercatali) acquistarono dai Reverendi Monaci Vallombrosani vari beni al prezzo di 10.582 scudi fiorentini con l’obbligo di pagare scudi 100 ogni anno in diminuzione della sorte, e sul rimanente il frutto recompensativo nella ragione del 3% e sopra questi beni vi rimane ancora un debito 9.200 scudi”.
GLI SCUDI
Quanto valeva uno scudo? Fare paragoni con la nostra moneta è impossibile, però si può tener conto che la costruzione del Palazzo del Comune nel 1774 costò 3351 scudi e la costruzione della chiesa arcipretale 3570 scudi nel 1783.


Bibliografia Documenti dell’Archivio storico del Comune di Marradi, filza rescritti e suppliche degli anni dal 1780 al 1798. L'archivista Francesco Cappelli diede un indispensabile aiuto per questa ricerca.


mercoledì 8 novembre 2017

Damiano Casanti

Un chimico di Marradi
da riscoprire
Ricerca di Claudio Mercatali
  
L'antica aula di chimica
dell'Istituto Salvemini,
ancora esistente in via Giusti,
a Firenze (è un Istituto Tecnico).

Damiano Casanti era un chimico, nato a Marradi nel 1816, compagno di università di Celestino Bianchi e di Giovan Gastone Fabroni, che gli dedicarono il discorso che si può leggere in questo articolo del giornale L'Imparziale, di Faenza.
Clicca sulle immagini
se vuoi
una comoda lettura

  
Era il 1842 e Casanti aveva vinto la medaglia d'argento All'Accademia delle Belle Arti e si era iscritto nell'albo dei Farmacisti Toscani. Cominciava così la sua brillante carriera di professore di chimica all'istituto Salvemini di Firenze.
Sappiamo molto di lui perché essendo membro dell' Accademia fiorentina dei Georgofili, ci è giunta una dettagliata Memoria stampata, che è qui accanto. Si parla della sua vita, felice nella prima parte e poi sempre più disgraziata, fino al dramma finale. Leggiamo:

  



L'Accademia dei Georgofili è una Fondazione culturale fiorentina del Settecento, ancora oggi esistente, che ha sede nella Torre de' Pulci, vicino agli Uffizi.



... Damiano Casanti di Antonio e Valeria Maccolini di Brisighella, fu di Marradi e nacque l' 11 febbraio 1816 ...
... si avviò agli studi delle Lettere al Seminario di Faenza ...
... Venne a Firenze e attese agli studi di farmacia ...
... professore di farmacologia (1851 e finalmente professore di chimica generale al Regio Istituto Tecnico di Firenze (che poi si chiamerà Istituto Salvemini) ...
 La vita per lui non fu tutta rose e fiori, perché ai successi professionali fece riscontro la morte del figlio e altro ancora, sicché alla fine ebbe un ictus e:
 ... fu inutile la pietà dei suoi, il ricondurlo all' aspetto del luogo nativo ricercato sempre nell' ora della miseria ... La sera del 10 dicembre 1859 ... la stretta comitiva di parenti e d'amici  pregò pel Casanti l'ultimo vale.

Però ora più della sua biografia ci interessano i suoi metodi di analisi delle acque minerali. Casanti aveva ricevuto  dal Granduca Leopoldo II l'incarico di valutare la qualità delle acque del versante romagnolo dell' appennino, che ai suoi tempi faceva parte del Granducato di Toscana, e anche delle sorgenti di Montecatini. Infatti in questi luoghi a metà dell'Ottocento iniziò l'attività termale come la intendiamo noi oggi, con grande afflusso di gente alla ricerca di relax e benessere.

In particolare il Governo Granducale promosse una serie di indagini sulle risorse di Castrocaro e Dovadola.

Le acque salse bromo iodiche di Castrocaro (oggi in provincia di Forlì) erano già note in età Romana ma furono utilizzate per la prima volta a scopo terapeutico nel 1838.
Ebbero successo rapidamente e l’affluenza della gente crebbe, tanto che nel 1844 fu realizzato un primo stabilimento termale. 

 Nel primo Novecento gli stabilimenti termali di Castrocaro Terme erano già rinomati e furono decorati dal ceramista Tito Chini di Borgo S.Lorenzo nel modo che si vede qui accanto.

Come ragionava un chimico dell'Ottocento? Che analisi poteva fare? 

Per rilevare la presenza di una certa sostanza, la si faceva reagire provocando un effetto visibile, come un colore o un'effervescenza. E' lo stesso metodo che si usa oggi. Per esempio si può dire che un sasso è di calcare se si corrode e produce anidride carbonica sotto l'azione dell'acido muriatico. Oppure si può dire che il fiato contiene anidride carbonica se soffiando con una cannuccia nell'acqua di calce si provoca il suo intorbidamento.

Avete qualche ricordo di chimica di quando andavate a scuola? Se la risposta è "si" potrete forse apprezzare quello che segue, altrimenti no.

Leggiamo direttamente dai suoi scritti i ragionamenti di Casanti e rifacciamo le stesse esperienze con gli strumenti e i reagenti di cui lui poteva disporre:

Saggio 1

"La carta di laccamuffa tenuta in immersione per alcuni momenti nell'acqua proveniente dalla polla del Sassi manteneva immutato il suo colore azzurro ..."

