ricerca di Claudio Mercatali
Marradi
all’inizio dell’Ottocento
Nel
linguaggio giuridico
un’istanza
è: “Un
atto di impulso a procedere; cioè il proponente chiede di adottare
provvedimenti per realizzare dei propositi inattuati”.
Le istanze si fanno
anche oggi, per esempio quando si fa una richiesta al Sindaco, però al tempo
del Granduca, questa era l’unica via per rivolgersi alle Autorità. Nell’Archivio
del Comune ci sono tanti fascicoli pieni di istanze, e per questa ricerca sono
stati sfogliati quelli del triennio 1819 -1822. Perché proprio questi anni?
Il
motivo è che i documenti sono intatti e poi questi non furono anni di
particolari richieste e quindi le istanze rispecchiano la realtà quotidiana. Si
chiedeva di tutto e di più. Questa che segue è una serie di richieste
particolari o curiose. Il Gonfaloniere del Granduca, che era una specie di
Sindaco, doveva avere una gran pazienza per sorbirsele tutte. Leggiamo:
Anche
allora, come oggi, ogni tanto l’Amministrazione chiudeva la Piazza e questo
provocava le proteste dei barrocciai, dei vetturali e dei commercianti:
“Illustrissimi
Gonfalonieri e Priori di Marradi, i sottoscritti possidenti, umilmente servi
delle S.ill. vostre, vi rappresentano che avendo preferito con la deliberazione
del 22 julio 1819 di chiudere la piazza di Marradi ai carri barrocci e alle
vetture a ruota, all’oggetto di salvare il lastrico della medesima, i
sottoscritti tenendo per il proprio uso un magazzino per ciascuno in detta
piazza, onde depositarvi le proprie derrate, godono della servitù attiva di
trasportarle ai rispettivi magazzini. Questa servitù viene tolta da detta
deliberazione, che non fa eccezioni. Perciò riverentemente imploriamo che venga
fatta conveniente eccezione per i possidenti”.
Questo è quanto,
Antonio Bandini e Francesco Piani 27 luglio 1819
“Illustrissimo Rappresentante del Comune di Marradi, incomodi di salute obbligano il dottor Francesco Taddei medico attuale di campagna a rinunziare al suddetto impiego. Un indefesso servizio per anni diciassette e grandi fatiche hanno deteriorato non poco la di lui salute. Prega pertanto la Signoria vostra a volergli concedere l’impiego di medico, vacante, del paese, lusingandomi che Ella avendo in considerazione il laborioso e lungo servizio prestato non vorrà allontananrsi da quei principi di equità non accordandogli giustamente quanto domanda”.
5 novembre
1819 Devoto e ottimo servitore Francesco
Taddei
“Ill.mi Rappresentanti del Comune, stanco il dott. Francesco Taddei di esercitare l’infame professione di medico e di mangiare il duro e doloroso pane di fave, avendo inteso di essere stata rinviata per ben due volte la domanda da lui fatta per l’impiego come medico del paese e facendo matura riflessione sopra al pericolo che ha corso di vedersi postposto ad altro Soggetto nella medica professione ancor bambino, e privo di titolo, … considera che il Magistrato nulla ha apprezzato il diritto che gli dava un lungo servizio d’anni diciassette unito ad anni ventiquattro di professione medica, diritto riconosciuto dalle nazioni le più incolte, meno che dal Consiglio di Marradi. L’esponente ora si ritrova nella dura necessità di rinunziare all’impiego di medico del paese involontariamente conferitogli, comunicandovi che al primo di dicembre cessano in Lui tutte le funzioni sia di medico del paese che di campagna”.
… 19 novembre 1819 Devotissimo servitore dottor F. Taddei
Vincenzo
Bombardini aveva una bottega, dove suo figlio faceva il macellaio, e la
vendette. Così suo figlio fu sfrattato e si rivolse al Gonfaloniere, con molte
pretese:
“Sig.
Gonfaloniere di Marradi, Domenico Bombardini, gestore del terzo sito dei
macelli (= della macelleria n°3) rispettosamente le fa presente come il di lui
padre Vincenzo, per provvedere i propri interessi, il 2 marzo vendè al sig.
Antonio Cavina Pratesi la Bottega, che sta sotto la casa di detto Pratesi e nella
quale lo Scrivente teneva in vendita le carni macellate.
