Casaglia,
un tempo Pietrasanta, è antica.
Lo
storico Emanuele Repetti (1833) dice:
…
A questo Villaggio e non al Casaglia di Calenzano, nè della Futa fu dato il nomignolo
di Pietrasanta molto prima del 1288. II fonte di Pietrasanta, ora detto rio di
Casaglia, uno dei più alti tributarj del fiume Lamone, è rammentato sino
dall'anno 1160 in un diploma del 12 ottobre concesso da Federigo I alla badia
di Crespino, cui confermò in feudo un esteso territorio esentando quei
Vallombrosani dalla giurisdizione de' Fiorentini, de' Conti Guidi e degli
Ubaldini, coll' assegnarle i limiti dal fonte di Viliano sino alla fonte di
Pietrasanta...
Dopo di che nel 1284 Firenze acquistò Casaglia
dai monaci vallombrosani e “lottizzò” i terreni perché si insediassero 50
fiorentini (un gruppo, una "massa" come si diceva allora). Lo
sappiamo dagli storici Scipione Ammirato e Giovanni Villani che ci dicono: …
Codesta
Massa, fu acquistata il 3 agosto del 1284 per ordine della Repubblica
fiorentina dai Monaci Vallombrosani di S. Paolo a Razzuolo, per assicurare la
strada dai ladroneggi degli Ubaldini; cosicché i Signori commisero, dice
l'Ammirato (Stor. fior. Lib. X), a 50 cittadini fiorentini di comprar quei
terreni e casolari e fabbricarvi case; formandone così un villaggio…
E’ l’atto di fondazione di una “terra nova”, secondo l’uso dei
fiorentini dell’epoca, come per Vicchio, Scarperia e Firenzuola. Però i conti
Guidi e gli Ubaldini erano feudatari aggressivi e la fondazione fu contrastata
duramente. Sempre da Repetti apprendiamo che:
… la torre che vi fece uno di quei cittadini, Sinibaldo Donati, fu
guastata dalle masnade del Conte Simone da Battifolle de' Conti Guidi, nel
1322… dopo la costruzione del castel di Firenzuola fatta per tenere a freno gli
Ubaldini del Mugello e i loro sgherri, avvenne che molti fedeli di quei dinasti
eransi ritirati nell'Appennino di Casaglia, cosicché quella strada essendosi
ridotta pericolosa, la Signoria di Firenze deliberò che si sfrattassero di là
quei fuorusciti, e che non vi potessero più stare né comperare in maniera
veruna. (Ammirato. Stor. Fior. Lib. X).
Alla fine Firenze si impose. Nel
Cinquecento, la Badia di Crespino fu “declassata” a parrocchia, e Casaglia divenne autonoma. Il limite fra le
due parrocchie è il confine fra Marradi e Borgo S.Lorenzo, e corre lungo la
cosiddetta Balza dei Frati. Il nome forse era “Balza delle Fratte” “Fratto”,
diviso, frazionato (lì vicino c’è un podere che si chiama così).
Come si viveva a Casaglia?
Diciamo che, secondo gli “standard” dei secoli passati, chi viveva qui se la
passava meglio di chi abitava nei monti attorno. Infatti nel sottosuolo ci sono le argille scagliose, senza arenaria, che formano
ampi prati pascolo. Però le argille sono soggette a soliflusso, ossia scivolano
lentamente verso il fiume Lamone.
Le argille scagliose hanno un
chimismo inadatto al castagno e sono a solame. Perciò a Casaglia non ci sono
castagneti.
Gli abitanti di Casaglia avevano i castagneti nel versante di
Gattaia, che si può raggiungere con una vecchia strada campestre, che parte dal podere Camera dei bovi. Sono i castagneti
che si vedono dal treno quando si passa dalla ex stazione di Fornello. Sono
marronete secolari, a bacino, come d’uso per la cultivar del marron buono di
Marradi, usato per innestare i castagni selvatici.
Dunque la pratica agricola più
tipica del contadino casagliese prevedeva l’allevamento a pascolo libero nel
semestre caldo e la raccolta delle castagne a Gattaia in ottobre. Si ricavava
poco grano, perché qui siamo a 700 – 800m di quota, troppo in alto per il
frumento. Le argille scagliose sono poco fertili e siccitose, impermeabili. I
terreni in cui si poteva ottenere qualcosa erano soprattutto quelli in basso,
vicino al Lamone. Dal paese un bel sentiero massicciato scende al fiume e anche
oggi in fondo ci sono diversi orti. Si chiama vicolo dei Marretti, ossia di
quelli che lavoravano con la marra, la zappa, e passavano di lì per andare e
venire dai campi al paese.
Basta con queste notizie
storiche, anche se ce ne sarebbero altre. Ora ci importa un trekking
particolare, lungo il tracciato della Vecchia Faentina, una strada che non
esiste più. Infatti all'inizio dell' Ottocento il granduca Laopoldo I fece
costruire la strada attuale e i suoi ingegneri, per evitare le fangose argille
scagliose la progettarono più in alto, dov'è ora e dove ricominciano gli strati
della solida arenaria.
La vecchia Faentina si imbocca
vicino alla sorgente dell'acqua sulfurea, dove i primi strati d'arenaria sembrano
disegnare nella pendice il profilo di un uomo. Qui il tracciato attuale si
snoda a stella nei pascoli, invece quello vecchio sale diritto.
Un questo punto nella roccia sulla strada sembra che ci sia il profilo di un uomo, curiosamente formato dall'erosione della pendice.
Dopo una ripida salita lungo la
vecchia via scavata dall' acqua si sbocca di nuovo nella strada asfaltata,
proprio di fronte al cartello che indica il podere Camera dei bovi.
In realtà i bovi non c'entrano e il nome viene da Vitale Giuseppe de Buoi, un predicatore che nel '700 girava per le campagne, e si fermava lì a dormire.
Lo sviluppo attuale della Faentina nei campi di Casaglia, come si vede dal crinale di fronte. La vecchia Faentina non faceva questo percorso a stella ma saliva diritta, all' erta.
Si prende la campestre che va al podere senza scendere alla
stalla, come
mostrato qui accanto.
Il tracciato è ancora riconoscibile,
e sale diritto, senza tornanti. La parte topica del trekking comincia nella
piccola sella al centro di questa fotografia, in cima alla pietraia qui sotto,
che è quanto rimane della vecchia massicciata.
Siamo sicuri di questo? Si,
perché i pezzi d'arenaria sono di quattro o cinque tipi diversi e quindi furono
portati qui per fare un po' di fondo stradale e cercare un rimedio al fango
appiccicoso delle argille fradice.
E poi nelle argille scagliose
l'arenaria non c'è, fidatevi del geologo.
Ecco il punto: da qui in poi il
dilavamento ha cancellato il tracciato quasi del tutto e i lavori di
rimboschimento e l'ENEL hanno modificato lo stato dei luoghi quanto basta per
far sorgere i dubbi.
La cosa migliore è tenersi un po'
in quota e ...
un momento, se ve la racconto tutta io che gusto c'è?
Vi lascio la cartina del Catasto
granducale del 1833 ... arrangiatevi.