Tracce di ricordi
e devozione
ricerca di Claudio Mercatali
Un tempo si usava costruire tabernacoli lungo le strade e
i sentieri. Ci sono quelli “per grazia ricevuta” quelli per chiedere
protezione, i beneauguranti e altri ancora. Ognuno ha una storia, che a
volte si conosce ma a volte no. Oppure si possono raggruppare i “votivi” cioè
dedicati a un santo o alla Madonna, e quelli “per memoria” che ricordano un fatto accaduto lì e dunque senza uno specifico riferimento
religioso. Però ora raggruppiamoli in un modo un po’ insolito:
I TABERNACOLI “CON LA STORIA”
San Rocco è un santo raffigurato spesso nei tabernacoli,
perché è il protettore dei viandanti e degli appestati. Il suo tabernacolo di viale
Baccarini era d’augurio per chi usciva dal paese e forse fu costruito alla
fine dell’ epidemia detta “della Spagnola” del 1919 o quella di colera del
1855 (è qui sotto a sinistra).
A
Casa Parigi, nascosto
lungo il fosso che scende dalla Cavallara, c’è un tabernacolo (al centro qui accanto) con una dedica
struggente, che dice:
“ Qui Giovanni Fabbri fu rapito da una piena d’acqua. Fu
ritrovato a Popolano. Io suo figlio Carlo faccio questa memoria il 19 novembre
1870”.
Il Fango è un podere oltre
Campigno. Si raggiunge con una mulattiera che va al crinale dell’ appennino, ed
era uno dei percorsi dei boscaioli e dei pastori transumanti. Nel fosso di
Campigno (sopra, a destra) c’è il ringraziamento di un mulattiere salvo dopo essere stato travolto nel guado lì accanto da una piena.
I PIU’ RECENTI
Al confine tra il comune di
Marradi e di Borgo S.Lorenzo, alla
Balza dei frati, c’è la Madonnina di
Romagna. E’ recente, del 1936, e la dedica è qui accanto...
La Faentina vecchia, più nota
come Strada della Dogana, da
Popolano verso Campora, da tanto tempo ha
perso la sua funzione viaria perché il Ponte di Vasculla non è più praticabile.
Ora è una Via Crucis e in fondo c’è una quantità di immagini più o meno sacre o
votive, murate nella pietra del monte.
Sono tutte recenti e dimostrano che qui
da noi l’abitudine a questo tipo di evocazione non si è persa. Le iscrizioni
sono varie e una delle più curiose è un ringraziamento al Signore per essere
guarito dopo la caduta da un albero: “ L.B. per grazia ricevuta
10 agosto 1984”.
La chiesina della
Madonna di
Casa Gallo (1936) sorge dove c’era un vecchio tabernacolo. Un tempo si
riteneva che facesse la grazia della pioggia e in caso di necessità si facevano
anche delle processioni per invocare il suo intervento.
LUNGO LA STRADA PER GAMBERALDI
Forse il tabernacolo più bello è
quello vicino a
Casa Carloni, lungo la strada di Gamberaldi, che di
recente è stato ristrutturato. Da qui passava la vecchia via di ingresso a
Marradi, prima che il Granduca Leopoldo facesse costruire la strada attuale per
Faenza (1830). Al tabernacolo di Pianello faceva capo una processione che
partiva dal tabernacolo di Gamberaldi.
IL TABERNACOLO DI
CASAGLIA
All’ingresso di Casaglia, dalla
parte di Firenze, c’è il tabernacolo di Cristo Redentore, che si vede qui
sotto. Fu costruito per ricordare il Giubileo del 1933 - 34.
La foto in bianco
e nero è stata scattata all’inizio del Novecento e perciò il tabernacolo non
c’è. Che cos’è il Giubileo? E’ l’atto di piena remissione dei
peccati concesso dal Papa.
LUNGO LA STRADA PER
SAN BENEDETTO
Questi tabernacoli sono quasi
tutti moderni, perché la strada per San Benedetto è recente.
Quello all’imbocco
della strada per Piansieve fu costruito dai molisani che si stabilirono nella
valle della Badia del Borgo negli anni Cinquanta e per ferragosto era officiato
come una chiesina. Il tabernacolo al Passo dell’ Eremo fu costruito al posto di
quello vecchio, demolito quando la Provincia costruì la strada attuale.
VICINO AI PONTI
All’imbocco dei vecchi ponti o lì
vicino ci sono spesso dei tabernacoli. Ce n’era uno anche al ponte di Biforco,
fatto come una chiesina, al ponte del Castellaccio, che venne distrutto da una
bomba d’aereo e poi quello più famoso, al centro del ponte di Marradi, che fu
demolito nel 1835 quando il Granduca costruì la strada faentina. Al suo posto si costruì il tabernacolo con la
madonnina di cui parla Dino Campana nella poesia L’invetriata. Non c’è più
nemmeno questo, distrutto durante l’ultima guerra mondiale.
NELLA VALLE
ACERETA
Forse i tabernacoli di Lutirano
sono quelli più originali.
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