Il
compratore, volendosi servire per proprio uso della stanza, ha già dato
disdetta alla bottega perché sia lasciata alla fine di aprile prossimo. Lo
scrivente, non avendo fin qui trovato, nonostante le sue diligenze, una bottega
per poter proseguire detta Vendita, ricorre alla signoria Vostra implorando che
gli sia assegnata una Bottega, pronto a retribuire quella pigione che verrà
determinata da periti, nel caso che il proprietario non voglia convenire
amichevolmente. Le botteghe che attualmente si trovano appigionate sono quelle
degli eredi di Ottavio Ravagli, tenuta in affitto da Jacopo Malignoni(?) nella
piazza di Marradi, quella di Alessandro Francini, sulla via del Magazzino,
tenuta in affitto da Francesco Mancorti e quella di Giuliano Bini in detta via
non appigionata ad alcuno, la quali sembrerebbero all’esponente convenienti …
Che è quanto, 26
febbraio 1820 Domenico Bombardini
La bella casa di Loiano
(è il primo podere
del comune di Brisighella)
La
tassa di famiglia era un’importante imposta comunale. Contro l’importo da
pagare ogni anno tanti cittadini facevano istanza al Gonfaloniere. Ecco tre
motivazioni singolari:
1)
Giovanni Bassetti fino al 1818 abitò a Zana (un podere lungo la strada per
Lutirano) e nel 1821 si trasferì a Loiano, il primo podere del Comune di
Brisighella, dopo Marignano. Quando ricevette la cartella della tassa fece
rispettosamente notare al Gonfaloniere di Marradi che in pratica si era
trasferito all’estero (Brisighella era nello Stato Pontificio) e quindi il
pagamento non era dovuto.
19 giugno 1819 Per
lui, illetterato, scrive Luca Fabbri
Questa è la Casetta di Valmarola
(di fronte a Casa Carloni, oltre il fiume).
Nome di bellissima etimologia:
Val = in basso, maré = sito zappato,
ola = diminutivo.
Totale: "Poderetto in basso,
lavorato con la marra, la zappa".
2)
“Ill.mo Gonfaloniere e Priori, Bartolomeo Bandini, pigionale miserabile
domiciliato alla Casetta di Valbarola, umilissimo servo delle Signorie Vostre
rispettosamente vi rappresenta di essere stato gravato della tassa di famiglia
per la somma di lire sei. L’esponente, atteso il suo stato di miserabilità,
domanda che gli venga diminuita la tassa da pagare fino a quell’infima somma
che è solito pagare un miserabile pigionale.
24 marzo 1820 Per
lui, illetterato, M.Bettini
Casa Turpino è poco prima
della Badia del Borgo.
della Badia del Borgo.
3)
Ill.mo Gonfaloniere, Domenico del fu Benvenuto Benerecetti, proprietario,
domiciliato a Ca’ di Turpino, alla Badia del Borgo, umilmente fa presente che
essendo alla grave età di 104 anni, l’età sua merita lo sgravio totale dalla tassa
di famiglia, che gli è stata imposta, avendo quella per tanti anni pagata.
24 marzo 1820 Scritta per commissione da M.Bettini
Il
Gonfaloniere presiedeva il Consiglio dei Priori, una specie di “consiglio
comunale” i cui membri erano sorteggiati anno per anno fra i possidenti. I
Priori assenti alle adunanze dovevano fare un’istanza di giustificazione,
altrimenti pagavano una multa. Leggiamo:
“Francesco
Montaguti di Cignano, Priore, per la stravaganza del tempo non intervenne
all’adunanza del 4 marzo 1820, come consta dall’allegato del proprio parroco.
Implora pertanto la soluzione della multa incorsa per tale involontaria
mancanza”.
19 marzo 1820, di mano propria Francesco Montaguti
“Ill.mo
Gonfaloniere, Vincenzo Visani, Priore, stante il tempo piovoso e la lontananza
di Marradi da Valdimora, luogo della sua abitazione, non potè intervenire
all’adunanza del 29 aprile 1820 e fa istanza per essere assolto dalla penale di
lire 10, comminata in base alla legge del 16.09.1816.”
Che è quanto,
Marradi, 20 dicembre 1820
Anche allora un impiego fisso in Comune era una buona
sistemazione:
“Ill.mo
Gonfaloniere, Marco Fabbri, possidente domiciliato a Popolano, informa che
resta tuttora vacante l’impiego di perito di strada (= cantoniere) della loro
Comunità… e fa presente come egli abbia ogni capacità per detto impiego”. Che
è quanto, 19 aprile 1820
“Spett.
Gonfaloniere, si presenta a Voi Giovan Battista Nannini, cappellano dei carcerati
del Vicariato di Marradi, al quale viene corrisposta un’elemosina di lire 2 per
ogni messa, ogni dì festivo tutte le volte che vi sono dei carcerati. Il
medesimo comunica alla Signoria Vostra che si trova necessitato a rinunciare al
suddetto incarico se non gli viene determinata una fissa annuale provvisione,
perché l’esponente deve sempre stare a disposizione del Tribunale …”
24 maggio 1820 in
fede Giovan Battista Nannini
Un
editto di Napoleone del 1808 aveva imposto la chiusura e l’esproprio dei monasteri.