La carta di laccamuffa oggi si chiama cartina tornasole e indica l'ambiente basico o non acido se rimane di colore azzurro, mentre rivela un ambiente acido colorandosi di rosso.

 
Saggio 2

"... ma questa maniera di concludere non era consentita dal modo suo di comportarsi in presenza dell'acqua di calce, la quale, occasionandovi un intorbidamento, ... veniva a dimostrarvi la presenza di acido carbonico libero".

L' idrossido di calcio in soluzione (acqua di calce) reagisce con l' acido carbonico o l' anidride carbonica e si forma carbonato di calcio bianco. Perciò l'acqua si intorbida. Il saggio dà lo stesso effetto se si soffia con una pipetta in un becher d'acqua di calce, perché il fiato contiene anidride carbonica. La reazione è questa:

Ca(OH)2 + H2CO3  ®   CaCO3 + 2H2O

 
 
Saggio 3
 
" ... il cloruro di bario affuso nell'acqua acidulata da prima con acido cloroidrico vi cagionava un lieve intorbidamento dovuto a una polvere bianca e sottile che restava permanente in seno al liquido acido e la comparsa di questo precipitato congiunta alla sua insolubilità nell'acido cloroidrico presente, mostravano che nell'acqua in esame esistevano i solfati".

Il cloruro di bario in presenza dei solfati provoca sempre la formazione di solfato di bianco, insolubile, che precipita in fondo alla provetta secondo questa reazione:

BaCl2 + SO4-2  ®  BaSO4 + 2Cl-



Saggio 4

"Il nitrato d'argento vi produsse un precipitato abbondante di stracci voluminosi e bianchi, insolubili nell'acido azotico puro (acido nitrico) e solubili nell'ammoniaca ..."
 
 
 Il cloruro d'argento è biancastro e insolubile. Scurisce dopo un po' perché è fotosensibile:
AgNO3 + Cl- ®  NO- + AgCl


Saggio 5

"La colla d'amido e l'acido nitrico impuro vi mostravano in chiaro modo la presenza dell' iodio, e ciò per il colore azzurro che manifestavasi nel liquido di saggio ..." 
 
 
 
La colla d'amido (salda d'amido) diventa blu o nerastra in presenza di iodio. Questo saggio merita qualche considerazione in più. Lo iodio I2  disperso nell' acqua minerale bromo iodica si scioglie se si aggiunge un po' di acido nitrico e lo ione I3  che si forma reagisce con l' amido e lo scurisce.

 
Casanti avrebbe potuto usare anche il reattivo di Jean Guillaume Lugol (un suo contemporaneo) che rivela la presenza di amido e lo colora di una tinta scura. Il Lugol è una soluzione di KI e iodio.
Tutto questo per noi è chiaro e possiamo ripetere facilmente i saggi di Casanti nel laboratorio di un liceo. Però teniamo conto che alla metà dell' Ottocento le conoscenze scientifiche erano molto minori delle nostre: l'alluminio era stato scoperto da pochi anni (1827) i Lantanidi e gli Attinidi erano una novità e Mendeleev non aveva ancora pubblicato la Tavola Periodica (1869).

Effetto del Lugol sull'amido

Altri studi di Casanti    
(Dai documenti dell'Accademia dei Georgofili di Firenze)

  • Sulle modificazioni della santonina nell'organismo animale (lettera al prof. G. Taddei).
  • Analisi chimica dell'acqua di Luiano presso Certaldo Val d'Elsa.
  • Acqua salsa iodica di Castrocaro dalla polla di M. Sassi illustrata coll' analisi chimica.
  • Sulla presenza dello zucchero nell'uovo dei gallinacei.
  • Analisi chimica dell'acqua minerale Tintorini.
  • Analisi chimica dell'acqua minerale della Regina di Monte Catini in Val di Nievole. 
  • Sulla ricerca della bile negli umori dell' organismo animale e più specialmente nell' orina. (Memoria all' Accademia medico fisica nell'adunanza del 10 agosto 1851).
  • Studj analitici sulle foglie dei gelsi e su quelle della maclura e dell' olmo. (Memoria 1, Accademia  dei Georgofili,  seduta del 1 febbraio 1846).
  • Esame chimico comparativamente istituito fra la cenere della foglia del gelso, della maclura e dell' olmo, e la materia inorganica ottenuta per la incinerazione del bozzolo e del flugello. (Memoria all' Accademia dei Georgofili di Firenze nell' adunanza del 18 agosto 1848).



Come si legge nel Quadro Sinottico qui accanto, Casanti trovò questi sali minerali nell' acqua di Castrocaro, che perciò venne riconosciuta come salso iodica e quindi di interesse termale.
Non siete mai stati là? Andate a sorseggiare l' acqua Salubria, la Salsubia, la Beatrice e anche la Ferrugginosa .... una meraviglia.


Fonte: Emeroteca della Biblioteca Manfrediana di Faenza, periodico L'Imparziale.
Le esperienze descritte da Casanti sono state riprodotte nel laboratorio di chimica del liceo Giotto Ulivi di Borgo S.Lorenzo (FI)