Il Comune era diventato proprietario del convento dell’Annunziata e nel 1820
lo mise in vendita. Gli immancabili Fabroni offrirono 765 scudi e credendo di
aver vinto l’asta fecero questa istanza al Comune:
“Il
Sig- Giovanni Carlo Fabroni venendogli supposto che l’offerta da lui fatta di
765 scudi per l’acquisto del convento dell’Annunziata non sia stata superata da
alcuno, fa istanza che dal Magistrato loro venga opportunamente approvata la
liberazione dello stabile a favore di sé e dei suoi germani fratelli” … … 5
agosto 1821, Giovanni Carlo Fabroni
Non
sapeva che il sig. Francesco Piani aveva fatto un’istanza con una offerta di
500 francesconi, cioè più alta della sua. Così cominciò una lunga disputa. Che
moneta era il “francescone”? Per saperlo occorre leggere il riquadro qui
accanto.
“Pietro
Bombardini di Forlì, impresario del Regio Teatro degli Animosi, prega il
Gonfaloniere che sia a degnarsi di esentarlo dalla solita tassa di lire 40
dovuta per la gestione di detto teatro”.
10 febbraio 1821,
Vostro Pietro Bombardini, impresario
Il
Comune aveva mandato Maria a imparare l’ostetricia, però succede che:
“Gonfaloniere
e Priori del Comune, Maria Cavina, levatrice, umilmente vi rappresenta che
essendo stata mantenuta a spese della nostra Comunità per mesi diciotto
nell’ospizio maternità della città di Firenze, onde apprendere l’arte di
ostetricia, ed essendo stata in quella matricolata, il 7 settembre 1821, si
trasferì in Marradi per esercitare la sua detta professione. E siccome non
dando questa Comunità sufficienti mezzi per vivere onestamente, è costretta a
trasferirsi altrove” ...
28 marzo 1821, Maria Cavina
L’arciprete spesso chiede al Comune i soldi per pagare il
predicatore per la Quaresima e il più delle volte il Comune si rifiuta. Allora
il parroco fa questa “offerta”:
Ill.mo
Gonfaloniere, io Lorenzo de’Pazzi, arciprete di S.Lorenzo in Marradi, trovo
somma difficoltà e imbarazzo a trovare il predicatore per la Quaresima e faccio
perciò reverente istanza perché il Comune ogni anno provveda. Prometto di non
intrigarmi in tale elezione e di cedere Loro qualunque diritto di scelta, se il
Comune si obbligherà a somministrare la solita quota per il mantenimento del
predicatore” ….2 marzo 1822, Lorenzo de’Pazzi, suddito Vostro
Ill.mo Gonfaloniere, Giuseppe Lasi, fabbro in Marradi, rappresenta alla Signoria Vostra che trovandosi la sua casa a contatto coi condotti del Pretorio destinati a raccoglie le immondezze, si ingorgano in quelli le acque dei tetti, si infiltrano nei muri e vengono a far capo nel corridoio di casa mia. Marradi, 23 aprile 1822
Anche il becchino ha qualcosa da chiedere. Nel cimitero ci sono degli alberi di gelso, e le foglie si possono vendere agli allevatori dei bachi da seta. Le ha sempre prese lui, ma ad un certo punto il Comune glielo vieta e allora:
“Angelo
del fu Francesco Gargani, becchino, umilmente espone a Voi esistere nel Campo
Santo quattro gelsi assai vecchi che producono annualmente circa 150 libbre di
foglia della quale ha sempre goduto il Richiedente e prima di lui suo padre ora
defunto, con il patto verbale di dover provvedere in proprio alla spesa della
calcina per stuccare le lapidi. Avendo inteso che la Comunità intende ora godere
in proprio della vendita di detta foglia, io Angiolo Gargani chiedo di poter
continuare a fruire del beneficio finché i quattro gelsi avranno vita” …
E’ tutto, 21 maggio 1822 Angiolo Gargani
Ill.mo Gonfaloniere, i sottoscritti rappresentano alla
Signoria Vostra la necessità di provvedere al chirurgo la necessaria
cavalcatura, in un paese dove questa difficilmente si trova in caso di bisogno
urgente. Essi chiedono, con proporzionato aumento di stipendio, che sia
ingiunto al predetto chirurgo l’obbligo di tenere a disposizione un cavallo.
16 ottobre 1822 Marco Fabbri,
Domenico e Giuseppe Albonetti, Pietro Bandini